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Autore: Erhien    30/01/2012    10 recensioni
Piccolo sequel di "Una questione di doccia", qui vedremo cosa accadde dopo che Lestrade, Donovan e Anderson ebbero lasciato l'appartamento 221B di Baker Street nelle mani di due uomini in leggera crisi ormonale.
Dedicata a Taila e a tutti quelli che hanno letto e commento la prima parte. Grazie ragazzi, buona lettura.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Una questione di doccia - Ciò che accadde dopo
Fandom: Sherlock (BBC)
Personaggi: Sherlock Holmes, John Watson
Genere: Slice of life, con un pizzico di Erotico, qualche nota Comica, un assaggio di Romantico, contornato da un filino di Introspettivo. Non so nemmeno io che cavolo di genere sia -.-"
Rating: Giallo? Ma giallo spento, penso >__<"
Avvertimenti: One-shot, Slash
N.d.A.: Di fronte alle richieste di continuare una one-shot sono sempre lusingata, ma reticente. Eppure questa volta ho voluto fare uno strappo alla regola, e dedicare questa ulteriore one-shot a Taila, che mi ha chiesto, con la paura di risultare sfacciata, un continuo ^^ Ma che sfacciata e sfacciata! xD
Spero di non deludere nessuno, e di regalare quel solito movimento di labbra noto ai più come "sorriso".
Vi avverto però che su alcuni punti non sono del tutto convinta, per cui la mia paura è che la lettura non risulti perfettamente scorrevole. Spero inoltre di aver mantenuto una parvenza di IC, soprattutto con John (che amo-venero-adoro-voglio sposare).
Non chiedetemi come e perché, ma caso vuole che queste due one-shot le abbia scritte quando avrei dovuto ripassare filosofia. E' un caso? Non penso.
Fatemi gli auguri oppure mettetevi un mantello dell'invisibilità sulle spalle e venite domani in quarta ora a suggerirmi per il compito. xD
I commenti (ma che lo ripeto a fare) alimentano la mia (bassa, chiedete pure in giro) autostima. Quindi se vi va, buttate giù le vostre impressioni su tale storiella.
Un bacione a tutti e vi auguro una buona lettura! Ciao ^^

P.S.: sì, il titolo è una m***a ^^ e perdonate gli eventuali errori/orrori, dietro queste mie ultime one-shot non c'è una beta xD



Una questione di doccia - Ciò che accadde dopo


Non mi curo nemmeno degli altri; filo via sparendo per la seconda volta dentro il bagno.
Porca vacca. Ma che diamine è mai successo di là?
Non riesco davvero a capire Sherlock. E il mio corpo. Forse è ora di uscire con qualche ragazza...
Non pensarci, John.
Eppure non riesco a levarmi dalla mente la sua reazione. Troppo sentita, troppo coinvolta: per lui i sentimenti non sono di casa.
Con questo non voglio intendere che non sia capace di sensazioni squisitamente umane; solo... difficilmente lo da a vedere. Così i suoi gesti d'affetto nei miei confronti si limitano al cercare di non avvelenarmi con i suoi prodotti chimici sparsi per la cucina.
Forse il termine "limitare" non è esatto, visto che col tempo ho imparato a conoscerlo, capendo così che questo  piccolo accorgimento non lo riserva a tutti.

