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Autore: Zaafira    01/02/2012    2 recensioni
Lucrezia è stata scaraventata nel 'quattrocento, un'epoca MAGNIFICA.
“O chiara stella, che coi raggi tuoi
togli alle tue vicine stelle il lume,
perché splendi assai più del tuo costume?”
Comento de’ miei sonetti - Lorenzo de Medici.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rinascimento
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1. La realtà del nulla.

“E come 'l volger del ciel de la luna
cuopre e discuopre i liti sanza posa,
così fa di Fiorenza la Fortuna:
per che non dee parer mirabil cosa
ciò ch'io dirò de li alti Fiorentini
onde è la fama nel tempo nascosa.”

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso, XVI, 82-87)
 
 
Era una giornata bellissima , quella, per una gita a Firenze.
Era appena arrivata la primavera  e un venticello caldo accarezzava le persone che correvano e si affrettavano verso la stazione di Bologna.
Nelle piccole aiuole già crescevano le margherite, piccole e delicate, baciate da un sole timido e ancora un po’ incerto.
Il treno sarebbe partito di lì a poco, massimo dieci minuti, bisognava sbrigarsi.
Ormai erano arrivati tutti in stazione, tutti i quaranta studenti del Liceo Classico erano radunati nell’atrio e facevano un chiasso tremendo.
Lucrezia era seduta su una panchina, con la musica nelle orecchie e lo zaino in spalla, guardando gli amici che si salutavano e parlavano della partita di calcio del giorno prima.
Era entusiasta di andare a Firenze, sapeva quasi per certo che le sarebbe piaciuta molto, del resto era stata la grande città dell’arte italiana, che generò prima di tutto Dante Alighieri e la sua Divina Commedia, il maestoso Michelangelo Bonarroti, Leonardo Da Vinci, Raffaello, Botticelli, Brunelleschi e Galileo Galilei, con le figure politiche più illustri, la città del grande Niccolò Machiavelli, della famiglia De Medici, del famosissimo frate Savonarola, dei Lorena, la città che rese l’Italia conosciuta in tutto il mondo.
Durante tutto il viaggio in treno Lucrezia si dedicò a leggere il nuovo libro che aveva preso in biblioteca la settimana prima, Great Expectations del celebre Dickens. (1)
Immergersi nelle altre epoche era la sua passione, scoprire nuovi mondi attraverso i libri, catapultarsi in storie che non le appartenevano e che non erano mai neanche esistite, nella maggior parte dei casi.
Lucrezia amava da morire l’irrealtà.
E non ci vedeva niente di male, dal momento che non le piaceva per niente la realtà.
Non le piacevano i giovani del duemila, le sembravano troppo superficiali e noiosi, privi di qualsiasi passione e di curiosità.
Le sarebbe piaciuto da morire nascere in un’altra epoca.
Era indecisa su quale, però.
Ogni tanto pensava alla Roma di Giulio Cesare, altre volte alla Francia illuminista, altre alla Romagna di Cesare Borgia, infondo non aveva un’idea ben decisa; del resto erano solo e soltanto sogni.
Con la Freccia Rossa arrivarono alla stazione di Santa Maria Novella in soli quaranta minuti che passarono velocissimi.
Lucrezia scese dal treno con la sua amica Vittoria e subito percepì qualcosa.
Non se lo seppe spiegare sul momento, ma, mano a mano che camminavano per le stradine di Firenze sentiva questa strana sensazione aumentare, passo dopo passo.
Per prima cosa le sembrò subito una città stupenda e man mano che procedevano in piccoli gruppetti, si sentiva sempre più come nelle sue fantasie, quando ripercorreva tempi che non erano i suoi, quando si immaginava di vivere in un'altra epoca.
- Vittoria? Non ti immagini Dante che cammina per queste strade? -
La ragazza la guardò con una faccia scettica – No, cos’hai fumato prima di partire? -
- Niente, lascia perdere! -
Evidentemente l’amica non poteva capire cosa Lucrezia provasse in quel momento, nessuno poteva capirlo.
