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Autore: RoxY 212     10/09/2006    5 recensioni
Dovrei essere là, a parlare con Lupin. È il momento in cui ho più bisogno di lui, ma ha troppa paura di farmi del male. Ma non riesce a capire quanto male mi sta facendo ora?
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Goodnight, sleep tight, don’t let the pigmy puff bite

Ciao! Sono tornata! No, vi prego, non guardatemi così...non abbandonato la traduzione di “Under the Table” ..

Questa è una ficcy che ho tradotto un po’ di tempo fa.. aspettavo solo il permesso per pubblicare e l’ho ottenuto solo qualche giorno fa..

Per cui intanto godetevi questa e io vi prometto che presto arriverà il nuovo capitolo dell’altra traduzione.

 

P.s. Grazie a Roxy per il permesso! THANKS!!

Nonna Minerva

 

 

Goodnight, sleep tight, don’t let the pigmy puff bite!

 

Stavo seduta là, piangendo in silenzio. Sapevo che probabilmente non si sarebbe fatto vivo, ma dovevo rimanere, non si sa mai. L’uomo che amavo sapeva quello provavo per lui, eppure non faceva che allontanarmi.

 

***

 

Non so perché non riesce a capire che non mi importa di quello che è. Rimane sempre quell’uomo gentile e comprensivo che ha passato la vita ad aiutare mio cugino.

 

Erano grandi amici a Hogwarts. Questo ancora prima di conoscerlo, naturalmente. Erano lui, Sirius, James e Peter Minus. Quel contorto minuscolo roditore, che guarda caso, si trasformava realmente in un piccolo ratto malvagio.

È stato lui a dire a Colui-che-non-deve-essere-nominato dove si nascondevano Lily e James.

Mi sarebbe tanto piaciuto conoscerli, da quello che Molly mi ha raccontato di loro erano le persone migliori che avesse mai incontrato.

Erano gentili, premurosi, sensibili, perspicaci ed incredibilmente portati per la magia.

Loro avrebbero voluto che i loro amici fossero felici. Io voglio che il loro amico sia felice.

Ma non ci sono più, e nemmeno Sirius. Povero Remus! Ha perso così tanto e non penso potrebbe sopportare un’altra perdita.

Questo è il motivo per cui mi rifiuta, o per lo meno è quello principale, quello che non esprime ad alta voce.

 

Insiste a dire che è perché è troppo vecchio per me, troppo acciaccato, troppo pericoloso. Ma non mi importa. Semplicemente non mi importa, ed è per questo che sono seduta qui, sola in questa classe vuota, aspettando che lui mi segua uscendo dall’infermeria.

È là con i Weasley, Harry ed Hermione, e sono tutti preoccupati per Bill e le sue ferite. Ma starà bene. È quello che ha detto Remus e io mi fido di lui. Molly è terrorizzata all’idea di perdere altri membri della sua famiglia.

 

Non ha ancora superato la perdita dei suoi fratelli. Gideon e Fabien Prewett sono sempre stati molto uniti, fino a quando furono assassinati da Antonin Dolohov.

Era la prima guerra, e questa è la seconda. Molly è spaventata, come lo siamo tutti del resto.

 

C’è una cosa che Silente ci teneva a sottolineare ogni volta, che niente era poi così importante, fintanto che ci fosse stato l’amore. L’amore è l’arma di Harry, quello che sconfiggerà Tu-sai-chi, e Harry ha solo sedici anni. Se Harry è colmo di tutto questo amore, perché il mio Remus non mi può amare?

 

Mi guardavo intorno nell’infermeria poco fa, prima di andare a parlare con Minerva, e potevo effettivamente vedere tutto l’affetto che riempiva la stanza. Bill sul letto e Fleur seduta di fianco a lui; stava aiutando Madama Chips a curare le sue ferite.

Molly e Arthur erano in piedi accanto a loro, e si abbracciavano forte, pregando per loro figlio. Harry era ancora sotto shock per la perdita di Albus; gli voleva bene come al nonno che tutti ricordano d’aver incontrato da giovani, che mostrava tutta la saggezza dovuta all’età. E poi c’erano Ron ed Hermione, entrambi troppo timidi per ammettere i loro sentimenti, ma tutti e due sapevano esattamente cosa l’altro pensava. Erano seduti sul letto accanto, Hermione piangeva sommessamente, il braccio di Ron attorno alle sue spalle. Persino il povero Neville Paciock ha trovato l’amore oggi. Stava seduto lì con Luna Lovegood, dimentico del mondo mentre parlava con lei.