Dal bagno percepisco il chiaro rumore di cianfrusaglie che vengono prese, indagate e sbattute con noncuranza nel primo spazio vuoto.
Riesco anche a sentire Sherlock che sta dando il meglio di sé in fatto di insulti contro Anderson, mentre la Donovan e Lestrade stanno parlottando tra loro.
Apro l'acqua della doccia verso una tempertura tendente al ghiaccio, e tutto quel sottofondo di rumore svanisce.
A un tratto sento una porta sbattere forte.
Se ne saranno andati.
Qualcuno bussa alla mia.
- John, esci! Mi serve il bagno! - urla il mio coinquilino.
- Be', aspetta! Se è così urgente vai da Mrs. Hudson. Io non ti faccio certo entrare -.
Sento il rumore della maniglia che viene fatta girare, fino a che la porta non si apre.
Non l'ho chiusa a chiave?! Ma dove ho la testa?, realizzo sconsolato.
- Non c'è bisogno, hai lasciato gentilmente la porta aperta. Ora esci -
- Cosa? Sono sotto la doccia, che cosa ti costa aspettare? -
- A parte il fatto che non riesco davvero a trovare un senso logico al fatto che tu ti faccia due docce in così poco tempo, ho bisogno del mio bagno. Mmm... -
- Che c'è? - gli chiedo timoroso.
- Trovo interessante il fatto che tu stia facendo una doccia diversa dal solito. Normalmente ne preferisci una bollente, ma questa volta l'aria è meno calda ed umida, segno che la stai facendo fredda. A questo punto c'è da chiarire il perché. Ti fai due docce in poco tempo, di cui la seconda fredda. Dev'essere accaduto qualcosa nel frattempo. Perché fredda? A meno che tu non sia un malato di fitness che vuole tonificare la pelle, credo che la causa si debba ricercare in un repentino cambiamento fisico, come un'eccitazione - è una macchinetta.
- Sherlock, fatti gli affari tuoi! - lo interrompo scaldandomi. Mi sento come un topo in trappola.
- No. Suppongo sia per la Donovan. In effetti è da un po' che non ti vedo uscire con una ragazza, per cui la delicata situazione di poco fa deve averti sconvolto... -
- Smettila. Non è affatto divertente - commento secco.
- Oh, invece lo è. Trovo esilarante la tua dipendenza dal sesso femminile, sai? Dovresti darti a qualche hobby, invece di sacrificare il tuo cervello per una cosa come il sesso -
- Dovrei fare come te, insomma. Mettere su famiglia con uno lavoro sterile e vivere di casi e cadaveri e assassini ed esperimenti? Molto allettante come proposta, ma no, grazie -
- Sì, dovresti fare come me. Estrainati da tutto ciò che è inutile e dannoso per la mente. Vedi come funziona così bene con me? - si vanta in maniera esagerata.
- Bugiardo -
- Prego? -
- Hai capito perfettamente. Sei un bugiardo -
- E su quali tesi si baserebbe questa tua affermazione? - mi sfida scetticamente.
- Oh-oh, ben due, mio caro. Primo: La Donna. Ci sarà un motivo se la chiami così -.
Passa qualche attimo di silenzio.  
- E la seconda, di grazia, quale sarebbe? -
- Be'... - la mia voce diventa incerta. Non sono sicuro di poter affrontare la cosa.
- Come sospettavo, era solo un bluff. Ora sloggia che... -
- Fermo lì! Non ti muovere! Guarda che ce l'ho -
- E allora datti una mossa - mi dice spazientito.
- Prima -
- Come? -
- Prima, nel salotto, quando mi hai spiegato quella cosa -
- E cioè? John, riconosco che a volte posso sembrare inumano e dotato di poteri extra-terrestri, me ne rendo conto, ma ancora non ho imparato a leggere nel pensiero - mi fa sarcasticamente.
- Gesù... quando hai detto di non essere asessuato e di... ehm... saper riconoscere... -
- Una bella anatomia, maschile o femminile che sia? - completa lui.
- Esatto - sputo fuori. Respiro a fondo e trattengo l'aria nei polmoni aspettando una qualche risposta.
Mi accorgo solo ora che per tutto questo tempo sono stato sotto il getto congelante della doccia; il mio ventre ormai è un peperone per quanto era ghiacciata l'acqua. Chiudo tutto.
- Come mai hai chiuso? -
- Troppo tempo sotto l'acqua fredda -
- Spero tu non l'abbia finita, perché serve anche a me - esclama perentoriamente.
La tendina che funge da muro separatore viene scostata in un attimo, e io faccio appena in tempo a portare le mie mani davanti le mie vergogne.
- Che cavolo fai, Sherlock?! - urlo sconvolto.
- Ascoltami bene, a me serve questa dannata doccia ora - sibila minaccioso.
Non capisco. Che gli sta succedendo?
Il suo viso è congestionato, il petto si muove più velocemente del solito, le sue mani sono contratte e stringono spasmodicamente la tendina.