I suoi compagni di classe stavano guardando i negozi, bevevano caffè nei bar, ascoltavano musica dai loro i-pod, senza guardarsi realmente intorno.
Lucrezia lo faceva, invece, anche troppo.
Fino a quel momento la cosa che l’aveva colpita di più nella Piazza del Duomo era stata il Battistero con la Porta del Paradiso.
La ragazza non credeva di aver mai visto niente di più bello.
Il suo colore dorato scintillava sotto i raggi del sole, dando vita a uno spettacolo affascinante.
Lucrezia non aveva mai avuto la possibilità di studiare attentamente le opere di Lorenzo Ghiberti (2) e, fino a quando non lo disse la professoressa di storia dell’arte, era completamente ignara di tutto ciò che riguardava quell’opera che, tuttavia, le piacque tantissimo.
Fu in quel momento che vide qualcosa di strano.
Molto strano.
Dall’altro lato della piazza qualcuno la guardava.
Ma non era persona normale, era un uomo, ma non un uomo qualunque.
Aveva una lunga tunica rossa.
Che vestito strano, pensò Lucrezia.
- Vittoria, lo vedi quello la? Quello con la tunica rossa? -
- Dove? -
- Là, ci sta guardando e ride, come fai a non vederlo? Ha un vestito rosso! -
- No, Lu, non vedo niente! Sei sicura non aver fatto uso di sostanza illegali? Parlo sul serio! Mi spaventi! -
- Ma…avrò visto male, sai che sono mezza cieca! -
Eppure l’uomo era sempre lì, con la sua aria dannatamente familiare e la guardava, la fissava.
A Lucrezia sembro che, prima di voltarsi e imboccare una stradina, le avesse fatto un cenno con la testa, come per seguirlo.
E nessuno, oltre a lei, si era accorto di niente.
Lucrezia si guardò intorno: Vittoria era distratta a parlare con Lucia, quindi non si sarebbe accorta della sua piccola fuga, quindi decise.
L’avrebbe seguito.
Riusciva a intravedere a malapena il mantello che volteggiava dietro all’uomo, tra la gente, dietro agli angoli, ai lati delle stradine, sembrava avesse una vita propria e che riuscisse sempre a farsi scorgere dalla ragazza, impresa assai ardua.
Lucrezia, con passo svelto, lo seguiva e non lo perdeva mai di vista, senza capire dove andasse, quale strada prendesse, dove fosse diretta.
Si fermò solamente quando si rese conto che alle sue spalle si era chiuso un portone, con un tonfo e, davanti a sé, non c’era nulla.
In realtà Lucrezia non vedeva nulla.
Era il buio più totale.
In quel momento si pentì di aver seguito quell’uomo, nonostante avesse creduto di averlo visto solo lei, di essere frutto della sua immaginazione e quindi non pericoloso.
O non per forza.
Cercò di tornare indietro, mettendo le mani dietro di sé per cercare la porta, ma la porta non c’era, c’era solo un muro.
Iniziò a tremare, non capiva cosa stesse succedendo.
Poi, all’improvviso, due metri davanti a lei, si accese una candela che illuminò l’ambiente circostante e il volto dell’uomo che aveva seguito.
Forse aveva una quarantina d’anni, Lucrezia non sapeva dirlo per certo e non ci pensò nemmeno troppo.
Come aveva intravisto da lontano, l’uomo aveva dei lineamenti molto marcati, l’espressione imbronciata e il naso adunco.
Se Lucrezia, con suo enorme stupore, non l’avesse riconosciuto, confermando i precedenti sospetti, sicuramente ne avrebbe avuto una gran paura.
- Lucrezia – iniziò lui con una voce profonda, che fece sussultare la ragazza dallo stupore. –Sicuramente ti chiedi chi sono, anche se ci sono mie statue e miei ritratti ovunque. Nel caso tu mi abbia riconosciuto, mi sentirei molto onorato e contento del fatto che i giovani cercano ancora risposte nel passato. E’ molto più deludente sapere che gli adulti, invece, continuano a non farlo, pieni della loro presunzione. – Fece una pausa e guardò la ragazza negli occhi. - Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincie …- Lucrezia concluse per lui - ma bordello! – (3)
-Mi sento onorato, Lucrezia. –
- Come conosci il mio nome? -
