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Autore: Glory Of Selene    02/02/2012    1 recensioni
"Forse solo nei sogni, e nella loro realtà surreale, può esistere qualcosa che sia il perfetto frutto dei due colori uniti ma ben distinti. Che sia bianco e al contempo nero. Non grigio, né nero, né bianco."
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È un rintocco quello che risuona ora nell’aria ferma della notte, la stessa luna pare trattenere il respiro in un silenzio colmo d’attesa. Lei, bianca dama dallo splendente abito ricamato di candore, si protegge dal freddo notturno con il suo oscuro mantello avvolgente. E così il mistero del cielo stellato appare bianco e nero, come bianco e nero è il mondo visto dagli occhi di un bambino.
Per il bambino non v’è moderazione, né via di mezzo alcuna, solo ciò che è buono o cattivo, ciò che è oscuro e spaventa o ciò che appare chiaro e benevolo. Ma anche nel crescere, nell’acquisire coscienza delle sfumature di questi due colori, ancora riesce solamente a concepirne uno solo, unico, mai due insieme. E non importa di quanto sia grigia la sfumatura da lui percepita, o quanto poco lo sia: è grigio, è un solo colore, non potrebbe essere altrimenti.
Forse solo nei sogni, e nella loro realtà surreale, può esistere qualcosa che sia il perfetto frutto dei due colori uniti ma ben distinti.
Che sia bianco e al contempo nero. Non grigio, né nero, né bianco.
Questo è un nonsenso, ma è proprio il suo essere assurdo e inconcepibile a renderlo così affascinante, a renderlo un richiamo, per il bambino e per l’adulto.
Un richiamo come quei rintocchi, suoni cadenzati che scandiscono il ritmo della notte, vagano per le strade deserte come una chiamata primordiale e tu, tu meno di tutti puoi permetterti di ignorarla.
È un orologio, svetta alto come una candida colonna a sostenere il cielo scuro, un faro che fende il buio della notte e che ti attrae irrimediabilmente, come farebbe la lanterna con una falena.
Ora sei il bambino o sei l’adulto?
Ma qui non importa, qui sei chiamato ad essere entrambe le cose; perché il richiamo dell’Orologio è il richiamo di quel luogo, unico e inimitabile, nel quale il nero vive nel bianco e il bianco vive nel nero.
Certo, nessuno può dar la certezza che non sia esso stesso un sogno. Dopotutto ne porta anche il nome.
E in fondo, come si può essere immuni al fascino di un tendone che faccia sfoggio solo di questi due colori?
Soprattutto se si tratta del tendone di un circo, e chissà chi mai si potrebbe esibire: i tuoi candidi sogni potrebbero volteggiare nell’aria travestiti da trapezisti e le tue oscure paure potrebbero stupirti con le loro sinistre illusioni, mentre le file dei tuoi successi marcerebbero fiere sotto forma di eleganti cavalli bianchi seguite dall’inquietante sorriso di un nero clown intento a fare macabra ironia sui tuoi peggiori peccati.
I momenti di felicità esibirebbero le loro leggiadre danzatrici e i tuoi rimpianti organizzerebbero uno spettacolo senza pari con le piroette dei loro acrobati.
Aspetta, aspetta che sorga la luna e che l’orologio suoni i propri rintocchi, prima di assistere all’incantesimo che ti trasporterà a conoscere te stesso.
Io ti sto parlando di un ricordo, il ricordo di quel circo che tu visitasti un giorno da bambino, e la sua magia si impresse indelebilmente nel tuo cuore, tanto da indurti a tornarci, una volta cresciuto. Non è così, illusionista?
E come mai solo ora te ne rammenti, e solo ora riesci a ragionar sul suo tendone bianco e nero, nonostante da molti anni sia ormai la tua unica vita?


S’inginocchiò l’illusionista, in modo d’avere davanti a sé gli occhi della bimba taciturna. Sì, erano stati quegli occhi, scuri e profondi, incastonati sul viso dolce e giovane di una bambina – della sua bambina – a risvegliare in lui ricordi tanto remoti.
Si rialzò ora, solo per prenderla per mano.
Ignorava lo sguardo stupito della bambina, non l’aveva mai guardata così intensamente, ed era stata affidata a lui da tempo ormai.
Ma lo stupore di lei era irrimediabilmente offuscato dal sorriso che riempiva il volto di suo padre.

«Oh, piccola Celia, vieni, voglio raccontarti una storia. Può esser vera, come può non esserlo, è una storia che parla di sogni e di magia. E, vedi, nel mio caso è stata vera eccome.»


  
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