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Autore: Hotwire    09/04/2004    6 recensioni
Attenzione, spoiler del film! E' l'anno 2016. Dopo Il Progetto di Perfezionamento dell'uomo, dopo il Third Impact, dopo la fine di Evangelion. In un mondo distrutto - Shinji Ikari e Asuka Langley Soryu scoprono che la più difficile battaglia della loro vita è ... andare d'accordo l'uno con l'altro.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Shinji Ikari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chain Lightning Studios Presentano
Evangelion: Wake
di T. L. Webb

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Autore : Hotwire

Chain Lightning Studios

Neon Genesis Evangelion e tutti i suoi personaggi sono proprietà della Gainax. Vengono qui usati senza permesso e preghiamo i gentili e benevoli creatori della gloriosa serie a non volercene.^_^

Traduzione dall'inglese a opera di Erika, per il sito Erika's Fanfiction Page

Ci fu un'esplosione di luce, poi silenzio.

Per parecchio tempo Shinji Ikari non sentì niente. Poi, gradualmente, gli ritornarono i sensi. La prima cosa che sentì fu lo scrosciare delle onde e la sabbia, che ora sentiva premuta contro la guancia. Poteva sentire l'odore dell'acqua salata e tastare i granelli di sabbia sulle labbra. Quando aprì finalmente gli occhi vide rosso. Dopo un attimo di shock capì che i suoi occhi non lo stavano ingannando-- l'acqua era davvero rossa. In lontananza riusciva a vedere le orripilanti figure della serie di Evangelion che spuntavano dall'acqua, con le braccia spalancate, come fossero crocifissi.

Quando la sua vista si schiarì ulteriormente, gli parve per un attimo di vedere Rei, ferma sulla superficie dell'acqua; ma quando sgranò gli occhi, era sparita. Confuso da quello che aveva appena visto, cominciò a guardarsi intorno.

All'improvviso vide qualcosa dietro di lui, con la coda dell' occhio. Girandosi, ricevette un altro schock.

Era lei.

I ricordi gli tornarono come un fiume in piena. Tutte le provocazioni, gli insulti, le prese in giro... il bacio... NO! Anche quello era stato uno dei suoi piccoli giochetti mentali... una delle sue provocazioni. Perchè doveva stare con lei? Perchè ora dopo tutto quello che aveva passato? Forse era un modo perverso per premiarlo questo? Era uno scherzo? Lei lo odiava! Lo disprezzava!

Era semplicemente troppo!

Non capendo bene nemmeno lui quello che stava facendo, balzò sopra di lei e le mise le mani intorno al collo. La sua isteria stava proprio raggiungendo il suo limite, mentre cominciava a strozzarla.

'Perchè ora dopo tutto questo?' pensò con rabbia, 'Perchè lei? Perchè fra tutte le persone che conoscevo doveva essere proprio ... c-che sta facendo?'

Gli occhi di lei si erano aperti quando lui aveva cominciata a stringerle il collo-- e benchè non avesse emesso un singolo suono, lo aveva toccato con una mano. Ma non per cercare di spostare la sua mano, nemmeno per schiaffeggiarlo. Aveva fatto qualcosa di così totalmente inaspettato che lo aveva colpito al cuore.

Gli aveva accarezzato gentilmente la guancia.

Con gli occhi della mente poteva quasi vedere la figura di sua madre mentre lo accarezzava nello stesso modo.

NO! Che stava facendo?

Le mani gli scivolarono via e tutto divenne troppo per lui da sopportare. Arrivarono le lacrime, che scuoterono il suo corpo con singhiozzi di dolore, risentimento e disgusto per se stesso.

Sotto il ragazzo piangente, Asuka Langley Soryou ignorò le lacrime che le cadevano sul viso e abbassò lo sguardo sul braccio, che per qualche maledetta ragione era avvolto in bende. Dal braccio spostò lo sguardo, con un misto di pietà e disgusto, verso il ragazzo che era inginocchiato sopra di lei.

"Penso che mi sentirò male." Disse lei, facendosi beffe del ragazzo che piangeva.

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'Perchè gli ho parlato così? Era solo un'abitudine?' Ci riflette per un attimo prima di scartare l'idea. C'erano cose più importanti a cui pensare-- come per esempio cosa c'era sulla sua faccia. Si toccò con la mano e sentì la benda sopra l'occhio.

'Come diavolo sono finite qui queste cose?' pensò confusa 'e a questo proposito, dove diavolo siamo?'

Ci fu un movimento sopra di lei quando Shinji finalmente le si scostò di dosso. Stava apparentemente riprendendo il controllo. Il suo respiro era ancora agitato, ma le lacrime si erano fermate. Quando si mosse lei si rese all'improvviso conto di un dolore acuto in diverse parti del suo corpo. Allora era per questo che le bende erano lì. Forse non era riuscita a chiudere la connessione nervosa abbastanza velocemente quando quelle lance avevano cominciato a colpirla.

Shinji abbassò lo sguardo su di lei, e la ragazza notò la confusione nei suoi occhi. Continuava a guardare il suo braccio e il suo occhio come se fossero le cose più spaventose del mondo; e considerando quello che era successo, nemmeno lei riusciva a pensare che in quel momento fossero al massimo del loro splendore. Ma in fondo chi poteva capire quello che gli passava per la testa ... probabilmente cose da maniaci.

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'Non può essere solo una coincidenza' pensò, 'non se Ayanami ha ricevuto lo stesso tipo di ferite per due volte consecutive,' era sconcertante, e dopo... ciò che era accaduto, Shinji aveva ancora meno fiducia nel concetto di coincidenza.

"Asuka? S-sei proprio tu?" chiese esitante mentre lei si metteva in piedi dolorante. Era davvero lei? Beh, ma in fondo, doveva essere lei; non aveva mai conosciuto nessun altro che avesse quella stessa espressione scocciata quando si trovava in sua compagnia.

"Ma certo che sono io, perchè, quante splendide ragazze dai capelli rossi conosci?"

Era lei, tutto a posto.

Sorrise quasi.

Poi gli venne in mente perchè si trovava in quel luogo. Perchè anche lei era finita lì però?

"Dove diavolo siamo Shinji?" chiese mentre si guardava intorno.

"Io... Io non lo so, mi sono svegliato solo pochi minuti fa."

"Oh, e la prima cosa che ti è venuta in mente di fare è stata quella di strangolarmi, eh? Che gioia," disse Asuka, alzando gli occhi al cielo. Lui odiava quel tono di voce.

"Penso che siamo vicini a dove si trovava prima il Geofront," disse alzandosi in piedi anche lui e togliendo via la sabbia dai pantaloni. Ne era quasi certo, poteva vedere una nera forma spaccata che si ergeva nell'acqua, in lontananza. La riconobbe come la sfera nera che era stata una volta la base delle operazioni della Nerv. Mentre si guardava intorno colse con la coda dell'occhio il brillio di un pezzo di metallo.

"Beh, io non me ne starò qui ferma a guardare quelle ... cose per tutta la notte." Disse, facendo segno con la mano, con un leggero brivido, agli Eva crocifissi. Cominciò a camminare lungo la spiaggia, poi si fermò e si guardò indietro.

"Beh?" chiese ancora una volta con quel tono di voce.

"Beh cosa?"

"Non vieni?" disse poggiandosi la mano priva di bende su un fianco.

'Ma che-?' pensò lui. 'perchè vuole che vada con lei? L'ultima volta che abbiamo parlato ha detto...'

"Perchè dovrei?" chiese lui, fissandola sospettoso.

Questo sembrò stupirla davvero. Per un attimo sembrò ... ferita. Ma poi si ritrasformò nell'Asuka che lui conosceva fin troppo bene.

"Perchè te lo dico io stupido," Rispose arrabbiata.

Perchè si doveva sempre comportare così? Lui non la odiava davvero; era solo che quando faceva così, le cose diventavano talmente... difficili. Ogni tanto si ritrovavano ad avere un momento decente come questo insieme, ma lei lo spegneva rapidamente, come si fa con l'interruttore della luce e cominciava a comportarsi in quel modo. Erano andati avanti così per un anno.

Per dirla francamente era stufo.

L'oggetto che brillava alla luce della luna e si rifletteva sulla spiaggia catturò ancora la sua attenzione, e lui si lasciò sfuggire un piccolo grido quando lo riconobbe.

Ignorando Asuka-- che era tutt'altro che felice, si avvicinò allo steccato e tolse il medaglione a forma di croce dal pezzo di legno a cui stava penzolando. Mettendoselo intorno al collo, chiuse gli occhi in un momento di silenzio per Misato.

Il momento non durò a lungo.

"Sei diventato scemo? Ho detto andiamo stupido!"

"Smettila." Disse lui-- la durezza nella sua voce li sorprese entrambi. Corrugando la fronte, si girò verso di lei alzando il medaglione. "Hai una qualche idea di quello che ci è successo? Ti importa almeno? Sono morti tutti Asuka! Tutti quelli che conoscevamo, tutti quelli che conoscevo, Misato, Toji, Kensuke, Hikari, tutti! Non ti turba almeno un po'?"

Lei rimase in silenzio per un lungo attimo mentre si guardavano l'un l'altro. Lui rifiutò di cedere, non questa volta. Diverse emozioni attraversavano il viso di lei, molte della quali non gliele aveva nemmeno mai viste esprimere. Vergogna e imbarazzo, anche se si erano manifestati solo per un secondo, furono quelli che lo colpirono di più.

Finalmente la ragazza si diresse verso di lui, e le più familiari emozioni di noia e rabbia le facevano ora brillare gli occhi. Sapendo, grazie ad un'esperienza più amara, quello che stava per succedere, Shinji represse l'istinto di tirarsi indietro; dentro di sé sapeva che non era bravo a correre.

"Come osi." Ringhiò lei quando gli fu davanti.

"Come oso fare cosa?" disse lui, con una voce in apparenza molto più calma di quanto fosse lui stesso in realtà, "Insinuare che non ti importa di nessuno a parte te stessa?"

Mentre i suoi occhi blu brillavano di rabbia, Asuka ritrasse il braccio, pronta per colpirlo. Sfortunatamente scelse di usare il braccio ferito per farlo. L'arto bendato volò e prese contatto con la guancia di Shinji mentre lui cercava di attutire il colpo girando la testa.

Non era la cosa migliore da fare con un braccio che era pesantemente ferito.

Un grido di dolore uscì dalle sue labbra e lei cadde in avanti stringendosi il braccio dolorante. Riprendendosi dal colpo subito, Shinji riuscì a malapena a prenderla. Facendola adagiare gentilmente a terra, e stando attento a non toccarle il braccio, scoprì che era svenuta.

"Non capisci mai quando fermarti, eh?" disse dolcemente mentre le scostava dal viso una ciocca di capelli. Scosse la testa pensieroso. "E non riesco mai a rimanere arrabbiato con te... Dio solo sa il perchè "

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Quando Asuka si svegliò nuovamente rimase momentaneamente confusa. Shinji se n'era andato e lei era da sola sulla spiaggia. Non troppo tempo prima questo le sarebbe andato più che bene, ma ora la spaventava. E la paura era qualcosa che non le piaceva. Non che le fosse estranea, aveva conosciuto il terrore in passato; era solo che, sin da quando era bambina, era un sentimento che aveva ignorato. Aveva combattuto per cacciarla e rinchiuderla lì dove non avrebbe interferito con i suoi doveri di pilota di Eva. Quando la paura era tornata c'erano stati solo fallimenti.

Non sapeva perchè aveva paura ora.

Cercò di dirsi che non le importava.

Ma non funzionava.

Quando si sedette, scoprì che era stata coperta. Abbassando lo sguardo vide che era la maglietta bianca di Shinji. Per un attimo le venne voglia di sorridere. Era una trasformazione a cui tutti, tranne Kaji, che la conosceva sin da prima, avrebbero fatto fatica a credere. Sembrava venire da dentro di lei. Il fantasma di un sorriso salì sulle sue labbra mentre i suoi occhi si addolcivano.

Era uno sguardo di gratitudine.

Non aveva mai capito bene perchè Shinji la infastidisse così tanto con la sua sola presenza. Quando l'aveva visto per la prima volta era stata meno che impressionata. Era un ragazzino timido e tranquillo che sembrava sentirsi maggiormente a suo agio quando il centro dell'attenzione era ben lontano da lui . E lei non si era fatta alcun problema a rubargli quella posizione. Forse era per quello. Era sempre così umile e ubbidiente, proprio come la First children. Dapprima era stato divertente prenderlo in giro; ma quando gli angeli avevano cominciato a diventare più forti, e il suo tasso di sincronia aveva iniziato a superare quello di lei, le cose ... erano cambiate. Non si trattava più di prenderlo in giro.

Non si trattava più di divertimento. Era diventato un bisogno; un desiderio di farlo cadere il più in basso possibile, sul quale aveva presto scoperto di non avere alcun controllo.

Non le piaceva riflettere sul perchè delle sue azioni.

Saltando in piedi squadrò in lungo e in largo la spiaggia per trovare un qualche segno di lui. C'era una breve scia di orme che andava dal luogo in cui si erano svegliati a dove stava lei adesso. Scritte sulla sabbia su una piccola duna c'erano le parole “Sono andato a cercare un riparo” e dalla duna partiva un'altra scia di impronte. Guardando un'altra volta la maglietta che aveva fra le mani, sospirò.

'Perchè non può odiarmi come tutti gli altri?' pensò mentre seguiva le orme di Shinji sulla spiaggia, 'se fosse così, le cose sarebbero più semplici.'

