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Autore: Paperetta    09/09/2006    1 recensioni
Le vacanze di Natale avvicninano le persone, rendono più umani.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, James Potter, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo:

CAPITOLO 1: SFUMATURE DI SOLITUDINE

James si avvicinò a Sirius e lo afferrò per un braccio:

COS’ HAI DETTO?” inveì contro l’amico, che lo guardò allarmato; si liberò dalla sua presa e si allontanò di alcuni passi:

“Ho detto che parto per Natale. Si può sapere che ti prende?” chiese, più curioso che arrabbiato per la reazione di James; questo si rese conto di averlo un po’ spaventato e si calmò, ma rimase comunque irritato e irascibile:

Come puoi non averci pensato? Se te ne vai anche tu, io resterò solo: passerò tutte le vacanze senza un cazzo da fare, e sarò l’unico Griffondoro!”

Guarda che lo sapevo!” esclamò Sirius “Ma non sono io che decido: o parto, o mi posso scordare i soldi fino alla fine dell’anno. Secondo te che dovrei fare, eh?”. James chiuse gli occhi, sperando che quello fosse solo un incubo; si avvicinò al divano e vi si buttò sopra, a faccia in giù:

Mi ridurrò come quell’asociale di Piton: solo come un cane, a Natale! Che vergogna…”

Sirius trascinò la sua valigia verso il ritratto della Sala Comune e si girò verso l’amico:

Questo in effetti è un problema, ce ne vuole per essere sfigati come quello.”

Grazie, così mi sei veramente d’aiuto!” borbottò James.

Bè, se ti può consolare, io sto per passare due settimane in un’isola sperduta del Pacifico con mio fratello e quegli imbecilli dei miei genitori: sarà una tortura.”

Mmm…” James si mise a sedere e sospirò “… non credo che migliorerà il mio umore. Figurati che prima l’ ho preso per il culo perché restava qui! Ora sarà lui a ridere di me.”

E fregatene di quello lì!” gli rispose Sirius “Tanto quando torno lo distruggiamo, se prova a rompere… bé, anche se non lo fa… comunque l’avrai vinta tu. E qualche volta possiamo parlare attraverso il camino. Ora va meglio?”

Un po’. Adesso però vai, altrimenti perdi il treno e i tuoi ti ammazzano.” Si alzò per salutare l’amico – un normale abbraccio tra amici, che somigliava però più ad un triste addio – e lo guardò scomparire oltre il ritratto della Signora grassa.


*


Mentre quasi tutta la scuola si avviava verso la stazione, Severus si godeva i primi dolci minuti di tranquillità, preludio di una tranquilla e solitaria vacanza. Era in camera sua, stravaccato sul letto, intento a leggere un interessante libro sulle Pozioni Avanzate: settecento pagine di rilegatura in pelle, copertina nera. Decisamente uno dei suoi preferiti. Mentre leggeva, ringraziava mentalmente il cielo per quella calma innaturale; il Natale era al contempo la festa che più odiava e più amava, perché poteva finalmente fare quello che più gli piaceva senza incorrere nel giudizio degli altri, e cioè leggere, passeggiare, preparare pozioni ed esercitarsi negli incantesimi più complessi.

L’unico inconveniente era che si ritrovava ancora più solo di quanto già non fosse nel resto dell’anno; tutti quelli che conosceva (e che gli andavano a genio) erano partiti, persino Lucius, che normalmente preferiva stare a Hogwarts. A Severus piaceva essere lasciato in pace e adorava la calma e il silenzio, ma non per questo voleva essere asociale, era una cosa che nessuno si era ancora degnato di capire: amava stare da solo, non esserlo.

Rimase a letto un’altra ora, finché non si fecero le otto. Ripose con cura il libro nel cassetto del comodino e si alzò; aveva una fame incredibile, l’ultimo pasto che aveva consumato era la colazione e se non mangiava subito qualcosa rischiava di sentirsi male. Così uscì dalla camera e si affrettò verso la Sala Grande.


CAPITOLO 2: LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO

Con suo grande orrore, quando entrò nel grande salone per la cena, James si rese conto della drammaticità della propria situazione: le lunghe tavolate degli studenti erano state spostate lungo i muri, e vi era solo un tavolo ovale al centro della sala; vi erano seduti il preside, la professoressa McGranitt, altri tre professori che conosceva solo di vista, due ragazze Corvonero e una Serpeverde, che riconobbe come Bellatrix Lestrange.

Oh no…” gemette “sono tutti in coppia…”

Ma guarda un po’!” esclamò una voce conosciuta alle sue spalle “Potter da solo? Sbaglio o prima mi stavi dicendo che sarei stato l’unico senza nessuno a Natale?”

James non sapeva come rispondergli, era talmente furioso e imbarazzato che non riusciva a pensare.

Noto con piacere che sei senza parole! E senza amici: che fine hanno fatto i tuoi leccapiedi?”

Non ti azzardare sai!” si avvicinò di un passo “Cos’è, sei geloso perchè io ho degli amici?”

Amici? E dove? Io qui non vedo nessuno… o forse intendi quei due che ti hanno scaricato qui?”

Sono stati costretti a partire” li difese James.

E sono stati così gentili da avvertirti all’ultimo momento.”

