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Autore: smokejack    30/01/2012    0 recensioni
Trovare le risposte alle proprie domande si rivela spesso più arduo del previsto. Per cercare tali risposte Hector Bowen decide di ricorrere ad antiche conoscenze.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Interessante.
Più guardava quel piccolo essere ritto di fronte a lui, più capiva che il tempo passa per tutti e non c’è modo di fermarlo.
Forse avrebbe dovuto iniziare a comprenderlo anni prima, ma i maghi non sono gente da curarsi di queste cose.
E non lo saranno mai.
Quanto ancora mi farai penare?, pensava fra sé.

Hector Bowen era diventato vecchio incantando il mondo con rapidi movimenti delle dita – anche se lui preferiva che si dicesse maturo
‘La magia è l’unico vero antidoto contro la vecchiaia’, l’avevano sentito affermare qualche mese prima in una taverna di Tegucigalpa, quel posto che gli indigeni sono soliti chiamare montagna d'argento della valle di Tekut Xiuatl.
Così non aveva mai considerato l’eventualità di venirsi a trovare un giorno in una situazione simile, ma nel complesso le cose che non aveva considerato erano molte di più.

Perciò quando la Terra ebbe compiuto il suo trentesimo moto di rotazione dal giorno in cui i due ebbero modo di incontrarsi per la prima volta, Hector Bowen decise che era giunto il momento di mettere da parte il suo orgoglio da fiero animale ferito.
Non aveva mai preso in considerazione l’eventualità di lasciare il testimone, un giorno, di insegnare tutto quello che aveva appreso negli ultimi sessant’anni da stregoni cileni, fachiri afgani, streghe del nord-Europa e sciamani del Botswana a qualcun altro, neppure se gliel’avesse chiesto, neppure se l’avesse supplicato.
Neppure ad un figlio.
Ma dopo che Celia Bowen lo ebbe fissato ininterrottamente per un mese negli occhi, cambiò idea.

Aveva accettato la sfida e l’aveva persa, sicché ora altro non gli restava che prendersi le responsabilità della sua decisione, ma più che altro trovare un modo efficace per mettere in atto quanto aveva programmato, per trasferire quantità illimitate di conoscenze magiche in un corpicino di un metro e trenta, su per giù.
In vita sua si era sempre ben guardato dall’andare incontro a circostanze di tale spigolosità e mai gli era capitato un nodo così contorto da sciogliere – fatta eccezione per quella volta in cui un capo tribù Sotho gli fece crescere un sesto dito sulla mano sinistra e gli ci vollero dieci giorni per trovare il contro-incantesimo adatto.
Hector Bowen prese allora congedo dal Circo per un periodo di tempo che non specificò – nella lettera scrisse ci sono cose che richiedono semplicemente il tempo che richiedono – e si recò con Celia presso Monteriggioni, il piccolo borgo fra le colline senesi in cui per la prima volta aveva conosciuto la magia.

Non passò molto che il vecchio mago cominciò a chiedersi se quella fosse stata la decisione più giusta.
Si rispose che se non era giusta, quanto meno era necessaria.

La cinta muraria che tante volte aveva percorso nel suo intero perimetro era presso a poco come se la ricordava, inalterata da tutti quegli anni di intemperie.
Era senz’altro il più bel posto che Hector Bowen avesse mai visitato – e di posti ne aveva visti non pochi.
‘Mi sto giocando l’ultima carta’, continuava a ripetersi fra sé; in tutto quel tempo non era riuscito a stabilire un minimo contatto con sua figlia, ma sapeva che in quel luogo c’era probabilmente l’unica persona che sarebbe stata in grado di aiutarlo.
Attraversarono dunque a piedi la porta a sud, l’originario squarcio nelle mura tramutato poi in accogliente passaggio dagli ingegnosi abitanti toscani.
Nella solita vecchia capanna, nel solito vecchio terreno, il solito vecchio maestro.
Si domandò come fosse possibile che Guglielmo di Roncisvalle sembrasse sempre più giovane di lui, nonostante i 329 anni.

Appena Hector Bowen lo vide, seppe che lui sapeva, senza bisogno di parole, senza girarci intorno.
- E’ una bellissima bambina Hector. Grazie al cielo non ti assomiglia.
- Vorresti forse insinuare che assomiglia alla madre?
- Rassegnati Hector, non ha preso da te.

Al terzo giorno di permanenza, il saggio tricentenario – a cui non era di certo sfuggita tutta l’apprensione e l’agitazione che regnavano nell’animo di Hector Bowen – prese in mano la situazione e condusse Celia con sé su un alto monte che si stagliava nobile oltre le colline, all’orizzonte.
- La magia non ti piace, Celia Bowen, io lo so.
Scrutava il cielo come le aquile di mare dalla testa bianca lo scrutano alla ricerca del luogo adatto per nidificare, con la stessa intensità, lo stesso trasporto.
- Ti rivelerò una cosa: questo è un bene, in parte.
La bambina non si mosse di un millimetro e com’era sua consuetudine continuò nel fissare quei trecentoventinove anni di saggezza popolare fissi negli occhi grigi come la nebbia.
E poi all’improvviso, come un tuono nella notte, parlò.

- I maghi sono.. strani. Voglio tornare a casa.
E Guglielmo ebbe la conferma che quella bambina dal padre non aveva ereditato proprio nulla.

- Tornerai a casa, non temere.

Quando giunse la sera del sesto giorno del loro soggiorno, Guglielmo di Roncisvalle convocò Hector Bowen nella sua tenda, mentre Celia dormiva come un angelo, avvolta in un fascio d’erba sul terreno.
- Ho trovato la soluzione per il tuo problema, Prospero.. ho saputo che ti fai chiamare così, da un po’ di tempo.
- E’ per il Circo. Non l’avrei mai fatto, se non per il Circo.
Tutto in funzione del Circo. E proseguì
- Avanti, parla, sai che farò qualunque cosa.
- Qualunque?
- Qualunque.
Guglielmo chiuse gli occhi e nello stesso istante protese le mani in avanti a formare una conca di fronte a sé.
E quando le riaprì, una luce rossastra delineò nitida sui suoi palmi la sagoma di un cuore umano.

- Amala, Hector, e lei capirà.
  Amala.
  
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