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Autore: Naruto89    02/02/2012    2 recensioni
"Sasuke Uchiha si stropicciò gli occhi cisposi, aprendoli lentamente. Gli ci vollero alcuni secondi prima di capire dove si trovava.
Dopodiché, alla vista del grande ventaglio bicolore posto sulle tende blu, ricordò di essere in camera sua. Era da veramente tantissimo tempo che non faceva più quel sogno: erano già passati tre anni da allora e, in tutta sincerità, non poteva minimamente giurare che le cose si fossero svolte come le ricordava lui.
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Sono passati tre anni dalle vicende delle scuole medie e Sasuke, che è ormai al liceo, ha continuato imperterrito a seguire la via della delinquenza e delle bande, alla ricerca della verità riguardo Itachi. Sakura, dal canto suo, si sta impegnando con tutte le sue forze per proseguire, a suo modo, il terreno solcato da Naruto e vorrebbe trascinare in questa avventura anche Sasuke. Uchiha, però, ha ormai deciso di distanziarsi da tutto e da tutti, rinunciando all'amicizia (e all'amore) in favore di verità e vendetta...
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '100% Sakura'
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100% SAKURA
- Seconda serie -
- Le stagioni di Sasuke -

Sasuke I
Digli pure che sono io che voglio vedere lui

Un parco giochi.
Il terreno è brullo, arido, ornato qua e là da alcuni ciuffetti d'erba verde. Un muretto di mattoni grigi cinge il parchetto su tre lati, mentre su quarto vi è una ringhiera ormai consumata dalla pioggia e le altre intemperie.
Vi è uno scivolo in plastica, completamente ricoperto da graffiti e con alcune parti che cadono letteralmente a pezzi. Poco distante, un'altalena con la struttura metallica completamente arrugginita e i seggiolini in plastica che sembrano dover cedere da un momento all'altro, sotto il peso di chi vi si siede.
Ad uno di essi, intento a contemplare le proprie mani, dondolandosi dolcemente, vi è un ragazzino con il capelli scuri. L'immagine è sfocata.
Emozioni. Un turbinio di emozioni. E di sensazioni fisiche, reali e pungenti. I muscoli fanno male, le braccia sembrano due pezzi di legno, le dita si muovono a malapena. Dietro a tanto dolore, la voglia di smettere subito, appena si è cominciato. La sicurezza di non essere adatti al compito.
Il giovane scuote la testa, scacciando quei pensieri.
E' difficile, è vero, ma non può mollare. Tutto quello che sta passando, tutto ciò che ha provato negli ultimi giorni, nelle ultime due settimane è necessario. Necessario per fargli capire chi è, per trovare sé stesso e – oltre ogni cosa – la verità.
La verità. Un'ossessione.
Una fitta lo prende alla schiena: poche ore prima è caduto all'indietro e si è fatto male, tanto da procurarsi un livido piuttosto grosso e violaceo.
Raccoglie le ultime forze e si alza: nei momenti di sconforto, è sempre utile venire al parchetto dove giocava da bambino. E dove era successa
quella cosa. Lo aiutava a pensare, a rilassarsi, a comprendersi e a prendere la decisione corretta. Avrebbe continuato, lui non era fatto per mollare tutto a metà strada.
Una volta in piedi, però, un'immagine nitida gli appare davanti: è in pieno contrasto con la sfocatura di tutto il resto.
E' una ragazza della sua età, con i capelli rosa e due grandi occhi verdi. Si sente per un momento le guance in fiamme, capendo di essere visto. Lei si sta avvicinando, e lui non ha idea di come sfuggirle.
Non vuole parlarle. Non è ancora pronto.
“Sasuke... kun” abbozza lei, abbozzando un tono formale che provocò una fitta al cuore del ragazzino di nome 'Sasuke'.
“Sakura-chan” risponde lui, ostentando indifferenza.
I due si guardano per un lungo momento, senza aggiungere altro. Poi, è la giovane a prendere coraggio e confidarsi.
“Naruto è andato via. Due settimane fa.”
Il mondo si ferma per un secondo, mentre quelle parole rimbombano nell'aria, perdendo pian piano di significato.
Lui non parla, ma lei non demorde.
“Tu sei l'unico che lo conosceva bene quanto me. Eravate rivali, forse lo siete ancora, e questo è un legame ben più forte di qualsiasi amicizia.”
“Quindi?” le risponde, con la voce strozzata dalla gola improvvisamente secca.
“Solo tu sai cosa sto provando, in questo momento. E solo io so cosa proverai, una volta capito quanto abbiamo perso.”
Un altro secondo di pausa precede un improvviso cambio di tono da parte della giovane.
“Però ha detto che tornerà, me l'ha promesso! Quindi, se ti va... torniamo amici, in modo da farci forza l'un l'altro ed aspettare insieme il suo ritorno?”
La scena, prima che il ragazzo possa rispondere, diventa completamente bianca.

