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Autore: Aranil    30/01/2012    0 recensioni
"200 metri di bracciate. 4 vasche di colpi di piede. 1 gara fatta con il cuore."
Con i mondiali di nuoto in tv, vedendo le gare e i nuotatori, mi sono immaginato cosa potessero provare! L'ho immaginato e l'ho scritto! Magari non è così, o magari è così! Ma ho voluto immaginare cosa possa provare un nuotatore al suo primo mondiale! Magari uno dotato, una promessa! Spero piaccia!
Genere: Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«..alla corsia 4, Michele Felpi!»
La chiamata fu seguita da un piccolo coro festante! Erano i compagni di squadra che lo inneggiavano. Michele si affacciò titubante. Gli spalti intorno alla piscina erano gremiti di persone. Erano le gare mondiali del nuoto e molti andavano alla piscina olimpica a guardare i beniamini delle varie nazioni, nuotare in quella vasca di acqua e cloro. Otto bei ragazzi, degli adoni, si fronteggiavano a suon di bracciate, per vedere chi tra di loro era il più veloce a nuotare in stile libero nella distanza di 200 metri.
Michele era al primo mondiale! Erano ormai quasi 20 anni che si allenava per questa occasione! I suoi compagni l’avevano caricato al meglio. “Sei il più forte” o “Fai vedere chi sei” erano le frasi che gli avevano detto.
Il giorno prima c’erano state le semifinali. Una gara mozzafiato, nonostante nessuna medaglia fosse messa in palio. Michele aveva fronteggiato il campione mondiale in carica, l’americano Jhon Swim. Non serviva vincere: sarebbero passati i primi 8 tempi, quindi bastava fare abbastanza da poter passare. Ma non si può dire a due nuotatori di fare il minimo e di non provare a battersi. Nessuno dei due spinse al massimo, ma entrambi cercarono di vincere. La spuntò Swim, ma di poco.
Oggi c’erano le finali. Michele era in 4 corsia, una corsia privilegiata, di solito data a uno dei favoriti. Le corsie centrali erano le migliori, perché permettevano al nuotatore di controllare gli avversari. Michele si avvicinò alla sedia messa davanti alla sua corsia. Iniziò a svestirsi, togliendosi la maglietta e le cuffiette collegate all’iPod che trasmetteva alla sua testa una musica rilassante e porta fortuna. Intanto, nella corsia 5, si posizionò Swim. L’americano era più sicuro di se: campione del mondo in carica, era anche una persona sicura e decisa. Michele era più un introverso, ma quando entrava in acqua diventava uno squalo.
L’acqua, la libertà del nuoto. Ogni bracciata era un passo verso il proprio Eden, il proprio Nirvana. Quando nuotava, Michele si sentiva isolato e libero di pensare ciò che voleva. I rumori fuori erano attutiti dall’acqua e dallo scrosciare delle sue bracciate. Amava poi nuotare in piscine completamente vuote, sotto il solo occhio vigile della sua istruttrice Magda Pollock, ragazza italo americana, ex giovane nuotatrice prodigio, che smise a causa di problemi di cuore. Magda lasciava Michele nuotare come voleva, dando solo il suo piano di allenamento. Michele lo svolgeva senza problemi, senza discutere, conscio che Magda aveva le idee ben chiare.
Si era allenato per due anni, nei quali aveva distrutto i record nazionali durante le qualificazioni italiane per i mondiali. Era uscito fuori dalla massa come “nuova promessa”, rendendo felice se stesso, Magda, i suoi amici e parenti e gran parte degli italiani. Ora eccolo lì, affianco al campione, in vasche estere, con i più forti del mondo.
Tutti i nuotatori si posizionarono sulle pedane, pronti al tuffo. Il cuore di Michele iniziò a battere forte. Quello era il momento che più lo metteva in soggezione: l’attesa della partenza. Prima si doveva preparare e concentrare, poi doveva solo nuotare. In quel momento, la sua testa entrava nel caos. Il suo più grande problema era l’emotività.
Bang!
Finalmente la partenza! L’impatto con l’acqua era un ottima sensazione: voleva dire che ora si doveva dare il massimo. Non pensare più a niente, se non alle parole di Magda
«Ad ogni bracciata, pensa che di fronte a te ci sia un gelato, che tu devi raggiungere! Allunga le bracciate, prendi il tuo ritmo!»
Il ritmo! Segnato da una canzone che gli iniziò a rimbombare nella testa. Una di quelle canzoni che ascoltava prima di ogni gara. Una canzone ritmata, con una batteria veloce ed un tempo andante.
Bracciata, bracciata. Testa fuori per prendere aria e di nuovo sott’acqua. Ogni tanto il rumore del pubblico urlante arrivava alle orecchie di Michele, ma non ci faceva caso. Aveva la sua canzone in testa.
La virata rapida e un’occhiata agli avversari. Erano ai 50 metri ed erano ancora tutti vicini. Swim, però, era quello leggermente più avanti. Bene, andava bene così.
Bracciata, respiro, bracciata, respiro. I piedi che battevano dietro, nell’acqua, formando schizzi e schiuma. Ogni bracciata che tagliava il pelo dell’acqua come un coltello. Di nuovo il muretto. Di nuovo una virata. La spinta con i piedi e un po’ di calci sott’acqua. Usciti di nuovo, un occhiata agli avversari. Swim era più avanti, ma Michele era lì, alle sue spalle.
Ancora bracciate, con una cadenza ora incostante. La stanchezza iniziava a farsi sentire. Le bracciate furono più lente, meno cadenzate. La canzone nella testa diventava più lenta.
Ultima virata, ultima vasca. Swim era davanti. Altri si stavano avvicinando a Michele. Ormai sembrava una disfatta! Ma una voce nella testa dell’italiano rimbombò. La voce di Magda!
«…e ricorda: è l’ultima vasca che conta! Se gli altri ti sono davanti prima, meglio! L’importante è portarseli dietro all’ultima vasca! Guarda la fine, non pensare agli altri! Pensa solo a raggiungere il prima possibile l’altra parte della vasca!»
L’ultima vasca! Ultima di una gara importante! Un mondiale! Un oro alla propria portata! Un oro mondiale! Questi pensieri diedero forza a Michele. Le bracciate divennero più veloci, più cadenzate, più ritmate. I piedi iniziarono a battere più velocemente. Il muro si avvicinava sempre più velocemente! Era primo? Secondo? Terzo? Ultimo? Non importava! Importava solo raggiungere quel muretto prima possibile. Il tocco! La fine! Come era andata era andata!
Michele uscì dall’acqua. Sentì un boato nel palazzetto del nuoto. Intorno tutti gli altri erano arrivati, ma non sapeva l’ordine! Alzò gli occhi, verso il tabellone!
1° Jhon Swim
Non ce l’aveva fatta!
1° Michele Felpi
«Cosa?!» disse ad alto volume, senza accorgersene.
«Siamo arrivati insieme!» rispose Swim, in un italiano stentato. «Tu stato very good, ragazzo!»
Michele si avvicinò a Jhon! Era il suo avversario, ma era un amante del nuoto, come lui. Si strinsero la mano! Un oro mondiale! Condiviso col più forte del mondo! Forse era questo l’epilogo migliore!
   
 
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