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Autore: honjaui    30/01/2012    4 recensioni
Cassandra è una normalissima ragazza di Orlando.
Ha 17 anni e vive con i suoi genitori entrambi poliziotti.
È arrivata al suo ultimo anno di scuola quando la sua vita perfetta inizia a diventare un incubo.
Cambia famiglia, casa, città, scuola e amici.
Cambia anche se stessa, il modo di essere e di vestirsi.
Solo una cosa non è cambiata nella sua vita, la sua migliore amica Asia, ma in realtà lei è cambiata.
Nella sua nuova famiglia c'è Ruggero che inizierà a guardare Cass in modo diverso.
L'accettazione della nuova vita non vuole dire che dentro di se è serena infatti si imbatterà in un futuro oscuro.. L'anoressia.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo
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Forse era l’aria fresca di prima mattina, o il sole che splendeva attraverso la vetrata di quella grande camera bianca ricoperta da foto, foto di una vita perfetta a far rendere quella giornata così tremendamente speciale per Cass.
Era il primo settembre 2011, ultimo primo giorno di scuola per quella splendida ragazza dai lunghi capelli castani che dormiva come un angelo.
Nessuna sveglia ha mai colpito il suo sonno beato, ma solo una dolce voce di una donna simile a lei, con molti anni in più di lei.
 
-“Cass? Sono le sette.. È arrivato il primo giorno di scuola” sussurrò la donna con una divisa blu e con un cappello da poliziotto.
 
-“Uh” pronunciò Cass girandosi verso il viso pallido simile al suo “Vai già a lavoro?” domandò strofinandosi delicatamente i suoi occhi verdi smeraldo.
 
-“Si, cara” rispose sua madre accarezzandole il viso “Adesso io e tuo padre andiamo a lavoro, sai oggi forse Drew promuoverà tuo padre.. Speriamo bene” disse la donna sedendosi sul morbido letto di sua figlia ricoperto da una soffice coperta rossa.
 
-“Lo promuoveranno di sicuro, mamma” rispose Cass sedendosi lentamente sul letto, vicino sua madre “A stasera mamma” concluse abbracciandola amorevolmente.
 
-“A stasera raggio di sole” disse la donna ricambiando l’abbraccio. La poliziotta si alzò, incamminandosi verso le scale.
 
La stanza non era ancora del tutto illuminata. Le tende di un celeste molto chiaro trattenevano alcuni raggi di sole.
Dopo essersi coperta con un cardigan di lana nera, Cass si avvicinò alle tende per aprirle.
Immediatamente il sole illuminò la sua pelle chiarissima ed evidenziava i suoi riflessi tra i capelli.
Cass non poteva fare a meno di guardare il paesaggio che si estendeva oltre la sua finestra quando qualcosa colpì la sua attenzione. Il suo BlackBerry emetteva la canzone di Adele, “Someone like you” e Cass non poté esclamare la solita parola che esclamava ogni mattina “Asia” stampando sul suo viso un sorriso gioioso.
Si avvicinò al suo telefono e un messaggio insolito l’accolse di sorpresa. “Non so più chi sono.. Tu sai chi sono?”  Cass non capiva le parole della sua migliore amica.
Scese giù per fare colazione. Entrò in una stanza blu illuminata da grandi vetrate che davano sulla piscina e si avvicinò alla macchina per il caffè per riempire la sua tazza bianca dello starbucks.
Rivide il messaggio dell’amica con aria preoccupata. “Cosa voleva dirmi Asia?”  Pensò titubante mentre componeva vari numeri per chiamare la sua amica.
Il telefono squillava ma lei non rispondeva.
Il telefono squillava per la seconda volta ma lei non rispondeva.
Il telefono squillava per la terza volta e una voce singhiozzante rispose.
 
-“Cass?” domandò Asia con un respiro affannoso, quasi soffocato.
-“Asia? Ma cosa è successo?” disse Cass preoccupata sedendosi sul divano della cucina.
 
