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Autore: Red Robin_My Pride    30/01/2012    5 recensioni
Gettò un'occhiata al mare poco distante, cercando di arrivarci prima di loro nel caso in cui avessero cercato di catturarlo, e dallo sguardo famelico di quel ragazzo con il cappello di paglia non gli sembrava un’ipotesi troppo fantasiosa.
«Vieni qui, sirenetta!» lo sentì urlare difatti, pronto a gettarsi in mare al suo seguito, quasi avesse compreso le sue mosse in anticipo.
«Ti ho detto che sono un maschio io!»
[ Personaggi Vagamente OOC - New World Arc ]
[ Per chi non ci conoscesse con questo nick, siamo Red Robin e My Pride con un account in comune. ]
Attenzione: il rating potrebbe variare
Genere: Avventura, Parodia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Mugiwara, Un po' tutti | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tales_1 N.B.: A tutti quelli che non ci conoscono in questo fandom, siamo due autori separati. Ebbene sì, siamo My Pride e Red Robin, con un unico account. Questa è una storia in comune e questo è il primo capitolo pilota, nei prossimi capirete sempre di più, abbiate fede, è una parodia con un fondo di storia ^^^

P.s.: Presto aggiungeremo un banner alla storia, per ora avevamo (Io - Indovinate chi sono) voglia di postare, buona lettura e a fine storia con le note finali

TALES OF SEA: MERMAID'S STORY
BEGINNING OF A MESS


Si sarebbe potuto definire un giorno d'ordinaria amministrazione, se le tiepide correnti non avessero trasportato un'eccessiva quantità di noia nei fondali marini, abbattendosi su una persona in particolare che, sbadigliando, cercava invano qualcosa con cui occupare il proprio tempo.
«Ah! Che giornata noiosa», diede voce ai suoi pensieri quella zazzera bionda, ignorando persino le ragazze dai lunghi capelli con cui si trovava e che tentavano inutilmente di richiamare la sua attenzione.
Se ne stava da una buona manciata di minuti a guardare un punto indefinito del fondale, sul quale la luce proveniente dalla superficie creava forme indistinte sulla sabbia.
«Andiamo, Sanji-chan... cos'hai oggi?» gli venne chiesto con voce esageratamente smielata, prima che la punta di una coda gli carezzasse dolcemente una guancia, seguito da un paio di mani dietro di sé che presero a massaggiarlo senza che lui gli desse molto retta, mentre alcune di loro si lanciarono alcune occhiate confuse. Di solito non rifiutava mai attenzioni di quel tipo, e il fatto che adesso fosse chiuso nei suoi pensieri e non sembrasse dar retta a nessuna di loro, beh, dava alquanto da pensare.
«San-chan?» venne richiamato ancora una volta, prima che a lui si avvicinasse un'altra ragazza per provare a squadrarlo bene in viso. Niente, proprio non le diede ascolto, il che aveva veramente dello strano... doveva essere proprio annoiato e distratto per voltarsi dalla parte opposta e far praticamente finta di esser solo.
Le ragazze si lanciarono un'altra rapida occhiata, perplesse a dir poco. Persino pensare di chiedergli cosa fosse successo sembrava essere inutile, dato che eludeva ogni domanda e sospirava. Decisero dunque di lasciarlo solo, per quanto molte di loro si fossero voltate un'ultima volta nella sua direzione prima di nuotare alla volta della città, contrariate. Solitamente era lui stesso a inseguirle.
«Che noia... non succede mai nulla di nuovo qui», si ripeté, sbuffando pesantemente prima di abbandonare la schiena contro lo scoglio incastrato nel fondo per poter guardare svogliato verso la superficie.
Si riusciva vagamente a vedere il colore del cielo, data la profondità a cui si trovavano. Quella vita ormai cominciava a stargli stretta, per quanto avesse a propria disposizione praticamente tutto l'oceano. Quasi sperava di farsi un giro e trovare una nave... magari di infastidire o confondere qualche pirata giusto per passare un po' di tempo. Di solito si rivelava un ottimo stratagemma per ammazzare la noia, e forse era la soluzione migliore della giornata, quella, così decise di nuotare in fretta verso la superficie, abbozzando la parvenza di un sorrisetto sarcastico. Già gli sembrava di vedere le facce sbigottite di quegli stupidi sempliciotti, che almeno per qualche tempo sarebbero riusciti a scacciar via la noia e, magari, a fantasticare sul bel corpo di una sirena errando. A ben pensarci, era persino strano che preferisse infastidire i pirati anziché andare ad importunare proprio qualche bella sirena e, in senso più ristretto, la sua Nami-san. E ci pensò quasi distrattamente una volta giunta in superficie, scrutando l'orizzonte alla probabile ricerca di navi, senza trovarle.
