Luce. Era
l’essenza fondamentale di
quel luogo, che aveva molti nomi, tutti dati da chi non poteva averne
esperienza concreta. Lì si viveva in comunione e in pace con
tutti e col
Creatore, aspettando che arrivasse per ciascuno il momento di nascere
sulla
Terra. Mi chiamo Edward, per ora solo quello. Avrò un
cognome quando nascerò,
quando prenderò le sembianze di un neonato e non
ricorderò più nulla della mia
attuale esistenza. Questo è il destino che attende ciascuno
di noi. L’anima
viene creata e rimane qui fino al momento, già stabilito
all’alba dei tempi, in
cui ciascuno nascerà e andrà incontro al proprio
destino. Finché siamo qui già
ne siamo a conoscenza, conosciamo dove nasceremo, per quanto tempo
rimarremo
sulla Terra e quando moriremo. Presto arriverà il mio
momento. Sono emozionato,
vivrò un’infanzia serena, sarò amato
moltissimo anche perché sarò figlio unico.
Non ho incontrato le anime di fratelli o sorelle qui. Tuttavia, la mia
vita
sarà breve. Un’epidemia di spagnola
spazzerà via tutta la mia famiglia. Mi sono
già visto agonizzante su un letto d’ospedale pur
nel fiore dell’età. Non
importa, tornerò qui, in una dimensione diversa, ma qui,
nella luce. Sono
sereno, felice, desideroso di vivere appieno tutto. Cammino tra i
sentieri, in
mezzo alla pace, alla serenità, alla gioia e mi fermo a bere
alla fonte. Fa
caldo oggi, nonostante la mia veste leggera. Sorseggio direttamente
l’acqua
dalla sorgente e mi passo una mano tra i capelli, bagnandoli un
po’ e
ravvivandoli. Mi stendo sull’erba sotto la grande quercia e
chiudo gli occhi. I
miei amici mi stanno aspettando, scalpitano. Non facciamo altro che
parlare
della nostra prossima partenza e delle prime sensazioni, delle
sconosciute
pulsioni che cominciamo a sentire. E’ naturale. Siamo vicini
più di chiunque
altro qui al mondo terrestre con le sue tentazioni e il nostro peccato
originale consiste nell’esserne toccati. Ora,
però, voglio riposare, mi sento
improvvisamente stanco e un lieve bruciore dietro la spalla destra mi
mantiene
vigile. Sento delle risate, degli schiamazzi, dei tonfi
nell’acqua. Risate
femminili. Mi avvicino curioso e la vedo. E’ immersa nel
laghetto fino alla
vita, i suoi capelli scuri sono raccolti in una coda ordinata mentre la
sua
veste bianca e umida rivela le sue forme più del dovuto. Non
dovrei fissarla in
questo modo, non dovrei pensare certe cose su di lei, sul suo splendido
corpo,
dovrei pensare solo alla sua anima candida. Lei si gira lentamente e mi
vede.
Non faccio nulla per nascondermi, mi sento legato, mi sento attratto
come se
fosse il centro esatto del mio mondo, come se tutto quello che ci
circonda non
esistesse, come se per me non ci fosse che lei da sempre e per sempre.
E’ una
sensazione strana, nuova, devastante, che mi fa sentire leggero e allo
stesso
tempo carico di apprensione. Che cosa starà sentendo lei?
Cosa penserà di me?
Che la stessi spiando? Che volessi guardarla malevolmente? No, lei
è pura, è
bianca, è un’anima gentile e, continuando a tenere
gli occhi ancorati ai miei,
esce dall’acqua e mi viene incontro.
-
Ciao….
Glielo dico
così, guardandola
semplicemente.
-
Ciao…
Mi risponde
continuando a fissare
qualcosa vicino alle punte dei suoi piedi.
- Non volevo
spaventarti, né
disturbarti…ti ho vista e ho
pensato…beh…ho pensato che sei bellissima!
La mia ninfa
sembra muovere
lentamente il capo da destra a sinistra come a cercare qualcosa o
qualcuno.
- Mi chiamo
Edward…
Continuo il mio
monologo sperando lei
mi offra almeno la visione dei suoi grandi occhi color cioccolato. Gli
occhi
non mentono mai e lei comunque non lo potrebbe fare. Qui non si sa
ancora cosa
sia la menzogna.
- Sono
Isabella…e anche tu sei molto
bello.
