Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: alida    02/02/2012    1 recensioni
Minerva McGranitt ha perso il suo coraggio un pò alla volta dopo la morte di Albus Silente, ma nessuno di voi riusce a immaginare quanto. Leggete e lo scoprirete. I personaggi appartengono a J.K.Rowling. La ff non ha scopo di lucro.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Minerva McGranitt, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La storia ha partecipato al contest “In Other Shoes” indetto da Rosebud.89, arrivando prima su quattro.

Prompt: Suicidio

Personaggio: McGranitt Minerva (OOC COME RICHIESTO DAL CONTEST)

Avvertimenti: la storia è ambientata nel 7° libro.

 

 

 

Fu durante una bella mattinata di primavera senza nuvole e con il sole splendente che, guardando fuori da una delle finestre della Torre dei Grifondoro, Minerva McGranitt si rese conto che il luccichio del marmo bianco era l’unica cosa rimastagli di Albus Percival Wulfric Brian Silente.

La donna abbassò lo sguardo con fare rassegnato e stanco; era stato un anno difficile, e nell’aria non c’era alcun segno di cambiamento. L’Ordine della Fenice era attivo ma, come non aveva risolto la situazione durante la prima guerra magica, anche ora sembrava che il suo margine d’azione fosse limitato.

Harry Potter non aveva mai sconfitto Voldemort; il ragazzo era sopravvissuto per casualità, per fortuna, per motivi che forse neanche Silente era riuscito a capire del tutto e che, anche se era riuscito a capire, non si era comunque scomodato di confidarle.

Il Prescelto, in ogni caso, era sparito dalla circolazione, alla ricerca di misteri più grandi di lui, e nel mentre i Mangiamorte spadroneggiavano nel castello per niente ostacolati dal nuovo preside Piton, il quale si assentava spesso per motivi non del tutto chiari.

Fu così, circondata dall’infelicità, dal trionfo del male sul bene, da un senso di inutilità crescente che Minerva McGranitt smise di essere se stessa e si lasciò andare all’apatia più disperata, ad un comodo chiudere gli occhi davanti all’orrore e lasciare che gli eventi le scivolassero addosso.

Le dispiaceva sinceramente vedere i suoi giovani alunni segnati nell’anima e nel corpo dai maltrattamenti subiti per aver intrapreso la strada del coraggio, e cercava di calmare la loro sete di giustizia proponendo una pazienza smisurata, eccessiva anche per i Tassorosso.

I Grifondoro erano spaesati e, senza più una guida, agivano in maniera più intraprendente ma anche maggiormente sconsiderata, talvolta ricevendo punizioni più dure di quanto messo in conto.

Tutto questo non poteva di certo sfuggire a Severus Piton, che ancora sosteneva coraggiosamente il ruolo di doppiogiochista. Questa, dal suo punto di vista, era una di quelle cose che Silente non aveva previsto. Chi avrebbe mai immaginato che l’intransigente professoressa McGranitt potesse cedere?

Severus si maledì; non poteva scoprirsi e rovinare tutto, ma non poteva neanche permettere che la casa dei “coraggiosi di cuore” non agisse perché altrimenti ci sarebbero state molte più perdite, in termini di vite umane, di quanto si potesse pensare.

Del resto era l’agire che, nel bene o nel male, cambiava il mondo.

Così, una sera, Severus convocò Minerva nel suo ufficio. Lei fu puntuale, entrò quasi a capo chino e restò in piedi, aspettando che il preside le desse qualche ordine.

Severus si sentì travolgere dal senso di rassegnazione della donna, e dovette attendere qualche secondo per riuscire a parlare. “Si accomodi, professoressa McGranitt”.

La donna si sedette.

“Sono tempi duri” esordì il preside. “Sembra che tutto stia cambiando, eppure dentro di noi ciascuno è quello che è sempre stato”.

