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Autore: Frammenti di Specchio    31/01/2012    5 recensioni
- Vuoi un po’ di tempo? - Rivoglio la me stessa di un tempo. – mormorò. Poi girò la testa verso il finestrino, poggiandosi allo schienale mentre nascondeva il volto in una mano.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aaron Hotchner, Emily Prentiss
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Ziva Prentiss
Titolo: I’m having a bad day
Rating: verde
Categoria: commedia
Avvertimenti: One-shot
Personaggi/coppia: Emily Prentiss/ Aaron Hotchner
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, sono di Jeff Davis. Criminal Minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro.

Note: Spoiler settima stagione

 

 

I’m having a bad day


Si guardò attorno mentre il silenzio che regnava nel jet la rendeva sempre più nervosa. Non c’era alcun rumore che potesse sfruttare per evadere dai ricordi che le perseguitavano la mente, quei ricordi che come lame le ferivano il corpo già troppo sofferente. Aveva mentito per settimane, anzi mesi. Aveva mentito alla sua terapista, aveva mentito alla sua famiglia, aveva mentito a sua madre e, come se non bastasse, aveva mentito a sé stessa trasformandosi in qualcuno che non era, vivendo una vita che non le apparteneva. Quando un rumore di scarpe che entrava del jet si fece più vicino, Emily chiuse gli occhi e si concentrò sul passo sicuro, né lento, né veloce, una camminata normale, tranquilla. Poi, il silenzio. Non si voltò, sapeva bene chi era, avrebbe riconosciuto i suoi passi anche in mezzo alla folla: un passo leggero ma sicuro che aveva sempre tenuto con sé durante i mesi lontana da casa.
Respirò a pieni polmoni cercando di resistere all’ansia che la opprimeva e, mentre Aaron sedeva davanti a lei, gli sorrise con sforzo lanciando un’occhiata fuori dal finestrino dove intravvedeva il cielo azzurro. Voltò il capo quanto bastava per guardarlo negli occhi, quegli occhi intensi, freddi ma che trasmettevano sicurezza. Respirò lentamente e, cercando di reprimere le lacrime che le pungevano gli occhi come spilli, gli disse – Ho avuto una brutta giornata.
Lo sguardo di Hotch s’irrigidì ulteriormente. Sapeva bene che, prima o poi, sarebbe accaduto. Sapeva che, presto, Emily sarebbe crollata. – Vuoi parlarne? – le sussurrò piano poggiando i gomiti sulle ginocchia e sporgendosi verso di lei.
Lei cercò in tutti modi di non guardarlo negli occhi perché, sicuramente, sarebbe scoppiata in lacrime ma non ce la fece. Il suo sguardo smarrito incontrò lo sguardo comprensivo di Aaron ed una piccola lacrima le si impigliò fra le ciglia lunghe – No. – disse con voce strozzata.
- Vuoi un po’ di tempo?
- Rivoglio la me stessa di un tempo. – mormorò. Poi girò la testa verso il finestrino, poggiandosi allo schienale mentre nascondeva il volto in una mano.
Aaron, sospirando dolcemente, si alzò dal sedile e le si avvicinò. Si inginocchiò accanto a lei e le prese la mano – Quando il Mietitore ha ucciso mia moglie è stato come se il mondo mi crollasse addosso. Credo che anche tu ti senta allo stesso modo. Rivuoi la tua vita, rivuoi quella vita che ti apparteneva, senza paure, senza crisi di panico… rivuoi una vita – le accarezzò la guancia asciugandole le lacrime – dove riesci a dormire senza paura di addormentarti e vedere il volto di Doyle, così vero e duro, davanti ai tuoi occhi.
- Hotch, io… - singhiozzò – ho paura persino a rimanere sveglia… non posso più nemmeno guardami allo specchio! Ho una cicatrice ed un tatuaggio che mi ricordano Doyle in continuazione! È una tortura!
- Lo so… e questo durerà ancora molto, durerà mesi, ma prima o poi, ti renderai conto che puoi tornare te stessa, fregandoti di un tatuaggio e di una cicatrice. Devi solo mettere la parola fine. Devi cercare di ricostruire la tua vita, passo dopo passo, da sola o con la presenza dei tuoi amici, di tua madre…
- Oh, no, no! – si affrettò ad esclamare lei scuotendo il capo mentre il terrore le colorava le guance di rosso vivo. Fu allora che Hotch rivide la Emily di sempre, forte e decisa a restare lontana da Elisabeth. – Mia madre no! Mi obbligherebbe a trasferirmi a casa sua, vivere sotto il suo stesso tetto, partecipare alle serate mondane insieme a lei, bere il the delle cinque tutti i giorni e allora sì che la mia vita sarebbe del tutto finita! – si alzò in piedi gesticolando come una matta – Piuttosto che rivolgermi a mia madre preferisco buttarmi dal balcone o lanciarmi in pasto ad una gabbia di leoni affamati!!
- Oooh – rise Aaron – Addirittura? Vuoi dire che Sergio non ti salverebbe?
Emily gli lanciò un’occhiataccia – Anche Sergio ha paura di mia madre. Quando la vede si nasconde sotto al divano e non esce finché non toglie il disturbo.
- È così traumatizzante, tua madre?
- Come pensi che riesca a fare l’ambasciatrice, altrimenti?
- Devo dire che è sempre stata molto persuasiva.
Emily si lasciò cadere sul sedile e incrociò le braccia sul petto – È un’incantatrice di serpenti. Riuscirebbe a manipolare persino il Mietitore e Doyle.
- Beh, un po’ difficile dato che sono morti entrambi.
Lei fece un sorrisino – Perché? Credi che mia madre quando morirà finirà in paradiso? Sì è firmata un viaggio di sola andata per l’inferno e lì riuscirà a convincere entrambi a creare una nuova crociata contro di me e chiunque mi difenda. Fossi in te mi starei a debita distanza.
Aaron scosse il capo. Sotto sotto, era felice di vederla scherzare. – Ma allora sa che sei tornata.
- Le è giunta voce… - si guardò attorno, circospetta.
- Immagino se la sia presa… - si sedette accanto a lei trattenendo le risa.
- Ha mosso la proposta di diseredarmi.
Fu allora che una fragorosa risata riempì l'abitacolo. Emily lo guardò contorcersi come un bambino sul sedile ed alzò gli occhi – Mah… forse non è proprio una brutta giornata. – mormorò a sé stessa, felice di vedere, sul suo supervisore, un po’ di allegria.

   
 
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