Sasuke Uchiha si stropicciò gli occhi cisposi, aprendoli lentamente. Gli ci vollero alcuni secondi prima di capire dove si trovasse.
Dopodiché, alla vista del grande ventaglio bicolore posto sulle tende blu, ricordò di essere in camera sua. Era da veramente tantissimo tempo che non faceva più quel sogno: erano già passati tre anni da allora e, in tutta sincerità, non poteva minimamente giurare che le cose si fossero svolte come le ricordava lui.
Sembrava tutto troppo manovrato, nella sua mente.
Il ragazzo si tirò su, mettendosi a sedere, e anticipò la sveglia giusto di qualche secondo. Dopo averla spenta, prese con sé la divisa della scuola e andò in bagno, dove si spogliò completamente. Si osservò per un attimo nello specchio: gli occhi scuri gli si erano allungati ulteriormente nel corso del tempo ed i capelli erano talmente lunghi che lo si sarebbe potuto scambiare per suo fratello maggiore.
Itachi... pensò, per un attimo, prima di cominciare a lavarsi.
Una volta finito, si infilò i pantaloni blu della divisa, si abbottonò la camicia bianca e si mise la giacca e la cravatta dello stesso colore dei calzoni. Il drago stilizzato all'orientale, simbolo del suo liceo, cucito sulla tasca della giubba aveva come sfondo il solito ventaglio bicolore: come metà delle cose in quella cittadina, era stata fondata e finanziata dagli Uchiha.
L'altra metà, manco a dirlo, era degli Hyuuga.
Una volta uscito dal bagno, recuperò la sua cartella rigida e nera, e si affrettò lungo il corridoio. La sua stanza era al piano superiore della tenuta degli Uchiha, su un piano rialzato completamente costruito in legno. Lungo il tappeto che copriva il parquet in ogni angolo della casa erano disegnati tantissimi piccoli ventagli.
Ventagli, ventagli ed ancora ventagli. A ricordargli continuamente chi era, quali erano le sue responsabilità e a quale casato apparteneva.
Scese le scale di fretta e si diresse verso la porta senza neanche mangiare. La madre – una donna minuta, con capelli ed occhi scuri – lo intercettò appena in tempo.
“Sasuke-chan, dove vai senza salutare?”
Lo prese le spalle, gli raddrizzò la cravatta e gli diede due baci sulle guance.
“Buona scuola e fatti valere, ragazzo.”
“Sì, mamma” fece lui, arrossendo un poco.
Sua madre era l'unica, là dentro, che mostrava di volergli veramente bene: si era sempre presa cura di lui e non l'aveva mai trattato come un pezzo di un ingranaggio più grande o, ancora peggio, come un surrogato di suo fratello.
In quel momento, però, una figura massiccia ed imponente apparve dalla porta del cucinino. Aveva capelli lunghi e neri, benché tendenti ormai al grigio, e uno sguardo duro e serio. Il corpo muscoloso era avvolto da una vestaglia di seta blu chiaro che, dietro la schiena e all'altezza del cuore, aveva cucito il simbolo degli Uchiha.
Un ventaglio. Un altro.
“Mi aspetto che tu continui con gli ottimi risultati degli ultimi anni.” fece l'uomo, con voce profonda e scura
“Io e tuo zio ci aspettiamo molto da te.”
Altre responsabilità. Come al solito.
Sasuke lo guardò dritto negli occhi, senza abbassare lo sguardo neanche per una frazione di secondo.
“Sì, padre” disse infine, ma con un tono tutt'altro che remissivo.
Una volta salutati entrambi i genitori, uscì dalla porta di casa e attraversò in fretta il giardino, dove due servitori gli aprirono l'enorme portone in legno scurissimo, probabilmente ebano importato direttamente dalle regioni africane.
Il giovane svoltò a sinistra, per poi prendere la strada principale della cittadina, quella che la attraversava da parte a parte e portava in tutti i luoghi più importanti del centro. Tra cui, ovviamente, il suo istituto scolastico. Una volta passato il primo angolo, però, una voce conosciuta lo chiamò a sé.
“Sasuke Uchiha.”
Leggermente nasale e con il solito tono sbeffeggiante, accompagnato da un sorriso che metteva in mostra i denti aguzzi.
“Hozuki” si limitò a constatate l'altro.
Se era irritato, di certo non lo dava a vedere.
Il ragazzo dai capelli azzurri si avvicinò al suo compagno: era alto tanto quanto l'altro, ma era anche decisamente più robusto. Nonostante gli anni di allenamenti, in quanto a forza bruta superava facilmente il moretto.
“Cosa ci fai qui?” chiese, allora, Sasuke, con tono leggermente più freddo.
L'altro sorrise.
“Tranquillo, tranquillo. Sono venuto a recapitarti un messaggio, poi me ne vado.”
“Sarà meglio. Ed in fretta, anche.”
Da quando era apparso, Uchiha non aveva smesso un attimo di guardarsi intorno, benché con la sua solita calma impassibile.
“Stai calmo, fratellino. Non ho intenzione di accompagnarti a scuola, non sono tua madre.”
“E per fortuna.”
“In fondo, non vorrai mica che i tuoi amichetti scoprano che gentaccia frequenti, no?”
Il moro si irrigidì, ma continuò a camminare.
“Non sono i miei amichetti. Non ho amici, non posso averne. Se ne avessi, sarebbero in pericolo, quindi ho smesso.”
Suigetsu abbozzò nuovamente un sorriso.
“Va bene, va bene.”
“Allora, che c'è?”
“Sempre sbrigativo, eh?” fece Hozuki, accendendosi una sigaretta
“Comunque, volevo solo dirti che abbiamo perso l'appalto.”
Pur continuando a camminare, Sasuke ebbe l'istinto di fermarsi e chiedere spiegazioni. Tuttavia, onde evitare di mostrare più del dovuto le proprie debolezze, si limitò ad esigere una conferma quasi inutile.
“Sempre loro?”
“Certo.” rispose l'altro, soffiando fuori il fumo
“Ah, e il capo vuole vederti. Oggi, dopo le lezioni.”
Una volta di più, il moro fu ad un passo dal fermarsi ed il chiedere a gran voce il perché di quella decisione. Però, saggiamente, aumentò il passo e lasciò indietro il suo compagno. Infine, sorridendo, preferì mostrarsi in completo controllo della situazione.
“No. Digli pure che sono io che voglio vedere lui.”
“Ricevuto!” gli gridò l'altro, sghignazzando come una iena.