Era vero amore, tutto quello che c’era là. Vero amore che durerà per sempre, amore che può sconfiggere qualsiasi cosa.

 

Ed eccomi qui; povera me, vecchia, triste e sola. Seduta qui per conto mio a piangere sui miei problemi. Dovrei essere là, a parlare con Lupin. È il momento in cui ho più bisogno di lui, ma ha troppa paura di farmi del male. Ma non riesce a capire quanto male mi sta facendo ora?

 

Ne ha passate così tante, battaglie e sofferenze, non è mai stato legato a nessuno prima? Se ora è così spaventato, forse non è mai stato amato? È stato amato dai suoi amici, ma non in questo modo. È la mia anima gemella. Lo amo come nessun altro può. Sta influenzando la mia magia, non sapevo neppure fosse possibile prima. Non riesco più a cambiare il mio aspetto, il colore dei miei capelli è fisso sul castano spento. Il mio Patronus ha preso la forma delle sue trasformazioni: il lupo che diventa una volta al mese. Potrei aiutarlo ad affrontare questa tortura, proprio come facevano i suoi amici quando erano a scuola. Erano diventati Animagi per potergli tenere compagnia. Ma ora due sono morti ed uno è un traditore.  Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso sono solo un triste ricordo. Solo uno dei Malandrini è sopravvissuto ed è lui, il mio Lupin, il mio amore, la mia anima gemella, per sempre. L’uomo che non mi vuole ferire, anche se lo sta già facendo.

 

Sono qui da dieci minuti ormai; so che non verrà. Ma qualcosa mi dice che devo restare. Forse dopo la guerra, riuscirò a parlargli seriamente. Gli farò sentire le mie ragioni. Le mie guance sono fradice, devo aver pianto più di quanto pensassi.

 

“Tonks?” una voce mi chiama da fuori. “Sei lì dentro, Tonks?”

“Sì,” dico con voce rauca.

È lui e sto ancora piangendo. È venuto, proprio come speravo. Ma perché è qui? Ha forse cambiato idea? Accetterà il fatto che lo amo, come uomo e come lupo?

 

“Tonks, mi dispiace così tanto.” Il suo volto è talmente serio; non l’ho più visto sorridere dalla morte di Sirius. “Ti ho ferito e mi dispiace. Riesci a capire che non è questo che voglio? Meriti di meglio, meriti di più.”

 

“Non voglio nient’altro Remus,” mormoro, mi sta tenendo le mani adesso e siamo più vicini di quanto lo siamo mai stati. Il mio cuore batte forte ma i miei occhi sono ancora colmi di lacrime, “Voglio te, e non m’importa dei problemi che ci saranno. Voglio solo te!”

 

Lo sto guardando negli occhi, ora; quei grandi occhi castani che riescono a vedere così a fondo nella mia anima. Sento che mi conosce meglio di chiunque altro. Sa come sono fatta e lo amo ancora di più per questo.

 

“Lo so, ma non posso rischiare. Non voglio rischiare di ferirti più di quanto io sia già costretto a fare.”

“Rischia, non mi ferirai. I tuoi amici hanno rischiato tutto per te. Lasciami essere una di loro. Lasciami provare! Ti amo Remus Lupin. È così adesso e lo sarà per sempre. Posso fare la pozione che ti permette di restare umano nel tuo corpo di lupo. Lo so che hai paura, ma io non ne ho. Ti amerò per sempre e non mi puoi fermare.”

 

***

 

E poi è successo qualcosa di incredibile. Quegli occhi che stavano guardando la mia anima finalmente compresero quello che stavo dicendo. Lui è il mio futuro e ci si è abituato. Sorrise per la prima volta da mesi e poi, molto lentamente, annullò la distanza fra noi due. Mi baciò e il futuro era lì, pronto per essere vissuto, allora e per sempre, noi due insieme, mano nella mano.

 

 

 

E questa è la storia di come la mamma e il papà si sono messi insieme. Adesso che ne dite di andare a dormire,  miei piccoli angeli? Jamie, siediti e smettila di lanciare cose a tua sorella! No, Elizabeth, fai tornare i tuoi capelli al colore di prima o nessuno dei due avrà più cioccorane per un mese.

 

Bene, grazie. buonanotte, dormite bene e non fate mordere la Puffola Pigmea!*

 

 

*la frase finale è molto più carina e rende di più in lingua originale, anche perché è in rima, rima che qui, per esigenze di traduzione non sono riuscita a mantenere.

È la formula che da il titolo alla storia.

  
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