Guarda che lo sapevo già!”. Piton ridacchiò ed incrociò le braccia:

Oh, certo, ed è per questo che prima mi hai urlato quelle cose, perché lo sapevi già!”. James cominciava a perdere il controllo, soprattutto perché stava avendo la peggio; mise la mano destra in tasca e strinse la bacchetta, pronto a sfoderarla. Piton inarcò un sopracciglio:

Vuoi colpirmi, Potter? Con tutti quei testimoni?”

Se andiamo fuori non ci vede nessuno, stai tranquillo.”

Io sono tranquillissimo. Tu piuttosto mi sembri un po’ teso: che cosa ti turba, caro Potter?”.

Fu una fortuna che in quel momento il preside li avesse chiamati, perché sarebbe bastato un solo istante di troppo e gli avrebbe scagliato una grossa fattura. Si sedettero a tavola, lanciandosi occhiate di puro odio.

La cena procedette più o meno tranquilla; mentre veniva servito il secondo, un gufo grigio e bianco si avvicinò al tavolo e consegnò una lettera ad una delle due Corvonero, entrambe del quinto anno: la ragazza aprì la busta, che prese fuoco all’istante, rischiando di bruciarle anche i capelli; Silente la spense con un semplice incantesimo, mettendo fine a quella breve interruzione ad una cena decisamente monotona.

James era seduto tra la McGranitt e la Lestrange, la quale, stranamente, non gli aveva dato problemi; sembrava persa nei suoi pensieri, tanto che non spiccicò parola neanche con Piton.

, si disse il Griffondoro, almeno non sono l’unico silenzioso!

La cena terminò intorno alle dieci, e dopo essersi congedati, i ragazzi si avviarono verso la rispettiva Sala Comune. James non perse di vista Piton e lo seguì, tenendosi un po’ a distanza. Dopo un paio di corridoi, il Serpeverde si girò di scatto, squadrandolo da capo a piedi:

Che cosa vuoi ancora?”

Niente, voglio solo finire il discorso di prima.” Sapeva che a parole avrebbe vinto Piton, ma in quel momento non c’era nessun professore a guardare, per cui avrebbe potuto lanciargli tutti gli incantesimi che voleva.

Non vedo come potrebbe continuare: ci siamo già detti tutto, no?”

Ho notato che a cena non hai parlato nemmeno con l’unica Serpeverde che c’era, ha fatto come se non ci fossi; io almeno ero zitto solo perché non c’era nessuno con cui valesse la pena di parlare!” Piton scoppiò in una risata derisoria:

Ma che tristezza!” esclamò gelido “Le stai provando tutte pur di ferirmi, ma non hai ancora capito che non me ne frega niente di quello che dici: ci sei solo tu.” James non afferrò subito il senso della frase.

Che intendi dire?”

Voglio dire che quando sei da solo non vali niente”.

Questo lo dici tu.”

Hai bisogno sempre del supporto se vuoi avere la meglio su di me, siamo sempre almeno due contro uno: oggi però i tuoi amichetti non ci sono, non mi fai paura.”

Quella fu l’ultima goccia: James estrasse la bacchetta dalla tasca e la puntò su Piton, che fu però più veloce del solito e gli lanciò una fattura; James si spostò appena in tempo, e mentre la schivava scagliò a sua volta un incantesimo: Piton gridò “Protego!”, e la fattura si disperse nell’aria.

Hai visto?” chiese trionfante il Serpeverde “Da solo non vali niente!”

Non hai neanche idea di quello che potrei farti!” esclamò James. Rimasero entrambi fermi e in silenzio per quasi un minuto, cercando di intuire la possibile mossa dell’avversario. Poi alzarono la bacchetta contemporaneamente e gridarono:

Stupeficium!

I due incantesimi si scontrarono e rimbalzarono contro i due ragazzi, mandandoli a cozzare contro le pareti del corridoio; la magia avrebbe dovuto schiantarli, ma, poiché non li aveva colpiti direttamente, erano ancora svegli e vigili. Tutti e due avevano preso però dei colpi abbastanza dolorosi, e soprattutto Piton sanguinava in modo preoccupante dalla spalla sinistra.

James si mise a sedere e controllò di essere tutto intero; aveva un piccolo taglio sulla guancia e gli dolevano diverse ossa: gli era andata bene. Si accorse però che l’altro non era stato altrettanto fortunato e che aveva bisogno di aiuto; era terribilmente indeciso se andare ad aiutarlo, mettendo da parte il suo orgoglio, oppure andarsene e lasciarlo lì: prevalse la sua coscienza.

Sei vivo?” gli chiese, cercando di essere il più neutrale possibile; Piton riuscì con difficoltà a mettersi in piedi, tenendosi la spalla ferita.

A quanto pare si…” rispose gelido.

Cosa hai intenzione di fare con quella?” chiese, altrettanto freddo.

Non sono cazzi tuoi.”

Si allontanò di alcuni metri, e senza fermarsi aggiunse:

Fammi un favore: per un paio di giorni, non farti vedere.” E scomparve dietro l’angolo.

James si chiese come avrebbe fatto a curarsi, ma poi decise che se voleva morire dissanguato era solo una sua scelta; perciò se ne andò in Sala Comune, con l’intento di non pensarci più.





