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Autore: Letizia__Le    31/01/2012    0 recensioni
No ma lui di certo non se ne sarebbe andato, in fondo lui era il mio personale angelo caduto dal paradiso per potersi unire ai mortali.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Castiel, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Imaginaerum


Si era incarnato davanti ai miei occhi. Un lampo abbagliante tra il quale mi sembrò di scorgere appena delle enormi ali spiegate. Fui costretta a chiudere gli occhi e quando li riaprii sembrava tutto normale. Ma sapevo che non era così. Il volto dell'uomo che mi stava davanti non aveva più lo stesso sguardo: ora era calmo, pacato, sicuro e deciso.
Anche i suoi gesti si erano modificati, più lenti e rilassati. Quando parlò la voce era la stessa, solo più profonda di una nota.
Leslie, ti incontro finalmente.
Chi sei? - chiesi allarmata, anche se conoscevo già la risposta. Non volevo crederci.
Lo sai chi sono. Sono io Leslie, il tuo Dio. Colui al quale hai dedicato la tua intera vita. È da quando sei nata che combatti in mio nome.
Ero senza parole, attonita. La spada di Michele ancora stretta in pugno. Ma il mio compagno di avventure e disgrazie, Castiel, non era più lo stesso. Al suo posto si era manifestata un'entità superiore.
Hai sempre fatto un ottimo lavoro - disse gettando lo sguardo sul cadavere inerme dell'ultimo demone che avevo trafitto con la lama ancora incandescente.
Cosa vuoi da me? - la paura era troppo alta per farmi ragionare ed essere sufficientemente cortese nei suoi riguardi.
Hai dimostrato le capacità per tenermi testa, Leslie. Voglio metterti alla prova. E questo ragazzo di cui ho preso il corpo è giovane e forte. Adatto al combattimento.
Strinsi forte la spada con entrambe le mani. Mi stava forse sfidando?
Dalla manica del cappotto che ancora indossava il mio amico Cass, estrasse un pugnale angelico, gli unici in grado di poter uccidere un angelo in un'esplosione di luce. Era uno scontro impari, io non ero un angelo ma quel pugnale acuminato mi avrebbe comunque perforato la carne e trafitto il cuore. La leggendaria spada di Michele, guadagnata dopo indicibili sforzi e sofferenze, sembrava più grande e più potente, ma sapendo con chi avevo a che fare sarebbe a malapena servita a difendermi.
E poi se avessi spinto la lama nel corpo di Cass avrei ucciso lui e di certo non quel dio che ora voleva ingaggiare battaglia con me. Non avrei mai potuto. Piuttosto mi sarei lasciata morire; ma non senza combattere. In fondo anche la mia spada aveva ucciso un angelo, anche se caduto. Perché non avrebbe potuto farlo di nuovo?
All'inizio ci scrutammo, non volevo ingaggiare battaglia per prima; poi fu lui a scagliarsi contro di me e mi fu addosso. La differenza di lama era notevole, ma la maestria con cui maneggiava quel pugnale non aveva nulla di terreno.
Il suolo era scivoloso e imbrattato del sangue nero dei demoni; avrei fatto meglio a bruciare i corpi, almeno non avrebbero reso il terreno così scivoloso.
Ci scambiammo una buona serie di colpi, ma lui era in netto vantaggio tant'è che riuscì ben presto a spingermi a terra ed essermi sopra. Stava per conficcarmi il pugnale nel petto quando lo afferrai con la mano sinistra, mentre mandavo un fendente con la spada nella destra. Fu costretto ad indietreggiare e in quel momento mi rimisi in piedi. Afferrai saldamente la spada con entrambe le mani, sporcando l'elsa con il mio sangue.
Il dolore che sentivo alla ferita mi diede un'ultima forte scossa di adrenalina; lo spinsi contro una roccia e con la mente offuscata piantai la lama nel suo petto, stando ben attenta a non colpire il cuore.
Parlò sputando sangue, il sangue di Cass: - Vedo che sei una degna erede di mio figlio Michele. Brava.
E così spirò in un'esplosione di luce più bianca della neve. Alle spalle del corpo l'impronta di due enormi ali spiegate. Avevo forse ucciso Dio? No, no di certo; lui non era uno dei comuni angeli corrotti che avevo fatto fuori finora. Lui era superiore ad essi.
Probabilmente era tornato in Paradiso, o ovunque lui se ne stia mentre osserva noi poveri umani che resistiamo con tutte le forze conto il male.
Un colpo di tosse mi scosse dai miei pensieri, Cass non era ancora morto e ora toccava a me salvarlo, proprio come lui aveva tante volte salvato me. Estrassi con cautela la lama e tamponai la ferita come potevo. No ma lui di certo non se ne sarebbe andato, in fondo lui era il mio personale angelo caduto dal paradiso per potersi unire ai mortali.
  
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