Poco distante, però, si trovavano alcuni scogli proprio al limitare di una spiaggia apparentemente deserta su cui potersi rilassare, per quanto non avesse fatto altro da ormai una decina di giorni. O forse di più, aveva perso il conto.
Si ritrovò comunque a nuotare in quella direzione, stiracchiando persino placidamente le braccia e la coda quando raggiunse gli scogli, sentendo il calore cullarlo e conciliargli persino il sonno.
«Ohi, Zoro! Ho trovato un pesce gigante!» si sentì urlare d'un tratto dalla spiaggia con voce altisonante e allegra, e bastò quello a spezzare senza remore quell'assoluta quiete. «Si mangia!»
Quasi allarmato aprì gli occhi, trovandosi faccia a faccia con un ragazzino dal cappello di paglia, la cui bava della bocca gli stava rivestendo il corpo.
Lì per lì pietrificato, reagì d'istinto non appena quel ragazzino cercò di addentarlo senza tanti complimenti, allontanandolo da sé con un colpo di coda per poi nascondersi. Di solito non incontrava gli umani sulla riva, il che lo rendeva piuttosto invulnerabile quando si trovava in quello stato attorniato dall'acqua, ma al contempo sulla terra ferma. Era stato dunque preso alla sprovvista, e sentiva bizzarramente il cuore battere all'impazzata.
«Che diavolo combini, Rufy!» Alle orecchie gli giunse una seconda voce prima che quello strano ragazzo dal cappello di paglia cominciasse a lagnarsi, borbottando qualcosa riguardo il pranzo saltato. Un momento... non aveva rischiato di diventare lui il pranzo, vero? Forse avevano ragione quando gli dicevano di stare attento a quelle sue bravate, ma, diamine! Nonostante tutto anche lui era un uomo e avrebbe saputo farsi rispettare, si disse... ma ci ripensò non appena vide l'uomo con le katane, le quali gli conferivano un'aria alquanto minacciosa. Eppure, e lo vide distintamente dal suo nascondiglio, aveva un bizzarro ghigno divertito dipinto in viso.
«Quello non è un pesce, Rufy, è una sirena. Hai mai sentito parlare nelle storie di ragazze con la coda di pesce?» lo sentì dire, e una vena ballerina cominciò a pulsare sulla fronte della sirena in questione.
«E le sirene si mangiano?» rimbeccò immediatamente il ragazzo dal cappello di paglia, con un nuovo rivolo di saliva all'angolo della bocca. Probabilmente non aveva capito niente di quanto gli era stato appena detto.
«Certo che non si mangiano, razza di... di strana bestia!» sbottò il ragazzo nascosto sporgendosi. «E si dal caso che io sia un maschio!» soggiunse con troppa enfasi, quasi volesse metterlo bene in testa a quei due bipedi che, in mente sua, aveva catalogato come due completi imbecilli. Solo quando si voltarono entrambi verso di lui - con fare persino scettico e vagamente incredulo, avrebbe osato dire - si rese conto di essersi esposto troppo, imprecando contro se stesso.
Così gettò un'occhiata al mare poco distante, cercando di arrivarci prima di loro nel caso in cui avessero cercato di catturarlo, e dallo sguardo famelico di quel ragazzo con il cappello di paglia, non gli sembrava un’ipotesi troppo fantasiosa.
«Vieni qui, sirenetta!» lo sentì urlare difatti, pronto a gettarsi in mare al suo seguito, quasi avesse compreso le sue mosse in anticipo.