CAPITOLO 3: QUANDO NON PUOI DECIDERE

Severus ci mise circa un quarto d’ora a trovare la strada della sua Sala Comune: gli girava la testa, e la ferita gli faceva sempre più male. Quando arrivò davanti al quadro recitò la parola d’ordine (che ricordò solo dopo averci ragionato per almeno due minuti) e si buttò subito sulla poltrona; si prese un po’ di tempo per riprendere fiato, mentre pensava a come curare la sua spalla: non aveva alcuna intenzione di andare da Madama Chips, perché sicuramente gli avrebbe chiesto spiegazioni e non voleva ascoltare prediche. Il problema era che non aveva una pozione adatta per quel tipo di ferita. Si diede parecchie volte dell’idiota, e si preparò mentalmente per andare in infermeria. In quel momento si accorse che c’era qualcuno, seduto sulla poltrona in fondo alla stanza.

Bellatrix!” esclamò, in parte stupito “Che ci fai lì?”

Penso…” rispose ambigua.

A cosa?”

Al livello che può raggiungere la tua stupidità.” Rispose con voce bassa.

Severus non disse niente; si limitò a socchiudere gli occhi, cercando di capire.

Sei capace di lasciarti morire pur di non darla vinta a Potter.”

Il ragazzo intuì ciò che voleva dire:

Hai visto tutto, eh? Non ti avevo vista.”

Sono brava a nascondermi.” Mentre parlava non guardava lui, ma un punto imprecisato del caminetto spento. Era sempre stata molto strana, soprattutto quando parlava con qualcuno: sembrava che avesse altro a cui pensare, molto più importante di qualsiasi altro argomento; era continuamente distratta e misteriosa, ed era raro vederla sorridere. Non aveva mai capito il motivo di quel suo strano comportamento.

Secondo te dovrei andare da Madama Chips?” chiese Severus, dopo quasi un minuto di silenzio. Bellatrix alzò finalmente lo sguardo e fissò gli occhi in quelli dell’amico; all’inizio non disse e non fece niente, poi si alzò e salì nel suo dormitorio.

Scese poco dopo, in mano due fiale di pozioni, e si sedette sul divano, poggiando le boccette sul tavolino di fronte.

Vieni qui, ci penso io.”

Severus obbedì meravigliato e si mise al fianco della ragazza.

Devi toglierti la camicia, o non posso fare niente”. In altre circostanze una frase del genere lo avrebbe lusingato, ma in quel momento non gli fece nessun particolare effetto. Si sbottonò la blusa e rimase a torso nudo. Bellatrix si spostò leggermente, così da fronteggiarlo e stappò una fiala dal contenuto quasi trasparente; se ne versò un po’ sulla mano e cominciò a massaggiare piano la ferita. Severus chiuse gli occhi, cercando di pensare a qualcos’altro che non fosse il dolore acuto che provava in quel momento.

Mi dispiace, ma devo premere un po’ per far entrare la pozione.” Disse Bellatrix, prima di schiacciare la mano ancora di più sul taglio.

Continua… pure…” si lasciò sfuggire un gemito.

Nella stanza regnava il più assoluto silenzio, rotto solo dal lieve rumore delle fiale quando le poggiava sul tavolo. Severus decise di interrompere quella quiete opprimente:

Bella… stasera sei ancora più taciturna del solito…” più che una domanda era una constatazione; Bellatrix non disse niente, né sembrò voler rispondere.

Sembrava che avessi per la testa qualcosa di veramente stressante.” continuò lui “ È… è un problema che riguarda i tuoi?”. Cercò di essere il più gentile possibile; sapeva che Bellatrix aveva dei problemi in famiglia, a quanto aveva capito riconducibili al comportamento dei genitori: aveva sentito dire che sceglievano quasi tutto al posto suo, e che questo non le andava per niente a genio, però ignorava i particolari.

La Serpeverde rimase con lo sguardo sulla ferita, che nel frattempo aveva smesso di sanguinare.

Si…” rispose in un sussurro. Rimase in silenzio ancora un po’, come se stesse decidendo se dare o no una risposta. Poi fece un respiro profondo e disse, sempre guardando la sua spalla:

Loro… ancora una volta vogliono decidere per me.” Si interruppe di nuovo per alcuni secondi “Solo che questa volta…… questa volta si tratta di una cosa importante, che non possono stabilire loro.”

Severus sentì che quella era davvero una situazione difficile: se lo diceva Bellatrix, era vero per forza.

Cosa hanno fatto?” chiese cauto, la voce molto bassa. Lei si decise finalmente ad alzare lo sguardo e a guardarlo negli occhi. Severus si rese conto che non era solo depressa: era triste, molto triste.

Vogliono che quando finisce la scuola… io mi sposi con Rodolphus.”