-“Io..io..” Asia riprese a piangere, sconvolta.
 
-“Asia, ti prego calmati..” disse appoggiando il caffè sul tavolino e spostandosi la frangia all’indietro.
 
-“Io.. Credo.. di..” Asia si fermò, fece un rumoroso respiro e riprese “Credo di essermi innamorata”
 
Cass non capiva la tristezza dell’amica. “E perché stai male, Asia? È una cosa stupenda!” rispose la ragazza dagli occhi smeraldo unendo le gambe al suo petto.
 
-“No Cass, non capisci..” rispose Asia singhiozzando “Cass.. Possiamo sentirci dopo scuola? Se no faccio tardi”
 
-“Asia, sei impazzita? Ogni giorno mi invii messaggi gioiosi, pieni di entusiasmo tranne oggi.. Io sono preoccupata per te! Ok, non ci vediamo da due anni, abitiamo in città diverse ma sei sempre la mia migliore amica..” disse Cass dando un sorso al suo caffè ormai ghiacciato.
 
-“Cass lo so ma ti prometto che dopo la scuola ti chiamo e ti racconto tutto.. ok?” concluse Asia soffiandosi il naso cercando di calmarsi.
 
Cass era titubante, era preoccupata per la sua migliore amica visto che la vide così solo una volta, quando sua madre morì “Ok Asia.. A dopo.. Ti voglio bene!” concluse pronunciando le ultime tre parole con un tono più alto.
 
Asia chiuse il telefono mentre era distesa per terra, sul tappeto rosa coordinato con la sua stanza e lasciava che i raggi del sole asciugassero le sue lacrime ancora cadenti sul suo viso.
I suoi occhi erano gonfi e pompati di sangue, il verde si notava di più del solito di quando era vivace.
Era stressata. Quando era stressata avvolgeva i suoi capelli in una treccia, era quello che stava facendo in quel momento.
Lentamente si alzò in piedi cercando di non cadere.
Aveva pianto tutta la notte.
Era stanca ma non poteva assentarsi il primo giorno di scuola anche se quell’idea le era passata in mente. Perché? Perché lì, nella classe che frequentava c’era una persona che le divorava il cuore, eppure il suo nome era così angelico, pensava.
Si avvicinò allo specchio che prendeva gran parte di una parete della sua stanza e cercò di mettersi la cravatta della divisa scolastica, prese la sua tracolla e disse a se stessa “Devo togliermi Angelica dalla testa”
Il suono del campanello di casa la distrasse facendola tremare tutta.
Cercò di non inciampare su nulla scendendo le scale per avviarsi alla porta.
Una ragazza con i capelli lunghi fino alle spalle, ricci e rossi la stava aspettando, sorridendole come sempre.
Asia si sentiva morire dentro.
 
-“Asia!” gridò la ragazza abbracciandola.
-“Hey Angy” rispose Asia cercando di ricambiare l’abbraccio ma tremava, voleva piangere ancora, ancora un po’, fino a quando i suoi occhi si sarebbero gonfiati così tanto da non poter più vedere quella ragazza con le lentiggini così maledettamente bella.
 
La ragazza si staccò fissando Asia preoccupata “Stai bene? Non vuoi tornare a scuola?”
 
-“Certo che voglio tornare, Angy” disse Asia ridendo leggermente “Ho avuto un problema con il trucco, tutto qui”
 
Angy si avvicinò all’amica accarezzandole la guancia cercando di asciugare il viso bagnato dell’amica “Smettila di truccarti Asia, sei bellissima così!”
 
Gli occhi di Asia si spalancarono e i riflessi verdi iniziarono a brillare “Davvero lo pensi?” chiese sorridendole.
 
-“Certo Asia!” rispose sorridendole prendendole la mano “Adesso andiamo, c’è Fred che ci aspetta” disse iniziando a correre portandosi Asia con se.
 