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"Non posso credere che sia ancora lì," disse Shinji ad alta voce.

Stava osservando la collina che ospitava l'appartamento di Misato. Era stato costruito nelle periferie della città, e lui non aveva mai capito bene il perchè. Lei era il direttore delle operazioni e un consigliere tattico alla Nerv, eppure viveva parecchio lontano dal Geofront stesso. Vero era che c'era un ascensore non lontano da lì, ma era un viaggio piuttosto lungo da fare soprattutto se c'era un Angelo che stava attaccando. Ora si chiedeva se la ragione principale non fosse stato il riparo offerto dall'ambiente circostante.

Le ultime battaglie con gli angeli si erano fatte sentire a Neo-Tokyo3; la città era stata in rovina già da parecchio tempo prima che vi fosse inviata la JSSDF. eppure l'appartamento di Misato era ancora in piedi. La grande sfera nera che si era rivelata essere il Geofront stesso era stata dissotterrata dalla potenza dell'esplosione, eppure l'appartamento aveva resistito. Alzando lo sguardo dalla spiaggia, si chiese cosa fosse successo a PenPen. L'ultima cosa che aveva sentito era che Hikari si sarebbe presa cura di lui, ma non si era interessato di sua spontanea volontà ai problemi delle altre persone, allora.

Poi c'era stata l'intera faccenda con Rei. Aveva deciso che non voleva capire quella confusione. Tanto di ciò che aveva fatto suo padre lo disgustava, ma Rei era qualcosa che dubitava che avrebbe mai potuto perdonare.

"Perchè l'hai fatto?" chiese ad alta voce. "Che aspettavi di ricavarne da tutto questo?"

"Parli sempre da solo o è una cosa nuova?" disse una voce inaspettata da dietro.

"Ciao Asuka," disse lui senza girarsi.

"Quello è-?" iniziò a dire quando vide l'appartamento sulla collina.

"Sì."

"Uhm... sai se la mia roba è ancora lì?"

"Cosa?"

"La mia roba, Misato non l'ha buttata dopo che me ne sono andata?"

"Ma certo che no, perchè avrebbe dovuto fare una cosa simile?"

"Beh, non è che fossi in buoni rapporti con lei quando me ne sono andata."

Si girò per guardarla; stava osservando la loro vecchia casa con malinconia "Non capisco, pensavo te ne fossi semplicemente andata."

"Non è stato esattamente così semplice."

"Capisco." Disse mentre iniziava a dirigersi verso l'appartamento.

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Quando lui se ne andò senza dire altro lei sgranò gli occhi e rimase stupita.

"Ma che diavolo c'è che non va con te?" disse sottovoce. Che gli era successo? Non si era mai comportato così! Beh, almeno si era fermato e la stava aspettando. Si chiese cosa stava succedendo in quella sua piccola testa. Gli era ovviamente accaduto qualcosa di grosso.

"Hey aspetta dannazione!" urlò mentre lo seguiva su per la collina.

Mentre attraversavano un ponte lui si guardò indietro e vide qualcosa che fece addolcire il suo sguardo. Mentre lui distoglieva rapidamente gli occhi e passava oltre qualche cumulo di detriti, Asuka alzò lo sguardo per vedere cosa ci fosse da quella parte. Si pentì immediatamente di averlo fatto.

"Mein Gott!" urlò lei.

Era Rei.

O perlomeno sembrava lei, solo che era parte della sua testa e aveva la stazza di una piccola montagna. Era un'orribile visione ed era ancora dire poco. Tornò a guardare Shinji, poi la Rei gigante che vedeva ora che si stava dissolvendo nel nulla. Era successo qualcosa e lei voleva sapere cosa.

L'appartamento non era rimasto poi così intatto come sembrava. La distruzione seminata dall'ascesa di Lilith e dall'attacco del JSSDF avevano danneggiato l'edificio e c'erano parecchi buchi nel soffitto, ma era sicuro che avrebbe potuto ripararli con il tempo e gli attrezzi necessari. Aveva fatto lavoretti simili a casa di suo zio dopo una tempesta. Aprì la porta per Asuka ed entrarono dentro. La corrente era saltata, ma c'era abbastanza luce proveniente dalle finestre perchè riuscissero a vedere. Tranne per un po' di piatti rotti e una finestra spaccata, il tutto era sorprendentemente pulito, ma quella non fu la sorpresa più grande. Quando Asuka entrò in cucina scoprì che le dozzine di bottiglie di birra che di solito giacevano sul tavolo mancavano all'appello.

"Shinji... Misato ha smesso di bere da quando me ne sono andata?" Chiese lei.

"Non so, ero piuttosto isolato dal mondo verso la fine."

"La fine di cosa? Che è successo Shinji, non lo capisco! Dove sono finiti tutti?"

"Sono ritornati a Lilith." Disse lui tristemente.

"A chi?"

"E' una lunga storia, nemmeno io la capisco molto, eppure ero presente. Non ho avuto molte occasioni di chiarire le cose."

"Beh sono distrutta, puoi dirmelo domani."

Detto questo Asuka si diresse verso la sua stanza. Qualche attimo dopo, Shinji era in procinto di fare lo stesso quando vide Asuka che fissava la sua stanza dal corridoio con uno sguardo lievemente disturbato sul viso.

"Asuka? Cosa c'è?"

"C-che ho fatto qui?" chiese a voce bassa.

Avvicinandosi a lei, vide che la sua stanza era un disastro. Si ricordava vagamente di Misato che diceva a Ritsuko che avrebbe lasciato la stanza di Asuka così com'era, ma non sapeva che si trovasse in così cattive condizioni.

"Credo che molto di ciò sia successo dopo che sono uscito dall' Unità 01," Disse ricordando che lei era stata molto propensa a tirare pugni dopo che era tornato. Si erano per la maggior parte evitati dopo quel fatto.

“Perchè ho fatto questo Shinji? So che ero arrabbiata, ma ... la mia roba!”

"Non lo so Asuka, non ho mai preteso di capirti molto," disse scrollando le spalle. Questo gesto si guadagnò uno sguardo annoiato da parte della rossa. Decidendo che non aveva voglia di litigare di nuovo, le diede un rapido suggerimento.

"Perchè non dormi nella stanza di Misato; ti aiuto io a pulire questa più tardi."

L'idea sembrò infastidirla leggermente, ma annuì. Era esausta.

Entrando nella stanza di Misato, Asuka si sentì strana. Si era arrabbiata con un mucchio di persone prima di scappare via, ma aveva conservato per Misato un posto speciale nel suo odio. Per la maggior parte non capiva la sua intera relazione con Kaji, quando si erano visti sulla nave "Over the raimbow" le era sembrato che lo odiasse. E andava bene, Asuka voleva l'attenzione di Kaji tutta per sè.

Ma poi era diventato dolorosamente ovvio che Kaji aveva intenzione di stare dietro a Misato. Le cose di erano accumulate le une sulle altre come in una pila; fallimenti dopo fallimenti l'avevano distrutta. Quelle ultime settimane prima che entrasse in coma le sembravano niente più che un'immagine sfocata ora; e ringraziava fosse così.

Guardandosi intorno vide che la segreteria telefonica era stata rimossa dal telefono, e stava sulla scrivania di Misato. Curiosa di sapere cosa ci facesse lì, Asuka le andò incontro e vide un pacchetto di batterie vuoto, e che la luce che indicava i messaggi stava lampeggiando. Incuriosita dalla faccenda, avvicinò la mano e l'accese.

Con suo grande schock sentì la voce di Kaji provenire dalla macchina.

"Katsuragi, sono io. Sono sicuro che stai ascoltando questo messaggio, dopo che ti ho causato tanti problemi. Mi dispiace. Per favore, dì da parte mia "Mi dispiace" anche a Ritchan. E c'è anche un altro problema che ti devo affidare: ho coltivato dei ... fiori. Mi piacerebbe che continuassi a dar loro l'acqua. Shinji sa dove sono. Katsuragi, la verità è con te. Non esitare! Va avanti! Se ti vedrò ancora, ti dirò le parole che non sono riuscito a dirti otto anni fa. Ciao."

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Dalla sua stanza, Shinji sentì i singhiozzi. Preoccupato che Asuka potesse trovarsi in qualche guaio, saltò in piedi e si affrettò verso la stanza di Misato. La porta era aperta e quando entrò nella stanza scura vide Asuka seduta per terra, con le gambe piegate e tenute dalla mano libera. Stava tremando; non gli era solo parso di sentirla.

"Asuka?" disse dalla porta.

Lei alzò lo sguardo nella sua direzione, e lui rimase sorpreso di non vedere alcuna lacrima. Facendo un grosso respiro, entrò e si sedette accanto a lei per terra. Lei lo seguì con lo sguardo con un po' di confusione. Lui la guardò in faccia e rimase in silenzio per un attimo cercando di esprimere correttamente quello che voleva dire.

"Se si tratta di qualcosa di cui non vuoi o non puoi parlare, allora va bene," disse, rompendo il silenzio, "ma se ... e quando lo vorrai, io sono qui, e ti ascolterò."

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Quando lui aveva iniziato a parlare, lei si era scoperta con un commento secco già pronto sulla punta della sua lingua. Era sempre stato il suo primo istinto a qualunque allusione al fatto che lei potesse avere bisogno di aiuto, o che non potesse fare qualcosa da sola. Pensava ancora di non aver bisogno di nessun altro, o di assistenza. Persino qualche giorno prima gli avrebbe urlato contro che lei non aveva bisogno che lui le stesse in alcun modo vicino, ma mentre si rimangiava il commento rude che era già pronto a volare verso Shinji, scoprì qualcosa.

Voleva che lui le stesse vicino.

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Non gli aveva ancora sbraitato contro... era un buon segno. L'ultima volta che avevano parlato era stato giusto prima che lei scappasse, e non era stato piacevole per lui. Aveva appena iniziato a riprendersi dalla sua prigionia lunga un mese dentro l'unità 01 e non era stato molto tempo insieme a lei. Il fatto poi che gli era stata rifiutata l'opportunità di aiutarla quando era stata attaccata, non era di nessun aiuto. Si era preoccupato per lei, ma non aveva saputo cosa fare. Sapeva così poco di quella ragazza; non avrebbe nemmeno saputo da dove cominciare. L'avevano ritrovata sette giorni dopo, e non in buone condizioni. L'aveva vista nell'infermeria qualche settimana prima ... si era ripresa, ma non troppo. E non si era ancora svegliata.

'La sua è la bellezza delle spade nascoste nella fodera,' pensò lui, ricordando una frase a caso che Kensuke aveva tirato fuori una volta da qualche parte per descriverla. Un lieve sorriso gli si dipinse sul viso mentre ricordava i suoi amici. Avevano avuto quasi subito un'immediata antipatia per Asuka sin dal primo momento che l'avevano incontrata, Toji in particolare. Si erano riferiti a lei più spesso in verità con il soprannome di "demone", e non è che Asuka non avesse dato loro delle ragioni per farlo. Fra tutti i suoi compagni di classe, solo Hikari era stata davvero gentile con lei.

Sembrava che ad Asuka andasse bene così.

Non sapeva che cosa la rendesse così ostile verso gli altri; non era mai stato capace di trovare il coraggio di chiederglielo, e non pensava nemmeno ora che fosse il momento giusto. Lei non aveva ancora detto niente, perciò decise di rompere il silenzio ancora una volta.

"Sai ... mi è appena venuto in mente; non ci ho mai ricavato tanto quando facevo così," Questo ebbe l'effetto sperato di risvegliarla dai suoi pensieri.

"C-cosa?" chiese lei, ancora stupita dalle sue parole.

"Mi hai visto anche tu fare la stessa cosa un sacco di volte, mi mettevo le mie cuffie e mi accucciavo da solo da qualche parte cercando di isolarmi da tutto. Chiudendomi al mondo. Ammetto che si sta bene a fuggire da tutto in quella maniera, ma quando mi risvegliavo le cose che mi facevano male erano ancora lì, e di solito erano diventate anche peggiori perchè invece di affrontarle le avevo ignorate."

"Perchè continuavi a farlo?"

"Beh, in alcuni casi non potevo fare proprio niente, perciò credo che mi abbia aiutato a convivere con la situazione, ma ci sono state alcune volte in cui ho davvero provato disgusto per non aver fatto niente, quando, se l'avessi fatto, avrei potuto fare la differenza."

Rimase in in silenzio dopo e Asuka pensò a quello che lui aveva detto.

"Kaji ha lasciato un messaggio per Misato prima di morire," Disse infine.

Gli occhi di Shinji si spalancarono. Avevo udito in parte il messaggio la notte in cui Misato l'aveva sentito per la prima volta, ma non era stato capace di fare niente per confortarla. Era un'altra delle cose di cui si vergognava.

Aveva vagamente sospettato che Kaji fosse morto, ma non sapeva che Asuka l'avesse scoperto. Considerando il suo ... affetto per Kaji, il collasso che aveva avuto prima, dopo aver saputo della sua morte metteva le cose in una prospettiva migliore. Ma la cosa importante ora era che gli stava parlando, si stava aprendo per la prima volta. Se doveva fare qualcosa di buono avrebbe dovuto farlo prima che si chiudesse ancora una volta a lui.

"Mi spiace. Deve essere stata dura venirlo a sapere in questo modo."

"Non mi ha fatto male come pensavo, quando ho sentito per la prima volta la sua voce. Sapevo che amava Misato, è solo che ..." una lacrima iniziò a caderle da un angolo dell'occhio, ma la stava ovviamente trattenendo.

