Giorno 1: Mi guardo allo specchio mentre mi
“rado”, e dico: “Ou, ma dove siamo finiti?? Io che sono in difficoltà??? Per
quale motivo dovrei esserlo? Io sono tutto quello che non riescono a essere gli
altri, ecco! Io sono il migliore, non vi è nessuno sopra di me. Gli altri sono
niente al mio cospetto, gli altri sono… sono… Ecco! Sono come scarafaggi da
schiacciare e da dominare”. Capisco che l’auto-convincimento è qualcosa di
grandioso: sono tutto il contrario di quello che ho detto in effetti, ma almeno
queste stronzate servono per l’autostima, forse. Intanto mi sono di nuovo
graffiato con la lametta, maledetta lametta…
Giorno 2: Dato che anche i migliori hanno
bisogno di chieder consigli, figuriamoci poi i peggiori, vado a casa di un mio
amico per confidargli la situazione. Mi accoglie nella sua dimora, ovvero una cameretta dominata dal disordine e dal
caos, e mi rende omaggio con preziosi doni, un cd pirata di musica che gli
chiedevo da mesi ormai, e mi rende ospite di un pasto luculliano, vale a dire
merendine di sottomarca e mezzo Ritter Sport. Dopodiché comincio a parlare, e
lui mi ascolta attento a interessato, almeno per quel che gli permette il
lettore mp3 infilato nelle orecchie. Quando finisco mi da il suo consiglio,
nella nobile posa che hanno i buoni a nulla quando non hanno niente da fare.
“Cioè, amico… Lo sai che te dico? Te devi comporta’ da omo! Sei n’omo, no? Te devi
comporta’ da omo! Non so se me so’ spiegato. Cioè… Er leone! Devi fa’ uscire er
leone che tieni dentro, capito? Sbrana tutto e tutti. Poi n’artra cosa: devi
studiare la preda, la devi azzanna’ nel punto ner suo punto debole. Vabbo’? Me
raccomando: l’omo, er leone, er punto debole! Ora vedi de annatte che devo fa’
na cosa. Famme sape’!” E mi congeda con una pacca sulla spalla.
Diceva cose giuste l’amico mio? Non lo so, ma le
prendo per utili. L’auto-convincimento è forte, ma serve eh!
Giorno 3: Devo studiare il “nemico”, che per
discrezione chiamerò X. Mi sistemo di tutto punto. Occhiali neri completamente
opachi, cappottone nero alla matrix, capelli ingellati all’indietro, cellulare
acceso e con la scheda piena di soldi –macché… 5 euro. Mi basta solo un’occhiata
allo specchio per capire quanto sono ridicolo, indi per cui mi sciacquo i
capelli, ripongo gli occhiali da sole e me ne esco in jeans e felpa.
Eccomi nella tana del lupo. E’ li che comanda, che
impartisce ordini alla sua squadra, ai sui sottoposti. Si allena X, si
fortifica, ma avrà un punto debole. Eccola che scatta repentinamente da un
punto all’altro della “zona d’influenza” e assolve il suo compito, dando
esempio ai compagni. E’ tosto il nemico, ma avrà pure un punto debole. Trovato!
Il soggetto è molto sensibile alle cattive figure e si mette facilmente in
imbarazzo: infatti durante una sua rovinosa caduta è arrossito di fronte alle
insolenti risate dei colleghi.
Ho raccolto sufficienti informazioni, posso tornare a
casa.
Giorni 4, 5, 6: Voglio saperne di più sulle
“operazioni” che mi toccherà svolgere dal momento in cui entrerò in contatto
con X. Indi per cui raccolgo esperienze di alcuni che hanno avuto a che fare
con individui simili a X. Le loro confidenze mi saranno di grandissimo aiuto, mi
hanno fatto capire molte cose. X non è sola, il mondo è pieno di X. Tocca a noi
povere Y prenderne possesso e assoggettarle ai nostri nobili desideri.
Giorno 7: Memore della fase della precedente,
mosso da un crescente senso di solidarietà, invito a casa mia tutte le Y che mi
sono stati d’aiuto. Passiamo un bel pomeriggio assieme, con la playstation e il
pc, poi la sera usciamo. Dopo le dieci andiamo in un pub, dove brindiamo con
Coca Cola e Fanta alla mia vittoria, che rappresenta la vittoria di tutte le
persone presenti di fronte a me. Torniamo a casa entusiasti e speranzosi.
Giorno 8: La vigilia dello scontro fatidico.
Mi preparo a dovere, soprattutto mentalmente, quindi mi ritiro nelle mie stanze
a riflettere sulle ultime mosse da fare, quelle decisive. Ho tredici anni, so’
omo, so’ leone: ce la posso fare. Sono pronto!
Giorno 9: La sfida finale. Mi sono preparato a
lungo per questo momento. Sono carico e ottimista, ma so che sarà dura. Per
cominciare metto le cose in chiaro: sono un combattente leale, quindi faccio
consegnare a X un bigliettino dove l’avverto della mia venuta, “alle quattro,
al campo di pallavolo”. Scelgo un abbigliamento elegante ma non classico: tengo
alla mia figura. Mi pettino accuratamente, cosa che non succedeva dai tempi
della prima comunione. Parto per la mia missione.
Eccomi al campo di pallavolo. Sono arrivato con un
po’ di anticipo, sicché lei deve ancora arrivare. Intanto penso a tutti i miei
amici che confidano in una mia vittoria, in fondo lo faccio anche per loro…
Ma eccola, è lei, Sara, la mia Sara. Com’è bella!
Quello sguardo così dolce, così innocente, così tenero. Come non innamorarsi di
un essere tanto delicato??? Mi avvicino.
“Ciao Sara”.
“Ciao Giu’.
“Come va? Bene, tu?”
“Benissimo, grazie”.
Divento rossissimo, anche lei mi sembra. Cerco di
fare mente locale di tutte le cose che ho imparato nei giorni precedenti, ma
non riesco a fare altro che ammirare i suoi occhi, le sue labbra.
All’improvviso tabula rasa, non ricordo più niente.
“Ehm… Insomma… Quindi… Ti devi dire una cosa”.
“Che cosa?”
Al diavolo insegnamenti e tattiche varie!
“Ehm… Insomma…. Mi piaci ecco, mi piaci. Sei la più
bella, la più brava, la più dolce…”
Vedo che i suoi occhi si inumidiscono e io mi faccio
ancora più rosso. Che vuol dire questa sua reazione?
“Ehm… In verità… Anch’io”.
Rimaniamo entrambi come due baccalà, in silenzio a
guardarci negli occhi e poi subito a riabbassarli per vergogna. Ci avviciniamo
piano piano. Mi abbasso verso di lei, con le labbra tremanti, con un sorriso
incerto, lei ha gli occhi chiusi. Arriccia le labbra, lo faccio anch’io.
Di solito nei film, in questi casi, interviene qualcosa che spezza la magia. Che so… Qualcuno che rompe e appare sulla scena, i genitori di lei etc. Ma quella era la realtà, e quel bacio fu il più bel primo bacio che un ragazzino potesse desiderare…