Fred? Fred! Quando in qua quel biondo mi da un passaggio?” pensò Asia mentre correva verso un SUV blu metallizzato.
All’interno c’era un ragazzo con dei capelli biondi e mossi, con un fisico atletico.
 
-“Ti dispiacerebbe se io mi mettessi avanti?” chiese Angy ad Asia mentre apriva lo sportello.
 
-“No ma figurati!” rispose Asia entrando sforzando un sorriso.
 
Aveva appena alzato lo sguardo di fronte a se quando una scena raccapricciante la colpì dritto nell’animo.
Angy, entrando in macchina non aveva pronunciato neanche una parola per salutare Fred.
Avevano adottato un altro modo.
Le loro labbra erano serrate.
Non piangere Asia, ti prego non ora” si ripeté mille volte la ragazza che guardò verso il finestrino.
Vide un piccolo bambino in lacrime, aveva un ginocchio sporco di sangue e terra e cercava la sua mamma.
Come vorrei tornare in quei tempi” pensò appoggiando una mano contro il finestrino.
 
-“Togli le tue manacce dal finestrino!” disse Fred fissandola con disprezzo.
 
Asia si spaventò dal tono di quello che, a quanto pare era il fidanzato della ragazza di cui lei amava “Oh, scusami” rispose mettendosi eretta.
 
-“Fred!” gridò la ragazza dai capelli rossi facendolo spaventare “Non trattare Asia così!”
 
-“Scusa..” disse il biondo prendendole la mano.
 
-“Puoi amare questa macchina quanto vuoi ma non trattare la mia amica così”
 
Asia si sentiva morire dentro. Quelle farfalle nello stomaco glielo stavano mangiando.
Lei soffriva. Soffriva capendo chi lei realmente era, soffriva pensando che quell’amore non era destinato ad essere ricambiato.
Devo parlare a Cass il prima possibile” Pensò.
 
Cass ormai era arrivata a scuola.
La scuola era più bella del solito.
Avevano riverniciato l’esterno della scuola con un beige che andava in contrasto con le panchine del giardino di entrata, in cima c’era un delfino circondato d’acqua con dei colori vivaci e il giardino d’entrata era stato rimodernato con dei gelsomini gialli.
 
Era quasi all’entrata quando si sentì chiamare.
 
-“Cass!” un ragazzo alto con i capelli a spazzola neri la raggiunse correndo velocemente “È da mezzora che ti cerco!”
 
-“Ciao Zac!” esclamò Cass avvicinandosi al ragazzo “Allora non mi saluti?” gli chiese sorridendo.
 
-“Come non potrei?” disse il ragazzo appoggiando le labbra su quelle della ragazza di fronte a lui e abbracciandole la vita.
 
Cass avvertì quel bacio in modo strano. Era diverso, totalmente diverso da quelli che aveva dato al suo ragazzo fino ad un giorno fa.
Si staccò di scatto.
 
-“Zac? Sei strano..” disse fissandolo.
 
-“Strano? Io? Perché mai?”  domandò il ragazzo dai occhi nocciola.
 
-“Il tuo bacio è strano, da di strano” rispose allontanandosi da lui con insolenza.
 
Il ragazzo non capiva. I suoi occhi erano spensierati, guardavano il vuoto e all’improvviso iniziarono a luccicare quando le rispose “Ah no, prima di venire qui ho mangiato un gelato alla fragola”
 
-“Tu odi la fragola, Zac” rispose girando leggermente la testa verso sinistra. Qualcosa non andava, se lo sentiva Cass.
 
-“Non è vero!” disse il ragazzo mettendosi le mani nelle tasche abbassando il capo.
 