"Ti manca," disse lui abbassando lo sguardo verso il medaglione intorno al suo collo, "Ascolta, sono successe un sacco di cose e non penso che sia possibile sistemarle tutte in una settimana, figuriamoci in una notte. Perchè non dormiamo un po'?"

"Okay," Disse lei, la stanchezza evidente nella sua voce.

Lui dormì in soggiorno quella notte.

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'Oh non di nuovo,' pensò il ragazzo con un brontolio.

Era passati due giorni e lei lo stava ancora sgridando. Questa volta si trattava di qualcosa sulla pompa dell'acqua rotta. Aveva cominciato a lamentarsi il giorno prima e lui aveva deciso che il modo migliore per affrontare questo problema era mettersi al lavoro.

"Vuoi almeno guardarmi quando ti parlo?"

Aveva cercato di finire un po' del lavoro che aveva; era una bella giornata, perfetta per uscire. Almeno lo era stata finchè lei si era ritrasformata nella vecchia Asuka, e aveva iniziato a tormentarlo. Cercare di ignorarla abbastanza a lungo per riparare il tetto rotto non sembrava più un'opzione possibile. Sfortunatamente ignorare Asuka non la faceva andare via, semmai la infastidiva ancora di più.

"E dì qualcosa!" gli urlò, "qualsiasi!"

Finalmente lui ne ebbe abbastanza.

"Cosa?" disse, girandosi e guardandola con una calma a cui lei non era ancora abituata. "Perchè sei all'improvviso così desiderosa di sentire la mia voce? Così puoi dirmi di stare zitto e ricordarmi quanto ti disgusto?"

"Pensi ancora a quello?" chiese lei, sorpresa, "L'ho detto solo perchè dopo che avevi finalmente mostrato un po' di spina dorsale, avevi ricominciato a piangere come un moccioso."

"Non mi è permesso vergognarmi per averti strangolato? O sentirmi triste per aver perso tutti quelli che conoscevo ed essere stato intrappolato con qualcuno che mi odia?"

A queste parole rimase zitta. "Se vergogni così tanto per averlo fatto allora perchè in primo luogo lo hai fatto? E chi ha mai detto che ti odio?"

Shinji si sedette sul bordo della piattaforma su cui si trovava in piedi e la guardò frustrato. Sapeva che Asuka era molto aggressiva, ma questo era troppo.

"Tu hai detto che mi odiavi l'ultima volta che abbiamo parlato prima del Third Impact," Le disse lui tranquillo, "E per il resto, dev'essere perchè sin da quando ti ho incontrata, non hai fatto altro che insultarmi, umiliarmi, e devo aggiungere, senza alcuna ragione. E per giunta, la volta in cui avevo disperatamente bisogno del tuo aiuto, tu mi hai rifiutato e mi hai voltato le spalle."

" . . . "

"Guarda, devo mettere questi pannelli al loro posto, altrimenti se piove ci bagneremo," Si girò e continuò a lavorare.

"Mi ... mi dispiace."

La sua testa si scosse violentemente e poi lui si girò lentamente. Asuka era ancora lì ma aveva il capo abbassato, l'occhio nascosto dai capelli.

"Cosa?" chiese lui. Non era qualcosa che si era sentito dire spesso, specialmente da Asuka. Non era sicuro di poter credere alle sue orecchie.

"Che vuoi?" disse lei, arrabbiandosi all'improvviso, "Che te lo canti dalla soffitta? Ho già detto che mi dispiace."

Shinji rimase in silenzio per parecchi minuti, poi saltò giù, "Asuka..."

"Contento ora? Mi sono degradata di fronte al grande e invincibile Shinji Ikari."

"Piantala di fare così!"

"Perchè?" gli urlò lei a sua volta, sfidandolo a contraddirla.

"Perchè sono stufo, stanco di ascoltare sempre le stesse cose! Sembri un registratore rotto quando fai così," Si sedette a terra e si accasciò contro il lato dell'edificio. "Sin da quando ti ho incontrato tutto quello che hai fatto è prendermi in giro. Se non fosse stato per me che mi trascinavo in giro con aria avvilita a dispiacermi di me stesso, ed ammetto di essermelo meritato quello, mi avresti già urlato cose del tipo 'quanto ti metti in mostra' quando facevo davvero qualcosa di giusto. Sono stufo, va bene? Si può sapere che vuoi da me?"

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E questo la colpì finalmente. Si fermò e il suo viso divenne vuoto quando capì che non sapeva come rispondere.

Che voglio da lui?

Ma perchè mi sto persino preoccupando di parlargli?

Perchè ci tiene a saperlo?

Perchè ci tengo io? ... Aspetta... era quella la domanda, no?

Che aveva quel ragazzo che rendeva così importante che lei si mettesse alla prova davanti a lui?

Era stato solo perchè Ayanami si era interessata a lui?

No. C'era molto di più di così.

Con la mente riusciva ancora a vedere chiaramente la foschia rossastra del vulcano dove aveva sconfitto l'ottavo Angelo. In quel momento aveva capito che sarebbe morta. Era stato un conforto da una parte, finalmente un'occasione per riposare. Poi c'era stato uno shock improvviso.

Era stato lui.

Era saltato nel vulcano acceso con la sua unità 01 senza armatura e con un solo cavo gravemente danneggiato che stava fra lui e l'oblio. Aveva rischiato la sua vita per quella di lei ... e contro gli ordini. Quella era stata la prima volta che aveva pensato a lui come qualcosa di più di un semplice bambinetto piagnucolone.

Comunque non era durata; Shinji aveva la tendenza a sfuggire ai problemi e questo la faceva andare su tutte le furie. Specialmente dopo che l'aveva visto al suo meglio. Il piccolo bambino umile con il quale aveva condiviso l'appartamento di Misato per tanto tempo non sembrava quasi più lo stesso rispetto a quello che aveva combattuto il quattordicesimo angelo fino all'esaurimento dell'energia.

'E' per questo che mi arrabbio così tanto con lui? E' questo che mi fa impazzire?' pensò. 'Non sono mai riuscita a capirlo. Si comporta da gattino spaventato la maggior parte del tempo, ma riesce ad abbattere due angeli con una mano sola e anche molti di più se riceve aiuto. Non ha senso.'

Lo guardò, e si chiese cosa fosse cambiato in lui dopo il third impact. C'era qualcosa nel profondo dei suoi occhi, qualcosa di quasi terrificante. Le ricordava un po' delle poche volte che aveva incontrato il Comandante Ikari.

Beh, questo era un pensiero disgustoso.

Ma di fronte a lei c'era ancora lo stesso Shinji. E doveva ammettere che, nonostante tutte le sue prese in giro, non era il peggior esempio della specie maschile.

Poteva essere così incredibilmente coraggioso...

Ma anche un tale patetico codardo.

Non sapeva ancora perchè si comportasse così. Forse era giunto il momento di scoprirlo.

"Perchè non hai ricevuto alcun allenamento prima del tuo primo combattimento?" chiese, confondendo completamente Shinji, che stava ancora aspettando una risposta alla sua domanda.

"C-cosa?"

Essendosi resa conto di aver cambiato discorso, riflettè per un attimo prima di continuare.

"Ho bisogno di sapere un po' di cose prima di risponderti. Ora sputa il rospo. Perchè ti hanno mandato contro il terzo angelo senza alcun allenamento?"

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Gli occhi di Shinji si socchiusero un po' mentre lui ripensava al suo arrivo a Tokyo3. Suo padre che stava sopra quella gabbia fissandolo dall'alto. La sua paura e vergogna di essere ancora inutile per quell'uomo. Quell'uomo ... poteva ancora essere considerato così? Come poteva aver fatto quello che aveva fatto e credere ancora che sua Madre lo avrebbe amato come un tempo? Con un piccolo brontolio Shinji cercò di rispondere alla domanda di Asuka.

"Non ho ricevuto alcun allenamento perchè mio padre mi aveva messo da parte come un attrezzo inutile e mi aveva ignorato per anni, fino a che non aveva scoperto che aveva ancora bisogno di me," Disse quelle parole con una tale rabbia che riuscì non solo a stupire Asuka, ma anche a spaventare se stesso.

Continuò con difficoltà.

"Mio 'padre' aveva deciso che Rei sarebbe stata una scelta molto più adatta e mi aveva lasciato con mio zio. Lui l'ha ... credo che si possa usare il termine, 'cresciuta' per essere il pilota dell'unità 01, ma lei si ferì durante l'attivazione del prototipo. Perciò chiamò me."

Asuka era un po' scioccata. Sapeva che gli altri due piloti erano strani, ma non aveva idea che il Comandante fosse la vera ragione per la quale entrambi facevano così pena.

'Senti chi parla Langley,' sentì dire alla sua coscienza.

"Aspetta un attimo ... lui ... lui ha cresciuto la first children?"

"Non penso sia la parola giusta, ma sì. Non hai mai visto il suo appartamento no?"

"No."

"Immaginati la stanza di Misato il giorno prima di fare tutte le pulizie. Poi togli tutti i mobili, i poster, i fiori e le altre decorazioni."

"Se fosse un'altra la persona di cui stiamo parlando sembrerebbe una pazzia."

"E' una pazzia. Ed è andata solo peggio poi," L'oscurità nei suoi occhi stava crescendo-- e Asuka voleva dirgli di smettere e di stare zitto, se non fosse che era troppo scioccata da quello che aveva sentito per parlare.

"La parte orribile è che Rei era un clone. Non un clone di una persona qualsiasi; devono aver usato quello che era rimasto di mia madre dopo l'incidente alla base. Credo che abbiano pensato che avrebbe avuto maggiori possibilità di sincronizzarsi con lo 01."

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Gli occhi di Asuka si spalancavano sempre di più mentre lui parlava. Non solo a causa delle rivelazioni, ma anche perchè la voce di Shinji stava diventando sempre più infuriata man mano che continuava.

"Ritsuko doveva sapere tutto, immagino che era per questo che sembrava così divertita quando Misato aveva pensato che io avessi una cotta per lei. In più, era innamorata di mio 'padre' e suppongo non potesse sopportare l'idea di Rei in competizione con lei per ... Dio, non voglio nemmeno immaginarlo! Perchè le ha fatto questo? Perchè l'ha lasciata crescere come un pupazzo senza importanza? Meritava di meglio! Non era una bambola, non lo era mai stata! Era un DANNATISSIMO ESSERE UMANO!"

Shinji si girò e tirò un pugno contro una finestra vicina, riuscendo a spaccare il fitto vetro e a tagliarsi la mano. Cadde a terra e si tenne la mano ferita; stava ancora tremando di rabbia quando Asuka gli si avvicinò con cautela e gli mise una mano sulla sua spalla.

'Io... Io non lo sapevo!' pensò Asuka mentre lo riportava dentro, 'Oh Gott... come avrei potuto saperlo?' Fu solo alcuni secondi dopo che arrivò l'indesiderata risposta.

'Avrei potuto chiedere... Avrei dovuto chiedere.'

Mentre lui avvolgeva la mano in un panno, Asuka lo osservava in silenzio. "Shinji ... non lo sapevo," disse lei dolcemente.

"Non lo sapevo nemmeno io fino a dopo che tu sei sparita. Alcune di queste informazioni le ho messe insieme solo alla fine. Tutto quello che sapevo prima era che odiavo mio padre per quello che aveva fatto a tutti noi. Penso che la parte su Rei mi abbia fatto tanto arrabbiare perchè avrei desiderato che lui non mi avesse lasciato .... perchè avrei preferito che lei avesse avuto una possibilità di crescere come una persona normale invece di crescere sotto la sua ala nel modo in cui lui aveva pianificato. L'ha fatta vivere in quel cantuccio sporco. L'ha fatta crescere senza amici. L'ha resa lui così come noi la conosciamo. Posso perdonare molte cose Asuka, ma non questo. Non questo. Lui le ha fatto sprecare la sua vita."

"Hai detto che lei era un ..."

"Clone. Come nei film di fantascienza che Kensuke si portava sempre dietro. Lo sospettavo... c'era qualcosa che non andava verso la fine. Soprattutto per le cose che diceva e faceva. Cose che mi riportavano alla mente i pochi ricordi che avevo di mia madre. Poi dopo il sedicesimo angelo e tutto quello che aveva comportato, Ritsuko ce l'ha detto ... guarda, non dico che capisco tutto questo casino, ma quello che ho visto e sentito mi ha disgustato. Non lo perdonerò mai."

Asuka poteva vedere l'oscurità crescere di nuovo nei suoi occhi. Decise rapidamente che era necessario cambiare di nuovo discorso.

"Misato aveva ragione?" chiese scherzosamente.

"Su cosa?"

"Avevi una cotta per Rei?"

Lui arrossì subito, e l'oscurità sparì ... Era un buon segno.

"Credo di sì, almeno all'inizio. Mi sembra ancora strano dopo tutte le cose che ho scoperto."

"Mi ricordo. Ho cercato di prenderti in giro una volta per questo."

"Ah già ... gli 'incontri segreti', non era così che avevi detto?"

"Forse, è piuttosto difficile ricordare tutte le battutine che faccio alla gente."

"Almeno sei onesta ... ma continua a non essere una bella cosa."

