Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: unleashedliebe    01/02/2012    17 recensioni
«Saremo noi contro il mondo, sai che sarà impossibile vincere, vero?»
«Non è vero. Ti amo Hallie, è questo che conta, no?»
Harry sapeva di casa. Lui, era la mia casa.
Il mio rifugio.
I come to you in pieces, so you can make me whole.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Piccola premessa: E' una one shot abbastanza lunga, volevo avvertirvi :)

* * *

Pieces(c)

P I E C E S

[ play ]
I'm here again
A thousand miles away from you
A broken mess, just scattered pieces of who I am
I tried so hard
Thought I could do this on my own
I've lost so much along the way


Cosa si può fare quando la realtà in cui si vive non ci rispecchia? Si Sogna.
E quando i sogni non bastano? Quando ogni desiderio ha per oggetto la stessa cosa – persona che si sa di non poter avere, mai più?
Ci si rifugia nei ricordi, quelli belli, così da vivere nell’illusione tutto sia come una volta, quando si era felici.

I've come undone
But you make sense of who I am
Like puzzle pieces in your eye


Osservavo il piatto di riso lasciato a metà davanti a me, non avevo più fame. Il mio stomaco era chiuso.
«Hallie, stai mangiando troppo poco ultimamente. Sicura sia tutto a posto?»
La voce di mia madre giunse preoccupata alle mie orecchie, le sorrisi rassicurante.
No, non stavo bene. Non era una novità, era da tanto che stavo così; ultimamente mi nutrivo di ricordi, mi rifugiavo nella mia testa troppo spesso e tendevo a alienarmi dal mondo circostante.
Vivevo nella mia mente, una realtà parallela in cui tutto andava bene, dove io ero felice e lui era con me.
«Sì, non ti preoccupare» a volte mentire è l’unica soluzione.
«Oggi è il compleanno della sign..» iniziò mia madre, guardando di sottecchi la mia reazione, interruppi subito la frase. Sapevo come sarebbe terminata.
Lo sapevo benissimo.
«Non potrei dimenticarmene mai.» sospirai, «Ora esco»
«Dove vai?» il suo tono era stupito, non uscivo spesso. Anzi.
«Al parco.»
Presi la mia borsa e uscì frettolosamente di casa, così da evitare un interrogatorio da parte sua.
Mi incamminai senza fretta verso la mia meta, non andavo lì da tanto. Settecentocinquantasei giorni per l’esattezza, più di due anni.
Non avevo più trovato il coraggio di entrarci senza lui al mio fianco, mi piaceva vivere nei ricordi, non nel masochismo.
C’era un pezzo della mia vita là dentro, fra il laghetto, la panchina e le altalene.
La mia infanzia e parte della mia adolescenza le avevo trascorse in quel luogo immerso nel verde.
Respirai profondamente e oltrepassai il vecchio cancello di ferro, era come immergersi dentro a dei ricordi che non volevo rivivere.
Non perché fossero brutti, il contrario.
Erano i più belli che avessi, però i più dolorosi.
Non era molto affollato, il clima era freddo e gran parte delle persone erano a lavoro o a scuola, io m’ero diplomata quell’anno.
Adocchiai subito la mia panchina preferita, sorrisi.

Era una bella giornata, stranamente la temperatura era un po’ più calda del solito. Volevo uscire, giocare.
«Mamma, andiamo al parco?» la guardai con gli occhi dolci, sapevo non avrebbe resistito.
«Va bene Hallie, però non ci restiamo tanto»
Sorrisi,a sette anni mi bastava un’uscita al parchetto per essere felice.
Corsi verso la mia panchina preferita, notando fosse già occupata.
«Questa è la mia panchina!» brontolai guardando chi m’aveva rubato il posto.
«Non mi sembra di vedere il tuo nome scritto sopra» rispose deciso l’abusivo.
«Perché non vuoi vederlo!» non sapevo cosa ribattere, a sette anni non ero esperta in retorica.
«Facciamo che, da oggi, questa panchina è nostra?» l’occupante mi sorrise e, di fronte a quella schiera di denti bianchi e storti, non potei che annuire. Era bello.
«Va bene» mi sedetti al suo fianco, guardandolo allegra.
«Io sono Harry»

Era iniziato tutto grazie – o a causa? – a quella panchina, a quell’età non potevo immaginare cosa avrebbe comportato quell’incontro.
Non pensavo sarebbe diventato fondamentale nella mia vita.
Non potevo sapere..