- Sherlock, ti senti bene? - gli chiedo incerto. Sto cominciando a preoccuparmi seriamente.
Al solito, non mi degna di risposta, ma entra nel vano-doccia e con un gesto secco apre l'acqua.
Mi lascio scappare un gemito perché è troppo fredda e il mio corpo aveva appena cominciato a tornare ad una temperatura normale.
- S-sherlock, sei definitivamente impazzito? Ti stai inzuppando i vestiti! -
- Grazie per avermelo fatto notare, John, ma non ho avuto altra scelta, dato che non ti volevi fare da parte - commenta irritato.
- Smettila di comportarti come un adolescente antipatico ed esci subito da... No... non mi dire che... -
- Cosa? Mi stai innervosendo, lo sai? -
- No -
- Cosa no?! John, parla, diamine! -
- Sei... -
- Sono? -
- Quella cosa lì... -
- Quale cosa lì?! - quasi mi urla per quanto non ne può più. Eppure se mi è difficile anche solo pensarlo, immagina dirlo.
- Eccitato - sussurro debolmente e con un sentito imbarazzo.
Lui mi dà le spalle, che vedo alzarsi ed abbassarsi per via di un grosso sospiro.
- Non posso permettermi cose del genere - risponde glaciale.
Esco in fretta dal piccolo spazio approfittando del momento e mi lego in vita l'asciugamano di prima.
Si è voltato così che io possa osservare i suoi capelli bagnati: hanno una linea sinuosa e sono appiccicati alla fronte. Gli occhi spiccano feroci da quella che mi sembra un'espressione indifesa e allo stesso tempo colpevole.
- Ma dovresti lasciarlo permettere, a volte - gli dico pacato.
- Perché mai? - e non c'è sarcasmo mentre lo dice.
- Perché... potrebbe arrivare il giorno in cui ti potresti pentire di non averlo fatto. Non credi? -
- Mi sembra difficile -
- Che tu ti possa pentire o farlo? -.
Ma di che stiamo parlando, veramente?
- John, è strano. Sento la stessa tensione e lo stesso pizzico di timore di come quando devo riuscire a risolvere un caso entro un tempo massimo perché in ballo ci sono delle vite. Eppure adesso non è così, nessun ostaggio, nessuna vittima -.
Inavvertitamente un angolo della mia bocca si alza, perché quest'uomo mi sta facendo davvero tanta tenerezza.
Mi avvicino a lui, allungo una mano per chiudere l'acqua che ha arrossato la pelle diafana del mio coinquilino e lo invito con un gesto ad uscire da lì.
Prendo una asciugamano pulito e glielo butto sulla testa, mentre le mie mani gli stanno sbottonando la camicia scura. Lui lascia fare, e io nel frattempo non mi faccio domande, né su di me, né su di lui. Semplicemente perché tutto questo è naturale.
Con qualche difficoltà e con una grande quantità di forze d'animo lo aiuto a liberarsi dei pantaloni, che con l'acqua sono diventati incredibilmente pesanti.
Gli accarezzo il torace con movimenti lenti, rilassati. Eppure dentro sono in subbuglio, a fatica riesco a contenere tutta la tensione.
Porto le mani dietro la sua schiena e lo abbraccio lentamente, assaporando il suo odore.
Gli faccio sentire tutto il mio corpo, facendolo aderire al suo.
- Non credi che questo sia meglio di un cadavere? - gli chiedo.
Nel frattempo lui non si è mosso; mi segue solamente con lo sguardo.  
Poggio le mie labbra sul suo petto. Gesù, che sto facendo?
Ed ecco che lui afferra con entrambe le mani due lembi dell'asciugamano che ha in testa e lo tira, fino a che non diventa una tenda che nasconde i nostri due visi.
Devo ammettere che siamo vicinissimi. Lui mi guarda, incerto. Io non è che sia Mr. Sicurezza, però non voglio spaventarlo, voglio che condivida questo con me e che gli piaccia.
Senza interrompere il contatto visivo si avvicina con lentezza snervante.
Un momento sento il suo fiato contro il mio, e il momento dopo le sue labbra screpolate.
La testa mi gira, mi sento mancare, non riesco a controllare tutto quello che si scatena in me.
E ancora mi bacia, poi sono io a ricambiare, con più sicurezza.
La mie testa è tra le sue mani, mentre io mi accorgo che mi sto aggrappando alla sua schiena graffiandolo un poco.
Ci fermiamo per un attimo: lui ha gli occhi chiusi, come a voler imprimere bene nella sua mente funzionale il sapore che gli ho lasciato sulle labbra; io semplicemente non smetto di fissare quest'ultime.
- Sì, sei decisamente meglio di un cadavere -.
La situazione è talmente surreale che tra piangere o ridere, scegliamo di gran lunga la seconda. 
   
 
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