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Autore: Youssou    09/09/2006    1 recensioni
E'un breve racconto a cui lascio libera interpretazione a voi lettori. Fatemi sapere cosa ne pensate tramite i commenti. Grazie, Youssou.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amava il tramonto.

Era uno di quei momenti che la sua anima si metteva in pace con il mondo.

Uno di quei momenti nei quali dentro lei nasceva una nuova speranza.

Il suo amico Sole in tutta la sua maestosità stava discendendo quel tappeto rosso con sfumature tendenti all’arancio fino al rosa più chiaro agli estremi, che era il cielo.

Attraverso le tenebre avrebbe percorso un nuovo viaggio per poi risalire il cielo rinvigorito e con nuova luce.

E lei sperava con tutte le sue forze di poter essere lì, l’indomani, a contemplare quel nuovo spettacolo per i suoi occhi.

Una sensazione di calore le si insinuava nel più profondo dell’anima.

Dopo quella notizia non era più sicura che potesse provare una sensazione diversa dal calore e dalla solitudine che gelida si faceva sentire in tutto il suo peso.

Una lontana cantilena risuonava.

Percepiva il ritmo creato dalle percussioni e quella melodia che aveva accompagnato dolcemente i suoi sogni fin da bambina.

Quasi, quasi sarebbe rimasta lì..

Un leggero e freddo vento si stava alzando come a farle sentire che era viva.

La sua mente era sgombra da pensieri.

Alzò la testa per sentire meglio quella sensazione che contrastava piacevolmente con la temperatura del suo corpo.

Si sentiva mancare lentamente le energie.

Guardò il Sole che oramai era nel suo ultimo tratto prima di sparire dalla sua vista.

Il cielo si era scurito assumendo tonalità più fredde.

Qualche stella timida risplendeva.

Toccò il terreno arido e poi si sdraiò aspettando di vedere il comparire delle tenebre.

Ripensò a un anno fa, quando la vita del suo villaggio era molto diversa.

Non c’era l’ospedale o il piccolo altare dove pregare.

Non c’erano neanche la scuola o i volontari a insegnare cose nuove e divertenti come la recitazione o le storie degli altri continenti, di popoli che avevano calpestato la piccola porzione di terra nella quale era sdraiata tanti, tanti anni fa.

Era incredibile tutto questo.

Poi pensò ai suoi fratellini più piccoli.

E alla sua mamma che era morta quando lei aveva due anni.

Pensò alle ingiustizie della vita.

E divenne triste.

Poi però risentì quel gelido vento accarezzarle il profilo e la sua mente si risvegliò da quello stato di torpore nel quale era caduta, in quella trappola di rabbia contornata da domande alle quali non sapeva dare risposta.

E poi, la sua mente andò all’altare.

Quel luogo la rassicurava.

Poteva soltanto chiudendo gli occhi, penetrarvi.

Era molto semplice e le poche decorazioni erano tutte concentrate in quel piccolo spazio.

Un candelabro con poche e consunte candele risplendeva nel suo cuore.

Di nuovo quel ritmo e la nenia della sua infanzia.

Che dolce torpore.

Stanchezza.

I suoi occhi serrati in una morsa di amarezza.

Avrebbe voluto essere tante lei stesse, vedersi uscire la sera con le amiche, aiutare altri bambini come lei imparando quelle arti, oppure soltanto crescere felice e in salute, o ancora esplorare tutti quei posti che le venivano descritti come meravigliosi,…, oh, quante cose avrebbe voluto fare.

Ma invece era lì.

Non c’erano rimproveri nel suo cuore verso chi avrebbe potuto.

Aveva visto l’infinità del cielo.

Ma solo ora poteva dire di aver visto i veri colori di quel cielo che tanto amava.

Solo ora poteva dire di aver visto veramente l’intensità dei colori del suo cielo, dall’azzurro intenso di alcune stelle, al rosso intenso del Sole, al lillà delle scie delle comete, al nero più profondo.

Solo ora.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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