Il mio cuore si
gonfia di un
sentimento rivoluzionario, di un amore diverso da quello che provo per
i miei
amici, per le altre persone cui voglio bene. Non so come gestirlo, non
so se
anche lei provi o meno questo turbamento nell’anima.
-
Isabella…ti va di stare un po’ con
me? Di parlare? Di conoscerci?
Lei mi sorride
ed io mi perdo, nella
ragazza più bella che io abbia mai visto, nella sua luce,
nella sua limpidezza
d’anima.
- Sì,
Edward, sediamoci qui.
Mi prende per
mano ed io mi sento
sciogliere. Il calore che nasce tra le nostre dita intrecciate mi
pervade in
ogni fibra. Non ho mai sentito nulla del genere, non so come definirlo
e neppure
cosa aspettarmi. Ci sediamo su una panchina finemente scolpita alla
riva del
laghetto, riparata all’ombra di un grosso salice piangente.
- Sei qui da
molto?
Isabella prende
in mano la
situazione, mentre io sono ancora troppo scosso dalle nuove sensazioni
che mi
travolgono come grosse onde.
- Sì,
il mio tempo sta per arrivare.
Nascerò tra poco.
Un velo di
tristezza passa nei suoi
occhi, o questo è quello che voglio leggere io.
- Invece tu?
Rimarrai ancora per
molto?
Spero mi dica di
no, voglio avere almeno
una speranza di ritrovarla, di averla al mio fianco nella vita terrena.
- No, per il
nostro concetto di tempo
non ancora per molto. Per la vita umana però sono
più di ottant’anni.
Mi sento gelare.
Io sarò già morto
quando lei nascerà. Non avrò modo di rivederla,
di bearmi della sua bellezza,
di condividere qualcosa con lei, di amarla come un uomo ama una donna.
L’angoscia s’impadronisce di me, mi chiude la bocca
dello stomaco e mi crea un
nodo alla gola che m’impedisce il respiro.
-
Perché sei triste Edward?
La guardo e
capisco che non saprei
mentirle nemmeno se volessi farlo realmente. E’ lo specchio
della mia anima, la
compagna della mia esistenza. E’ così raro trovare
la persona che ci completa.
Io l’ho trovata casualmente e la sto perdendo. Voglio
confessarle tutto, non ho
tempo da perdere.
- Isabella, io
vorrei starti vicino,
passare molto tempo con te…non so se riesci a
sentirlo…
- Lo sento
Edward, è quello che provo
io.
Gioia. Immensa,
ingestibile,
irrefrenabile gioia. Le sorrido, lei lo fa di rimando.
- Non so cosa
sia Edward…
- Neppure io, so
solo che senza di te
non esisto, non respiro, non sento il cuore battere…
- Stai con me
allora, stammi vicino…
La speranza
nelle sue parole mi fa
ancora più male. Ferirla dovendo dirle la verità
mi devasta.
- Io devo
andare, fra pochissimo, la
grande luce mi prenderà e sarò già
morto quando tu nascerai…
Lei,
inaspettatamente, mi getta le
braccia al collo. Il suo profumo mi invade le narici ed io penso che
vorrei
portarmelo addosso per sempre, che vorrei fondermi con lei come il pane
e il
burro fuso, che sarei disposto a dare qualunque cosa per portarla con
me.
- Ti
dà fastidio se ti accarezzo, se
ti tocco?
Isabella si
stacca e mi guarda con
un’espressione interrogativa.
Voglio
rassicurarla. Le parlo con
tono pacato, tentando di arginare l’impeto, lo slancio,
l’ardore che provo per
lei.
- E’
un modo per comunicare anche
senza parlarci. Tu mi hai abbracciato prima. Volevi dirmi che ti
dispiace che
io debba separarmi da te così presto, no?
Lei annuisce con
fare infantile. Ci
sorridiamo.
- Si possono
dire molte cose in
questo modo…che sono felice d’averti
incontrato…
Le accarezzo la
guancia con la punta
delle dita, mentre lei chiude gli occhi.
-
…che vorrei portarti con me….
Le prendo
delicatamente le mani e
faccio intrecciare le nostre dita.
-
…che penso di amarti!
Fisso i suoi
occhi, poi le sue labbra
e lentamente mi avvicino. La sfioro, leggero, quasi impalpabile.
Isabella
arrossisce e mi passa una delle sue piccole mani tra i capelli.
- Ti amo
Isabella…
Un sussurro
vicino al suo orecchio.
Un addio più che una dichiarazione.