"Humph. Volevi sapere cosa volevo da te Shinji? Volevo che la smettessi di comportarti da vigliacco e che mostrassi un po' di quella spina dorsale che si faceva vedere di tanto in tanto. Ecco perchè ti prendevo tanto in giro. Volevo vedere il pilota che si era buttato in un vulcano acceso per salvare la sua compagna di squadra, non il piccolo ragazzino piagnucolone che si scusava per ogni cosa che dicevo."

"Allora non mi conosci."

"Eh?"

"Lo Shinji Ikari che si è buttato nel vulcano pieno di lava è lo stesso Shinji Ikari che odi."

"Cavolo! Ancora con questa storia? Io non ti odio."

"Dici così, ma ti comporti come se lo facessi così spesso che faccio fatica a crederti. Ma per dirla tutta, mi sono buttato nella lava perchè non rimanessi ferita. Odiavo pilotare perchè tutto quello che facevo quando entravo in quella cosa era ferire la gente. Ti ho mai detto della sorellina di Toji? E' rimasta ferita durante la mia prima battaglia. E' rimasta ferita perchè io avevo avuto troppo paura per pilotare quella cosa decentemente."

"Di che diavolo stai parlando? Non avevi avuto neanche un corso accelerato! A me e a Rei ci sono voluti mesi e mesi prima che i nostri tassi di sincronia fossero alti abbastanza da far muovere una mano, figuriamoci camminare!"

"Era lo stesso una mia responsabilità, e io ho cercato di sfuggirla."

"Hai ragione, non ti conosco." disse Asuka, scuotendo la testa, "Un attimo penso di capirti, poi ti metti a parlare in questo modo. Non è strano che non sapessi come pilotare. Tuo padre ti ha rovinato per tutta la vita."

Shinji annuì.

"Già," disse lui semplicemente.

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"Ok, così va bene, tienilo fermo... ora!"

Il grosso barile scivolò giù dal retro del camioncino e giù nella fossa con un tonfo. Quando la polvere svanì Asuka e Shinji si avvicinarono e cominciarono a controllare che non ci fossero crepe nel metallo. L'idea era semplice.

Avevano bisogno di acqua fresca.

Molta acqua.

Preferibilmente corrente.

Non c'erano fiumi abbastanza vicini per questo scopo, perciò Shinji aveva fatto qualche lettura e gli era venuta questa idea. L'appartamento di Misato era su un'altura, ma non sulla cima. Avevano preso un grosso barile d'acqua da un magazzino situato a qualche miglio di distanza. Con un vecchio carro merci, una saldatura creativa e abbastanza corda da legare l'unità 01, erano riusciti a issarlo fino alla cima dell'edificio. Tutto quello che dovevano fare ora era riempirlo e unirlo con un tubo fino all'appartamento e avrebbero avuto l'acqua corrente.

Ora dovevano solo capire come riscaldarla e avrebbero avuto un aspetto sicuramente migliore. Non che non avessero compreso come farsi una doccia calda ogni tanto, tutto quello che ci voleva era un fuoco, un tubo munito di doccia da un lato e un po' d'acqua messa a bollire.

E la solenne promessa di Shinji di non sbirciare.

Naturalmente, non era tutto così facile come sembrava. Poichè il braccio di Asuka non era ancora pienamente guarito, la ragazza era piuttosto limitata nei movimenti, e questo portava al problema del lavaggio dei capelli. Ci volle quasi una settimana e mezza prima che trovasse il coraggio di chiederglielo.

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"Vuoi che io faccia cosa?" chiese Shinji onestamente sorpreso.

"Oh andiamo, non ti sto mica chiedendo di venire nella vasca con me a lavarmi la schiena, ho solo bisogno che mi aiuti con lo shampoo nei capelli. Non riesco a farlo bene con il braccio in questo stato."

Ancora un poco nervoso, e confuso, accettò di aiutarla. Quindici minuti dopo lei uscì in giardino con indosso il costume da bagno e si sedette sulla sedia che lui aveva preparato. Il suo occhio stava guarendo in fretta e lei aveva deciso di usare un paio di visiere per gli occhi con un tampone al posto del bendaggio, ma il suo braccio era ancora avvolto fermamente al suo posto. A parte le bende, Asuka era ancora bella da togliere il fiato come il primo giorno che l'aveva incontrata.

Cercando di fare del suo meglio per non fissarla, lui si sedette nell'altra sedia e prese in mano il primo secchio per bagnarle i capelli.

"Okay, Third Children, il primo passo è prendere la bottiglietta blu. Non usarne troppo, non posso mica volare in Germania a prenderne dell'altro."

Gli ci volle un attimo per rimuovere il contenuto della valigetta che lei si era portata dietro. C'erano parecchie bottigliette di shampoo. Dopo averne tirate fuori un po' prese quella blu come gli era stato ordinato, spremette un po' del suo contenuto sulla mano e lo sfregò su entrambi palmi delle mani prima di iniziare coi capelli di lei. Mentre spalmava la crema sui suoi capelli e sulla testa pensò ancora a quanto fosse bella. Non c'era davvero alcun dubbio su questo; l'unica cosa che aveva mai davvero affievolito qualunque attrazione avesse provato per lei in passato era il suo carattere.

Darle della bambina era improponibile, e verso la fine le cose erano andate peggio. Le poche volte che si era ritrovato a pensare a lei sotto una luce romantica avevano avuto vita breve. La prima volta era stata la notte prima di combattere il settimo angelo, quando era sonnambula e ... era stato un incidente? Sembrava ignara di tutto la mattina dopo. Nonostante avesse speso mezza-nottata sul suo futon. L'unico commento da parte sua era stato dargli un calcio mandandolo a rotolare a parecchi metri di distanza lungo il pavimento e dirgli di alzarsi.

Si era chiesto a lungo se fosse stata davvero sonnambula quella notte.

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'Mi chiedo a cosa stia pensando,' pensò Asuka con una piccola risata maligna, 'Vista l'angolatura, probabilmente al mio seno.' Si lasciò scappare un risatina all'idea. La verità era che il povero Shinji stava probabilmente cercando con tutte le sue forze di non guardarle il seno. Come quel giorno in piscina quando aveva fatto un primo tentativo di flirtare con lui. Mentre le sciacquava via dalla testa il contenuto della seconda bottiglia e cominciava con la terza, lei ripensò a quella notte in cui l'aveva preso in giro, invitandolo a baciarla. Allora stava pensando a Kaji e a come baciarlo, quando le era venuto in mente che non aveva mai baciato nessuno.

Capendo che avrebbe dovuto fare un po' di pratica con una cosa come quella, aveva immediatamente eletto Shinji come sua cavia. Ad un'occhiata più attenta sarebbe potuta sembrare un'idea non proprio geniale quella di tappargli il naso, ma era la prima volta per lei dopo tutto, e non aveva idea che sarebbe durato tanto quanto poi era in effetti durato. Sarebbe durato anche di più se non avesse capito che stava iniziando a piacerle quel bacio.

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"Hei Asuka?" chiese Shinji all'improvviso.

Gli mancava solo un ultimo lavaggio prima di finire e Asuka era ora seduta all'indietro con un sorriso quasi sensuale sul viso-- presa dal piacere di qualcun altro che si occupava di lei. In verità ad entrambi stava piacendo il contatto più di quanto sarebbero stati disposti ad ammettere. Le sue sopracciglia si inarcarono e lei emise un piccolo suono, che indicava che aveva la sua attenzione.

"Per davvero. Eri davvero sonnambula la notte prima del settimo angelo?"

Una risata beffarda le si formò sulle labbra. "Perchè? Ti stai chiedendo se ti ho visto fare qualche cosa di sporco mentre dormivi?" chiese trattenendo una risata.

Si era aspettata diverse possibili risposte, rossori, tentativi di sviare il discorso, balbettii, ma non quella che ottenne.

La nuvola nera che aveva preso il sopravvento sul viso di Shinji alcune volte nei giorni precedenti ritornò più forte che mai. Sciacquò via la schiuma dai suoi capelli e completò l'ultima fase veloce come una macchina. Quando ebbe finito si alzò e le passò un asciugamano prima di tornare in casa di corsa.

Mettendosi rapidamente in piedi e avvolgendosi l'asciugamano intorno ai capelli bagnati, gli corse dietro. Che aveva detto di male? Se lo avesse solo fatto imbarazzare avrebbe potuto capirlo, ma si trattava di qualcosa di diverso. Ormai era abituata alle sue risposte di fronte alle sue prese in giro, e questa non faceva parte di quelle. Lo trovò sul balcone della casa accanto. Era appoggiato sulla sbarra con la testa nascosta fra le braccia. Sembrava che stesse piangendo.

"Shinji?"

"Sta lontana da me ... io sono un mostro," Disse con calma, con la voce piena di un rimorso che sembrava ferirlo fisicamente.

"D-di che stai parlando?"

"Sono disgustoso, non dovrei starti vicino."

"Shinji? Parlami, cosa c'è che non va?"

"Se te lo dico mi odierai."

"Ne abbiamo già parlato, io non ti odio."

"Lo farai. Lo farebbero tutti. Io lo faccio."

"Shinji , che puoi aver fatto che ti fa così male al solo pensarci?"

Shinji rimase in silenzio per un lungo attimo prima di cominciare finalmente a parlare. Quando iniziò la sua voce era così piena di vergogna che la scosse quasi quanto quello che doveva dire. Cominciò a parlare di Kaworu, la confusione che ne era risultata, il dolore che era seguito alla perdita di una delle uniche persone che avesse mai apertamente ammesso di volergli bene. La disperazione che aveva sentito quando aveva visto tutti quelli che conosceva andare via. Mentre le diceva della sua visita alla sua stanza gli occhi di lei si spalancarono temendo che forse le avesse fatto qualcosa mentre dormiva. Poi gli stessi si socchiusero dal disgusto quando sentì cosa aveva davvero fatto, poi un'espressione vaga riempì il suo viso mentre lui cercava di spiegare il vuoto che era seguito al suo tentativo di dare un po' di piacere a se stesso.

"Non so ancora perchè l'ho fatto Asuka, non ci ho guadagnato niente, mi rivolta ancora adesso. Non sono meglio di uno stupratore. Sono feccia. Anche allora ne fui disgustato," Alzò lo sguardo e la vide fissarlo senza battere ciglio. Abbassando la testa continuò. "Ti avevo detto che mi avresti odiato. Hai sempre avuto ragione, sono un pervertito. Sposterò le mie cose da qui. Non mi dovrebbe essere permesso di starti vicino."

Si alzò e cominciò ad andare via.

"Fermo."

Già quasi sulla porta, Shinji si fermò. Con la testa abbassata per la vergogna, si girò, aspettandosi di essere picchiato o peggio da un momento all'altro. Era preparato per qualunque punizione lei ritenesse necessaria.

Quello che non si aspettava è che non fosse furiosa. Non che non fosse arrabbiata, ma sembrava più ... infastidita che altro. Nonostante tutto la sua voce era tesa.

"Ascolta bene, stupido, perchè te lo dirò una sola volta," Gli disse lei. "Io non, ripeto, NON ti odio. Non è così facile dirlo in questo momento, ma voglio che te lo faccia entrare in quella piccola capoccia dura prima che prosegua col resto. Quasi tutti i ragazzi che ho incontrato, sì anche Kaji, sono stati poco più che sciocchi pervertiti. Sono delusa di te, ma non arrabbiata come dovrei essere. Farai meglio a ringraziare qualunque sia la tua divinità giapponese che tutto quello che hai fatto quel giorno è stato solo sfogarti su te stesso. Altrimenti avrei potuto buttarti giù da questa ringhiera."

Tirò un respiro forzato e sembrò calmarsi un poco. Avvicinandosi a lui lo guardò dall'alto in basso e poi annuì.

"Un'ultima cosa e poi non voglio sentire mai più parlare di questo fatto."

Sentiva ancora lo schiaffo tre ore dopo.

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Il giorno dopo cominciò meglio, sia Shinji che Asuka sentivano di aver chiarito qualcosa di importante. Ma, col passare del giorno, la loro intesa peggiorò.

Avevano portato il camioncino giù per la riva più lontana per prendere un po' di riso e altri generi alimentari da uno dei supermercati della zona. Con così tante strade mal ridotte, la scelta cadde su uno dei veicoli che avevano scoperto che poteva passare attraverso ogni tipo di terreno con sicurezza.

La loro marcia fu lenta; dovettero fermarsi parecchie volte così da poter spostare i veicoli fermi in strada. Quando arrivarono, Shinji saltò giù dal mezzo e si affrettò ad andarle ad aprire la porta.

Lei aveva la testa per aria quando scivolò sugli scalini e gli finì addosso. I suoi occhiali e la benda che stava sul suo occhio caddero e lei chiuse in fretta gli occhi per cercare di proteggerli dall'imminente impatto e dalla luce del sole. Con sua sorpresa però, invece di cadere anche lui sotto il suo peso, Shinji riuscì a bilanciarsi abbastanza in fretta da riuscire ad afferrarla.

"Lasciami andare!" urlò lei mentre cercava di divincolarsi da lui, riuscendo solo a farli cadere a terra entrambi. Lui si rimise in piedi e rimase fermo ancora un po' stordito mentre lei cercava lì intorno i suoi occhiali. Dopo essere riuscita a trovarli in fretta li rimise prontamente sul viso e cercò di mettersi in piedi.

Non andò come sperava. Il lato del camioncino non offriva alcun appoggio e lei era ancora troppo debole per riuscire ad alzarsi senza averne uno. Shinji capì cosa stava cercando di fare e le si avvicinò per aiutarla a mettersi in piedi.