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Buonasera, miei cari lettori!
Dopo un bel po' di tempo dalla cancellazione della prima stesura de Le stagioni di Sasuke, la serie ritorna finalmente (?) su EFP. Ho impiegato tanto, tantissimo tempo per riuscire a capire come imbastire questa fanfiction senza commettere gli errori dell'altra volta e, alla fin fine, ho deciso di agire come per la prima parte: benché la trama qui sia più articolata che nella prima stagione, voglio comunque lasciarmi guidare dall'ispirazione (beh, alcune linee guida ce le ho, eh...!), senza programmare eccessivamente.
Questo, però, avrà un effetto diretto sui tempi di pubblicazione: a parte questa settimana che pubblico di giovedì, l'idea sarebbe di far uscire un capitolo ogni fine settimana. Tuttavia, proprio per evitare gli stessi errori e problemi avuti con la prima stesura, tutto ciò dipenderà dalla mia ispirazione (che va e viene: è da due settimane che sono bloccato e con la tesi, e con il romanzo che sto scrivendo, nonostante manchi pochissimo, e la cosa mi fa venire un nervoso allucinante... se non fosse per questa fic, non avrei scritto nulla).
Altro punto fondamentale, quindi, è anche il tempo che mi concederà la vita: ora come ora la neve mi sta dando una settimana di riposo, ma da domani o da settimana prossima dovrei ricominciare ad occuparmi (a livello di organizzazione, se non di vere e proprie riprese) di una sit-com in arrivo (appena verrà pubblicato il primo episodio, credo che ne approfitterò per farvelo sapere: se arriviamo a 2000 visualizzazioni al mese, siamo in lizza per le graduatorie con le serie italiane sul web più viste!) e questo mi toglierà parecchio tempo, anche perché la scrittura è una passione, la sit-com è 'lavoro'.
Quindi, se per caso arriverò al punto in cui non avrò tempo e voglia di scrivere e questo mi parrà un obbligo piuttosto che un piacere, vi avverto già che non attenderò a sospendere la pubblicazione settimanale fino a quando non sarò soddisfatto di ciò che scrivo.
Gli avvisi, in generale, sono finiti: ora, godetevi pure la fanfiction, sperando che i vecchi lettori non l'abbiano abbandonata e che nuovi si appassionino ad essa! Buon 100% Sakura a tutti!
Noi ci si becca al prossimo capitolo, ja ne!!

   
 
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