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Autore: My Pride    30/01/2012    8 recensioni
Sigarette e acqua di colonia, era quello il perenne odore che Sanji si portava dietro.
«Per temprare la mente bisogna temprare anche il corpo, sopracciglio a ricciolo. E allenarsi nella tecnica è dunque essenziale per migliorarsi»
«Per te ogni scusa è buona per attentare al mio culo, marimo, ma stasera caschi male»
«Vogliamo scommettere, cuoco da strapazzo?»
[ Prima classificata allo «Smells contest: odori da raccontare» indetto da Starhunter ]
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Sanji/Zoro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'My Shitty (Pervert) Cook'
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Aroma di tabacco, acqua di colonia, sapore di cuoco
[ Prima classificata allo «Smells contest: odori da raccontare» indetto da Starhunter ]

Titolo: Aroma di tabacco, acqua di colonia, sapore di cuoco
Autore: My Pride
Fandom: One Piece
Personaggi principali: Roronoa Zoro, Sanji Black-Leg
Elementi: Sigaretta, Camera d’albergo
Tipologia: One-shot [ 1565 parole ]
Genere: Generale, Sentimentale, Vagamente Erotico (?), Vagamente malinconico (?)
Rating: Giallo / Arancione
Avvertimenti: Shounen Ai,  Slice of life, Linguaggio a tratti un po’ colorito, What if?

Binks Challenge: 9° Albergo › 1° Odio
Prompt: 9° Argomento: Clima › Temperatura
La sfida dei duecento prompt: 8. Sigaretta


ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.

