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Autore: Caroline Granger    30/01/2012    3 recensioni
Immaginate il giovane Harry che ritorna ad Hogwarts per sconfiggere una volta per tutte l'Oscuro Signore. Crede che tra poco il pericolo verrà sconfitto. Pensa al suo passato, vive il presente e immagina il futuro. Solo che il ragazzo non sa, non sa di una verità che potrebbe capovolgere il suo mondo fino a quel momento. Qualcosa che è rimasto sotto uno spesso strato di polvere per ben 17 anni e che per fatalità del destino ritorna alla luce.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Ciao eccomi qua dopo aver sistemato anche il secondo capitolo. è stato un po’ difficile rendere certi momenti ma spero di esserci riuscita.
In questo capitolo verrà rivelata una sconvolgente verità che, se sono stata brava nel manovrare, vi farà rimanere con il fiato sospeso. I fatti
partono quando i ragazzi sono riusciti a distruggere sia il diadema di Corvonero e la coppa di Tassorosso. La battaglia deve ancora
cominciare. Perciò Fred, Tonks, Remus e tutti gli altri NON sono morti. Ora il trio deve dedicarsi alla ricerca di Nagini. Come al solito,
augurandomi di rendervi la lettura piacevole, vi saluto e ci vedremo in fondo.
 
Quando l’impossibile diventa possibile.
 
Una volta che Harry uscì dalla Stanza delle Necessità sentì una fitta alla cicatrice. Era parecchio forte tanto da doversi aggrappare a Ron
per non cadere. Gli amici preoccupati lo fecero sedere a terra. Hermione con voce piccola piccola, intrisa di timore, disse:
 
– Harry, cosa succede? Ancora.. ancora Lui?
 
Ma Harry non sentì le parole dell’amica e, come tante volte prima di allora, scivolò nella mente del nemico. Impiegò un momento a capire
dove si trovava mentre l’uomo tanto odiato entrava in una stanza polverosa dalle assi di legno inchiodate alle finestre. I passi erano lenti
e controllati e la veste lunga e nera, che copriva l’esile corpo, sembrava portare con sé un’ombra di oscurità. Lo sguardo corse tutto
intorno alla stanza e si soffermò particolarmente su una gabbia dorata che fluttuava a mezzo metro d’altezza circa mentre un sorriso,
anch’esso gelido come lo sguardo, affiorava alle labbra e la mano dalle lunga dita sottili e di un pallore cadaverico sfioravano con una
calma accurata questa sfera color del sole. All’interno appollaiata placidamente c’era Nagini, il serpente del mago oscuro. Il serpente si
ridestò dal suo riposo e sibilò qualcosa all’uomo che rispose sempre nello stesso tono sibilante:
 
– So che vorresti uscire ma non puoi. Sai anche te che Harry dovrà venire da me se non vuole che i suoi amici muoiano uno ad uno. Lui
verrà a cercare te, ma ci sarò anche io a fargli una bella sorpresa. E quando arriverà qua dovrà solo morire. Così, dopo la sua dipartita
definitiva, io potrò finalmente combattere nel pieno delle mie potenzialità. Potrò essere il governatore incontrastato di tutto il mondo
magico. Ho sottovalutato troppo volte il giovane Harry. Ho sempre mandato avanti gli altri e solo ora mi sono reso conto di che tremendo
errore abbia commesso. Ma non importa, non importa ora ho imparato. Devo essere io ad uccidere Harry Potter. Solo io potrò vivere per
sempre.
 
Una risata fredda proruppe dalla sua bocca a allargò le braccia.
 
– Però, ora che ci penso, prima di occuparmi del ragazzo devo fare una cosa ben più importante. Ero talmente preso dalla vittoria
imminente che mi stavo dimenticando un’altra parte del piano altrettanto essenziale per la riuscita di tutto quanto.
 
Detto questo chiuse gli occhi borbottò una formula e bisbigliò:
 
– Severus vieni qua immediatamente. Io, il Signore Oscuro, devo affidarti un compito che solo tu potrai portare a termine.
 
Harry ne aveva abbastanza. Era riuscito a capire in maniera generale le intenzioni del nemico e concentrandosi, con fatica immane,
riuscì a riprendere i sensi.
 
– è con lui. Nagini è con Voldemort. In una gabbia e.. e..
 
boccheggiò mentre Ron cercava di calmare l’amico. Chiuse gli occhi cercando di concentrarsi su ciò che aveva appena visto e sentito.
 