La risposta di lei fu una marea di insulti in tedesco e uno sguardo che, se fosse stato possibile, avrebbe fatto sciogliere anche un pezzo di metallo. Gli schiaffeggiò la mano che gli stava porgendo con la mano che non era ferita.

"Non ho bisogno del tuo dannato aiuto Third Children, stammi lontano."

Se lei avesse prestato attenzione avrebbe risparmiato a entrambi un mucchio di problemi, ma Asuka mancò di vedere la reazione di Shinji alle sue ultime parole.

Fino a che non la prese in braccio.

"Che diavolo stai facendo!" urlò lei quando lui si inchinò e la sollevò senza gentilezza, nè alcun riguardo per la posizione delle sue mani.

"Shinji Ikari, mettimi giù adesso!" continuò a urlare lei mentre cominciava a cercare di picchiarlo e a sbattere per aria le gambe. Lui la ignorò completamente per tutto il tragitto fino al negozio. Lei era così impegnata a cercare di liberarsi che mancò di notare i molti graffi che stava lasciando sulle sue braccia e sulla sua faccia.

"Se non mi metti giù proprio ora, io--" non ebbe mai l'occasione di finire perchè Shinji la lasciò cadere senza troppi complimenti su un bancone che di altezza arrivava alla vita. Ignorando il fatto che il bancone le offriva un posizione perfetta per mettersi in piedi senza ulteriori rischi di caduta, lei si mise rapidamente seduta, scivolò giù e gli corse dietro, con tutte le intenzioni di fargli vedere l'inferno.

Non era un negozio grande e le ci vollero solo alcuni secondi per trovarlo in piedi davanti al reparto delle medicine mentre apriva una scatola di cerotti. Mentre si dirigeva con passo fermo e pesante verso di lui, Shinji alzò lo sguardo e lei vide i graffi sul suo viso.

La colpirono molto.

Cercò di dimenticarsene e di picchiarlo come aveva intenzione di fare ma lui rimase lì impalato a fissarla. Senza muoversi, senza ritrarsi, apparentemente neanche spaventato. La guardava dritto negli occhi e non batteva ciglio.

Come minimo non era abituata a questo da parte sua.

E per la prima volta volta fu lei a sgranare gli occhi per prima. Mentre si girava dall'altra parte, lui finì di aprire il pacco e cominciò a mettere i cerotti sui graffi sanguinanti.

Maledicendo silenziosamente se stessa riprese finalmente coraggio.

"Perchè diavolo l'hai fatto?" chiese lei.

"Se non stai tranquilla le tue ferite non guariranno mai. Questo significa che devi smetterla di sforzarti in quel modo."

"Non ho bisogno del tuo dannato aiuto Shinji."

"Sì che ne hai. Qualunque danno quelle lance abbiano inflitto al tuo Eva ha prodotto i suoi effetti anche su di te. Le tue costole sono ancora piene di lividi, il tuo braccio ti ha fatto male tre volte sin da quando ci siamo svegliati, e non sappiamo ancora qual'è la gravità delle tue ferite interne tranne che non sembrano rallentarti più di tanto. Ma se continui a comportarti come se andasse tutto bene finirai su una sedia a rotelle, e sono tremendamente sicuro che non ti piacerebbe. Perciò fino a quando sarai in queste condizioni dovrai convivere col mio aiuto.”

Detto ciò applicò gli ultimi cerotti e si fece strada verso i generi alimentari. Dietro di lui Asuka stava ancora una volta bestemmiando in tedesco, furiosa.

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Il viaggio di ritorno all'appartamento fu fatto in totale silenzio. Asuka aveva finalmente accettato il fatto che Shinji aveva ragione sulle sue condizioni, ma non significava che ciò dovesse piacerle.

Shinji d'altra parte si era rassegnato al fatto che lui e Asuka sarebbero stati al massimo amichevoli nemici per tutto il resto del loro tempo insieme. Non sapeva quanto sarebbe stato; il tempo che aveva passato con lei prima del terzo impatto lo aveva condizionato ad ignorare per la maggior parte i suoi insulti e le sue prese in giro. Se non le piaceva, poteva capirlo, ma sarebbe rimasto almeno quel che bastava per vederla guarire dalle sue ferite. Se lei non lo voleva intorno, non c'era niente che lui potesse fare.

I sentimenti che provava per lei erano complicati. Teneva a lei ... questo non poteva negarlo. Era bella da togliere il fiato, aveva fiducia in se stessa e una determinazione che le invidiava, e non sembrava conoscere alcuna paura se non quella del fallimento. Ma poi c'era il suo carattere ...

'Quante volte dovrò pensarci prima di ammettere che mi sto innamorando di lei nonostante il fatto che lei non provi lo stesso?' pensò fra sè mentre guidava la macchina fin dentro il parcheggio dell'appartamento. 'Anche quando mi ferisce... anche quando mi insulta e mi provoca...' si lasciò sfuggire una risatina mentre scuoteva la testa.

'Ormai sono cotto,eh?'

Comunque, mentre aiutava Asuka a uscire dal camioncino alcuni minuti dopo, fu sorpreso di sentirla mormorare un 'grazie' sottovoce prima di sparire nella sua stanza.

"Beh... dannazione," disse lui non appena lei non riuscì più sentirlo.

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"Funzionerà davvero?" chiese esitante Asuka dal suo posto al volante.

"Penso di sì," replicò Shinji mentre riempiva un'altra botte di benzina. "L'unica cosa a cui riesco a pensare che possa andare male è che l'ondata ci travolga ma è per questo che stiamo indossando le giacche salvagente."

Si erano entrambi più che stufati della serie di Eva giganti che giacevano nella baia che era una volta Tokyo3. Perciò avevano elaborato un piano per liberarsene. Non era il miglior piano che Asuka avesse sentito, ma non vedeva perchè non avrebbe dovuto funzionare.

Avevano preso un rimorchiatore, parecchi galloni di benzina, e alcuni fili di ferro molto, molto resistenti. Il piano consisteva nell'alzare gli Eva e poi portarli in un'altra parte della baia. Questo almeno li avrebbe tenuti fuori dalla loro vista. A quel punto erano quasi pronti a sollevare il primo dei tre presenti nella baia.

"Penso che tu abbia messo già abbastanza corde, posso cominciare a issare l'ancora?"

"Sì, ma non dare potenza al motore subito. Comincia lentamente così vediamo se ho fatto male qualcuno di quei nodi prima di cominciare a tirare."

Lei lo guardò nuovamente mentre stava in piedi sul ponte e sospirò. Si stava di nuovo comportando come il vecchio Shinji e questo la infastidiva molto.

"Li hai controllati quattro volte e andavano bene. Muoviti a venire qui sopra e a usare il coltello!" gridò lei.
Il coltello in questione era una spada mozzata che avevano trovato in una casa lì vicino. L'idea era quella di tagliare le corde e correre via se l'Eva cominciava a dondolare dalla parte sbagliata. Per facilitare tutto questo tutte le corde erano state legate ad un solo nodo centrale, che avevano imparato a fare grazie al vecchio diario di un marinaio che avevano trovato quando stavano cercando di capire come far funzionare il rimorchio.

"Ok, fammi mettere in posizione e siamo pronti!" le urlò lui da fuori la cabina della barca.

"Quando vuoi!" gli gridò lei a sua volta mentre controllava i valori del motore.

Quando lui le diede il via a gran voce, lei pestò il piede sull'acceleratore e la piccola barca uscì sparata in avanti. Ci fu un rumore dalla struttura del rimorchio e un improvviso sobbalzo quando le corde arrivarono alla loro massima lunghezza, ma alcuni attimi dopo Asuka si permise di rilassarsi, sentendo il debole cedere della resistenza opposta dal peso dell'Eva e si lasciò sfuggire un grido trionfante. Ma durò poco visto che fu interrotta da un suono che le era capitato di sentire solo una volta o due in precedenza.

Shinji stava bestemmiando.

Asuka sentì un suono di corde spezzate e dalla finestra vide le corde che cedevano giusto un attimo prima che Shinji entrasse di corsa in cabina e le afferrasse la mano, spingendola fuori dalla cabina e poi giù dalla barca. Non ebbe tempo di rispondere o protestare poichè un'onda mostruosa li afferrò e fece rovesciare il rimorchio di lato. Quando l'onda fu passata, lei vide la barca distesa a testa in giù nell'acqua, a diversi metri di distanza .

"Ma che diavolo?"

"Mentre l'Eva cadeva all'ingiù ho capito che l'onda era molto più grande di quel che pensavo," spiegò lui mentre galleggiavano nell'acqua calda, "se non avessi tagliato le corde, la barca si sarebbe spezzata e se non fossimo saltati giù ora ci troveremmo sott'acqua."

"E bravo Dummkopf, avresti potuti ucciderci."

"Lo so," si scusò lui tranquillo, "Asuka mi spiace, non avrei dovuto metterti in un tale pericolo."

"Humph. Lascerò correre per questa volta. A proposito, mi vuoi dire perchè ti stai tenendo così forte a me?"

"Io ... io non so nuotare," disse arrossendo.

"COSA? Hai lasciato che ti trascinassi qua fuori senza … IDIOTA!" gli urlò. "Se fai un'altra volta qualcosa di così pericoloso giuro che ti spedisco con un calcio nel sedere fino alla luna! Hai capito Ikari?"

"Sì signora," disse lui calmo.

'Perchè diavolo sta sorridendo?' pensò lei mentre nuotavano con calma verso la riva. 'Che diavolo c'è di cui essere felici?'

Finalmente si stufò del suo silenzio e decise di domandare una risposta.

"Stavamo lavorando insieme prima." Disse lui, col sorriso ancora stampato in faccia.

"Già ... suppongo che tutto quell'allenamento per la sincronia sia servito più che a una sola battaglia."

"Hei Asuka... ti sei mai chiesta come saremmo stati se non fossimo diventati piloti? Se fossimo stati solo normali ragazzi?"

"Beh, probabilmente sapresti nuotare per prima cosa ... ma scherzi a parte, no, mai. L'Eva è stato una parte talmente consistente della mia vita per così tanto tempo .. a dire la verità il pensiero di vivere senza mi spaventa un po'."

"Capisco. I nostri caratteri sono stati molto condizionati dal modo in cui ci hanno cresciuti, però, ancora mi chiedo come saresti se non ci fosse stato il progetto E."

"Beh, e tu, come pensi saresti ora?"

"Penso che sarei più simile a Toji o a Kensuke... o un ibrido tra i due. E' difficile esserne certi, però, non riesco a immaginare come sarebbe stato mio padre se mia madre non fosse morta."

"Allora saresti un piccolo pervertito come gli altri due stupidi?" disse lei ridacchiando.

Shinji rise anche lui, poi sputò un po' d'acqua che gli era rimasta in bocca, "Forse ... come ho detto è difficile dirlo. Magari sarei anche più introverso di quanto sono ora. Proprio non lo so."

"Forse è meglio concentrarsi su quello che siamo invece che su quello che saremmo potuti essere," disse Asuka dolcemente mentre raggiungevano la spiaggia.

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Optarono per un compromesso per il resto del loro progetto. Avrebbero spinto gli Eva da terra (ci erano volute settimane per raccogliere abbastanza corde e fili di ferro) ma avrebbero usato un rimorchio diverso per tirare gli Eva fuori dalla baia. Pensavano entrambi che in questo modo avrebbero reso il paesaggio molto più bello.

Le ferite di Asuka si stavano lentamente rimarginando. Ora indossava una benda sottile al braccio ma il suo occhio era finalmente guarito abbastanza da non aver più bisogno di essere coperto. Questo fatto aveva prodotto di per sè una piccola crisi. Fra tutti le cose che la Lancia di Longinus aveva causato, c'era il colore della sua pupilla che ora si era ridotto quasi a zero. Il suo occhio sinistro era ora rosa pallido. Riusciva a vedere bene, ma la prima volta che si era vista allo specchio, si era quasi strappata i capelli, gridando che stava diventando come la 'bambola'.

Shinji l'aveva infine calmata dicendole che non importava e che poteva non essere permanente. Poi con sorpresa di entrambi, l'aveva rimproverata, dicendole che Ayanami era la cosa più simile che aveva mai avuto ad una sorella e che lui non pensava che fosse da lei insultare qualcuno che non poteva difendersi. Presa un po' alla sprovvista dalla piccola sfuriata di Shinji, e avendo capito di essere andata troppo oltre, si era rilassata e aveva cominciato a cercare delle lenti a contatto. Dopo alcuni giorni però aveva smesso presto di preoccuparsene, e Shinji era sicuro che col tempo se ne sarebbe completamente dimenticata.

Non passò molto tempo da quell'episodio che Asuka cominciò a notare che Shinji diceva strane cose. Roba come 'non avrai più bisogno del mio aiuto fra non molto', e 'dopo le cose andranno molto meglio'. Era quasi come se stesse dicendo che non sarebbe più stato lì con lei.

Benchè Asuka fosse molto testarda, le venne finalmente in mente che magari faceva sul serio, e questo pensiero cominciò ad assillarla sempre di più ogni qualvolta lui ne faceva il minimo cenno. Stava intuendo lentamente che non voleva che lui se ne andasse. E questo pensiero era spaventoso quanto quello che voleva che lui rimanesse.

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'Andiamo Soryou, non fare la codarda,' disse Asuka a se stessa per la decima volta in un'ora.