    Sigarette e acqua di colonia.
    Sigarette e acqua di colonia, era quello il perenne odore che Sanji si portava dietro. Ormai Zoro aveva imparato a conoscerlo e a distinguerlo fra mille altri, quasi fosse una sua singola particolarità, sebbene sapesse con estrema certezza che non era esattamente così. Non era di certo l’unica persona al mondo che, per nascondere il terribile fetore di una sigaretta, si faceva letteralmente il bagno in un prodotto dall’odore ancor peggiore. Però aveva anche imparato ad apprezzarlo, doveva essere sincero con se stesso.
    «Ah, perché non ho potuto dividere la camera con Nami-swan e Robin-chwan
~♥».
    Peccato che certe volte, proprio come in quell’esatto momento, lo detestasse.
    Nelle sue orecchie, le lamentele del cuoco avevano sovrastato il suono scrosciante della pioggia che picchiettava contro i vetri delle finestre - il che era a dir poco pazzesco, dato il violento acquazzone che imperversava al di fuori di quell’alberghetto -, e a nulla era valso tentare di concentrarsi semplicemente sulla propria meditazione. Come poteva anche solo pensare di farlo, d’altronde, se le sciocche chiacchiere del cuoco su quella strega e l’archeologa non facevano altro che tartassargli il cervello?
    Quell’odore nauseabondo sembrava avvolgerlo come se fosse una nuvola, ma il cuoco, essendone ormai assuefatto, pareva non farci caso più di tanto, alternando le lunghe boccate di fumo nocivo a qualche altra lamentela. Era come un disco rotto, ormai, e Zoro aveva resistito fin troppo.
    «Vuoi piantarla o no, stupido cuoco?» sbottò, alzando giusto una palpebra per gettare uno sguardo nella sua direzione. Se ne stava seduto sul bordo del letto, con lo sguardo rivolto alla finestra e i denti impegnati a mordicchiare il filtro della sigaretta.
    Nel sentirsi chiamare, però, Sanji si voltò parzialmente verso di lui, abbozzando un mezzo sorriso sarcastico. «Ti do per caso fastidio, spadaccino?» ironizzò, afferrando poi il posacenere per spegnere al suo interno la cicca prima di allungarsi verso il pacchetto di King O Ground L.
    «Le tue lagne e quella porcheria che fumi in continuazione mi deconcentrano», bofonchiò Zoro in risposta, guadagnandoci soltanto una sonora risata.
    «E dire che alcuni la considerano l’emblema del piacere, marimo».
    «Quale idiota potrebbe pensare una cosa simile?»
    Nel sentirlo, Sanji sbuffò. «Ma tu cosa puoi capirne, spadaccino», rimbeccò, portandosi la nuova stecca alle labbra e mantenendola con i denti; afferrò poi un fiammifero e, sfregando la capoccia sul lato della scatola, lo accese prima di avvicinare la fiamma all’estremità della sigaretta, inalando fino in fondo. «Per te il piacere si riduce all’uso, alla cura e al maneggiamento delle tue spade», gli disse poi tra la creazione di un anello di fumo e l’altro.
    «Non si riduce soltanto a quello, idiota d’un cuoco», borbottò Zoro, sebbene dovette ammettere a se stesso che, aye, Sanji aveva decisamente colto nel segno. Non aveva molte altre passioni oltre l’arte della spada e della meditazione, lui, anche se da un po’ di tempo a quella parte la sua nuova passione portava un ridicolo completo da damerino e possedeva un altrettanto ridicolo sopracciglio a ricciolo. Non sapeva se considerarsi a sua volta un idiota o rassegnarsi all’accettazione di quel loro modo bizzarro di essere una coppia. Ma era poi giusto definirsi così, con il cuoco che non faceva altro che sospirare per le uniche donne a bordo? Ad essere sincero, non sapeva nemmeno questo.
    A quei suoi stessi pensieri, Zoro masticò qualcosa fra i denti e decise di dare le spalle al cuoco, che per tutta risposta si alzò dal proprio letto per raggiungerlo. Si sedette al centro del materasso, schiena contro schiena, la testa rivolta verso il soffitto come se volesse seguire con gli occhi la scia di fumo della sua sigaretta. «Andiamo, stupido marimo, non ti sarai mica offeso», esalò ilare fra una boccata e l’altra. «Non credevo fossi così sensibile».
    «Ci vuole ben altro per offendermi, cuoco da strapazzo», replicò Zoro, gettandogli una rapida occhiata al di sopra della spalla. Non osò muoversi, e nemmeno seppe il perché; nonostante l’odore di sigaretta e acqua di colonia che avvolgeva il cuoco - il suo odore, rettificò nell’immediato il suo cervello -, aveva come la netta sensazione che, se si fosse allontanato da lui anche solo di un millimetro, avrebbe rotto quel bizzarro equilibrio che si era creato fra loro.
    Sanji sorrise, ridacchiando subito dopo. «E per fortuna, direi», ironizzò. «Sarebbe stato ancor più deprimente starsene chiuso in una camera d’albergo con uno spadaccino musone. Non che sia poi una così gran novità, a ben pensarci...» aggiunse, venendo colpito dietro alla nuca dalla testaccia dura del suddetto spadaccino, che ignorò volutamente le sue lamentele e rimostranze.
    «Hai voglia di litigare, sopracciglio a ricciolo?»
    Massaggiandosi frettolosamente il punto colpito, Sanji scosse appena il capo. «Nah... stasera non mi va di discutere con te», replicò poi in un mezzo sospiro, traendo subito dopo una lunga boccata dalla sua sigaretta. «Ho ben altro a cui pensare».
    «Tipo avvelenarti con quella merda?» sbottò Zoro, al che Sanji si lasciò scappare un nuovo sbuffo ilare, come se la cosa fosse divertente. Però non lo era affatto, accidenti.
    «Sarebbe un’idea», rimbeccò, alzandosi solo per gettare un po’ di cenere prima di tornare seduto sul letto dello spadaccino. «Però fumo da così tanto tempo che quasi mi chiedo se facciano effetto davvero, queste sigarette. Non mi ricordo nemmeno quando ho iniziato».
    «Certo che hai davvero dei brutti vizi, cuoco».
    «Ma sentitelo, lo spadaccino», sbuffò Sanji. «Non accetto critiche da un tipo che ha un vizio ancor peggiore, sappilo», ci tenne a precisare, mordicchiando stancamente il filtro della sigaretta. A ben pensarci, nessuno dei due avrebbe potuto metter parola sul vizio dell’altro; lui fumava come una ciminiera, Zoro beveva sakè come se fosse acqua fresca... già, erano entrambi sul filo del rasoio, su quegli argomenti.
    Sanji socchiuse di poco gli occhi, lasciando che le assurde repliche dello spadaccino lo cullassero, quasi si fosse trattato di una bassa nenia composta solo per lui. Si concentrò poi sul picchiettare della pioggia, sulla morbida consistenza di quel materasso, sul calore che la schiena dell’altro donava al suo corpo, inalando fino in fondo quel veleno che aveva fra le labbra.
    Forse uno dei motivi per cui fumava, per cui gli piaceva sentire quel nauseante odore mescolarsi con l’acqua di colonia che utilizzava, era che sentiva che gli sarebbe mancato qualcosa, se non l’avesse fatto. Qualcosa di insignificante, probabilmente, ma non inalare quel fumo nocivo sarebbe stato un po’ come impedirgli di respirare, ormai. Ed era per quel motivo che, per quanto gli dicesse di continuo di piantarla con quelle sigarette, Zoro lo lasciava semplicemente fare. Comprendeva che per lui erano come un pressante e vitale bisogno.
    «Ohi, cuoco», lo chiamò d’un tratto Zoro, risvegliandolo dai quei suoi più disparati pensieri. Sanji sbatté appena le palpebre prima di voltarsi un po’ verso di lui, venendo ben presto afferrato per il collo da un braccio possente e muscoloso che quasi rischiò di strozzarlo. 
    Tra un’imprecazione e l’altra, calci a piedi nudi e tirate di guance come se fossero dei dannati mocciosi, i due si ritrovarono a rotolare sul letto l’uno sopra l’altro, tirandosi dietro anche le pesanti lenzuola che coprivano il materasso. Con una mano premuta contro il mento dello spadaccino, in modo da poter tenere il più lontano possibile da sé il suo brutto muso, Sanji assunse un’espressione incavolata e lo fissò attento, sferrandogli un calcio svogliato allo stomaco senza curarsi del suono soffocato che l’altro si lasciò sfuggire. «Ma tu non dovevi meditare, spadaccino?» sbottò, e la mano gli venne allontanata con uno scatto secco, costringendolo a tenerla contro il letto ormai sfatto.
    «Per temprare la mente bisogna temprare anche il corpo, sopracciglio a ricciolo», rimbrottò Zoro, e il ghigno che gli si disegnò sulle labbra al cuoco non piacque per niente. «E allenarsi nella tecnica è dunque essenziale per migliorarsi».
    «Per te ogni scusa è buona per attentare al mio culo, marimo, ma stasera caschi male».
    «Vogliamo scommettere, cuoco da strapazzo?»
    Sanji lo fulminò immediatamente con lo sguardo, pronto a sferrargli l’ennesimo calcio della serata senza neanche perdere tempo in chiacchiere. Non ebbe nemmeno il tempo di alzare un piede, però, che si ritrovò chissà come ribaltato sul letto, dando così la schiena all’altro; sentì la mano di quell’idiota palparlo in mezzo alle cosce senza tanti complimenti, e strabuzzò gli occhi, incredulo, tentando poi di allontanarlo non appena la mente riuscì a mettere insieme una parvenza di pensiero razionale. «Frena, frena, frena!» sbraitò a denti stretti, maledicendosi ben presto quando dalle sue labbra sfuggì un sospiro di voluttà che rischiò quasi di fargli cadere la cicca. Dannato spadaccino! L’avrebbe ucciso, parola sua!
    Sanji l’aveva pensato, certo, ma erano rimaste solo minacce a vuoto, le sue. Con l’odore della sigaretta che andava mano a mano scemando, lo scrosciare della pioggia contro i vetri che batteva sempre più insistente e i loro ansiti che avevano cominciato a riempire la stanza come una bassa melodia imbarazzante, il cuoco scoprì a sue spese che c’era qualcosa in cui nessuno, neanche lui, avrebbe mai potuto battere quell’idiota: il modo in cui riusciva ad incastrare il suo allenamento e il sesso con facilità, quasi fossero due elementi complementari della stessa disciplina, e a far cedere lui anche contro voglia, accidenti.
 