Dopo aver detto quella frase, sembrò che in lei si fosse risvegliato qualcosa, come se quelle parole le avessero quasi alleviato il peso di quella notizia; smise di massaggiare la ferita di Severus e cominciò a parlare e a sfogarsi:

Io non ho nulla contro Rodolphus! È simpatico e gentile, e probabilmente sarebbe un marito perfetto. Però io non voglio essere sua moglie perché me lo ordinano i miei genitori, non voglio che la mia scelta dipenda interamente dalla loro volontà! Sono io che devo decidere con chi stare, e soprattutto quando farlo: sono troppo giovane per sposarmi, ho ben altre cose per la testa in questo momento! Oltretutto si aspettano chissà che cosa da me, perché io sono la maggiore, quella che deve dare il buon esempio, quella che deve diventare ancora più ricca e famosa, quella deve tenere alto il nome dei Black! Io non ho un nome: io mi chiamo Quella.” Respirava affannosamente e gesticolava senza fermarsi un istante: aveva finalmente trovato qualcuno con cui riuscisse a confidarsi. Severus era rimasto in silenzio, deciso ad ascoltare tutto quello che gli diceva; normalmente non gli sarebbe importato niente dei problemi degli altri, ma quel caso faceva eccezione: per Bellatrix aveva sempre un occhio di riguardo, non la ignorava come faceva con gli altri.

Io li odio, li detesto! Pensano di sapere tutto loro, di essere gli unici con un cervello pensante; se faccio qualcosa che non gli va a genio mi dicono che dovrei cambiare idea, e se continuo divento “una stupida illusa che pensa che il mondo giri intorno a lei”, e ci manca poco che non mi mollino pure uno schiaffo! Non puoi capire quanto vorrei andarmene da lì! Potrei anche rinunciare a tutti i loro stupidi soldi, basta che io non dipenda più da loro!”

Si calmò finalmente, e si appoggiò allo schienale del divano per riprendere fiato. Severus si ritrovò a pensare che quella scena era decisamente ambigua: lei ansante e lui mezzo nudo, poteva essere interpretata male.

Lo colpì un improvviso e quanto mai nuovo senso di tristezza e di solidarietà; era terribilmente dispiaciuto per lei, e sentiva un bisogno assurdo di fare qualcosa, di consolarla. Alzò il braccio destro e le prese il viso con la mano; Bellatrix lo guardò dritto negli occhi, in parte stupita dell’atteggiamento dell’altro, in parte curiosa di saperne il perché.

Poi fece una cosa che Severus non si sarebbe mai aspettato: gli prese la mano tra le sue e la portò alla bocca. Cominciò a baciarne il palmo, chiudendo gli occhi, come per godersi meglio quel momento; sfiorò con le labbra il polso, poi le dita, una per una, con lentezza quasi esasperante; infine tornò nuovamente al palmo, su cui si soffermò a lungo, quasi volesse prendersi il tempo di assaporarlo. Poi aprì gli occhi e guardò Severus, tenendogli la mano contro la propria guancia:

Ora sei tu quello silenzioso.”

Pronunciò quella frase con una voce incredibilmente sensuale, soprattutto perché bassa e roca e accompagnata da un dolce sorriso.

Severus era stupefatto, stentava quasi a credere che quella situazione fosse reale; nessuna ragazza si era mai comportata così con lui, e anche per questo motivo non riusciva nemmeno a parlare. Rimase in silenzio, il cuore che gli batteva a mille. Che intenzioni aveva Bellatrix? Perché gli aveva baciato la mano in quel modo?

Una fitta alla spalla lo riportò alla realtà. Controllò la ferita e si accorse che sanguinava nuovamente; Bella lo notò e raccolse una delle due fiale dal tavolino, per riprendere a massaggiare il taglio.

Mi dispiace” disse “ho perso tempo invece di sistemarti la spalla.”

Non hai perso tempo: mi hai spiegato un tuo problema.” rispose Severus, cercando con quelle parole di alleviare il suo senso di colpa.

Se vuoi…” continuò con voce sommessa “… posso aiutarti, devi solo dirmi cosa posso fare.”

Bellatrix tornò a guardarlo, sbigottita, e sussurrò un flebile “Come?”.

Se c’è qualcosa che vorresti fare e hai bisogno di aiuto, puoi contare su di me.” Si era sentito quasi in dovere di dire quella frase, aveva avuto come l’impressione che se l’avesse lasciata sola con i suoi problemi se ne sarebbe pentito amaramente. Bellatrix assunse un’espressione che mai le aveva visto in volto: un insieme di gioia e commozione.

Non penso che tu possa fare qualcosa… però grazie.”

Severus le prese la mano sinistra e ne baciò il dorso:

Di niente.”





CAPITOLO 4: SALVATAGGI

Erano passati due giorni dallo scontro nel corridoio tra James e Piton. Tutti i giardini del castello erano interamente ricoperti di neve e quasi si confondevano con il cielo, di un bianco incredibile; il lago era ghiacciato e qualche albero era rimasto completamente spoglio o con qualche rara foglia.

Verso le otto di sera, seduto sul bordo del balcone della Torre di Astronomia, James Potter si godeva in silenzio quel bel panorama. Il suo umore era in parte migliorato dal primo giorno, anche perché i suoi pensieri erano del tutto rivolti ad un altro problema, che aveva identificato con il nome di Severus Piton; cercava di capire la logica contorta di quel ragazzo, benché si fosse ripromesso di non pensarci più. Non comprendeva il motivo per cui volesse essere sempre da solo, e soprattutto perché dimostrasse di esserne quasi fiero, non era normale che alla sua età il suo unico interesse fosse prendere Eccezionale in tutte le materie, invece di starsene con degli amici o con una ragazza.

E non concepiva nemmeno che potesse tenersi così male! Probabilmente sarebbe stato anche carino, se solo si fosse vestito in modo normale e si fosse dato una lavata ai capelli.