«Mamma ha litigato con papà oggi» sospirai, mentre Harry mi ascoltava attento.
«Urlavano, tanto. Non capisco, si vogliono bene. Io non urlo contro le persone a cui voglio bene. Io non ti urlerei mai dietro, sai?»
«Neanche io Hallie» mi sorrise, dandomi un pizzicotto.
«Ho chiesto cosa stava succedendo, non mi hanno voluto rispondere perché a dieci anni non potrei capire. Non credo, non sono piccola!» sbuffai.
«Non lo so, si sistemerà tutto, vedrai.»
Avevo pianto tanto, quella volta, su quella panchina.

I miei genitori divorziarono quando avevo dodici anni, una mattina scesi per andare a scuola e trovai le valigie di mio padre ammucchiate davanti alla porta.
La sera, rientrata, non c’erano più. Anche lui non c’era.
«E’ andato a vivere da un’altra p..» si interruppe, «da un’altra parte.» cercò di sorridere, senza successo.
«Tutto bene?» domandai ansiosa.
«Passerà.. passerà» si passò una mano sul viso e tornò frettolosamente in cucina.
Non sarebbe passata così in fretta, invece.

«Mi dispiace non essere in classe con te» eravamo sulle altalene. Ci eravamo dati appuntamento per raccontarci tutte le novità del nuovo anno scolastico.
«Anche a me. Perché non ti sei fatto bocciare? Così saresti stato con me» suggerì ridacchiando.
«Se certo! Dai fra un anno inizi il liceo anche tu» mi sorrise raggiante.
Era bello quando sorrideva. Era bello, sempre. Mi incantavo sempre più spesso di fronte ai suoi occhi cristallini.
«Piuttosto, conosciuto qualcuno di interessante?»
«Sì! Ci sono un sacco di belle ragazze» ghignò malizioso, «e qualche ragazzo simpatico, sì. Poi beh, si sa! Nessuno resiste al fascino del riccio» scosse la testa facendo ondeggiare i suoi capelli. Scoppiai a ridere, era così adorabile e buffo. Poi però il mio sorriso si spense.
Harry era bello, simpatico e carismatico; non aveva problemi a fare amicizia. Io ero sempre l’amica d’infanzia goffa e.. superflua.
«Tutto bene Hallie?» domandò accigliato notando il mio sorriso mutarsi in una smorfia.
«Sì..» non sapevo mentire, non risultavo convincente neanche alle mie orecchie.
«Sei la mia migliore amica, capisco quando qualcosa non va»
Ero la sua migliore amica.. io lo consideravo tale, lui non l’aveva mai detto.
Ora sì che stavo bene.

Un colpo di vento mi fece riscuotere, cominciava a fare freddo. Posai la borsa alla mia destra, intravedendo una scritta che mi era familiare.
Mi abbassai per vederla meglio, accarezzai le parole incise malamente da un taglierino. Mi si offuscarono gli occhi ripensando a quando era stata fatta.