«Ti ho detto che sono un maschio io!» volle avere l'ultima sull'argomento il biondo, facendosi distrarre e sentendo subito dopo quel bizzarro ragazzo saltargli letteralmente al collo, bloccandolo per quanto concessogli; rischiò quasi di affogare se non fosse stato recuperato in tempo dall'altro ragazzo, che dopo avergli urlato un «Idiota!» con un'esclamazione nervosa, parve tirarli su entrambi senza problemi, facendo correre un brivido simile al terrore dietro la schiena di Sanji. Stavolta l'aveva combinata grossa e avrebbe pagato le conseguenze. Nonostante tutto non si arrese, cercando di reagire muovendo la coda freneticamente, forse nel tentativo di beccare uno dei due e di fuggire.
«Rufy, bloccagli quella maledetta coda!» bofonchiò il ragazzo con le katane, prima che gli arrivasse una pinnata in viso.
«Non riuscirete a portarmi via!» sbottò, imprecando a denti stretti quando si sentì riafferrare ancora una volta da una stretta possente. In quel momento, intrappolato in quella situazione e nelle mani di quei tipi, quasi gli mancava la noia che aveva provato fino a poco tempo prima.
«Ehi! Ma mica ce lo portiamo dietro, vero?» si sentì udire una terza voce proveniente da uno strano animale nascosto malamente dietro un albero presente al limitare della spiaggia, che guardava nella loro direzione con fare guardingo. Da quel che la sirena poteva vedere sembrava spaventato, ma, ehi! Avrebbe dovuto esserlo lui.
«Certo che ce lo portiamo dietro, Chopper», bofonchiò in risposta il tipo di nome Zoro, tirando su con uno sforzo quello che Rufy continuava a definire un 'grosso pesce' prima di ricevere un'altra violenta codata senza accorgersi dello sguardo stralunato che aveva assunto. Ma era stata proprio quella strana creatura a parlare? Si chiedeva.
«Ma sei proprio certo?» insistette, facendo così allarmare quella specie di sirena che domandò spaventato, «Ehi! Ma quel coso parla?»
«Io sono una renna!» esclamò il coso in questione, e se non avesse avuto il muso peloso probabilmente avrebbe anche potuto vederlo arrossire vistosamente.
Dal canto suo, il tipo di nome Zoro si ritrovò a sbuffare, facendo forza sulle braccia prima di issare del tutto la sirena.
«Preoccupati di te stessa, sirenetta», berciò nell'osservarlo distrattamente, gettando un'occhiata alla renna. «Ce lo portiamo dietro e basta, Chopper, fine della discussione».
«E' il nostro pranzo!» soggiunse con enfasi Rufy.
«Io sono un maschio! Non sono una sirenetta», sbottò ancora il biondo. «E non sono il pranzo di nessuno! Selvaggi!»
«Tranquilla, sirenetta», rimbeccò con fare sarcastico Zoro, enfatizzando soprattutto il termine con cui l'aveva apostrofato. Più lo guardava, difatti, più quel pesce enorme gli sembrava esattamente una sirena. «Nessuno ti mangerà. Forse».
«Senti tu, buzzurro! Ho la voce da uomo! Ho il petto da uomo e non ho l'aspetto di un pesce!» strepitò, riuscendo a scivolare verso il basso sotto lo sguardo sconcertato di quel tipo.
Fu quasi tentato di tirare un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo quando si sentì afferrare nuovamente, rimanendo sorpreso e sconvolto nel rendersi conto che la cosa che gli aveva afferrato la coda era un braccio. Un intero braccio che si era avvolto intorno ad essa, accidenti! Successivamente strillò, cercando di scappare con più foga. A quanto ricordava, gli umani non erano simili mostri.
«Adesso, Rufy, tiralo su!» udì esclamare, agitandosi sempre più e sentendo il cuore palpitare come impazzito nel petto. Era stato un idiota, si disse. Aveva voluto cercare il brivido e, adesso che l'aveva trovato, se ne pentiva amaramente.
Il ragazzo dal cappello di paglia fece come gli era stato detto, decidendo di sua spontanea volontà di bloccare il suo pranzo.
«Dove mi portate?» domandò con una nota di panico, e il sorriso poco rassicurante che gli venne rivolto dal tipo con tre katane - erano verdi, quei capelli? - riuscì solo a spaventarlo maggiormente. Appena sarebbe riuscito a liberarsi l'avrebbe ammazzato quel... quel... quella maledetta testa d'alga!
