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Autore: Gra Gra 96    30/01/2012    3 recensioni
{Questa storia ha partecipato al contest "La nuova generazione è cosa buona giusta", indetto da Roxanne Potter, classificandosi terza e vincendo il premio Miglior Personaggio}.
- Lucy, perché non ti sforzi di assomigliare un po’ di più a tua sorella?
Sembrava proprio che sua madre non riuscisse a rivolgerle nessuna domanda se non quella, per altro postale con tono stanco ed esasperato.
- Mamma, non ci riesco. Sono talmente diversa da Molly! – rispondeva ogni volta la bambina con semplicità, ma Audrey non si rassegnava e continuava a tartassarle il cervello con quell’interrogativo quasi ogni giorno. Lucy non capiva: cosa c’era in lei che non andava?
Perché mai avrebbe dovuto sforzarsi di assomigliare alla gemella?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Audrey, Lucy Weasley, Molly Weasley, Molly Weasley Jr
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Alla disperata ricerca della felicità.

Prologo.
- Lucy, perché non ti sforzi di assomigliare un po’ di più a tua sorella?
Sembrava proprio che sua madre non riuscisse a rivolgerle nessuna domanda se non quella, per altro postale con tono stanco ed esasperato.
- Mamma, non ci riesco. Sono talmente diversa da Molly! – rispondeva ogni volta la bambina con semplicità, ma Audrey non si rassegnava e continuava a tartassarle il cervello con quell’interrogativo quasi ogni giorno. Lucy non capiva: cosa c’era in lei che non andava?
Perché mai avrebbe dovuto sforzarsi di assomigliare alla gemella? I loro caratteri erano totalmente diversi, così come il loro aspetto fisico.
Se Molly vantava una cascata di morbidi ricci rossastri, Lucy conviveva con piatti e insignificanti capelli color topo; se nel viso della prima brillavano due grossi e penetranti occhi verdi, simili a stelle del firmamento, in quello della seconda vi erano due banali occhietti color cioccolato; la rossa appariva un po’ più grassottella della mora, ma non sembrava che la cosa la turbasse minimamente. Dal punto di vista caratteriale erano l’una l’opposto dell’altra.
Molly era vivace, sorridente, socievole, estroversa, spiritosa e a volte anche un po’ arrogante, mentre le caratteristiche che spiccavano in Lucy erano senza ombra di dubbio l’introversione, la timidezza, la pacatezza e l’insicurezza. Le due bambine avevano trascorso i primi anni di vita insieme, nella stessa culla, nello stesso passeggino, nella stessa casa. Dall’età di sei anni, però, avevano iniziato a dedicarsi ad attività sempre diverse, che le tenevano separate per la maggior parte della giornata. Così Molly cresceva senza Lucy e Lucy senza Molly.
 
1. Tremendamente gelosa.
Ho sempre avuto la sensazione di essere la meno amata della famiglia. Ho sempre avuto la triste consapevolezza che fosse Molly la preferita di mamma e papà. La consideravano una bambina prodigio, simpatica e irresistibile, che coltivava sane e interessanti passioni.
La mia gemella sin da piccola aveva dimostrato una stupefacente predisposizione all’archeologia: amava scavare profonde buche nel terreno alla ricerca di fossili di Drago.
- Perdi solo tempo. – avevo sentenziato io una volta, guardandola con disapprovazione mentre s’imbrattava con noncuranza il candido vestitino. – Non caverai un ragno dal buco.
Sin da piccola avevo mostrato il mio grande interesse per la lettura e, libro dopo libro, avevo acquisito un linguaggio sempre più colto che mi rendeva davvero fiera di me stessa.
- Sta’ zitta, Lucy, tu non ne capisci proprio niente di fossili! – aveva ribattuto mia sorella, testarda come un mulo e orgogliosa come un leone. Non la sopportavo, era più forte di me!
Eppure, non  so come, riusciva a conquistarsi le simpatie di tutti, animali compresi.
- Per le mutande di Merlino, sono un mito! – aveva esclamato Molly qualche minuto dopo il nostro vivace scambio di battute. – Ho trovato il mio primo fossile!
Complimenti, moine, sguardi di approvazione, baci, abbracci, urletti di gioia. In pochi secondi mia sorella era riuscita a ricevere tutto questo e tant’altro dai miei genitori, per quella che tutti ritenevano una brillante scoperta archeologica. In quell’occasione decisi che la cosa migliore da fare fosse rintanarsi in un cantuccio a covare in santa pace la tremenda gelosia che mi attanagliava le viscere.
 
2. Fiera della mia diversità.
Ricordo ancora con commozione l’unico episodio della mia infanzia in cui sentii di essere veramente amata da qualcuno che mi apprezzava per quello che ero. Quella persona non era altri se non nonna Molly, la madre di mio padre, una donna meravigliosa a mio parere.
Era Natale ed eravamo tutti riuniti alla Tana attorno a un imponente ed elegante abete verde.
Tanti pacchetti di varie forme e dimensioni erano posti ai piedi dell’albero e sembrava quasi che fossero impazienti di essere scartati. Non mi aspettavo granché dai regali dei miei genitori, che non si erano mai posti il problema di conoscermi affondo, né mi aspettavo di ricevere qualcosa da cugini e zii, non avendo coltivato particolari buoni rapporti con nessuno di loro.
Eppure quale fu la mia gioia nel ritrovarmi in mano una copia di Storia di Hogwarts, scelta appositamente per me dalla nonna, unica a conoscere e approvare il mio amore per la lettura.
- Oh, nonna, è un regalo meraviglioso. – mormorai, stringendola in un tenero abbraccio.
- Il minimo per una dolce lettrice come te. – rispose lei con semplicità, ricambiando la stretta.
Tutti i miei cugini ci fissavano con un misto di gelosia e di sorpresa. Nessuno di loro provava particolare simpatia nei miei confronti, in quanto sia per il colore dei miei capelli, sia per il mio carattere poco estroverso, ero vista come un’intrusa all’interno della famiglia Weasley.
- Non sei come noi. – mi aveva sussurrato un giorno James con disprezzo.
Forse non aveva tutti torti. Ero diversa, questo sì, ma andavo fiera della mia diversità.
 