- Ti amo
anch’io Edward…
La dolcezza nel
suo sguardo, la
disperazione nel tono della sua voce, la tenerezza
nell’aggrapparsi alla mia
veste mi sovrastano. Le nostre bocche si cercano nuovamente parlandosi
per
tutti gli anni a venire e rimpiangendosi per il tempo già
passato.
- Vieni con me,
non voglio vivere
senza di te, non voglio andarmene!
- Non posso
Edward, lo sai, non sta a
noi decidere…
- Io non lo
voglio un mondo dove tu
non esisti!
- Incontrerai
qualcun’altra…
Ostenta
sicurezza, ma la sua voce si
è incrinata e una lacrima piena e calda scende sulla sua
guancia fino a posarsi
sulle nostre mani ancora unite.
- Tentiamo
Isabella! Andiamo al
grande cerchio di pietra, dove tutti quelli che devono essere investiti
dalla
grande luce si riuniscono. Ci confonderemo e nasceremo nello stesso
momento.
Potremo ritrovarci, crescere insieme, amarci per
l’eternità.
Mi alzo e le
porgo la mano in un
chiaro gesto d’invito. Mi sceglie ancora una volta e ci
incamminiamo verso la
nostra meta. Ci uniamo agli altri, vesti bianche brulicanti, tutti in
trepida
attesa. Ad un tratto il sole sembra muoversi attorno a noi, seguendo la
circonferenza della grande costruzione di pietra nera, e
contemporaneamente
abbassarsi. La luce ci pervade, mentre chiudo Isabella fra le mie
braccia e la
stringo al mio petto, come fosse parte di me, della mia essenza, della
mia
anima.
-
Edward…
Una voce
melodiosa, ma ferma, fa
echeggiare il mio nome. E’ Michael. Mi guarda con
un’espressione gentile,
comprensiva, declinando i suoi tratti in un sorriso sincero. Una
bellezza
sfolgorante che è emanazione diretta della potenza sia
generatrice che
distruttiva del Creatore. Mi invita ad avvicinarmi con un cenno della
testa. Lo
faccio a capo chino. Lui sa già tutto e, pur accarezzando
Isabella con lo
sguardo, pronuncia la sua sentenza.
- Non
è ancora il suo momento Edward.
- Io
l’amo! Non so se sia una
giustificazione valida, ma è così.
-
L’amore non è egoismo, ragazzo mio,
è soprattutto far dono all’altro di se stessi
senza alcuna pretesa, lasciar
libera l’altra persona perché segua il proprio
destino.
- La sua strada
non incontrerà mai la
mia. Io morirò prima della sua nascita. Che senso ha allora
il mio amore per
lei e il suo per me?
- Devi avere
fede Edward! Tutto è già
scritto!
- Non
capisco…
Guardo Isabella
e trovo la forza per
andare ancora avanti.
- Ti prego
Michael! Dacci una
speranza, un qualcosa cui aggrapparci che non sia la disperazione, un
segno…
- Siete
predestinati. Portate lo stesso
simbolo impresso dietro alla spalla destra. Ognuno di voi lo ha, ma si
rende
visibile solo quando vi imbattete nei vostri compagni.
D’istinto
appoggio la mano sul mio e
poi guardo l’esile spalla del mio amore, sulla quale
troneggia un piccolo
simbolo circolare. Sono ancora più confuso, anche se una
flebile speranza si
sta facendo strada nel mio cuore. Isabella si stringe a me ancora di
più.
Sembra un cucciolo smarrito.
- La
ritroverò…non so come, ma lei
sarà mia…è così?
Michael mi
sorride ancora con benevolenza.
- Sì,
Edward.
- Come la
riconoscerò?
- Il tuo amore
ti guiderà da lei,
agirà per te contro ogni razionalità,
sovrasterà ogni altro istinto.
-…ed
io come potrò riconoscerlo?
La voce di
Isabella arriva come un
lieve sussurro, ma la determinazione nel suo timbro e nel suo sguardo
colpisce
Michael.
- Non ti potrai
sbagliare, lui avrà
gli occhi dorati. Ora però dobbiamo andare, il tempo qui
è scaduto.
Isabella mi
guarda angosciata. La
stringo a me mentre mi ripeto che devo essere forte anche per lei, che
devo
infonderle fiducia. La bacio avvolgendo le sue labbra con le mie.
- Ti
aspetterò amore mio…per sempre…
La vedo muovere
le labbra ma non la
sento. La luce mi avvolge.