Stava camminando in circolo per sua stanza e mormorando fra sè e sè. Per quanto tentasse non riusciva a trovare il coraggio di andare fuori e dirlo. Era arrivata alla conclusione che doveva fare qualcosa per convincerlo a restare. Dopo quasi mezzo secondo aveva deciso che si sarebbe appellata ai suoi ormoni. Dopo tre secondi capì che sarebbe sembrata molto ipocrita se avesse tentato una cosa del genere.

Da una parte era perfettamente logico; dopo tutto erano le uniche due persone rimaste in città, e forse anche nel mondo intero. Era sensato pensare che avrebbero almeno dovuto fare lo sforzo di avere una relazione che andava oltre all'amicizia. In tutta onestà, pensava che sarebbe stato Shinji a suggerire l'idea, non era normale per i ragazzi essere diretti quando si parlava di queste cose?

Poi le venne in mente che stava parlando di Shinji. Per lui prendere l'iniziativa era, per dirla in modo gentile, una cosa rara. Perciò il compito ricadeva sulle sue spalle.

'Allora perchè sono così nervosa?' si chiese.

'Perchè hai paura,' Si rispose con rabbia.

Ma di cosa?

Di Shinji?

L'idea era quasi esilarante, pur di non ferire le persone faceva così poco per stare bene lui stesso che talvolta lei aveva sospettato che fosse un masochista.

No, non era così ... era l'altra faccia del suo problema. Aveva paura di essere rifiutata.

Di essere rifiutata.

Di rimanere sola.

E Dio, lui le aveva dato abbastanza ragioni per pensarlo. Aveva paura che se andava là fuori e gli diceva una cosa del genere, Shinji avrebbe pensato che si stesse di nuovo prendendo gioco di lui e le avrebbe voltato le spalle.

Come quella volta col bacio.

Lo sapeva, aveva fatto una figuraccia in quell'occasione. Cosa aveva pensato di lei dopo quel fatto? Era corsa in bagno e aveva fatto scorrere l'acqua con una tale velocità che era sicura che lui ne fosse rimasto ferito ... e allora era stata proprio questa la sua intenzione. In verità lo biasimava per il fatto che a lei stessa era cominciato a piacere il bacio. Quanto era stata sciocca? Di tutte le cose stupide per le quali si era arrabbiata con lui, quella doveva essere la più vicina alla cima della lista. Pensava che forse era più arrabbiata con se stessa ... si sentiva come se avesse tradito Kaji per essersi fatta piacere il bacio di qualcun altro.

E poi Kaji aveva ... con Misato...

"Perchè mai dovrebbe perdonarmi poi; ha ragione lui, tutto quello che ho sempre fatto è stato prenderlo in giro," disse mentre si appoggiava con la schiena al muro. "Sono una tale idiota."

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Quella notte, più tardi, si alzò per bere un po' dell'acqua in bottiglia che avevano trovato al negozio quando sentì un forte lamento venire dalla stanza di Shinji. Incuriosita, aprì la porta, facendola scivolare appena di lato, e mise la testa dentro. Lui era avvolto nelle coperte e le stava tenendo come se provasse dolore.

Vedere qualcuno che aveva un incubo poteva toccare anche la più insensibile delle persone, e Shinji aveva incubi ogni notte dal giorno in cui si erano svegliati. Asuka si sbrigò ad entrare senza pensarci due volte. La sua fronte era imperlata di sudore e la sua testa si girava dopo pochi secondi da una parte e dall'altra mentre mormorava nel sonno.

Dalle poche frasi che riusciva a comprendere, capì che non c'era possibilità che il sogno fosse meno che terrificante. Inginocchiandosi accanto al suo letto gli mise una mano sulla fronte, e prese con l'altra una delle sue mani.

Aveva sperato che la sua presenza sarebbe servita a calmarlo, ma da quando era rimasta seduta lì la voce di lui aveva iniziato a gridare sempre più forte. Infine con un urlo si svegliò di soprassalto.

"PAPA' NO!"

E ciò servì a spaventarli entrambi.

"Shinji! Calmati era solo un sogno!" disse Asuka - afferrandogli la mano mentre lui cercava di allontanarsi.

Sembrò finalmente riuscire a vederla e il suo respiro rallentò leggermente. Poi le strinse debolmente la mano per farle capire che l'aveva sentita.

"Stai bene ora?" chiese lei con genuina preoccupazione.

"Non penso che starò mai bene," Disse lui con calma.

"Ma è questo il modo di parlare?"

"Ricordo più cose ora."

"Cosa ricordi?"

"La strumentalizzazione."

"V-vuoi dire il Third impact?"

"Già. Dormi un po', te lo dirò domattina ..."

"Non c'è bisogno di aspettare, non penso che potrei addormentarmi nemmeno se ci provassi."

"Va bene ... hei Asuka?"

"Sì?"

"Grazie."

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Nelle ore seguenti le disse quello che poteva spiegare della sua strana esperienza in quell'occhio del ciclone che era stato il third impact. Era rimasta un po' scossa dall'apprendere che alcune delle cose che pensava di aver visto nel delirio di una febbre erano in realtà davvero accadute.

"Stai dicendo che ha fatto tutto questo solo per stare di nuovo con tua madre?" chiese Asuka in tono sorpreso.

"Per quel che ne so, sì. E' l'impressione che ho avuto."

"Ma ... cosa gli ha fatto pensare che lei avrebbe potuto perdonargli quello che ha fatto a te, a me o a Rei? O a tutte quelle persone che ha usato?"

"Non lo so ... non so cos'avrebbe fatto; è tutto come un turbinio nella mia testa, alcune cose sono più chiare di altre. Mi ricordo di aver visto te; Rei e Misato, mia madre e tutti quanti gli altri; mi ricordo di aver scelto di tornare indietro... ma il resto sono solo cose frammentarie. Potrei non riuscire mai a capire l'intera vicenda. Forse la mia mente non è preparata a sopportare tutte quelle informazioni. Penso di comprendere meglio mio padre ora, ma ... non riesco ancora a perdonarlo."

'Tutti quelli che conosceva l'hanno ferito ... persino io,' Pensò lei fra sè, "Perchè ha scelto di tornare indietro? Cosa gli ha dato il coraggio di scegliere di tornare di nuovo a tutto questo? Io avrei potuto fare lo stesso?'

[Non voglio morire!]

'Io ho fatto lo stesso...' si rese conto lei all'improvviso.

"Asuka..." disse esitante Shinji.

"Hmm?"

"Non so perchè nessun altro è tornato ... mentre ero con Lilith qualcuno mi ha detto che se lo avessero voluto quelle persone avrebbero potuto tornare dal LCL, ma anche se quella non fosse una bugia ... sono contento che tu sia qui."

Non sapeva cosa dire. Non sapeva se sarebbe riuscita a dire qualcosa. Lui aveva appena detto qualcosa che l'aveva toccata così profondamente che ora era in uno stato di shock. Cosa intendeva dire? Che anche se qualcuno tornava indietro ... era lo stesso felice di stare con lei? Ma non voleva andarsene? Che stava dicendo?

Capì che le sue mani stavano tremando.

'Sono davvero così nervosa?' pensò lei 'mi spaventa davvero il fatto che gli piaccio nonostante tutto quello che gli ho fatto?'

"Asuka? Stai bene?" disse Shinji con un distinto tremolio nella voce.

'Stupida! Dì qualcosa o penserà che sei arrabbiata con lui!' le gridò la sua coscienza. "Ti sta dando la possibilità di iniziare quello che avevi paura di iniziare!'

Ma invece di aprirle il suo cuore e dirgli che voleva che restasse, gli gridò contro come aveva sempre fatto.

"Ma certo che sto bene, stupido!"

Cercò di trattenere la frase ma non ci riuscì. Non sapeva se fosse un riflesso condizionato o solo paura. Cercò di trovare una scusa, ma prima che potesse parlare, lo sguardo triste che era apparso molte volte sin da quella notte sulla spiaggia, ritornò sul suo viso. Lui fece un cenno col capo come per indicare la sua accettazione a quello che aveva detto e poi uscì dalla porta senza dire una parola.

"Asuka sei una dummkopf!" disse lei finalmente mentre si alzava per inseguirlo.

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Non riuscì a trovarlo nell'appartamento accanto sullo stesso piano. Dopo aver controllato la collina dove avevano posto il barile d'acqua, una paura gelida la percorse e corse per il sentiero che conduceva alla spiaggia.

Lo vide fermo e in piedi giusto poco oltre il bordo dell'acqua mentre guardava la baia. E in un terribile momento giunse alla conclusione che sarebbe andato più in là e si sarebbe affogato. Urlando con tutto il fiato che aveva in gola corse giù per la spiaggia verso di lui.

Lui la sentì e alzò lo sguardo per un attimo con un'espressione confusa poi tornò a fissare l'orizzonte. Un brivido freddo si fece largo nel corpo di lei mentre aumentava la velocità della sua corsa.

Qualunque cosa si fosse aspettato che facesse, che gli saltasse addosso buttandolo a terra non era nella lista.

Dopo aver scaraventato sia lui che se stessa nel bagnasciuga, Asuka cominciò a tirare fuori dall'acqua uno Shinji fradicio e che stava sputacchiando acqua.

"Asuka!" urlò lui mentre sputava e tossiva per l'acqua salmastra che gli era finita in bocca, "che diavolo stai facendo?"

Stava per gridare qualcos'altro quando la vide in faccia. L'aveva vista arrabbiarsi molte volte, ma non l'aveva mai vista così.

Era... paura?

Per lui?

Quando raggiunsero la sabbia asciutta, lei lo lasciò finalmente andare e cominciò subito ad assaltarlo con pugni e calci mentre gli gridava di non fare mai più una cosa del genere.

"Calmati- ahi! Hei! Aspetta un secondo! ... cosa avrei fatto?" gridò lui, interrompendola, sinceramente confuso.

"Non fare il finto tonto con me Ikari, non lascerò che ti suicidi per una cosa stupida come quella!" gli urlò lei.

"Cosa?" urlò lui mentre i suoi occhi si spalancavano per la sorpresa, "suicidarmi? Che diavolo ti ha fatto pensare che avrei fatto una cosa del genere?"

Veder arrossire Asuka era un evento raro, e uno a cui aveva assistito solo una mezza dozzina di volte. Ma vederla mentre cercava di trovare le parole giuste era qualcosa a cui non aveva mai assistito.

"Io... beh... ti ho visto lì ... e hai detto che non sai nuotare... ed eri in acqua ... perciò ho pensato--," si interruppe mentre il suo viso assumeva un'espressione che non aveva mai visto prima.

La sua voce si abbassò sino a diventare un bisbiglio e lui non riuscì a sentire quello che diceva, ma lasciò perdere, avendo tutte le intenzioni di mettere le cose in chiaro prima che accadesse qualcos'altro.

"Non stavo per suicidarmi Asuka. E non ho intenzione di farlo. Non ho rifiutato quello che mi aveva offerto Lilith solo per farla finita così."

Gli occhi di lei si chiusero e la ragazza emise un sospiro di sollievo. Lui decise che era probabilmente il momento migliore per dirle il resto.

"Il tuo braccio dovrebbe tornare in forma fra una settimana o due. Una volta che sarà a posto me ne andrò."

Gli occhi di lei si aprirono e Asuka spalancò la bocca mentre tutto il suo corpo si irrigidiva. Lui non aveva idea di come la stesse prendendo, ma probabilmente era sollevata dal fatto che non avrebbe più dovuto stare con lui.

Con sua grande sorpresa lei cominciò a intristirsi.

"C-cosa?"

"Andrò credo ad Okinawa tutt'al più ... non so. Hai abbastanza scorte di cibo per almeno un anno, e semi sufficienti per fare un giardino di qualunque cosa vorrai."

"Ma ... perchè?" chiese lei, il tono della sua voce e il suo viso ancora indecifrabili.

Lui chiuse gli occhi e prese una grossa boccata d'aria. Ci siamo...

"Perchè non posso andare avanti con la situazione che c'è fra di noi," le disse mentre lei diventava di ghiaccio, "Non posso continuare a vivere così quando ogni insulto è come una pugnalata al cuore. Ogni volta che mi sgridi per essere stato solamente gentile è come se rigirassi il coltello nella piaga ... e mi sta distruggendo. Non so esattamente quando o perchè è successo ma io ci tengo a te Asuka. So che non ti ho mai detto niente prima, ma probabilmente avevo paura che ti saresti messa a ridere."

Era la sua immaginazione o lei stava davvero tremando?

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[Hmmm niente di che da guardare] [Piccolo pervertito!] [Oh lui? E' noioso] [Ma cosa sei, stupido?] [Che bambinetto noioso!] [Stupi-Shinji] [Hai paura di baciare una ragazza nel giorno dell'anniversario della morte della mamma? Ti sta guardando dal cielo?] [E' colpa tua che mi hai baciato, stupido] [Non saprebbe come stare con un'altra persona nemmeno se avesse un manuale] [Io ti odio! Vi odio tutti!]

Le ritornarono in mente tutti insiemi. Un'ondata di insulti che aveva sparso in giro senza troppa attenzione nei mesi in cui avevano vissuto insieme. Un muro rovente di rabbia che aveva posto davanti a se stessa per allontanare tutto quello che poteva ferirla. Un muro che teneva lontano anche tutto ciò che la poteva aiutare. In un doloroso attimo vide come doveva essere sembrata a tutti quanti. Come doveva essere sembrata a Shinji.

"S-Shinji... Io," iniziò a dire mentre cominciavano ad uscirle le lacrime, "Io... oh Gott mi dispiace!" gli si avvicinò e strinse la sua maglietta con la mano libera. Si appoggiò a lui e lo guardò supplicante negli occhi..

