Una coppia immersa nel peccato
Dorme
così serenamente...
Respira
lentamente, con calma... Il suo respiro caldo mi accarezza il collo...
Come
può essere tanto tranquilla, dopo quello che è successo?
Come può
ancora il suo volto distendersi in un sorriso tanto innocente?
Come
può essere tanto somigliante ad un angelo?
Non
riesco ancora a credere a quello che ho fatto...
Provo
disgusto per me stesso.
Avrei
voluto resistere, schiacciare dentro di me questo sentimento, soffocare il
desiderio...
Invece...
Non
riesco neppure a trovare la forza per togliere la sua piccola mano dal mio
petto... Non posso... Il suo tocco delicato è fin troppo piacevole...
Al
contrario, appoggio la mia mano sulla sua, inebriandomi della morbidezza della
sua pelle...
Nel
sonno, il suo sorriso si allarga.
Dorme
veramente?
E se è
così, cosa sogna di tanto piacevole?
Le
scosto i capelli dal viso... La sua fascia è dispersa da qualche parte in questa
stanza...
E’
così bella...
Non
riesco a pensare a qualcosa di negativo... Non riesco a pensare che le ho preso
qualcosa che nessuno potrà mai restituirle...
Però...
Non so come spiegarlo... Sono stato con molte donne, prima di lei... Molte le
somigliavano, con la loro gioia di vivere, ma, dopo aver sperimentato il sesso,
cambiavano...
I loro
sorrisi assumevano una sfumatura eternamente maliziosa... Diventavano
macchiavelliche, infide, manipolatrici...
Non
erano più le stesse.
Invece
lei è diversa... Più la osservo, più mi accorgo di quanto il suo sorriso sia
innocente, puro...
Cerco
a tentoni, dietro di me, il mio orologio da polso.
La
prima cosa che ho tolto. L’unica al suo posto.
Cinque
e trenta. Tra mezz’ora dovrei essere fuori, come sempre. Tifa dovrebbe essersi
appena alzata...
Ma se
ritardo un pò non è grave, no?
Dopotutto,
Cloud si alza alle 9...
Torno
ad osservare l’angelo tra le mie braccia.
Piangeva
così tanto, ieri sera... Non riusciva a smettere... L’ho consolata come meglio
potevo...
E poi?
Come
siamo finiti nel mio letto?
Sì,
certo... Mi ha baciato... Mi ha baciato con una delicatezza che non sapevo
possedesse...
E io
ho ceduto a quel bacio... Ho ceduto alle sue parole d’amore... Ho ceduto al suo
sguardo sincero, limpido...
Mi sono
arreso all’idea di essermi innamorato di nuovo, intensamente, come non mi era
mai successo.
E
trentacinque anni di incubi sono scivolati via, con semplicità... Trentacinque
anni di rimorsi, paure, disgusto per me stesso e malinconia sono scomparsi... E
tutto grazie ad una frase estremamente semplice... Ma così efficace...
Ti amo
perché tu sei Vincent Valentine e non perché vorrei che tu fossi qualcun
altro...
La
frase più bella che mi sia mai stata rivolta...
Non so
se questa storia è destinata a durare o finirà con il sorgere del sole...
Ma so
che ricorderò le sue parole per sempre...
La
luce del sole illumina le pareti bianche della casa e, lentamente, inizia ad
illuminare anche la sua figura addormentata, coperta unicamente da un lenzuolo
immacolato.
Mormora
qualcosa di incomprensibile...
Le sue
lunghe ciglia accarezzano più volte l’aria, poi i suoi occhi si aprono..
Alla
luce del sole sono ancora più belli... Sembrano dorati...
Si
raggomitola vicino a me: -Ancora 5 minuti... Fammi ombra...-
La
abbraccio, sollevato nell’udire quella frase...
La sua
schiena sobbalza... Sta piangendo di nuovo...
-Scusami...-
sussurra.
-Devi
pur sfogarti in qualche modo...-
-Mi
manca tanto...-
-Anche
a me, Yuffie...-
I suoi
singhiozzi cominciano a scomparire e si calma...
-Vincent?-
La
guardo negli occhi e le asciugo le sue ultime lacrime.
-Ti
ringrazio... Sei stato molto gentile, con me, anche se, spesso, le mie domande
devono averti ferito...-
-Grazie
a te, che hai dimostrato tanto interesse per me...-
Colma
il vuoto che separa le nostre labbra e sorride.