Uscì correndo da scuola, stavo malissimo. Intravidi una testa riccia fra la massa di studenti, saremmo dovuti tornare a casa assieme. Non mi fermai ad aspettarlo, non volevo scoppiare a piangere davanti a tutta la gente. Sarei stata patetica. Ero patetica, in effetti.
Scrissi velocemente un messaggio a Harry e mi rifugiai al parco.
Non passarono neanche dieci minuti e lo vidi entrare trafelato e raggiungermi con sguardo ansioso.
Si mise al mio fianco, circondandomi le spalle con un braccio e stringendomi a sé.
Perché mi faceva questo?
Non poteva sentire come era aumentato il battito del mio cuore a causa del contatto ravvicinato con il suo corpo.
Cos’era cambiato? Perché non riuscivo a vederlo solo come un amico? Perché?
Rovinavo sempre tutto, sempre.
«Che è successo?» domandò schietto togliendomi un ciuffo da davanti agli occhi.
«Sono un disastro Harry, sono un disastro.» la mia voce era flebile e tremante.
«Cosa cazzo stai dicendo?» fine come al solito.
«La verità.» risposi togliendomi le prime lacrime dagli occhi.
«Spiegati!»
«Ho litigato con Savannah.. pensavo fossimo amiche, a quanto pare mi sono sbagliata. Non so neanche il motivo del litigio, a un certo punto si è incazzata e ha cominciato ad insultarmi. Non capisco.. sono un fallimento totale! Mi ha detto un sacco di cattiverie, e sai qual è la cosa peggiore? Che tutti gli insulti beh, alla fine sono fondati. Guardami, non ha torto! Sono.. brutta, lo so. Sentirselo dire fa male! Ho già problemi di autostima di mio! Cos’ho di sbagliato Harry? Mia madre quasi non mi parla, papà mi ha abbandonato e si è rifatto un’altra famiglia. Alla fine rimango sola! Sono una delusione per gli altri e per me stessa! Talmente idiota che mi sono innamorata del mio migliore amico!» conclusi senza fiato, mentre i singhiozzi mi rendevano difficile respirare. « ..Oh cazzo» mormorai poi, rendendomi conto dell’ultima frase detta.
Non capivo come m’era uscita, ero cotta di Harry da.. un bel po’, eppure ero sicura sarei riuscita a controllare quel sentimento, l’avrai anestetizzato fino a farlo scomparire.
Credevo fosse possibile, illusa.
Mi irrigidì, speravo il mio fiume di parole l’avesse stordito, magari non aveva capito l’ultima frase.
Abbassai lo sguardo, non volendo incrociare i suoi occhi. Le mie vecchie converse divennero improvvisamente interessanti.
Ci fu un attimo di silenzio, cercai di diventare un tutt’uno con il legno della panchina. Stranamente, non ci riuscì.
Ero in apnea, pentita da ciò che avevo involontariamente confessato. E se non avesse voluto essere mio amico per questo? Stupida ero stata. Stupida, come sempre.
Lui, però, scoppiò a ridere.
Io stavo male, lui rideva.
«Sono contenta la situazione ti diverta, Styles» mormorai stancamente.
«Cazzo sì!» continuava a ridere. Divertente, proprio.
Mi scostai da lui e mi alzai lentamente. Cominciai a camminare verso l’uscita, quando qualcosa, anzi qualcuno, mi bloccò per il polso attirandomi a sé. Mi ritrovai addossata al riccio, tremendamente vicina a lui. Cuore contro cuore. Battevano forti, entrambi.
«Dove pensi di andare, scusa?» puntò i suoi occhi contro i miei. Brividi.
«Via» sussurrai.
«Resta» mollò il mio polso e mi cinse la schiena con le braccia.
Amavo i suoi abbracci. Amavo lui.
Stetti ferma e in silenzio, non sapevo come replicare.
«Intanto, tu non sei un disastro. Sei.. la migliore amica che si possa avere, e se Savannah non l’ha capito, cazzi suoi.» parlò conciso, «secondo, io non ti lascerò, capito?» Annuì, in quel momento ero convinta sarebbe davvero stato così. «terzo: sei insicura e non capisco il perché. Sei bella, non hai bisogno di trucco o altro, essere come sei è abbastanza. Tutti vedono che sei bella, tranne te» la sua voce era calda, il suo petto vibrava contro il mio.

Ripensai alle parole che m’aveva detto Harry, ripensai al colpo al cuore scoprendole in una canzone loro.

«Quarto e ultimo, sai perché rido? Perché Dio, penso di essere innamorato di te da quando ho dieci anni. Mi hai proprio fottuto, ragazzina»
Mi baciò.
Mi sembrò di volare.
Era come essere in paradiso.
Presi il taglierino e incisi una frase sul legno della panchina testimone del mio primo piano.
Harry la lesse e scoppiò a ridere, prima di stringermi a sé.
I’ve got Styles

Quella dichiarazione era uno dei ricordi più belli che avessi, uno dei momenti più belli della mia vita.
Avevo quindici anni, ero ancora una ragazzina ingenua, eppure conoscevo il significato d’amore. Harry era amore. Amavo tutto di lui, il suo sorriso, le fossette, le smorfie, gli occhi così chiari, i riccioli ribelli, il fisico magro, le mani fredde, la sua voce, il suo carattere. Tutto di lui era Amore.
Con lui ero felice, sempre. Non avrei potuto immaginare vita senza di lui.
Eppure, presto avrei dovuto..