"Non andartene, non lasciarmi sola," Disse a bassa voce. "Sono quasi morta quando ti ho visto in acqua e ho pensato... Shinji... per favore non fuggire da me."

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La testa di Shinji era un turbinio. Decise ora e in quel momento di non cercare mai di dare per scontato quello che stava succedendo nella testa di Asuka. La confessione che gli aveva appena fatto, che non voleva che se ne andasse, lo aveva fatto arrabbiare per un attimo, ma la rabbia sparì velocemente mentre lo assaliva un ricordo. Ripensò a quando era rimasto intrappolato nell'unità 01 e la prigionia simile che aveva subito nel dodicesimo Angelo. Ma, cosa più importante, pensò alla scelta che aveva fatto dentro Lilith. C'era stato bisogno che perdesse tutti coloro a cui teneva e che perdesse quasi la sua stessa vita per capire l'importanza che avevano per lui. Prima di allora aveva ritenuto la sua stessa esistenza inutile, e aveva persino desiderato la morte. Aveva capito la verità solo all'ultimo momento ed era stato allora che aveva lottato per tornare. Il vecchio detto era vero dopo tutto, non sai mai quel che hai finchè non ti viene portato via.

Ma erano state le ultime parole che Asuka aveva detto che lo avevano colpito maggiormente... era esattamente quello che stava per fare.

Fuggire... ancora una volta.

Si sentì all'improvviso disgustato di se stesso, avrebbe dovuto capire tempo prima che il dolore era stato parte di una sua scelta. Se non poteva sopportarlo, allora aveva deciso di esistere per niente.

"Asuka," Disse lui mentre le voltava il viso verso il suo e la guardava negli occhi, "Se vuoi che rimanga ... Lo farò."

'Devo essere pazzo,' pensò dentro di se.

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Un pensiero le fluttuò nella mente come un sogno quasi dimenticato.

[Se vuoi che stia con te... tutto quello che devi fare è essere gentile con me]

Era qualcosa che le aveva detto lui? O qualcosa che aveva immaginato che dicesse? Non ricordava ... ma doveva sicuramente essere qualcosa che lui aveva detto.

"Non volevo essere così antipatica," Disse piano, incapace all'improvviso di guardarlo negli occhi.

Lui rimase in silenzio per un attimo prima di rispondere.

"Non penso di essermi comportato molto meglio. Non avrei dovuto ignorarti come ho fatto."

"Che patetica coppia che facciamo..." disse lei osservando la soffice sabbia sottile. "I nostri genitori hanno fatto uno spettacolare lavoro nell'assicurarsi che la nostra vita sociale facesse schifo."

"Genitori? Aspetta, che vuoi dire..." iniziò a dire Shinji prima di rendersi conto di quanto poco sapesse sul passato di Asuka.

"Non è qualcosa di cui posso parlare facilmente Shinji ... Te lo dirò un'altra volta. Per ora diciamo solo che tuo padre non ha il monopolio nel cattivo allevamento dei figli."

Shinji annuì, poi si mise in piedi e aiutò Asuka a fare lo stesso.

"So che non andiamo d'accordo per la maggior parte del tempo Asuka," disse lui, "ma sono pronto a provare se tu vuoi."

"Sono accadute cose più strane di questa ..."

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Tre giorni dopo, su richiesta di Asuka, camminarono verso le colline nelle quali Shinji aveva passato alcuni giorni a vagare dopo la battaglia col quarto angelo. Marciarono per ore prima di passare finalmente oltre la fermata dell'autobus che era una volta uno dei pochi punti di riferimento che Shinji ricordava del viaggio che aveva fatto tempo prima.

Mentre facevano una pausa accanto ad un piccolo ruscello, Shinji alzò lo sguardo verso di lei e parlò. "Non so se è ancora lì Asuka."

"Lo so ... potrebbe essere stato distrutto dall'esplosione. Ma ... per favore, ne ho bisogno."

"Va bene, volevo solo avvertirti," disse lui avvicinandosi e stringendole un poco la mano fra la sua.

Lei abbassò lo sguardo verso la mano di lui e decise che non valeva la pena di litigare per quello. Stava solo cercando di confortarla. Neanche una settimana fa, l'avrebbe schiaffeggiato per quel contatto, l'abitudine era dura a morire. Ma ora stava cominciando a capirlo un poco meglio ed era molto meno pronta a buttare colpi qua e là.

Ripresero presto il loro cammino e qualche ora dopo arrivarono alla loro destinazione. Era una collina che sovrastava un'intera montagna coltivata a terrazza! Le coltivazioni si estendevano per tutto il lato della montagna e oltre. Asuka rimase senza parole mentre osservava le colline coperta dalla nebbia che la circondava. Non sapeva che fosse mai esistito qualcosa di così bello vicino a Tokyo 3. Allora, durante la guerra, magari non le sarebbe importato, ma ora, tutto quello che poteva fare era rimanere estasiata davanti a quella vista.

Asuka si inginocchiò accanto ad un giardino e si tolse lo zaino dalle spalle mentre Shinji la guardava in silenzio. Mise la mano dentro lo zaino e vi tolse diversi oggetti incluse due assi di legno, e una fotografia rotta e stropicciata di Misato, Ritsuko e Kaji ai tempi dell'università. Mettendo la foto da parte per un attimo, cominciò a preparare quello che presto prese la forma di un piccolo tempietto e vi piazzò dentro gli oggetti. Infine prese la foto e la mise dentro e chiuse la porticina del tempietto che aveva appena costruito.

"Mi ricorderò di te per sempre, Kaji ..." mormorò, "riposa in pace con coloro che amavi e che ti amavano."

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Si accamparono in un laghetto vicino quella notte. Le nuvole che viaggiavano in cielo lasciavano trasparire la luce della luna di tanto in tanto, creando fasci di luce lunare. Era affascinante osservare la luce illuminare i luoghi vicini e le case rimaste in piedi.

Dopo ore di silenzio Asuka parlò mentre cenavano, "Grazie Shinji ... avevo bisogno di farlo."

"Di niente, Asuka," disse lui un po' distante.

"Cosa c'è che non va?"

"Mi ... mi manca Misato," disse Shinji a bassa voce.

Asuka lo osservò per un attimo e rimase a pensare a quello che aveva detto. Si sentiva solo, era piuttosto ovvio. Conosceva quella sensazione troppo bene per confonderla con un'altra. La domanda era; che poteva fare lei? Avrebbe preso seriamente una qualunque offerta di conforto? Solo Dio sapeva che l'aveva preso abbastanza in giro da far sì che ora lui potesse dubitare della sua onestà.

Forse sarebbe stato meglio se avesse cercato di riparare uno dei ponti più ovvi che aveva cercato di bruciare durante il loro periodo insieme.

Si alzò e camminò verso di lui, poi si inginocchiò accanto al luogo in cui era seduto. Sforzandosi di rimanere calma, gli diede un colpetto sulla spalla per attirare la sua attenzione. Lui alzò lo sguardo verso di lei e lei prese una grossa boccata d'aria prima di avvicinarsi a lui per baciarlo.

Non andò come pianificato.

I riflessi di Shinji e il preconcetto che aveva su Asuka si erano da tempo abituati a schivare pugni in testa o schiaffi in faccia. Il movimento inaspettato che lei aveva fatto verso di lui, aveva attivato quei riflessi e il ragazzo saltò all'improvviso all'indietro, per schivare quello che aveva confuso per un attacco.

Asuka iniziò ad arrossire violentemente e si girò dall'altra parte, e la mente di Shinji cominciò a funzionare mentre lui si girava e cercava di capire cosa diavolo fosse appena accaduto.

"Asuka?" chiese, con un tono di voce che lasciava trasparire la sua profonda confusione.

"Mi spiace," disse lei, "Stavo solo cercando di..." la sua voce si interruppe quando lei si alzò e ritornò al luogo in cui si erano accampati.

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Stava cercando di baciarmi?

Perchè l'ha fatto?

Perchè mi sono spaventato?

Beh, all'ultima era facile rispondere, ma capì che lei aveva onestamente cercato di baciarlo; voleva schiaffeggiarsi per la sua reazione.

'Ma che posso fare?' Pensò lui mentre la guardava sedersi dietro la tenda. 'Non ho nemmeno cominciato a capirla. E se faccio qualcosa di sbagliato? E se-'

"Oh basta così," Disse ad alta voce mentre si metteva in piedi.

Mentre si dirigeva verso il luogo dove era seduta, gli ritornò in mente una cosa buffa. Sorridendo, inquadrò l'immagine con la mente, fece un grosso respiro, espirò e mormorò qualcosa sotto voce.

"Inquadra il bersaglio ... spara."

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"Hei Asuka," Disse lui abbastanza forte da attirare la sua attenzione, "ci baciamo?"

"Eh?" disse lei, quasi sobbalzando al suono della sua voce.

"Un bacio. Non l'hai mai fatto?" Continuò lui e cercò di contenere le risate che stavano minacciando di rompere la sua concentrazione.

Lei gli rivolse uno sguardo che era in parte di confusione, in parte di fastidio e in parte di ringraziamento. Scuotendo la testa come se non potesse credere che lui avrebbe mai potuto fare una cosa del genere, ma troppo divertita dalla sua mossa per fermarlo, decise di fare il suo gioco.

"Nuh-uh," Disse mentre tratteneva anche lei una grossa risata.

"Che c'è?" chiese Shinji giocosamente, "hai paura?"

"Non ho paura, stupido!" riuscì a dire lei nonostante le risatine.

"Ti sei lavata i denti?" chiese lui facendo finta di essere serio.

E finì così.

Non riuscirono più a trattenersi. Entrambi scoppiarono a ridere. Per quasi dieci minuti rimasero tutti e due sdraiati per terra e ridacchiare e fare battute come una coppia di normali quindicenni.

Quando riuscirono finalmente a riprendere fiato rimasero sdraiati l'uno accanto all'altra col sorriso ancora stampato sul viso.

"Non posso credere di aver veramente detto così," disse Asuka dopo un po'. "Devo esserti sembrata una mocciosa antipatica quel giorno."

"E' tutto ok, io dovevo sembrarti un coniglio spaventato."

"Non preoccuparti per quello ... hei, eri serio prima?"

"Se prometti di non tapparmi il naso, sì."

"Dummkopf," disse lei con un sorriso, "Te lo prometto, sempre che il tuo respiro non mi faccia il solletico."

"Mi sembra giusto," disse Shinji mentre ruotava su se stesso e si metteva seduto. Asuka fece la stessa cosa e per un attimo si fissarono l'un l'altro con una combinazione di paura e affetto.

Infine Shinji si avvicinò e le loro labbra si incontrarono.

Nessuno di loro si sarebbe ricordato per quanto tempo rimasero così. Quando finalmente si separarono rimasero entrambi seduti guardandosi l'un l'altro e ansimando. Sarebbero rimasti entrambi shockati se avessero saputo che stavano pensando tutti e due la stessa cosa.

'Dove diavolo ha imparato a farlo?'

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Il giorno dopo, mentre ritornavano all'appartamento, Shinji iniziò a pensare a quanto ci sarebbe voluto perchè imparassero a tollerarsi l'un l'altro abbastanza per far cominciare una relazione. Sapeva bene quanto era difficile per lei varcare il muro che si era costruito fra loro nel tempo in cui erano stati insieme. E bisogna aggiungere il fatto che non sapevano virtualmente niente l'uno dell'altro, nonostante il tempo trascorso insieme.

Decise di fare il primo passo per risolvere quella situazione.

"Quando avevo cinque anni," iniziò a dire mentre camminavano per la strada, "dopo che mia madre era stata presa dall'Eva ... mio padre mi abbandonò da mio zio. Non mi importava all'inizio, papà era diventato irritabile e suscettibile dopo quel giorno e io ero grato per la possibilità che mi era stata data di stargli lontano ... ma dopo un po' cominciò a mancarmi. Lo vedevo solo una volta all'anno quando mio zio mi portava alla tomba di mia madre. Anche allora era freddo e duro, come se tutto quello che amava se ne fosse andato per sempre ... e in un certo senso suppongo fosse così. Negli anni seguenti cominciai provare rabbia perchè sentivo che aveva voluto sbarazzarsi di me, che non mi voleva affatto, e ogni volta che ci incontravamo notava a malapena la mia esistenza. Finalmente arrivò un anno in cui non potei più sopportare tutto questo e mi girai e corsi via da lui, dicendogli che non lo volevo vedere mai più. Successe più o meno tre anni fa."

"Ha mai scritto o ti ha mai contattato?" chiese Asuka dopo un breve silenzio.

"No... l'unico contatto che ho avuto con lui dopo quell'episodio fu un pacco posta e una chiamata da Tokyo 3 che mi chiedeva di presentarmi là. Quando arrivai stava attaccando il terzo angelo e mi portarono dritto al Geofront. Quando vidi di nuovo mio padre ... e capì che l'unica ragione per cui mi aveva chiamato era per pilotare l'Eva decisi di andarmene. L'avrei fatto di sicuro se non avessero portato Rei in barella. Hai saputo dell'incidente con l'unità 00? Era rimasta così ferita da non potersi nemmeno alzare in piedi. Un terremoto scosse il Geofront e ci fece cadere tutti, inclusa Rei. Corsi verso di lei e vidi quanto stava male ... e dissi loro che l'avrei pilotato io. Hanno dovuto farmi vergognare per farmi entrare in quella dannata cosa."