La professoressa ascoltava, ma aveva perso fiducia in Piton nel momento in cui l’assassino di Silente aveva avuto un nome; nell’attimo in cui seppe da chi era nato l’Avada Kedrava che aveva spento per sempre quegli occhi azzurri, la bussola si ruppe e ora lei non riusciva più a orientarsi.

“E sarà sempre dato sostegno a Hogwarts a chi chiede aiuto” continuava Severus cercando un contatto visivo con la sua ex-collega.

Minerva alzò lo sguardo e, con voce quasi supplichevole, chiese: “Anche ai Grifondoro?”.

“A tutti” fu la risposa secca.

Minerva riabbassò lo sguardo, ma non era una ragazzina; conosceva il potere illusorio delle parole, e sapeva quanto spesso poi esse si discostassero dall’agire cinico della maggior parte delle persone.

I pensieri le si leggevano in viso senza bisogno di usare la Legilimanzia, e furono ben chiari per Severus che pensò di poter riparare alla situazione agendo ancora una volta in modo coraggioso. Con passo deciso avanzò verso un mobile alto, finemente inciso, e aprendolo ne trasse all’esterno la sua personale raccolta di ricordi.

Prese una boccetta e la porse alla McGranitt dicendole: “Il mio predecessore aveva molta stima di lei”.

La donna prese la boccetta, se la rigirò tra le dita senza dir nulla. Sapeva che si trattava di ricordi ma non aveva idea di che cosa potesse trattarsi. Severus non le diede nessuna spiegazione, sapeva di aver già fatto troppo, se questo non fosse bastato per risvegliare nella McGranitt il suo antico coraggio, allora non c’era niente che potesse farlo.

Piton congedò la donna e si ritirò nelle sue stanze mentre la McGranitt andò dritta al suo Pensatoio. Con cautela versò il filamento argentato nel magico contenitore e ci su tuffò per vedere uno dopo l’altro tutti i ricordi di Severus: la piccola Lily, l’accordo preso con Silente, la morte dei Potter, il nuovo accordo e la richiesta sconsiderata di Silente di morire per mano sua, e poi ancora Severus che aiutava Harry a trovare la spada di Grifondoro.

Quando uscì dal Pensatoio era frastornata, sentiva di dover parlare nuovamente con Severus e dunque uscì di fretta dalle sue stanze, ma si rese conto che stava succedendo qualcosa: delle urla rimbombavano nel castello e pareva provenissero dalla Sala Grande.

La donna si diresse incontro alle voci e… e facendo attenzione si accorse che non erano tante voci ma solo una: quella di Harry che urlava: “Combatta, professore!”. La McGranitt entrò nella Sala giusto il tempo di vedere Severus Piton trasformarsi in una nuvola nera mentre Harry gli gridava: “Vigliacco!”.

Dopo pochi secondi la voce di Voldemort si diffuse nella Sala chiedendo la consegna di Harry Potter. Di slancio la professoressa si fece avanti con l’intenzione di convincere il ragazzo ad arrendersi a vantaggio di tutti gli altri, ma la precedette di poco la professoressa Sprite che invece propose all’intera scuola di organizzare la resistenza.

La McGranitt però non appoggiava molto l’idea della guerra, tuttavia si rendeva conto di quanto fosse impopolare a questo punto il suo pragmatismo. In modo defilato indietreggiò e salì le scale per tornare nelle sue stanze; entrataci dentro si chiuse a chiave e insonorizzò le mura.

Non voleva sentire le urla di disperazione, il castello crollare, gli scoppi che producevano gli incantesimi contro i contro-incantesimi. Voleva solo sopravvivere.

Dopo diverse ore decise di uscire allo scoperto. C’erano polvere, distruzione e devastazione ovunque. Stava scendendo le scale quando, da dietro, qualcuno le mise la mano sul collo.

Lei si voltò e sentì il lupo mannaro Greyback alitarle sul viso. Gli occhi di Greyback erano assettati di sangue. “Dammi solo un motivo per cui non dovrei ucciderti” disse lui ridendo, pronto ad affondare i denti nel collo della donna.