-“Per il mio compleanno feci una torta alle fragole e tu non..” Venne fermata dalla campanella “.. Continuiamo all’uscita, Zac” concluse dirigendosi all’entrata guardandolo con disprezzo e tristezza. “E se Zac mi tradisce?” pensò la ragazza dagli occhi smeraldo mentre si dirigeva in classe.
Ogni passo che faceva in quella scuola corrispondeva ad un saluto. Era popolare lì, aveva persone che le volevano bene, sia alunni che professori.
Si avvicinò al suo armadietto rosso e iniziò ad abbellirlo.
Mise delle foto di lui e Zac per tutta la portella dell’armadietto, una giacca di cotone nera e attaccò un piccolo specchio a forma di cerchio.
Si incamminò verso la sua classe con un sorriso sulle labbra nascondendo la preoccupazione che Zac le faceva nascere dentro di se.
No, non può tradirmi Zac! Insomma siamo stati insieme per quattro anni non può farmi questo”si ripeté in mente per tutta la giornata.
 
Fortunatamente la strada non era tanto lunga tra casa sua e la scuola privata. Anche se c’erano cinque semafori per la strada, casualmente tutti e cinque rossi e Fred baciava ripetutamente Angy come se lo volesse fare apposta.
Arrivati lì, prima di scendere si sistemò il blazer nero e la gonna celeste.
 
-“Ditemi perché mio padre paga cinque mila dollari annuali per mantenere questa scuola e non si decidono a mettere una fontana” disse il biondo abbracciando Angy.
 
Asia era rimasta dietro con le cuffie nelle orecchie.
Adorava quella scuola, con o senza fontana.
L’edificio era maestoso, con le mura color bordò con rifiniture bianche, il giardino aveva tre pini altissimi dove gli alunni passavano l’ora di pranzo e con cespugli di vari tipi di fiori.
Lei adorava i cespugli di rose rosse. Le ricordavano le labbra di Angy.
Entrò in classe e a differenza degli altri anni non si mise accanto alla ragazza dai capelli rossi visto che si era seduta accanto a Fred.
Si sedette da sola, all’ultimo banco vicino la finestra.
 
 
Era ora di pranzo quando il suo telefono squillò.
Era Cass. In classe c’era troppo chiasso per parlare, allora Asia uscì in giardino sedendosi su una panchina.
 
-“Cass?” rispose Asia a bassa voce inclinando il capo per coprire la gola dal leggero venticello che c’era in giardino.
 
-“Hey.. Puoi dirmi cosa succede?” domandò Cass con voce preoccupata.
 
-“Non saprei.. C’è troppa gente qui” disse sorseggiando la sua bibita rosa.
 
-“In queste ore sono stata a pensare Asia, non dirmi che ti sei innamorata di quel bulletto biondo che viene in classe con te!” esclamò Cass con un tono da rimprovero.
 
-“Cosa? Fred? Ma stai schezando? Io odio Fred e tutta la sua famiglia” rispose con un tono disgustato.
 
-“Davvero? Tutta la sua famiglia?” domando Cass in modo sarcastico.
 
-“Certo!” rispose Asia accavallando le gambe “Si sentono fighi perché hanno origini italiane e perché hanno tanti soldi. Insomma perché ti vanti? Non sei ness..” la campanella suonò prima che Asia potesse finire di parlare “Scusami Cass devo andare, ci sentiamo oggi pomeriggio così ti racconto tutto” concluse riattaccando.
 
Cass rispose il suo blackberry nella sua borsa, si aggiustò il vestito color ocra che portava a metà coscia e riprese il suo telefono cercando di chiamare Zac.
Nessuna risposta.
 
 
-“Con chi stavi parlando?” domandò Angy sempre sorridente ad Asia mentre entrava in classe.
 
-“Con un’amica” rispose senza pensarci due volte.
 
-“Ti fanno male ancora gli occhi?” domandò avvicinandosi all’amica per toccarle le guance.
 
Asia si scansò immediatamente “Si, tranquilla” le rispose dirigendosi al suo posto.
 
Angy rimase colpita dall’atteggiamento dell’amica ed abbassando gli occhi avvolse le dita libere delle mani in pugni “Ma hai qualche problema nei miei confronti?” disse avvicinandosi alla ragazza.
 
Asia si fermò immediatamente e pensò “si, ho il problema che sei perdutamente perfetta” e si girò cercando di non guardarla “no, è solo una brutta giornata”.
 