Ma perché diavolo penso a quel cretino? Si disse poi, scotendo la testa. È un deficiente asociale che mi rompe perennemente le palle, mi dà sui nervi e non lo sopporto: perché mai mi devo scervellare pensando al perché delle cazzate che fa?

La risposta, in fondo, gli era chiara. Lui, James, era piuttosto famoso a scuola, era un bel ragazzo – a detta dei suoi compagni e delle voci di corridoio – ed era un asso nel Quidditch; Piton invece era solo e tutti lo ignoravano, o deridevano, faceva schifo nello sport ed era un secchione, per non parlare della sua pressoché totale mancanza di attrattiva.

L’uno era l’opposto dell’altro, e questo causava un’impellente necessità di conoscere la ragione di tale diversità.

Mentre cercava di raccapezzarsi in quei pensieri stressanti gli venne in mente un’altra cosa: doveva trovare qualcosa da fare quella sera e il giorno dopo, perché non voleva neanche minimamente immaginare cosa avrebbe potuto essere il Natale se lo avesse passato da solo.

La sera prima aveva parlato con Sirius, attraverso il caminetto della Sala Comune, e aveva avuto la conferma che nessuno sarebbe potuto passare quel giorno, neanche per un paio d’ore; ovviamente se l’era immaginato, per cui non ci era rimasto troppo male. Sapeva per certo che quella sera avrebbero cenato tutti insieme nella Sala Grande, e il giorno avrebbero fatto la stessa cosa con il pranzo; il resto del tempo avrebbe potuto passarlo provando i suoi regali, ma se non fossero stati adatti si sarebbe trovato senza niente da fare tutto il giorno. E se anche avesse avuto un qualche passatempo, sarebbe stato solo.

Non gli veniva in mente nessuna idea. Decise perciò di fare una passeggiata, così magari avrebbe avuto un’illuminazione.


*


Severus aveva deciso di dormire fino a tardi quel giorno; non aveva la più pallida idea di quello che avrebbe fatto, e riposando più del solito forse avrebbe trovato una soluzione. Si svegliò alle sette del pomeriggio, la testa che un po’ gli girava per non esservi abituato. Decise di vestirsi in modo leggermente diverso dal solito, visto che la scuola era praticamente deserta; aprì l’armadio e cercò qualche abito che non usava, magari perché glielo aveva regalato qualche parente e non gli era piaciuto granché. Dopo almeno un quarto d’ora di indecisione, era pronto per uscire: pantaloni e scarpe neri, come al solito, ma la camicia, azzurro chiaro, aveva i primi tre bottoni aperti, e i capelli erano un po’ scarmigliati. Ovviamente quello non era un abbigliamento adatto a quella stagione, però aveva una soluzione: bevve alcuni sorsi della Pozione Riscaldante – che solo lui e pochi altri sapevano preparare ad Hogwarts – e il problema era risolto per almeno un’ora.

Si incamminò verso il giardino, attraversando diversi corridoi semibui e deserti, dove i suoi passi rimbombavano inquietanti in una lunga eco. Uscì in cortile, ricoperto da almeno trenta centimetri di neve, e prese la strada che portava verso il lago; era una sensazione strana, trovarsi lì da solo, poter ammirare il paesaggio in tutta tranquillità, senza che qualcuno potesse rovinare tutto con qualche commento fuori luogo. Si fermò sotto la sporgenza di uno scoglio, sul lato destro del lago: l’acqua era congelata e rispecchiava la luce del sole, che pareva quasi bianco, in tono con il cielo e con la neve.

Chiuse gli occhi e si appoggiò alla roccia, respirando l’aria a pieni polmoni; non era mai stato un sentimentale e non gli piaceva stare all’aperto, ma quel paesaggio era talmente stupendo che non poteva fare a meno di ammirarlo con piacere.

Dopo un po’ aprì gli occhi di scatto e guardò alla sua destra: Potter stava camminando nella neve e si dirigeva dall’altra parte del lago, verso una zona dove sapeva esserci una piccola caverna. Aspettò alcuni secondo, lasciandogli il tempo di allontanarsi e lo seguì: almeno aveva trovato qualcosa da fare.

Come aveva previsto, Potter era andato verso la caverna, ma non vi entrò: si soffermò invece sulla riva del lago, fissando l’orizzonte; avanzò lentamente sul ghiaccio, movendosi piano nel tentativo di non scivolare. Severus si chiese se fosse diventato pazzo a camminare sul lago come se niente fosse, rischiando di farsi male, o peggio.

Si diede del gufo.

Dopo che ebbe avanzato per circa dieci metri, vide che il ghiaccio si stava spaccando e che la crepa andava verso il Griffondoro. Severus era indeciso sul da farsi: sarebbe stato uno spasso se Potter fosse caduto in acqua, nonché una piccola rivincita per i torti subiti; ma una parte del suo corpo, quella piccola cosa che lui sapeva chiamarsi coscienza, lo spingeva ad aiutarlo, perché se le cose fossero andate male avrebbe anche potuto morire.

POTTER!!” gridò, avvicinandosi alla riva “ATTENTO AL GHIACCIO!”