“Io ho qualcosa per il tuo Signore Oscuro” rispose lei con la voce tremante mostrandogli la boccetta dei ricordi.

Greyback gliela strappò di mano, sapeva che quel liquido conteneva dei ricordi e la domanda fu semplice: “Di chi sono?”.

“Di Severus Piton. Lui fa il doppiogioco, ancora oggi”.

Il lupo mannaro rise con tutto il fiato che aveva in gola, forse Voldemort gli avrebbe dato un po’ del suo immenso potere una volta portata a termine la guerra se gli avesse mostrato il tradimento di quello che tutti consideravano “il fedelissimo”.

Greyback strinse il braccio della McGranitt e si smaterializzarono all’esterno. Il suo olfatto, superiore a quello di un mago normale, li condusse fino alla rimessa delle barche sul Lago nero.

“Perché mi porta qui? Cosa vuole da me?” chiese la McGranitt.

“Seguo l’odore di Nagini. Dove è lei, lì è anche il Signore Oscuro. Non vuole essere presente quando gli consegnerò la fiala?”.

Minerva non rispose, lui la teneva per un braccio, ma l’altra mano era libera ed era infilata nella tasca della lunga tunica verde, stringeva la bacchetta senza avere il coraggio di usarla. Poi entrarono nella rimessa e quel che videro sorprese entrambi.

Severus Piton stava morendo dissanguato in un angolo della rimessa. Greyback urlò, capendo che il suo piano poteva andare in frantumi, era furioso e spinse la professoressa a terra. Lei si riparò con il braccio vedendo l’altro pronto a colpirla, quando distintamente sentì: “Avada Kedrava!”.

Greyback stramazzò a terra, mandando in frantumi la boccetta. Severus abbassò il braccio, talmente debole da non riuscire più a sostenere il peso della bacchetta con al quale aveva appena compiuto l’ultimo gesto malvagio della sua vita.

Minerva si sollevò e andò incontro al preside, gli posò le dita sul collo insanguinato e fece pressione nel tentativo di fermare il sangue. Con lo sguardò, Severus, raggiunse la boccetta e incrociò gli occhi colmi di lacrime della professoressa.

“Perché?” le chiese.

Lei per un attimo restò a bocca aperta, infatti sebbene fosse una domanda scontata costava molta fatica darle una risposta. “Non lo so. Forse perché mi sento completamente svuotata di tutto e non so come riempire questo vuoto”.

Lui prese fiato e, prima di spegnersi per sempre, le sue ultime parole furono: “Se solo potessi darti degli occhi verdi, con quelli potresti riempire il senso di vuoto di tutto una vita”.

Minerva si strinse Severus al petto e pianse, pianse quanto poté. L’amore, il ricordo delle persone amate, delle persone che  l’avevano amata poteva dare speranza a chiunque. Doveva tornare indietro, al castello e combattere. Si alzò e si diresse verso l’uscita, ma in quel momento entrarono Harry, Ron ed Hermione.

“Professoressa, cosa ci fa qua?” chiese Hermione.

“Perché non è al castello?” replicò Harry.

Ron rifletté un secondo e aggiunse: “A dire il vero, io non l’ho vista neanche prima al castello”.

La McGranitt restò pietrificata, come poteva spiegare che era rimasta per ore chiusa nella sua stanza, che poi aveva tradito la fiducia di Piton, che invece era nel giusto, e che per tanto tempo si era comportata come una vigliacca? Semplicemente non poteva, perciò non poté fare altro che dire: “Appena Piton si è volatilizzato, Greyback mi ha portato qui, da lui. Erano d’accordo, volevano usarmi come merce di scambio, per convincere Harry ad uscire allo scoperto”.

Hermione era basita, sapeva che Piton stava dalla parte di Voldemort, ma credeva che avrebbe avuto un minimo di rispetto verso la sua ex-collega.

“E poi cosa è successo?” chiese Harry guardandosi attorno e vedendo i due uomini morti.

“Greyback non voleva aspettare, voleva mordermi, ma Piton, forse mosso da pietà per me, si è opposto, hanno lottato e alla fine Piton gli ha lanciato un’Avada Kedrava uccidendolo.