3. Piena di speranze per il futuro.
Da bambina mi ero sempre chiesta come fosse la vita entro le solide mura di Hogwarts.
Fremevo dalla voglia di mettere piede in quel meraviglioso castello, curiosa di conoscerlo fin nei minimi particolari. Le informazioni contenute in “Storia di Hogwarts” non erano più sufficienti a colmare la mia insaziabile sete di conoscenza.  Desideravo fortemente che il mio undicesimo compleanno arrivasse il più presto possibile, portandomi via da una casa dove la mia presenza non era affatto gradita. Avevo disperatamente bisogno di un po’ di affetto e di comprensione. Volevo sentirmi amata, desiderata e apprezzata.
Una volta giunta a Hogwarts, sognavo di stringere solide e profonde amicizie, di riuscire bene nella maggior parte delle materie scolastiche, di essere smistata in una casa consona alle mie qualità e ai miei difetti e, magari, di trovare il vero amore. Quello che ti fa battere il cuore, che ti condiziona l’esistenza, che ti imprigiona i sensi, che da una svolta alla tua vita.
- Ehi, Lucy, credo che tu non avrai mai un ragazzo. – mi disse un giorno Molly con assoluta convinzione. – Non sei né bella né simpatica e non piaci a nessuno.
A quel tempo stavo lentamente cercando di costruirmi una solida autostima, per poter meglio affrontare i successivi anni di scuola, ma le parole di mia sorella distrussero ogni cosa. Fu come se una violenta onda abbattesse le fragili fondamenta del mio castello di sabbia.
- Okay, Molly, uno a zero per te, ma fa’ attenzione: prima o voi avrò anche io le mie soddisfazioni. Hai sepolto la mia autostima, ma non hai distrutto il mio sogno. – borbottai tra me e me, uscendo in giardino a sbollire la rabbia repressa.
 
 
4. Incline al pianto, ma forte.
All’età di undici anni avevo finalmente potuto varcare l’imponente ingresso del castello di Hogwarts, venendo smistata nella meravigliosa casata di Tassorosso. Senz’alcun dubbio quella del Cappello Parlante era stata un’ottima scelta. Così come lo era stata quella di mandare mia sorella Molly a Grifondoro. Ero sempre stata fermamente convinta che saremmo state smistate in due case diverse, ma di certo non avevo previsto la reazione di mia madre in merito.
Lucy, sei la prima Weasley a essere smistata nella casa di Tassorosso, vergogna!
D’altronde come poteva essere altrimenti? Con il carattere debole che ti ritrovi non saresti potuta finire in nessuna delle altre case. Non possiedi né coraggio, né sapienza, né astuzia.
Fortunatamente c’è Molly a portare un po’ di orgoglio alla nostra famiglia: tua sorella è diventata un membro della casa più prestigiosa di tutte, Grifondoro! E tu? Non ho parole per esprimere la mia indignazione. Sappi solo che mi hai deluso tantissimo, Lucy.
Ancora una volta ero rimasta profondamente delusa dal comportamento di mia madre.
Una mamma dovrebbe sempre apprezzare le qualità del figlio, stimolarlo a coltivare le sue passioni, apprezzarlo per quello che è, appoggiare le sue decisioni, difenderlo a spada tratta, amarlo più della sua vita e comprenderlo in ogni situazione.
Audrey non aveva mai assunto nessuno di questi comportamenti nei miei confronti. Mai.
Una dopo l’altra, le lacrime avevano rigato il mio pallido e smunto viso, attirando l’attenzione dei presenti. Mi trovavo, infatti, nella calda e accogliente Sala Comune di Tassorosso.
Non volevo che nessuno dei miei compagni mi vedesse piangere; non sopportavo che scrutassero i miei occhi impregnati di lacrime; non avevo intenzione di ricevere la pietà di nessuno. Nonostante tutto, ero ancora convinta di essere una ragazza forte.
E’ sincero il dolore di chi piange in segreto.
Raggomitolata sul mio comodo letto dalle tinte color pastello, sfogai tutta la rabbia e la frustrazione in un pianto disperato.
 
Epilogo.
Con il tempo cambia tutto, o quasi. Sono ancora in pessimi rapporti con mia madre, e sì, anche con mia sorella Molly. Tutta la mia famiglia, eccetto la nonna, continua ancora a disprezzarmi come un tempo. Eppure ora non me ne curo affatto. Insomma, mi dispiaccio di questo loro atteggiamento, non lo nego, ma non lascio che provochi alcun turbamento in me.
Ho altro a cui pensare. Ho altre persone in cui riporre la mia fiducia e il mio più sincero amore.
Daniel, mio marito, la persona più meravigliosa che abbia mai incontrato in vita mia.
Allie, la mia dolce bambina, la mia ragione di vita.
Sono loro gli artefici dei piccoli momenti di felicità che caratterizzano ogni giornata, rendendola unica e irripetibile. Un sorriso di Allie, un bacio di Daniel… tutto ciò di cui ho bisogno per essere felice. 
  
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