Potter si girò di scatto e, dopo cinque secondi spesi a capire il senso della frase, guardò verso il basso e si accorse del problema… che ormai era diventato un guaio. Proprio in quel momento il ghiaccio si ruppe sotto i suoi piedi e cadde in acqua.

CAZZO!” imprecò il Griffondoro “È GELATA!”

Speravi fosse calda?” esclamò Severus, che, malgrado l’improvviso moto di generosità, non aveva perso l’occasione per essere sarcastico con lui.

T - ti diverti, vero?” fece Potter, che cominciava a tremare dal freddo e a diventare sempre più pallido.

In un certo senso si!” rispose ‘gelido’ “Ma forse la stessa cosa vale per te, visto che non ti decidi ad uscire!”

N-non… riesco a prendere l-la bacchetta!” In effetti, Severus si accorse che il buco sul ghiaccio era stretto e non avrebbe potuto muoversi; sfoderò quindi la sua bacchetta e analizzò la situazione: doveva prima rompere un altro pezzo di ghiaccio, poi far levitare Potter fino a terra.

Fu un giochetto da ragazzi, ci mise poco più di trenta secondi.

Stai bene o ti devo portare da Madama Chips?” gli chiese, sempre con una punta di sarcasmo. Il Griffondoro riuscì ad alzarsi e si trascinò verso la grotta; si sedette contro una parete e utilizzò su se stesso un incantesimo per asciugarsi.

Severus lo aveva seguito:

Mi spieghi cosa volevi fare? Cercavi forse il suicidio?”

Quello casomai saresti tu. Non pensavo che si sarebbe rotto il ghiaccio.”

Se vuoi pattinare comprati i pattini, si chiamano in quel modo proprio per questo: così non dovrò perdere tempo a salvarti il culo.”

Ti conviene stare zitto!” esclamò Potter tagliente “Non ti saresti mai sognato di lasciarmi lì.”

E cosa te lo fa credere?” chiese Severus incrociando le braccia al petto. Potter si sporse leggermente in avanti:

Perché – tu – mi – devi – la – vita!” scandì con un gran ghigno stampato ij faccia “Non dirmi che te l’eri dimenticato!”

Severus gli avrebbe scagliato una potente fattura, se in quel momento non l’avesse colpito un improvviso brivido di freddo: la Pozione Riscaldante aveva terminato il suo effetto. Il ragazzo cominciò a tremare e si strinse le braccia intorno al petto cercando di riscaldarsi.

Che ti prende adesso?” chiese Potter vedendolo rabbrividire.

N- niente… ho solo… un po’ di freddo”.

E ci credo, ti sei messo quella camicetta estiva! Secondo me sei matto!”

“… riscaldante…” mormorò Severus.

Che hai detto?” chiese Potter, che non aveva sentito.

Avevo preso la Pozione Riscaldante…” ripeté più chiaramente “ma n- non… pensavo… di stare fuori così tanto…”

L’espressione di Potter cambiò improvvisamente dopo che Severus si fu accasciato al suolo, bianco come un fantasma, e ebbe cominciato a respirare affannosamente; si avvicinò al Serpeverde e lo scosse per un braccio:

Ehi! Devi restare sveglio!” esclamò, sperando che non svenisse “Mi devi dire la parola d’ordine della tua Sala Comune, o non posso portarti la pozione. Mi senti?”

Non ci penso neanche!” mugugnò Severus.

Guarda che così crepi di freddo: ho ragione a dire che cerchi il suicidio!”

Tu sei un Grifondoro, e in più sei Potter: non posso dirti una cosa del genere!”

Va cambiata comunque la parola d’ordine.” insistette Potter “Avanti, dimmela!”. Ma Severus non aprì bocca, se non per riprendere fiato. Potter si alzò di scatto, alquanto irritato:

Allora puoi anche startene qui a congelare, non me frega niente: sei orgoglioso da far schifo!”

Perché…” disse Severus con voce bassa e tremante “… perché ti interessa così tanto… salvarmi…?”. Potter non si era aspettato una domanda del genere, perciò non sapeva cosa rispondergli; rifletté una ventina di secondi prima di parlare:

Perché mi starai anche sulle palle, ma non mi va di ucciderti: mi piace lanciarti incantesimi.”

Sul volto di Severus comparve un lieve sorriso, più simile però ad un ghigno: era riuscito a metterlo in difficoltà.

Nero notte” disse poi, riferendosi alla parola d’ordine. Potter scomparve oltre l’ingresso della grotta.


*


James si era reso conto subito di aver detto solo parte della verità; c’erano altri due buoni motivi per cui aveva insistito tanto, ma non aveva intenzione di dirglieli. Il primo era molto semplice: non avrebbe mai lasciato morire qualcuno, per quanto lo odiasse o lo disprezzasse. Il secondo era un po’ più complesso. Considerava Piton un idiota, un solitario, odioso, sgradevole, scorbutico ragazzo Serpeverde; lo aveva preso in antipatia sin dal primo istante in cui si erano incontrati, e ormai gli tirava incantesimi quasi senza pensarci, tanto vi era abituato: aveva con lui un rapporto di pura avversione felicemente ricambiata. Eppure era proprio per questo motivo che, nel susseguirsi di sei anni, aveva finito per affezionarsi a lui. Era una situazione assai strana e bizzarra, ma era così: lo odiava, ma gli voleva bene.

E Severus questo non l’avrebbe mai saputo.