«Stai tranquillo, sei bravo, sei bello, sei simpatico. Se non ti prenderanno hanno qualche rotella fuori posto» sorrisi a Harry, io e la madre c’eravamo messe d’accordo per iscriverlo a “tradimento” a X-Factor. Gli piaceva cantare, volevo realizzasse il suo sogno.
«Vai e spacca i culi!» rise e mi baciò con trasporto, poi il palco fu suo.
Brillò come solo lui sapeva fare.
«Mi hanno preso, mi hanno preso! Aah!» mi resi conto tardi di cosa avrebbe significato.
Avrebbe spiccato il volo.

Mi piaceva guardare Harry cantare, il modo in cui socchiudeva gli occhi all’inizio di una canzone, cercando di prendere l’attacco giusto e il sorriso che nasceva dopo esserci riusciti. Si muoveva con eleganza, la sua voce ancora immatura ma comunque calda mi faceva rabbrividire.
Avevo capito subito avesse qualcosa di speciale, il suo posto non era nella panetteria della madre, era fatto per il palcoscenico.
Non avrei pensato, però, che mi sarei ritrovata a stare dietro le quinte, al buio.

Non era entrato come solista, l’avevano unito a un gruppo di altri quattro ragazzi. Non gli dispiaceva, anzi: era contento, avevano fatto amicizia in fretta e si trovavano bene assieme. Aveva abbandonato casa sua per andare a Londra e provare con la band.
Avevo paura, tanta.
Mi telefonava allegro, mi parlava delle prove, sembrava un bambino nel paese dei balocchi.
Stava vivendo il suo sogno, era felice. Mi sentivo egoista, eppure non riuscivo a non sperare che tornasse da me. Lui però… lui era allegro.
Capì che qualcosa stava cambiando quando, poco dopo l’inizio della trasmissione, mi invitò ad assistere alla diretta così da presentarmi agli altri.
Andai a Londra da sola, mia madre non volle accompagnarmi. Mi recai agli studi televisivi e un bodyguard mi portò fino alla saletta comune, dove si trovavano i One direction – il gruppo di Harry.
Aprì la porta con il cuore in gola, non sapendo cosa aspettarmi.
Non si accorsero di me, erano troppo impegnati a giocare un’appassionante partita di calcetto.
«Ehm..» mormorai a disagio, cercando di attirare l’attenzione del mio ragazzo.
«Hallie!» si staccò subito dal gioco e mi strinse in un abbraccio soffocante.
«Mi sei mancata tanto» sussurrò al mio orecchio senza lasciarmi.
«Anche tu Styles, davvero»
Lo guardai negli occhi e il mio cuore perse un battito. Era sempre bello. Lo amavo. Mi mancava, come l’aria. Vederlo era come uscire da uno stato d’apnea durato troppo a lungo.
Sorrise prima di tuffarsi sulle mie labbra e coinvolgendomi in un dolce bacio.
«Ti amo» mormorai piano una volta riacquistato il controllo sul mio cervello.
«Ti amo anche io» mi accarezzò una guancia, per poi lasciarmi andare.
Arrossì notando tutti gli altri ragazzi fissarci con fare sornione. Imbarazzo!
«Uoo, vas happening?» disse Zayn, facendo ridere tutti.
Tranne me, non capivo.
«E così lei è la ragazza di cui ci hai tanto, ma tanto, ma tanto parlato!» intervenne Liam, salutando con la mano.
«Sì» Harry si morse il labbro, imbarazzato.
«Styles imbarazzato è qualcosa che non si vede mai! Piacere di conoscerti, sono Niall» arricciai gli angoli della bocca all’insù, ovviamente sapevo chi fosse ma apprezzai la sua presentazione.
«Piacere mio, Hallie»
«Dicci una cosa, Hallie..» Louis si avvicinò con fare circospetto, «ti piacciono le carote?» lo guardai confusa, mentre i ragazzi scoppiarono in un attacco di ilarità improvviso, tenendosi addirittura la pancia con le mani.
Ridevano e io mi sentivo esclusa. Estranea al’ambiente. Una bruttissima sensazione, fece male.
La consapevolezza che Harry si stesse allontanando da me, dal mio ‘mondo’, mi ferì.
«Ehm, noi andiamo!» il riccio si ricompose e mi prese per la mano, trascinandomi nel camerino affianco.
«Sono contento tu sia venuta. Davvero» i suoi occhi mi fecero dimenticare tutte le preoccupazioni per un attimo.
Sorrisi e tornò a baciarmi.
Mi era mancato, l’amore.