Lui era ferito, ma non ha voluto che lo aiutassi. Io gli ho detto che avrei potuto aiutarlo, ma lui ha risposto che non poteva più sopportare il peso delle sue azioni, che non voleva più vivere con la morte di Silente sulla coscienza, e così si è inflitto il colpo mortale” concluse piangendo la donna.

Harry guardò Severus, quell’uomo era stato un vigliacco per tutta la vita e alla fine aveva preferito suicidarsi piuttosto che combattere.

Hermione abbracciò la McGranitt nel tentativo di consolarla, non sapeva che le lacrime che stavano scendendo sulla sua maglietta erano alimentate dalla vergogna, e andando via, senza rendersene conto, mise il piede sui ricordi di un uomo coraggioso, senza il quale non ci sarebbe stata nessuna possibilità di vittoria, e che passava alla storia come un suicida.

-Ma in fondo che differenza c’era tra il suicidarsi togliendosi la vita, e il morire sacrificandosi per gli altri? Era comunque un rinunciare alla vita volontariamente-.

E pensando ciò Minerva McGranitt si ripulì la coscienza.

 

 

Prima classificata: “Grifondoro: la casa dei coraggiosi” di Alida

Totale: 43/45
Grammatica: 8/10

Mi mangio le mani per levarti questi due punti, perché la tua storia mi è piaciuta davvero tanto. Sfortunatamente c'è qualche errore di battitura che non ho potuto non tenere in considerazione. Roba da niente, giusto un paio di sviste un “al” al posto di un “la”, uno “sguardò”, invece che “sguardo” e “Legillimanzia”, invece di “Legilimanzia”. Un altro errore un po' più grave, invece è: “ (…) qualcuno le mise la mano nel collo (...)” non si mette una mano “nel collo”, ma “sul collo”. Personalmente io scrivo andare incontro, non in contro, come te, tuttavia ho fatto delle ricerche e pare che siano corrette entrambe le versioni, pertanto non ti penalizzerò in merito. Complimenti.

Sintassi: 10/10

Mi piace molto il tuo modo di scrivere è diretto, assolutamente non pesante, chiaro, quindi non ho nulla da eccepire in merito alla sintassi. È stato un vero piacere leggerla.

Stravolgimento IC: 10/10

Dunque, dunque adoro Minerva McGrannitt, benché non sia solita shipparla con Silente (che, invece detesto), ma questo è un altro discorso. Hai fatto un lavoro davvero straordinario nello sconvolgere totalmente il suo IC. Quando ho iniziato a leggere mi aspettavo che l'avresti solo resa debole, fino a portarla al suicidio, invece mi hai sorpresa. Mai mi sarei aspettata che qualcuno si figurasse una McGrannitt talmente disperata e fuori controllo da, non solo non prendere parte alla battaglia, ma anche da tradire lo stesso Severus. Il suo scaricarsi la coscienza, poi, in dirittura finale, è stato davvero un tocco di classe superbo.

Originalità: 10/10

Ho trovato la tua storia estremamente originale. Come ho detto nel punto precedente, questa resa della McGrannitt è stata straordinaria e anche l'idea di ambientare la storia durante la Seconda Battaglia mi è piaciuta tantissimo. Hai toccato picchi drammatici davvero alti, soprattutto nella scena della morte di Severus, ancora complimenti, davvero.

Utilizzo del prompt: 5/5

Anche sull'utilizzo del prompt hai sicuramente punteggio pieno, ripeto: all'inizio ho pensato che tu volessi far suicidare Minerva, invece l'analisi che le hai fatto fare sul suicidio di Severus, la manipolazione che è riuscita ad attuare di fronte al Trio e alla propria stessa coscienza è stata magnifica. Un utilizzo davvero superbo del prompt, complimenti.
Chiudo con una citazione: mi aspetto grandi cose da te (per l'altro mio contest), terribili, ma grandi!



  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: alida