– Piton! Voldemort vuole Piton. Ha detto che ha una missione che solo lui può affrontare.
 
Hermione si chinò sul ragazzo e disse:
 
– Non abbiamo altra scelta. Dobbiamo andare da Voldemort.
 
Ron a quella frase ribattè:
 
–  Ma è proprio quello che lui vuole. Sarebbe da irresponsabili farlo.
 
–  E da quando mi dici queste cose? Comunque so benissimo che è esattamente ciò che vuole ma è l’unico modo per uccidere il
serpente. Hai un’idea migliore?
 
Hermione cominciava a scaldarsi. Si vedeva che la ragazza era particolarmente preoccupata ma cercava di nasconderlo,
nonostante le sue mani volavano frenetiche a tormentare la maglia che indossava. Con lei era sempre così. Bastava guardarle
le mani per capire cosa stava pensando.
Ron aprì un paio di volte la bocca ma non pronunciò alcun suono. Piuttosto si avvicinò a lei e le passò un braccio sulle spalle.
Lanciò un’occhiata a Harry sperando che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa ma vedendo che l’amico stava zitto disse:
 
– Mi dispiace scusa. Vedrai che andrà tutto bene. Sono sicuro che ne usciremo sani e salvi tutti quanti. Scommetto che da qui a
qualche ora potrai tornare a leggere i tuoi amati libri senza temere che qualche super cattivo possa spuntarti alle spalle.
 
Hermione abbozzò un sorrisetto e disse:
 
– Si hai ragione. Dobbiamo essere positivi.
 
Mentre i suoi amici stavano parlando Harry intanto stava pensando a quale missione Voldemort avrebbe affidato a Piton. L’unico
modo per scoprirlo è seguirlo pensò il ragazzo mentre si avviava con Ron ed Hermione alle calcagna giù per le scalinate
schiacciati sotto il Mantello dell’invisibilità. Ormai tutta la scuola sapeva che Harry era lì, perciò il piano per mantenere l’anonimato
era fallito miseramente, ma la prudenza non era mai troppa aveva bisbigliato Hermione.
 
– E se incontriamo un Mangiamorte?
 
Aveva detto stizzita mentre manteneva una presa salda sulla bacchetta pronta a sfoderarla in qualsiasi momento.
I tre ragazzi, così coperti, scesero i gradini con circospezione voltando lo sguardo in ogni direzione. Sarà stata opera della Dea
Bendata fatto sta che il trio raggiunse incolume l’ingresso del castello. A questo punto Hermione rivoltasi a Harry gli chiese in un
soffio:
 
– ti ricordi dove si trovava Voldemort? Hai visto se era un posto del castello?
 
Harry chiuse ancora gli occhi e si concentrò cercando di ricordare cosa aveva visto prima.
 
– è un posto, una stanza piena di polvere con delle assi che sprangano le finestre. È un posto che ho già visto ma non mi ricordo.
 
Poi un flash: un uomo con un tuta da carcerato, un topo che prendeva sembianze umane..
 
– la Stamberga Strillante. È lì Voldemort insieme a Nagini. E tra poco ci arriverà anche Piton.
 
I ragazzi si diressero verso il Platano Picchiatore. Era una notte stellata e la luna faceva capolino dalle radi nuvole che viaggiavano
nel cielo. Vi era un brezza leggera e anche se non era freddo, la sola consapevolezza di quello che sarebbe accaduto da lì a poco,
faceva venire la pelle d’oca a chiunque. Sapevano che era troppo rischioso andare fino ad Hogsmeade, visto che pullulava di
Dissennatori. L’unica alternativa possibile era quella di passare sotto quell’albero.
Harry si fece prendere dai ricordi di quando, al terzo anno, era sceso sotto quelle radici seguito da Hermione per andare a salvare
Ron dalle morse di un grande e grosso cane nero che poi si rivelò essere il suo padrino Sirius Black.
Pensare a Sirius gli fece tristezza. La morte, per mano della cugina Bellatrix, gli bruciava ancora parecchio. “Lo faccio anche per te
Sirius. Ucciderò Voldemort per vendicare la tua morte.” pensò mentre gli occhi gli diventavano lucidi.
Se gli asciugò velocemente con la manica della maglia e si chinò per entrare nel buco tra le radici dopo che Hermione ebbe bloccato
i rami con un incantesimo. Aveva messo un piede dentro quando sentì un fruscio troppo umano. Si voltò giusto in tempo per vedere
un paio di piedi calzati di nero che si stavano dirigendo in quella direzione. Non si sa come ma il ragazzo riuscì a nascondersi sotto
il Mantello prima che lo sconosciuto apparisse nella sua integrità. Aguzzando la vista Harry riuscì a scorgere un mantello nero pece
e un viso odioso alquanto familiare. Era Severus Piton. Piton non si diresse direttamente al Platano ma si fermò nei dintorni a
scrutare l’oscurità. Ad Harry venne un pensiero terribile. Possibile che l’uomo lo avesse visto? Oò suo timore trovò conferma quando
poco dopo sentì la voce dell’odiato professore:
 