Andavano alla grande, i One Direction.
Puntata dopo puntata conquistavano ascolti e pubblico. Io facevo il tifo da casa, spendendo intere ricariche per votarli. Assistevo agli show da casa, ogni sera mi piazzavo davanti alla televisione armata di cellulare e pacchetto di fazzoletti: era inevitabile, una sensazione che non riuscivo a controllare: loro cantavano, io piangevano.
Harry mi sembrava così distante, racchiuso nello schermo del televisore.
Guardarlo mi faceva stare male, perché cominciai a domandarmi cosa ci facesse lui con me.
Vederlo su quel palco, con un sorriso che gli illuminava il volto… era perfetto.
Io, invece?

«Siete stati bravissimi ieri sera!» mi complimentai con il mio ragazzo.
Avrei voluto stringerlo, baciarlo. Peccato fosse distante da me. Sempre di più..
«Grazie! E’ tutto così bello! Vorrei potesse non finire mai»
Mi sentì male a quella rivelazione. Lo volevo con me, ero egoista? No, ero innamorata.
«Diventerete famosi» sorrisi, un sorriso amaro che non poteva tuttavia percepire.
«Lo spero!» ridacchiò, «Tu, piuttosto, che fai?»
«Mangio cioccolata» mormorai, affondando il cucchiaio nel vasetto di nutella.
«Amo il cioccolato!»
«E io amo te Styles»
«..Anche io» uno strano calore si irradiò dal cuore, non mi sarei mai abituata a quelle parole, dette da lui.
«Cosa, ami te o ami me?» lo presi in giro.
«Tutti e due, veramente. Di più te, però»
In quel momento la distanza, la televisione, il suo successo.. tutto mi sembrò irrilevante.
Ci amavamo, bastava no?

Non vinsero X-Factor.
Nonostante i soldi che spesi per votarli, non vinsero.
Erano bravi, perché allora non arrivarono primi?
Alla fine il talento c’era, non sarebbe stata una sconfitta a fermarli. Assolutamente no.

Non potevo crederci, avevo appena spento la tv, innervosita.
Stavo male, per i ragazzi. Se lo meritavano di vincere, davvero.
Suonò il cellulare. Harry.
«Ehi!» la sua voce era tremante.
«Styles, tutto bene?» chiesi premurosa. Non potevo essere con lui. Non era giusto.
Sentì un singhiozzò dall’altra parte, stavo per piangere anche io.
Silenzio.
«Tra pochi giorni ci sarà un concerto qua, vorrei che venissi. Per me, okay?»
«Ci sarò»
«Meritavate di vincere» sussurrai dolcemente.
«Non.. n-non importa» stette un attimo zitto, «ci hanno offerto un contratto discografico!» alzò il tono, allegro.
Avevo voglia di piangere.
Dalla felicità, dalla tristezza?
Entrambe.
Piansi. Tanto.

Non ero mai stata a un concerto, quello dei One Direction fu il primo. E ultimo.
Era tutto così nuovo per me, il caos delle quinte e le urla degli spalti. L’eccitazione dei ragazzi e l’ansia del manager. Osservavo i cinque prepararsi per andare in scena, cantavano canzoncine a caso, ridacchiando e improvvisando strani balletti.
Erano buffi.
Io osservavo Harry, era così felice.
Non potevo che essere contenta per lui, anche se sentivo un peso fastidioso all’altezza del cuore.
Presentimenti?