 
 
«Ohi, cuoco da strapazzo».
«Non ti facevo tipo da chiacchiere dopo una scopata, stupido marimo».
«Och, sta’ zitto e spegni quella porcheria. Mi stai asfissiando».
«Ma se l’ho appena accesa, pervertito di merda!»








_Note conclusive (E inconcludenti) dell'autrice
Questa storia è stata scritta per lo Smells contest: odori da raccontare indetto da Starhunter, e si è stranamente classificata Prima
Per una volta che volevo scrivere una storia seria e malinconica su One Piece, ecco che me ne esco di nuovo con le mie assurdità. Non è colpa mia, purtroppo... il fandom e i due zucconi che uso maggiormente fanno sì che io mi ritrovi a scrivere cose assurde con un pizzico di sarcasmo. Volevo anche sfociare nel rating rosso, però... *Si ripara dietro alla prima cosa che le capita a tiro, così da evitare lanci di pomodori soprattutto per non aver descritto la lemon* Scleri miei a parte, spero che anche questa piccola storia vi sia piaciuta ;)
Ne approfitto anche per fare un pochino di pubblicità - l'angolo pubblicità non può mancare x) - e invito chi fosse interessato a fare un salto su Tales of sea: Mermaid's story
, storia che sto scrivendo insieme alla mia nipotola Red Robin :3
Alla prossima. ♥



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