Poi si
alza, coprendosi con il lenzuolo.
Per
essere una ragazza che và in giro per il mondo in pantaloncini corti e top
estremamente esiguo, è molto pudica...
-Cosa fai?-
le chiedo, osservandola.
-Raccolgo
i vestiti, che domande!-
-Vuoi
una mano?-
Arrossisce
violentemente e scuote la testa.
E’
tremendamente tenera, quando lo fa...
-Smettila
di sorridere!- sbotta, chiudendosi in bagno.
Sto
sorridendo?
Mi sfioro
le labbra: ha ragione... Sto sorridendo...
Da
quanto tempo non mi succedeva?
Mi
alzo e vado a fare una doccia al piano di sopra... E’ incredibile come funzioni
tutto ancora così bene... Gli Ancients dovevano essere dei genii... E questa
struttura doveva essere un albergo...
O la
casa di una coppia con figlia adolescente...
Esco
dal bagno. E’ dietro la porta.
-Che
ci fai lì dentro?!- esclama lei, sobbalzando, spaventata.
-Una
doccia... Hai occupato il mio bagno...- spiego.
-Ah...-
Continua
ad alzarsi il colletto del top, nervosamente.
-Che
succede?- le chiedo, incuriosito dal suo comportamento.
Tira
giù violentemente il colletto dell’indumento, quasi strappandolo, scoprendo il
collo e gran parte del suo petto: -Come consideri questo?!- mi chiede,
mordendosi il labbro inferiore.
-Adescamento?-
azzardo, deglutendo rumorosamente.
Mi
guarda fisso negli occhi: -Guarda meglio!- sbotta.
Le
accarezzo il collo, seguendo le tracce che ho lasciato sulla sua pelle diafana.
Nulla di permanente...
Mi slaccio
il mantello e glielo poso sulle spalle, allacciandolo: -Perdonami... La
prossima volta cercherò di trattenermi...- mormoro. Il colletto le copre metà
del viso...
Le
scompiglio i capelli e scendo al piano di sotto, alla ricerca del mio guanto di
ottone.
-Scusa,
Vinnie...- sussurra, seguendomi e tendendomi l’oggetto.
Lo
allaccio accuratamente al mio braccio sinistro.
Perché
si scusa?
Non ha
fatto niente di male, anzi...
-Vinnie?
Andiamo a fare colazione?- domanda, dolcemente, con il tono che usano di solito
le donne per mettere fine ad una discussione...
-Perché
ti scusi?- le chiedo.
Mi
abbraccia: -Credevo fossi arrabbiato con me...-
-Non
riesco ad arrabbiarmi con te...- ammetto.
-Senti...-
inizia, stringendomi possessivamente –Credi che Cloud si riprenderà?-
Ha
visto morire la donna che amava davanti ai propri occhi... Per poco non l’ha
uccisa con le proprie mani...
Quanto
tempo sono rimasto a vagare senza meta nei dintorni di Nibelheim, prima che mi
decidessi ad affrontare Hojo?
Stavo
così male che avrei voluto farla finita immediatamente...
Ero
talmente disperato che persino lui, che non aveva mai impugnato una pistola in
vita sua, è riuscito ad uccidermi...
No,
Cloud non si riprenderà tanto facilmente...
-Certo...
Sai com’è fatto Cloud... E’ forte...-
Mi
fissa dritto negli occhi... Ha uno sguardo indescrivibile... Esprime una rabbia
ed una frustrazione incredibili...
Si
allontana da me.
-Non
sono una bambina, Vincent! Non c’è bisogno che mi rassicuri mentendo!- esclama.
-Lo so
che non sei una bambina! Ma... Yuffie... Mi spaventa l’idea che questo evento
ti cambierà radicalmente... Mi devi promettere di non diventare mai come me...-
mormoro, posandole le mani sulle spalle. –Te la senti di promettermelo?-
-No.-
risponde, con un piccolo sorriso.
Perché
sorride? E’ qualcosa di serio...
-Perché
no?-
-Perché
non c’è nulla che non vada in te!- ribatte, semplicemente.
Si
alza sulle punte e mi bacia, poi esce di casa.
-Perdonami,
Lucrecia... Apparentemente, ho un debole per gli angeli...-