- I morti, Lucrezia, sanno tutto e possono riferire molte cose. Da chi partano gli ordini, giovine, questo non mi è permesso dirlo e quindi ti esorto gentilmente a non chiederlo. Certe cose è lecito conoscerle solo dopo la morte, mentre i vivi sono destinati a chiedersi chi o che cosa amministri il mondo. Ma tu, Lucrezia, sei viva. -
- Questo è uno scherzo. -
- E io chi credi che sia? Questo posto – Fece cenno alla ragazza di guardarsi intorno, guidata dalla fievole luce della candela – cosa credi che sia? -
Attorno a Lucrezia effettivamente non c’era nulla, una stanza completamente grigia, senza porte né finestre.
- Nulla, non mi sembra nulla. -
- Bene, Lucrezia, accetta la realtà, adesso. E proprio di questo dobbiamo parlare, della realtà. Non dubitare mai che tutto questo sia reale. Sarebbe solo una mossa svantaggiosa e controproducente. Hai un compito che ti è stato affidato, come premio. -
-Premio per cosa? -
-Per essere ancora tanto legata a un passato che rimpiangi, pur non avendolo mai conosciuto in questa vita-
- Non capisco. -
-Capirai. -
Lucrezia non sapeva cosa pensare.
Per prima cosa pensò di ridere, ma cambiò subito idea.
Poi pensò di piangere, ma, capì che, come le era stato affidato quel compito, poteva esserle immediatamente tolto.
Quindi, alla fine, decise di non dubitare della realtà della situazione, come il poeta le aveva esplicitamente consigliato.
- Sarai la mia guida? -
- No, mi rincresce, ma non è una fortuna che tutti possono avere, quella di essere guidati dai morti in un nuovo viaggio. (4) Anche perché il tuo, signorina, a differenza del mio, non sarà ultraterreno, ma solo temporale. Potrai finalmente capire quanto siano importanti nella storia le decisioni e sappi che, presta bene attenzione alle mie parole, che nulla deve essere mutato nella storia dal tuo viaggio.
Fino a quando tutto non sarà in perfetta linea con la storia già scritta, tu rimarrai intrappolata in quel mondo, senza tornare a casa. -
- Ma perché? -
- Perché tu sei già stata, come tutti quanti gli uomini e le donne di questo mondo, ma tu, essendo così legata a queste fantasie che di solito il resto dell’umanità non ha, puoi finalmente tornare, ma senza cambiare nulla. -
- E se dovessi fallire? Se sbagliassi e modificassi irrimediabilmente la storia? -
- Allora questa Firenze che stavi ammirando poco fa non esisterebbe più e si creerebbe una nuova storia. -
Lucrezia continuava a non capire, ma decise di rinunciare.
E’ reale, si disse, è tutto quanto reale.
Cercava di convincersi di non essere pazza.
- Adesso Lucrezia dobbiamo salutarci. E’ giunto il momento di lasciarci. -
- No, aspetta! – Gridò con voce esasperata.
- Capisco la tua angoscia perché anche io la provai quando vidi l’illustre ombra mantovana sparire dietro di me, ma non commettere l’errore di non apprezzare cosa prenderà il mio posto, perché sono sicuro che ne rimarrai stupita e ti meraviglierai di chi ti sarà concesso conoscere. -
- In che epoca finirò? -
- Nell’epoca più magnifica di tutta la storia di Firenze. – E, con un leggero sorriso sparì nel nulla.
Lucrezia sentì la terra svanire sotto ai suoi, si girò e vide che la porta non ricompariva e pensò che forse era davvero reale.
Poi svenne.

 

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Ciao a tutti, è iniziato questo FOLLE esperimento, spero di riuscire a portarlo a termine e di continuarlo, senza inciampare nelle difficoltà!
Se siete arrivati a leggere fino a qui, per favore, lasciate una recensione per darmi un vostro parere!
Grazie in anticipo, un bacio! 

Note:
(1) In Italiano "Grandi Speranze",  romanzo di Charles Dickens scritto e pubblicato tra il 1860 e il 1861.
(2) Lorenzo Ghiberti (Firenze1378 – Firenze1455) è stato uno scultoreorafoarchitetto e scrittore d'arte italiano
(3) Divina Commedia, Purgatorio, VI, 76-78
(3) Divina Commedia, Purgatorio, VI, 76-78
(4) Riferimento al viaggio di Dante della Divina Commedia, accompagnato da Virgilio.

   
 
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