-“Ah”
 
-“Ah?” Asia rimase colpita dalla risposta dell’amica “Solo ah? Io sto male e tu mi rispondi solo così?”
 
-“E cosa dovrei fare? Eh Asia?” domandò Angy alzando leggermente la voce.
 
-“Vuoi un esempio? eccolo..” disse incrociando le braccia “sei stata tutto il tempo con Fred, ti sei seduta vicino a Fred anziché con me.. Ti sembra un atteggiamento corretto?”
 
-“Be’ Fred è il mio ragazzo.. Mi sembra normale che io stia accanto a lui”
 
-“Ma non puoi lasciare la tua amica soffrire e stare tutta la tua giornata appesa ad un verme come Fred!” disse Asia alzando la voce.
 
In quel momento quel ragazzo biondo di nome Fred attraversò il ciglio della porta ascoltando ciò che Asia disse.
Rimase sorpreso.
 
-“Chi è un verme qui?” domando ridendo.
 
Asia lo fissò con disprezzo mentre dalle sue labbra uscirono risate di disprezzo.
 
-“Tu!” disse gridando. Si girò verso il suo banco raccogliendo le sue cose e si dileguò in un attimo.
Prima di andarsene dall’istituto guardò per un secondo il parcheggio.
Fissò quel SUV blu metallizzato, un espressione di godimento si stampò sul suo viso e lentamente si diresse verso quella macchina.
Arrivata a 20 centimetri di distanza da quella macchina si guardò intorno a se osservando se ci fossero persone in giro.
Il parcheggio era deserto.
Aprì la sua tracolla e prese le sue chiavi di casa.
Lentamente avvicinò la punta delle chiavi sulla vernice nuova metallizzata e con un gesto veloce iniziò a rigarla, pezzo per pezzo, lato per lato.
Si sentiva potente, felice, ricompensata.
Terminò l’opera disegnando un pene sul cofano e si dileguò in un attimo.
Appena aver seminato la scuola si riposò un secondo componendo un messaggio alla sua migliore amica “Mi sento così fottutamente libera!”
 
 
Erano le quattro di pomeriggio quando Cass lesse il messaggio.
Era felice di vedere l’amica scrivere un messaggio non malinconico in quel giorno.
Vola uccellino, vola!” rispose al messaggio.
Dopo averlo inviato, per la strada di casa vide nei pressi di un motel una macchina conosciuta, una macchina già vista, già vissuta.
Era la macchina di Zac.
“Cosa ci fa Zac in un Motel?”pensò.
Era timorosa ad incamminarsi in quella via, non le pareva tanto beata ma per scoprire la verità si fece coraggio.
La strada era sporchissima, le sue ballerine bianche ormai erano diventata grigie e  vari barboni giacevano a terra.
Non aveva capito se dormivano o erano morti.
La stanza dove la macchina era parcheggiata sembrava malandata, vecchia e sporca ma si fece coraggio.
Dopo un grande sospiro si avvicinò con cautela alla finestra della stanza e fortunatamente la tenda scopriva leggermente la stanza.
Forse era meglio vivere nelle bugie.
Forse era meglio rimanere ingenua.
Forse era meglio tornarsene a casa e non sbirciare in quella fottuta finestra.
C’era Zac insieme ad una ragazza bionda che stavano per fare sesso.
Quella ragazza era più bella di lei.
Molto probabilmente più intelligente di lei ed anche più simpatica di lei.
Trattenendo le lacrime riuscì a fare un paio di foto per coglierlo in fragrante e velocemente si incamminò verso casa.
Ritornò in quel vicolo sporco e malsano con la testa abbassata cercando di trattenere le lacrime.
“Arrivo a casa e piangerò, promesso” diceva a se stessa.
Ad un metro per uscire da quel vicolo sporco sentì qualcuno prenderle il braccio e portandoglielo dietro la spalla e con una mano coprirle la bocca..
   
 
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