«Vai, fai vedere quanto vali!» incitai il ricco, non che ne avesse veramente bisogno. Il palco era il suo ambiente naturale.
«Lo farò! A dopo, ti amo!» mi baciò e fece la sua entrata.
Le urla aumentarono a dismisura, i riflettori puntarono su di lui, illuminandolo.
Io rimasi nel mio angolo buio del backstage.

Guardai l’orologio, ero lì da un’ora.
Non volevo credere di essere sola in quel parco.
Ci speravo, ancora.
Era il compleanno della madre di Harry.
Doveva tornare. Per lei, per me.
Tic, tac.
Ogni secondo che passava faceva morire la speranza.
Tic, tac.

Il piccolo paese in cui vivevo era in fibrillazione, Harold Edward Styles era appena tornato dall’avventura di x-factor. Era una specie di eroe. Il mio, eroe.
Era passato un mese dal concerto.
Ora i One Direction avrebbero registrato un disco. E fatto un tour. Europeo.
Non ci eravamo più visti, troppi impegni.
Voleva parlarmi, m’aveva dato appuntamento al parco per quel pomeriggio.
Presentimenti.
Brutti presentimenti.

L’ultimo appuntamento che ebbi con Harry fu quello.
L’ultima volta in cui lo vidi dal “vivo” risaliva a settecentocinquantasei giorni prima.
Stesso parco, stessa panchina.

«E così.. andate in tour» parlai con voce calma, stretta fra le sue braccia.
Eravamo fermi nella stessa posizione da un’ora. Avevo bisogno di lui, ero andata in astinenza.
«Già. Girerò l’Europa..» sorrise, evitando di guardarmi.

Fu così, portarono la musica in tanti paesi. Fecero sognare tante fans.
Lo sapevo, chi li avrebbe fermati? Stavano conquistando tutti.
Mi piaceva passare il tempo su Twitter, seguendo i post dei ragazzi e leggendo le menzioni delle ragazze verso di loro. Erano dolci. Il gruppo amava le fan, le fan amavano il gruppo.
E io, chi amava me?
Solitudine.

M’aveva intrappolata fra le sue braccia, come se temesse sarai scappata.
Non l’avrei mai fatto, perché allontanarmi da colui che amavo, più di tutto?
«Saremo noi contro il mondo, sai che sarà impossibile vincere, vero?»
«Non è vero. Ti amo Hallie, è questo che conta, no?»
Non riuscì a rispondere, sembrava troppo un discorso d’addio. In quel momento non ero in grado di parlare. Ero concentrata a guardare i suoi occhi farsi pian piano più lucidi.
Cercavo di non piangere: una volta iniziato, non avrei più smesso.
Affondai il viso sulla sua spalla, cercando di calmarmi seguendo i battiti irregolari del suo cuore e aspirando il suo profumo.
Harry sapeva di casa. Lui, era la mia casa.
Il mio rifugio.
«Ssh, sono qui» mi accarezzò la schiena.
«Per ora»
«Voglio stare al tuo fianco, Hallie.»
«Tu andrai a conquistare il mondo, però. E io?»

Non arrivava. Perché, perché non arrivava?

«Te ne andrai. Fa male Harry, fa male.»
Mi strinse forte a sé, quasi cercasse di tenere insieme i pezzi di me che andavano frantumandosi.
Crack, crack. Un cuore distrutto. Il mio.
«Ci faremo solo del male, a stare assieme. Lo sai no? Non possiamo» pronunciai le parole con calma, ogni singola sillaba feriva come un coltello appuntito. Masochismo.
«Ti amo»
«Non basta l’amore, a volte.»
«Perché?»
«La vita va così.»
«Non voglio dirti addio, piccola»
«Non devi. Però… una relazione a distanza, nel nostro contesto, capisci che.. non ce la possiamo fare. Ti amo, ma è impossibile. Tu avrai i concerti con cui distrarti, le tue fan.. io invece dovrò vivere con i ricordi, con i fantasmi dei nostri momenti felici. Tutto mi ricorderà te, tutto! Finiamola qui. Non passerò la vita ad aspettarti e tu non dovrai sentirti soffocato da me.
Soffriremo meno»

Credevo davvero a quello che gli avevo detto, pensavo avrei sofferto meno.
Cazzate.