CAPITOLO 5: UNA CHIACCHIERATA QUASI TRANQUILLA

James tornò alla caverna circa venti minuti dopo, con la fiala della Pozione Riscaldante, un maglione di lana nero e una sciarpa: meglio prevenirsi, aveva pensato. Trovò Piton rannicchiato per terra, tremante e molto pallido in viso: però era ancora vigile. Si avvicinò al ragazzo e gli porse la pozione:

Ti consiglio di berla subito se non vuoi morire.” E così fece, svuotando la boccetta. Rimase alcuni secondi immobile e in silenzio, poi smise di tremare e cominciò a riprendere colorito.

Ci hai messo poco, pensavo saresti tornato almeno tra un quarto d’ora; sembra che fossi abituato a fare quella strada.” Disse, mettendosi a sedere e guardandolo con sospetto.

Ogni tanto ti seguo per lanciarti qualche fattura, e ovviamente ho imparato il percorso da fare. Però, laggiù è freddo quasi quanto qui fuori!” Si sedette alla sua sinistra, fissando la parete in alto. Piton ghignò:

Ora capisci perché sono sempre con sciarpe, maglioni e vestiti pesanti?”

Si. Però ho visto che hai una decina di magliette e giacche che non usi mai: non mi sembra che abbiano qualcosa di strano.”

Non sono del mio genere.” rispose semplicemente Piton.

Ma hanno colori normali! L’azzurro si usa, il verde è quello della tua Casa e l’arancione va benissimo d’estate: tu sei sempre vestito di nero!”

E a te che ti cambia se mi metto quello o quell’altro vestito?”

Niente!” rispose James con un’alzata di spalle “Però sono convinto che potresti anche attirare diverse ragazze, se solo ti vestissi decentemente: va bene essere misteriosi e cupi, ma tu sei un esagerazione!”

Piton non rispose subito, rimase in silenzio per qualche secondo: sembrava avesse paura di dare una risposta.

Non sono stato abituato ad essere al centro dell’attenzione, e soprattutto ad avere una vastità di scelte; mi hanno fatto vestire sempre o di nero o con qualche colore spento, perciò mi viene difficile cambiare adesso. E poi comunque…” si fermò lì, sicuramente, pensò James, perché si era pentito di quello che aveva detto e non voleva continuare.

Comunque cosa?” chiese James curioso.

Niente.” fu la secca risposta di Piton.

E dai! Non sarà qualcosa di così terribile! E poi detesto chi lascia le cose a metà.”

Anch’io non lo sopporto.” disse Piton, che decise di continuare “Dicevo che comunque non è cambiando il colore delle mie magliette che la gente comincerà a notarmi. Ormai ho già la mia reputazione, non posso farci più niente.” C’era una nota di rassegnazione nella sua voce.

Oltretutto” aggiunse poi “anche se ho quasi tutto Eccezionale e sono molto più intelligente di parecchie persone qui a scuola, ci siete tu e Black che mi fate passare per un imbranato.” James lo guardò stupito.

E allora perché non ti difendi, cacchio!” esclamò, come se fosse la cosa più semplice del mondo “Se fossi davvero un genio come sostieni, allora avresti dovuto stenderci parecchie volte! Ma non fai mai niente di particolare per salvarti il culo!”

Piton si girò verso di lui, l’aria furiosa:

È OVVIO CHE PERDO SEMPRE, OGNI VOLTA SIAMO DUE CONTRO UNO! E POI NON VOGLIO SPORCARMI LA FEDINA: SE NON L’HAI ANCORA NOTATO, IO NON SONO DI QUELLI CHE POSSONO FARE CARRIERA GRZIE ALLA LORO REPUTAZIONE, TIPO MALFOY!! IO HO BISOGNO DI AVERE I PROFESSORI DALLA MIA PARTE, E NON POSSO NEMMENO SPERARLO SE MI FACCIO BECCARE A TORTURARE UN MIO COMPAGNO, O SE NON VADO BENE IN TUTTE LE MATERIE! LO CAPISCI QUESTO O NO?”

James era sbigottito, benché sotto sotto se lo fosse aspettato: Piton era rimasto troppo calmo per troppo tempo, e non era da lui. Si sentì un po’ in colpa; in fondo aveva ragione, la causa della sua cattiva reputazione era in gran parte da attribuirsi a lui, che non lo lasciava un attimo in pace. Il problema era che James non era il tipo da chiedere scusa per un comportamento sbagliato; ogni volta che incontrava Piton finiva per non scusarsi e per ricominciare una nuova battaglia con lui, comportamento che ormai era diventato un’abitudine.

Si rifiutava di farlo proprio in quel momento, e così non aveva niente da dargli in risposta: rimase in silenzio, sperando che Piton non lo costringesse a parlare.

Non lo fece.

A proposito” disse, improvvisamente calmo e rilassato “come mai non mi hai ancora attaccato? Non so se hai notato che siamo qui, noi due soli e che quindi non ci sono testimoni, che sono più vulnerabile del solito e ti sto rompendo i coglioni con le mie teorie: a quest’ora dovrei essere già morto.”

Semplicemente non sono così bastardo come dici tu” rispose James “e una pausa ogni tanto è necessaria. Oltretutto è Natale, e se non ci foss…”

Continua. Detesto chi lascia le cose a metà” fece Piton, imitando le parole che James gli aveva detto poco prima.