«In un posto che ti piacerà da morire», ironizzò in risposta.
«Non potresti vendermi, sai?» cercò di ricordargli, ricevendo un'occhiataccia da quel tipo.
«Questo lo vedremo», rimbeccò difatti con tono di chi la sapeva lunga, facendo appena un segno a Rufy che, dopo un sorriso a trentadue denti che non prometteva nulla di buono, si trascinò letteralmente dietro quella sirena e seguì Zoro, che si stava dirigendo verso la piccola renna ancora nascosta.
«Non sono né una sirena né un tritone... nessuno mi vorrà», volle avere l'ultima, mentre Chopper scappò via per restargli alla larga, lanciando un piccolo strillo acuto.
«E' solo il nostro pranzo, Chopper, torna qui!» esclamò con una risata divertita Rufy, aumentando l'andatura per corrergli dietro con il cosiddetto pranzo al seguito, il quale cercò di aggrapparsi inutilmente alla sabbia con evidente terrore.
«Non sono il pranzo di nessuno!» strepitò per l'ennesima volta, tentando ad agitarsi e a farsi lasciare, per quanto il provarci non sortisse per niente l'effetto sperato. Sotto lo sguardo divertito di quella testa verde - l'avrebbe ammazzato, lo giurò per l'ennesima volta -, non poté far altro che sottostare alla forza di quel ragazzino dal cappello di paglia, che continuava tranquillamente a correre dietro a quell'animaletto a discapito del suo corpo ormai palesemente martoriato da quello sballottamento, fino all'arrendersi.
Si accasciò dunque inerme con il busto sulla sabbia, lasciando che lo trascinasse senza remore. Oh, quanto gli sarebbe piaciuto tornare indietro e andare a infastidire un po' le altre sirene, in special modo la sua bella Nami-san, anche a costo di fare sempre le stesse cose! Adesso, nelle mani di quei selvaggi, era spacciato. Doveva arrendersi all'evidenza, soprattutto, quando la spiaggia si allontanò da sotto di sé e toccò il terriccio di un boschetto un po’ umido che lo fece rabbrividire.
Fu proprio nel toccare il terreno, però, che alzò di colpo la testa, rendendosi realmente conto che si erano allontanati dall'acqua, sentendo qualcosa all'interno della sua coda, la quale si dissolse come sabbia al vento rivelando un paio di gambe e lasciandolo nudo sotto gli occhi di tutti.
Il tipo con i capelli verdi, Zoro, si ritrovò a fissarlo accigliato, scoccando poi un'occhiataccia a Rufy come se fosse stata colpa sua.
«Che diavolo hai combinato?» rimbrottò, ignorando il piccolo Chopper che, con gran coraggio, era andato a nascondersi dietro il primo albero con uno strillo.
«Io nulla...» rispose quel ragazzo, deluso, inclinando lo sguardo di lato. «Ma se ha le gambe, ora, non lo possiamo più mangiare?»
«Non potevate mangiarmi nemmeno prima!» esclamò di rimando l'ormai uomo, cercando di riprendere possesso almeno delle proprie gambe. Forse voleva tentare di sfruttare lo stupore generale, chi poteva dirlo. Il solo problema era l'intorpidimento, e nel momento esatto in cui cercò di alzarsi cadde.
Venne immediatamente riacciuffato dal tipo con tre katane, che lo issò da terra con facilità esorbitante.
«Che diavoleria è questa, sirenetta?» borbottò, palesemente innervosito da quella situazione. Fece persino scorrere lo sguardo su di lui con fare fin troppo inquisitore, tanto che avrebbe fatto vergognare chiunque.
«Io ho un nome, sai? Mi chiamo Sanji», lamentò ancora una volta il biondo. «Sono un maschio!» cercò per l'ennesima volta di farsi capire, e forse, finalmente, riuscì a richiamare parzialmente l'attenzione di quel tipo. Nonostante Rufy continuasse a lamentarsi e a borbottare che il suo pranzo era svanito, Zoro aveva iniziato a fissarlo intensamente, come se volesse confutare con l'unico occhio che possedeva le sue parole.
