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Autore: Aranil    30/01/2012    1 recensioni
Questa storia la scrissi tempo fa su un blog per "pubblicizzare" i vampiri del gioco di ruolo Mondo di Tenebra. Ma la storia che mi era venuta, mi piaceva. Così ho deciso di riprenderla, sistemarla e, perché no, cambiarla! Sto cambiando la storia e, soprattutto, rivedendo le castronerie che avevo scritto sia storicamente, che grammaticamente. Ovviamente, la storia si distacchera da quella scritta tempo fa! Chissa che non ne verrà qualcosa di carino o, comunque, ben accetto!
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Improvvisamente ripresi i sensi. Mi ritrovai sdraiato su un altare di marmo. La sua superficie era gelida. Lo percepivo, ma non rabbrividivo. La sensazione di freddo era ridondante nella mia testa, eppure risultava una percezione ovattata, quasi lontana. Aprii gli occhi. Come immaginavo, la stanza intorno a me era buia, ma mi sorpresi quando riuscii a distinguere il soffitto e i numerosi drappi di velluto rosso che lo adornavano. Non mi servì guardare, però, per capire che ero nudo. Il contatto della mia carne direttamente con il marmo era palese. Nonostante questa mia consapevolezza, non ne ero per niente turbato. Non fraintendetemi, non stavo male senza vestiti. Solo che ero sempre stato un uomo pudico, che odiava anche solo girare nudo per casa dove vivevo da solo.
Mi alzai, perché il piano dov’ero sdraiato e iniziavo a sentire dolori alle spalle. O almeno, sapevo che dovevo provare dolore, ero abituato. Avevo sempre patito grandi dolori di schiena, soprattutto quando dormivo scomodo. Quando fui ormai seduto, mi accorsi di non provare nessun dolore. Solo un eco di quello che una volta era il mio solito dolore.
«Ben ‘risvegliato’, Fratello!» La voce rimbombò nella stanza in modo innaturale. Mi guardai attorno. La stanza era ottagonale, completamente buia. Non vi erano fonti di luce, ne finestre dalla quale potesse filtrare la luce della luna. Eppure vedevo. Vedevo i sette scranni che si trovavano su sette dei lati della stanza, dove vi erano sedute 7 figure incappucciate e ammantate di una lunga tunica. Non feci caso alla cadenza col quale la voce aveva sottolineato la parola “risvegliato”. Me ne accorsi solo più avanti.
«Alzati!» ordinò gentilmente una voce femminile. Lo feci. Mi ritrovai lì, completamente nudo, con 7 sconosciuti fermi a fissarmi nel buio. Sapevo che riuscivano a guardarmi come ci riuscivo io. Sapevo che riuscivano a fendere le tenebre con i loro sguardi, proprio come potevo fare io.
«Sento freddo!» dissi! Era vero! Non sentivo di certo il freddo che può sentire un mortale! La mia era più una percezione del freddo, della quale rimanevo distaccato ed indifferente. Una delle figure incappucciate si alzò. Aveva in mano dei vestiti: un paio di jeans e una maglietta viola con scritte nere. Mi parve di riconoscerle, ma non rimasi a chiedermi il perché. Li indossai e basta.
Una volta vestito, vi furono alcuni minuti di silenzio innaturale. I sette individui mi guardavano e io guardavo loro!
«Qualcuno si prende la briga di dirmi chi sono e cosa sta succedendo?» chiesi scocciato. Quella situazione mi innervosiva. In più, stavo diventando conscio di non ricordare chi fossi. E la cosa aggiungeva inquietudine al mio nervosismo. Sentii i sette parlottare, come se fossero sorpresi nel sapere che non sapevo chi fossi.
«Davvero non ricordi chi sei?» mi chiese una voce maschile più roca della solita.
«Ehi, secondo voi ve l’avrei chiesto se lo sapessi?» chiesi scorbuticamente in tutta risposta «Perché sono qua? Chi siete voi? E che mi avete fatto?» quest’ultima domanda non fu tanto strana. Pur non sapendo cosa facessi là, sapevo di non essere normale. Sapevo che mi era successo qualcosa. Solo che non mi era chiaro cosa.
«Sei stato Abbracciato dalla nostra comunità!» Questa volta notai il tono soppesato della parola abbracciato.
«Che significa?» continuai a chiedere.
«Significa che sei morto!» disse uno dei sette, alzandosi e portando indietro il cappuccio. Era un uomo sulla quarantina. Probabilmente di origine ispanica, vista la carnagione scura e i lineamenti. Ma nonostante il colore scuro, la sua pelle sembrava fatta di marmo, levigata e tornita dai migliori scalpellini del rinascimento. I capelli erano lunghi dietro la schiena e sembravano fatti di seta pura. Ma la particolarità maggiore era degli occhi: avevano una forma innaturale, aliena. La pupilla era grande, l’iride era di un colore quasi fluorescente con lineamenti neri sull’esterno. Ma soprattutto, sembravano scrutarti all’interno e spulciare la tua anima. L’uomo si avvicinò lentamente. La cadenza era costante, quasi come se si avvicinasse fluttuando. La sua aura di misticismo mi trattenne dal fare altre osservazioni pungenti e mi fece capire che le sue parole non erano false. Ma come potevo essere morto?
«Sei morto nel corpo, ma vivo nell’anima! Un’anima dannata ormai, come lo è la mia e quella di tutti i presenti!» l’uomo vece un ampio gesto indicando gli altri 6 individui nella stanza. Ma continuò a fissarmi con l’aria impassibile. Feci altrettanto «Per te è iniziato un requiem che suonerà in eterno! Benvenuto fra noi Fratello Vampiro!»
   
 
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