Se non ci fossi tu sarei ufficialmente e totalmente solo per Natale, e questo proprio non lo accetto.”

Piton stava per dire qualcosa, ma in quel momento si bloccò perché all’entrata della grotta c’era Belltarix.

Ecco dov’eri finito!” fece lei, ma non sembrava stupita di vederli assieme.

Ho avuto un piccolo incidente con la Pozione Riscaldante.” Disse Piton, come se avesse voluto dare una spiegazione più che logica al fatto di essere lì.

Il preside era preoccupato perché non vi siete presentati per la cena e mi ha mandata a chiamarvi: ho fame, quindi vedete di muovervi.”

Entrambi i ragazzi si alzarono ed uscirono in silenzio dalla grotta, senza degnarsi di uno sguardo.

Improvvisamente si sentì un forte scoppio proveniente dall'altra parte del lago.

Cosa è stato?” chiese James voltandosi di scatto, cercando di capire quale fosse l'origine del rumore; poi alcune strane forme di luci colorate illuminarono il cielo, e finalmente il ragazzo capì.

Fuochi d'artificio!” esclamò. Né Piton né Bellatrix dissero niente, forse perchè troppo affascinati da quell'isolito, secondo loro, e interessante fenomeno babbano.


*


I fuochi terminarono dopo venti minuti.

Un'altra delle idee di Silente, eh?” disse Severus, ancora mezzo stordito “Però devo ammettere che non era male.”

Se ci sbrighiamo facciamo in tempo per il dolce!” Potter si stava già allontanando con l'acquolina in bocca.

Cosa vi siete detti lì dentro? Avete fatto la pace?” chiese Bellatrix imitando la voce di una madre che chiede al figlio come ha passato la giornata con l'amichetto nuovo.

Ma neanche per idea!” esclamò Severus.

Però avresti voluto, dì la verita.”

Se non la smetti ti butto nel lago, e non mi importa anche se sei una ragazza!” Ripresero a camminare, risalendo il viottolo che riportava al castello.

L'ho salvato perchè era caduto in acqua – quel furbone si mette a camminare sul ghiaccio – e siamo entrati nella grotta; poi la Pozione Riscaldante che avevo preso ha finito il suo effetto e stavo morendo di freeddo, quindi mi ha convinto e gli ho dato la parola d'ordine... non guardarmi così” aggiunse, perchè Bellatrix aveva sgranato gli occhi come se fosse pazzo “stavo congelando! Avevo solo una camicia! E tanto alla fene delle vacanze la devono cambiare di nuovo.”

Giusto.” ammise la ragazza, tornando ad avere un'espressione tranquilla.

Severus continuò:

Dopo abbiamo parlato un po'... mi ha detto come mi dovrei vestire secondo lui per fare una figura migliore... gli ho risposto che se non fossimo sempre due contro uno mi verrebbe più semplice non sembrare un cretino... e bla, bla, bla. Poi sei arrivata tu. E in effetti è un bene, perchè sarebbero bastati pochi minuti e gli avrei detto cose... cose che preferirei non dire.”

Dopo alcuni secondi di silenzio Bellatrix si fermò, trattenendolo per un braccio.

Senti...” cominciò lei, un po' titubante “Volevo ringraziarti ancora per l'altro giorno. Di solito non faccio così con nessuno, però... bè, di te mi fido... quindi... grazie.”

Ti assicuro che mi ha fatto piacere ascoltarti, davvero.” la rassicurò Severus, assolutamente sincero; fece

per andarsene, ma lei lo bloccò ancora:

Volevo anche dirti che se fossi stato tu al posto di Rodolphus... sarebbe stato tutto molto più semplice.” Si avvicinò a lui e gli diede un leggero e lento bacio, lasciandolo di stucco; poi si allontanò da lui e proseguì per il sentiero.

Severus decise di riconsiderare la sua opinione sul Natale.


EPILOGO

Allora, come hai passato queste lunghissime due settimane?”

Niente di che, non ho avuto molto da fare.”

Non puoi non aver fatto niente: saresti morto!”

Ovviamente ho trovato qualcosa per passare il tempo: mi sono allenato a Quidditch, ho letto quei fumetti che mi hai mandato, ho guardato i fuochi d'artificio...”

Cosa? Silente ha usato i fuochi d'artificio?”

Esatto. E TU NON C'ERI!”

E non infierire! Ho passato Natale e Capodanno con tutta la famiglia Black – e intendo anche i parenti oltre il terzo grado – e anche gli amici Malfoy e tutti i più disparati coglioni che esistano: ovviamente Purosangue! È stato TERRIBILE!”

È per questo che non ti invidio, caro Sirius!”

A proposito di coglioni... dimmi quante volte Piton è venuto a scocciarti, così le moltiplico per tre e gliele restituisco sotto forma di maledizioni.”

Non ha fatto niente, e oltretutto si è fatto vedere un paio di volte contate; per cui non possiamo torcergli nenahce un capello.”

E perchè no, scusa? È un deficiente!”

Ma io per principio non mi vendico su chi non mi ha fatto niente. Dobbiamo lasciarlo in pace per due settimane, ok?”

E va bene, come vuoi tu!”





  
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