«Vieni con me»
Sorrisi, me l’aspettavo.
«Lo farei subito, ma ho sedici anni. Devo diplomarmi, non voglio essere un peso per te. Devo imparare a vivere»

Illusa.
Me ne accorsi dopo, non pensavo sarebbe stato così difficile.
La vita senza Harry era una vita vuota. Che senso aveva allora, viverla?

Il ragazzo mi abbracciò con forza.
«Ti conosco da quando ho sette anni, come faccio senza te?»
«Ce la farai.»
«Sembra un addio..» gli tremava il labbro.
«Non lo è»
«Incontriamoci qui, quando avrai il diploma e io capito com’è il mondo là fuori. Due anni, il tempo di crescere. Al compleanno di mia madre. Solita ora, alle tre. Stessa panchina.»
«Te ne ricorderai?»
«Sì»
«La vita distrae, Harry. Avrai le tue distrazioni, ti dimenticherai..»
«Ti amo»
Era la sua risposta a tutto.
«Io ci sarò. Tu?»
Mi accarezzò. Non rispose.
«Ce la possiamo fare»
«Ti aspetterò, sarò qui fra due anni. Mi mancherai ogni singolo giorno. Se non ti troverò…»
Non mi lasciò concludere la frase, mi zittì con un bacio.

Non mi aveva lasciato finire la frase.
Il tempo passava, lui non c’era.
Mi raggomitolai su me stessa, stavolta non c’era Harry che mi stringeva per non farmi rompere in mille pezzi.
Non c’era nessuno in quel parco, a parte il mio cuore sanguinante, le mie lacrime e un ammasso di ricordi sconnessi e dolorosi.

«Noi contro il mondo, giusto?»

Annuì.
«Arrivederci Hallie»

La consapevolezza fece male.
Harry non sarebbe arrivato.
Non era un arrivederci, era un addio.
Crack, crack.

Una volta m’aveva sussurrato che il suo cuore mi apparteneva, io avevo riso innamorata e avevo risposto dicendo d’essere sua.
Ero una sedicenne allora, erano passati due anni.
Il tempio cambia i sentimenti, le persone dimenticano, la memoria si affievolisce.
Io, però, sapevo non avrei mai smesso di amarlo o, perlomeno, non avrei mai amato qualcuno tanto quanto amavo Harry.
Io ero sua. Mi completava, senza di lui ero difettosa.
Dovevo imparare a curarmi.
Dovevo accettarlo, non sarebbe tornato da me.
Le cicatrici di quell’amore così forte sarebbero rimaste. Sempre.
Styles non mi apparteneva più. Apparteneva, alla musica, al palcoscenico, alle migliaia di ragazze che li seguivano da anni.
Sentì freddo, dentro e fuori.
Sembrava che il vuoto mi stesse inghiottendo.

Eravamo noi contro il mondo e il mondo aveva vinto.

«Ti amo»
«Non basta l’amore, a volte.»


* * * *

* * * *

* * * *


NdA: Allora, intanto grazie a chi è arrivato fino a qua e ha letto tutto! Siete coraggiose LOL
Questa è la mia prima one shot sugli One Direction, ho scritto sempre su un altro fandom, questa storia è un esperimento :3
Ultimamente mi sento un po' depressa e quello che ho scritto rispecchia il mio umore. E' stata la canzone 'Pieces' dei Red a 'ispirarmi', è davvero bella! *-*
Ci ho messo un po' a trovare il coraggio per postarla D:
E l'ho fatto oggi perchè il compleanno di un Harry a caso!
Non so che altro dire, spero vi sia piaciuta! Una recensione è ben accetta, #yeahbuddy
Se volete aggiungermi a twitter sono costei -> xunleashedliebe
Bacio xxx
   
 
Leggi le 17 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: unleashedliebe