– Potter so che ti stai nascondendo sotto il Mantello dell’Invisibilità. Esci fuori se non vuoi farti male.
 
Hermione gli bisbigliò all’orecchio:
 
– Non vorrai farti vedere spero Harry. Sai benissimo in che guai ti caccerai.
 
Peccato però che mentre stava per fare un passo indietro per trovare maggiore rifugio grazie all’oscurità accidentalmente calpestò
una foglia secca la quale produsse un sonoro schiocco. Stava per mandare all’aria la prudenza per sfoderare la bacchetta e
stendere il professore di Pozioni quando Harry si sentì sollevare per aria. Piton, non si sa come possa esserci riuscito, aveva trovato
esattamente il punto in cui si trovava. Scalciando cercò invano di liberarsi e dopo parecchi secondi si ritrovò faccia a faccia con
l’uomo che aveva ucciso Silente. La paura lo invase in tutto il corpo ma cercò di non far trasparire nemmeno un’emozione. Lo sapeva,
sarebbe morto, un Avada Kedavra e di Harry Potter non sarebbe rimasto più niente. Chiuse gli occhi pronto a sentire il colpo mortale
con l’unica consapevolezza che, forse Hermione e Ron si sarebbero salvati e forse non ci sarebbe stata nessuna guerra, almeno
non in quel momento. I secondi passavano inesorabili ma dell’incantesimo mortale non se ne vide una traccia. Piton lo scrutava
e in quegli occhi neri e profondi si leggevano varie cose: rabbia, tristezza e anche, Harry si diede dello stupido solo per averlo
pensato, compassione? Il ragazzo non sopportava starsene appeso a testa in giù e disse, rivolto a Piton:
 
– allora cosa aspetti a farmi fuori? Cosa aspetti ad uccidermi? Se lo farai Voldemort ti accoglierà con tutti gli onori.
 
Rimase a guardarlo aspettando che reagisse.
Piton non smetteva di fissarlo e si potevano vedere le rotelle del suo cervello che ruotavano freneticamente. Solo dopo alcuni
minuti che sembrarono ore disse:
 
– solo perché tu lo possa sapere Harry. Primo: non pronunciare il nome del tuo nemico
Secondo:  io non ti uccido perché gli ordini del Signore Oscuro sono stati chiari in merito. Terzo: - pronunciare le seguenti
parole sembrò costargli tutta la fatica del mondo - pensi davvero che sarei in grado di uccidere MIO figlio?
 
Tutta l’atmosfera circostante si fermò come se il tempo si fosse bloccato. Persino l’aria sembrò bloccarsi. Il panorama che si
stava presentando sarebbe potuto essere un’istantanea fotografica. L’espressione di Harry era indecifrabile e, dopo essersi
ricordato come si parlava, riuscì solo a dire:
 
– Io cosa? Non capisco. Cosa sta dicendo?
 
Piton lo guardò ancora per un secondo e disse, facendo attenzione a pronunciare in maniera chiara le seguenti parole:
 
– C’è una cosa che ti è stata nascosta per tutta la tua vita. Il tuo padre biologico non è morto. Perché tuo padre sono io.
 
Spazio autrice: voglio davvero ringraziare tutti voi. Grazie a tutti coloro che hanno letto il primo capitolo e soprattutto chi mi ha
lasciato una recensione. Spero che questo capitolo possa essere stato di vostro gradimento e vi rinnovo l’invito a lasciarmi
la vostra opinione sui capitoli che pubblico. Accetto tutte le vostre recensioni sia che siano positive che negative ma
costruttive. Un  grande abbraccio Caroline Granger.
   
 
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