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Autore: Altovolume    02/02/2012    0 recensioni
Una mattina come tante, un caffè, tristi pensieri.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E' una mattina come tante. Il cielo è nuvoloso e il caffè sta per bollire.
Sono seduta, davanti al tavolo, guardo la mia tazza, il caffè è scuro, bollente. Penso al giorno che sta per arrivare, alla gente che incontrerò, saluterò, parlerò. Sarà una giornata come le altre. Oggi non succederà nulla, come ieri e come domani. Sorseggio il caffè, è caldo, lo lascio scivolare tra le labbra semichiuse. Un sospiro.
Chiudo gli occhi, briciole di sogni sono rimaste lì, da qualche parte nella mia mente: un ragazzo, del sole, un paese lontano, un cuore che batte forte... emozioni.
Apro gli occhi, sorseggio il caffè, nero, quasi freddo. Soffio lo stesso. E' quasi arrivato il momento, tra poco obbligherò il mio corpo ad alzarsi, la prepotente giornata è già qua.
Ancora due giorni e sarà finita. Basta orari, basta parole forzate, basta cieli grigi e caffè. Quarantotto ore di me. Quarantotto ore di parole, di risate, di vita.
Ma poi? Poi sarà un nuovo inizio. Pensieri affollano la mia testa, il caffè è finito, e io devo andare. Ancora pensieri. La giornata è grigia come me l'aspettavo. Corro per non perdere il bus, per non perdere questa indimenticabile giornata. Esplode la caffeina, esplodono i pensieri, i perchè e i vorrei.
Perchè queste giornate devono scorrere così lente, vuote, uguali.Perchè non le fermo. Vorrei che qualcuno dei miei sogni fosse vero. Vorrei che esistessero i draghi, i tramonti sul mare perfetti, le foreste dagli alberi millenari, le sirene, i pirati, gli eroi, i cavalieri. Vorrei sapere cosa non va in me. Vorrei sapere perchè non ho la stessa joie de vivre degli altri.
Il mio cuore batte, per la corsa. I pensieri corrono veloci, s'inseguono, s'ingarbugliano, si mordono, si riprendono, mi fissano. Effetto caffeina. Penso a quello che sarà, quello che accadrà, a cosa sarà di me. Penso che sono in ritardo, che devo correre. Ma dove? Le mie gambe si muovono sulla solita strada, per le solite vie, conosco la strada, è la stessa, ogni giorno. Non va. Mi fermo.
Da una nuvola è uscito un raggio di sole. Dura un minuto. Ma forse così può bastare. Oggi è peggio degli altri giorni, devo fermarmi. Devi fermarti. Guardo la nuvola che ha coperto di nuovo il sole. No, oggi no. Che mi chiamino fallita, irresponsabile, che mi diano della perdigiorno, dell'eterna peter pan.
Oggi sono malata signori, mi sento malata e mi devo curare. La mia malattia non è visibile ai vostri occhi, al vostro corpo, ma io la sento. Prima che mi paralizzi voglio fermarmi per riprendere fiato. La mia mano ha iniziato a tremare. Effetto caffeina. Una rapida chiamata, parole cortesi. No, guarda, oggi non mi sento molto bene, non verrò. Fatto. Mi siedo e ripenso al sole. E' stato breve ma per un momento ho sentito il suo calore, ho sentito che ero viva. Penso alle foreste che non vedrò mai, ai mari che non navigherò mai, alle isole che non si faranno scoprire mai. Un sospiro. Io sono qui e in nessun altro posto. Guardo la gente che corre, che non si guarda, che vuole superarsi. Forse anche loro sono sotto l'effetto caffeina, eccitabilmente stressati.
Mi siedo su una panchina, guardo ancora il cielo. Non penso a nulla, ho bloccato i pensieri da qualche parte, la mano sta smettendo di tremare. Ancora un sospiro, mi sento stanca. Non cederò, non voglio smettere di lottare, questa vita l'ho scelta io, non so se ho sbagliato ma vado avanti. Però mi serve qualcosa: qualcosa che mi faccia pensare ad altro, che mi bendi dolcemente un occhio della vita, che mi regali emozioni.Mi serve una libreria. Mi alzo.
Camminando guardo le mie mani: sono bellissime, sono ferme. Sta passando, forse. Dovrei smettere di bere caffè, non mi fa bene, non fa bene alle persone soggette ad attacchi d'ansia. Ma non posso vivere senza, le mie eccitanti giornate grige non avrebbero mai inizio. E io non voglio perdere.
  
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