«Okay, ricciolo», rimbeccò, soffermandosi su quel bizzarro sopracciglio. «Facciamo finta che ti credo. Ora muoviti, se non vuoi farti trascinare ancora».
«Sono un maschio, lo puoi vedere bene anche tu!» sbottò nuovamente. «E... non so camminare».
L'espressione che si impadronì dei lineamenti di Zoro fu indecifrabile.
«Come sarebbe che non sai camminare?» gli venne spontaneo chiedere, tralasciando momentaneamente il fatto che, aye, poteva vedere con esattezza che quella sirena, o qualunque cosa fosse, era un esemplare maschile. Poco prima non lo sembrava.
«Sarebbe che non le ho mai viste queste gambe», spiegò con evidente nervosismo. «Se avessi saputo farlo, avrei corso fino al mare».
Zoro ghignò, divertito. Non le aveva mai viste quelle gambe, eh? «Questo allora potrebbe facilitarci le cose», replicò, volgendo una rapida occhiata in direzione della boscaglia, precisamente dove si era nascosta la piccola renna. «Chopper!» lo richiamò, facendolo sussultare. «Coprilo con qualcosa e caricatelo in spalla».
A quel dire si voltò verso quella renna e strabuzzò gli occhi. «Che cosa? No!»
«Poche storie e diamoci una mossa», rimbrottò, facendo un rapido cenno a Chopper per obbligarlo ad avvicinarsi. Meglio muoversi prima che a Rufy venisse la brillante idea di mangiarselo lo stesso, data l'espressione famelica con cui continuava a guardare la sirena.
«Posso sapere almeno che cosa volete da me?» chiese, venendo trascinato di tutta risposta sul terreno, la cui umidità sembrava penetrargli nelle ossa.
«Lo saprai a tempo debito», replicò ironico, abbozzando un sorriso che non prometteva nulla di buono. «Sempre che tu non preferisca finire nella pancia di quello lì», soggiunse, indicando distrattamente Rufy.
«Quello tenetemelo lontano», lamentò, sentendo uno strano brivido percorrergli lungo la pelle al contatto con il terriccio umido. «E potreste essere anche più gentili!»
Non parve essere per niente preso in considerazione, però, poiché dopo aver allontanato per l'ennesima volta Rufy, che se n'era uscito nuovamente con un distratto «Quando ce lo mangiamo?», quel tipo di nome Zoro lo gettò malamente sul terreno, intimando per l'ennesima volta alla renna di caricarselo in spalla.
Si rialzò sorreggendosi sulle braccia, gettandogli un'occhiataccia.
«Portami tu, se ci tieni tanto! Quello è un animaletto», rimbrottò, ma lo sguardo che gli venne rivolto fu tutt'altro che cordiale.
«Non sottovalutarlo», gli fu detto con voce sprezzante, prima che si avvicinasse alla renna e gli battesse una piccola pacca su una spalla. -Fatti valere, Chopper».
Ci mise un po’ quello a eseguire l'ordine, prima di metter mano a una sacca che aveva a tracolla; frugò giusto un attimo prima di tirar fuori quella che sembrava una caramellina per poi trasformarsi, lasciandolo letteralmente di stucco.
Non ebbe però il tempo di rendersi realmente conto della situazione che venne afferrato senza mezzi termini, tanto che si lasciò scappare un'esclamazione sorpresa nel vedersi letteralmente scomparire il terreno da sotto i piedi, troppo preso da dimenticarsi di essere ancora nudo.
Erano successe troppe cose tutte insieme, dalla sua cattura a quel suo strano cambiamento, e vedersi adesso una piccola renna trasformata in un gigante era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, se voleva metterla in quei termini.
«Andiamo», fu il solo ordine che diede l'uomo con le spade, incamminandosi nella boscaglia con gli altri due al seguito.
Non si prospettava nulla di buono, all'orizzonte
.






Ed eccoci qui alla fine del capitolo.
Questo è un piccolo sclero nato tra la noia e l'organizzazione dei nostri prossimi cosplay, per ora attendete il prossimo capitolo, sperando che vi sia piaciuto questo tanto da seguirci ancora XD
Al prossimo ^^^

P.s. Per chi ha interesse, visitate la nostra pagina per le altre storie pubblicate su FMA (Titoli cliccabili con link diretto):
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