Asuka lo osservò parlare in silenzio. Fino ad allora aveva saputo poco di quello che era successo e non aveva avuto alcuna idea di cosa l'avesse convinto a diventare pilota.

"Non ho mai voluto salirci Asuka... ogni volta che entravo... in quella cosa, sembrava che qualcuno si facesse male, io, Rei, i miei amici o persino tu ... mi stava distruggendo e non potevo fermarlo. Avevo paura anche per me stesso ... tutte le volte venivo ferito, tutto il dolore ... continuava tutto ad accumularsi. Non so se è normale o solo codardia, ma ero terrificato dall'idea del dolore."

"Perchè mi dici questo?"

"Perchè voglio che tu sappia com'è stato per me... Non sto cercando di trovare dellle scuse, so come mi sono comportato la maggior parte delle volte e me ne vergogno."

"Ti vergogni di cosa? Eri un pilota maledettamente bravo quando mettevi in moto il sedere."

"Quanto sai di quello che è successo dopo il quarto angelo?"

"Non molto, solo che hai lasciato la Nerv."

"Sono scappato."

" . . . "

"Ho passato un paio di giorni a vagare per la città e la campagna prima che la Sezione Due mi trovasse, non molto lontano da dove ci eravamo accampati la notte scorsa, in verità. Me ne sono quasi andato dopo ... l'avrei fatto se Toji e Kensuke non fossero apparsi alla stazione. Penso di aver capito che, per la prima volta nella mia vita, avevo due persone che ci tenevano a me, che avevo degli amici ... e con Misato avevo una specie di famiglia. Per la prima volta sentivo di avere una casa vera."

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Asuka rimase a pensare a quello che le aveva detto per il resto del viaggio. Una volta che furono arrivati a casa e si furono ripuliti, lei uscì e lo trovò sul balcone. Era seduto su una delle sedia a sdraio con il walkman acceso mentre guardava il sole sparire all'orizzonte.

Lei si sedette sulla sedia accanto a lui e aspettò che uscisse dai suoi pensieri. Finalmente la musica finì e lui sgranò gli occhi mentre si svegliava dalla meditazione in cui si trovava.

"Oh, buonasera Asuka, non ti ho visto venire fuori," disse lui con un sorriso.

Lei rimase imbambolata nel capire in quel momento quanto sarebbe diventato bello da grande. Sapendo quello che sapeva su Rei e Yui Ikari, riusciva a vedere chiaramente la somiglianza. Aveva gli occhi di sua madre. C'erano anche i tratti di suo padre in lui ma la loro durezza era addolcita dalla stessa natura gentile di Shinji. Per la prima volta, aveva visto l'uomo che si nascondeva dietro il bambino.

Si avvicinò e gli prese la mano, notando con sollievo che questa volta lui non si era scansato al suo tocco. Al contrario esitò un secondo prima di ricambiare la sua stretta gentile.

Non era in grado di cominciare subito, aveva passato troppo tempo e aveva fatto troppi sforzi per dimenticare quelle cose che anche solo ricordarle era doloroso. Ma dopo parecchie false partenze, iniziò finalmente a raccontare a Shinji di sua madre e di cosa era successo dopo l'esperimento con l'unità 02. Verso la fine, le lacrime cadevano liberamente e, per la prima volta sin da quando era una bambina ... le lasciò cadere senza cercare di trattenerle.

Shinji le si avvicinò lentamente e la strinse a sè. La sorprese vedere quanto era bello accettare il suo conforto. Era qualcosa di cui aveva avuto paura per molto tempo. Capì che era perchè lui non provava semplicemente pietà per lei, ma capiva onestamente il suo dolore, e voleva portarne via un po' se lei glielo avesse permesso.

Rimasero seduti lì per quasi un'ora, stringendosi semplicemente; e nessuno di loro due voleva rompere qualunque magia avesse finalmente permesso loro di unirsi così profondamente.

Finalmente, entrambi fisicamente e mentalmente esausti, si addormentarono.

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Lei si svegliò nel bel mezzo della notte e si trovò ancora avvolta dalle braccia di Shinji. Si trovava così a suo agio che si dimenticò totalmente di sgridarlo per averla toccata. Al contrario si accoccolò ulteriormente accanto di lui, poggiando la testa contro il suo petto, per condividere il suo calore. Alzò lo sguardo verso il suo viso, dove aveva trovato posto un sorriso gentile.

Dopo quasi due mesi di incubi sembrava che stesse finalmente dormendo in pace. Si chiedeva se fosse a causa sua, benchè anche mentre lo pensava, sapeva che era un'idea piena di vanità da parte sua.

Mentre si chiedeva questo, si rese conto che era passato molto tempo dall'ultima volta che avevano litigato. Parecchi giorni almeno. Parecchi giorni senza ferirsi l'un l'altro, senza rabbia nè paura.

Era davvero reale tutto questo? Erano cambiati tutti e due così tanto?

Era possibile ... si sapeva che le persone talvolta cambiavano dopo eventi traumatici, la sua stessa madre dopo essere stata una donna amorevole e generosa era diventata una persona poca affettuosa e suicida psicopatica dopo l'incidente. Chi poteva dire che un cambiamento in meglio era impossibile?

Anche lei alcune settimane prima non si sarebbe mai immaginata loro due abbracciati così. Ora, mentre era sdraiata lì e sentiva il calore del suo corpo, era arrabbiata con se stessa per aver evitato quel tipo di vicinanza per così tanto tempo. Come sarebbe stato più facile se si fossero legati così sin dall'inizio? Come sarebbe stato? Quanto dolore e tristezza avrebbero evitato?

Mentre pensava a queste cose le sue mani si strinsero involontariamente ai vestiti di Shinji, facendolo svegliare dal suo sonno. Dopo un attimo di disorientamento, lui si rilassò e abbassò lo sguardo verso Asuka che aveva un'espressione profondamente pensosa.

"Uno yen per i tuoi pensieri?" chiese, sorprendendola.

"Pensavo si dicesse 'un penny'?"

"E' vero, ma non ho idea di quale sia il valore del cambio ... non che importi più in fondo. Ma seriamente, a che stavi pensando? Sembravi un poco triste."

"Mi chiedevo come sarebbero andate le cose se ci fossimo lasciati dietro tutto quello schifo più in fretta."

"Asuka ... l'hai detto tu una volta, è inutile stare a rimuginare sui 'se'. Farlo può solo danneggiarci. Chiedersi 'cosa sarebbe successo se avessi fatto così' o 'se avessi detto così'. Rimpianti come quelli possono solo portarti al limite, poi tanto oltre che sentirai che non c'è modo di tornare indietro. Entrambi abbiamo fatto molti errori, li fanno tutti ... ma ossessionarsi per averli commessi non porta a niente."

"Avresti dovuto fare lo schizzacervelli," disse Asuka con una risata.

"Cos'è uno 'schizzacervelli'?"

"Oh, mi spiace, è lo slang americano per dire psichiatra, penso che il termine venga da qualcuno che li chiamava dottori-stregoni o schizzatori di teste o qualcosa del genere."

"Oh... beh, io parlavo solo per esperienza. Posso chiederti una cosa?"

"Certo."

"Che sta succedendo? Intendo, fra noi? Non prenderla per il verso sbagliato, ma neanche tanto tempo fa mi sarei fatto una risata se qualcuno mi avesse detto che un giorno saremmo stati seduti uno accanto all'altra in questo modo. Mi piace, non fraintendermi ... è solo che ... per esempio: continuo ad abbassare lo sguardo e a vedere questa rossa dalla bellezza devastante che vorrei tanto baciare in questo momento, ma ho paura di non essere il benvenuto perchè mi ha sempre sgridato per aver anche solo osato toccarla in passato. So quanto deve sembrare stupido, ma questo è quello che provo."

Lei lo guardò negli occhi e sospirò. 'Questo è quello che mi merito per averlo tanto maltrattato, vero?' pensò acidamente.

"Ikari, non dovresti essere così timido, puoi baciarmi se vuoi," Gli disse lei mentre gli si avvicinava e gli dava l'esempio.

Ad un certo punto durante il bacio persero entrambi ogni cognizione del tempo.

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Il tempo passò e i due si avvicinarono ulteriormente.

Una mattina all'alba, Shinji saltò giù dal letto e andò sul balcone. Lo faceva quasi tutte le mattine; stava diventando un'abitudine. Asuka aveva imparato ad aspettarsi questo suo gesto, e la maggior parte delle volte, lo ignorava. Era ancora profondamente addormentata quando lui uscì dalla loro stanza e andò sulla veranda a guardare la baia che una volta era Tokyo 3.

Parecchio dopo, mentre lui osservava il paesaggio coperto da una nebbiolina, sentì un movimento dietro di lui che proveniva da dentro l'appartamento. Sorridendo, si girò e vide Asuka che si svegliava e avvolgeva con la coperta che la copriva anche lui, mentre appoggiava la testa contro il suo braccio.

Mentre guardavano l'alba in lontananza Asuka si portò un mano al ventre. Sapeva che avrebbe dovuto dirglielo prima che il cambiamento diventasse troppo visibile. Era divertente, era stata così a lungo disgustata dall'idea di avere bambini, ora l'idea la stava riempiendo di eccitazione. Gliel'avrebbe detto fra qualche giorno, per ora aveva bisogno di pensare. Sua madre non era sempre stata come dopo l'incidente, e Asuka stava lentamente ricordando la donna gentile che era stata una volta.

D'altra parte, Shinji aveva finalmente imparato ad accettare suo padre in un inusuale ma interessante modo. Non troppo distante dalla tomba dove giaceva sua madre, c'era una nuova tomba che portava il nome di Gendo Rokubungi. Inconvenzionale forse. Ma Shinji si era tolto una grande soddisfazione, nel togliere il nome di sua madre a quell'uomo. Era un punizione che stranamente gli calzava per la sua lunga lista di tradimenti.

Litigavano ancora, ma lentamente accadeva sempre meno spesso. I loro litigi non duravano mai a lungo, e stavano imparando sempre più l'uno dell'altra col passare dei giorni. Due volte al mese andavano alla tomba di Kaji dove curavano il giardino in rapida crescita, che avevano piantato lì. Si stavano costruendo una vita insieme, ed era una buona cosa.

Perchè la loro non è la storia della fine, ma quella di un nuovo inizio.

[]================[] Fin []================[]

Incoerenti sciocchezze dell'autore

Benvenuti alla seconda versione di Wake!

Non ho molto da dire stavolta perciò sto tenendo gran parte delle note originali. Wake è stata la seconda fanfiction che ho mai fatto, e ne sono ancora fiero. Ho ricevuto probabilmente più email per questa fic che per qualunque altra (è in un certo modo deprimente dal momento che Moonlight Sonata (altra fic scritta dall'autore, NdT) è sempre stata la mia fic preferita ^_^) Sono felice che sia piaciuto a molte persone e spero che la seconda versione piaccia loro molto di più. (La seconda versione è questa, NdT)

La prima volta c'erano seri errori grammaticali, errori di formattazione, errori di senso e altre delizie. COn un po' di fortuna ne ho trovati ed eliminati la maggior parte, e questa dovrebbe essere la versione definitiva di questa fanfiction. Spero che tornerete tutti al mio sito (indirizzo a fine pagina, NdT) per leggere qualcos'altro ^_^

Note originali (della prima versione):

Non saranno mai la coppia perfetta nel senso tradizionale della parola, ma a modo loro Asuka e Shinji fanno una bella coppia. Penso che quei due abbiamo bisogno l'uno dell'altro più di quanto vogliano ammettere (in particolare Asuka). So che qualcuno di voi là fuori preferisce la coppia Rei / Shinji, che ha i suoi punti forti, ma anche i suoi difetti. (Soprattutto se si pensa a *cosa* è Rei). Mi piacciono le storie della coppia Shinji/Rei, e sono un fan di Rei quanto lo sono di Asuka, ma l'intera storia del DNA di sua madre mi infastidisce troppo per supportare pienamente quella coppia. Per favore, cercate di capire che non intendo offendere nessuno ... e per favore non mandatemi quelle e-mail bomba. ^_^

Ai fan della spina dorsale (credo intenda il coraggio, NdT) di Shinji potrebbe non interessare questo, ma io non ce lo vedo a durare più di un'ora senza qualcuno a fargli compagnia. In più, se tutto quello che ha passato non lo ha aiutato a crescere una volta, non vedo cosa possa farlo una seconda. Come ha detto un certo individuo incappucciato una volta, "E' forte solo qualche momento da far del tutto senso" (garantito; Bats (?NdT) stava parlando di un gallone ma era abbastanza vicino come senso per fare una parafrasi)

Dopo che aveva scritto la maggior parte di questa fic mi sono imbattuto in una fic dal titolo "The one I love is" ("Colei che amo è" scritta da Alain Gravail di cui ho già tradotto la fic "Amore perduto" per il mio sito, NdT) e credo che l'autore di quella storia abbia reso meglio le ragioni per cui Asuka e Shinji sono la coppia migliore. E quelle ragioni includono il fatto che si completano l'un l'altro. Lei riesce a farlo uscire dal suo guscio e a farlo diventare un uomo, e lui riesce ad aprire il suo cuore e mostrarle che aver bisogno degli altri e amarli non è una debolezza. Come il ving/vang suppongo (il cerchio cinese bianco e nero, NdT). E come ho cercato di dire qui, dopo quello che avevano passato, erano cambiati entrambi drammaticamente. Le ultime parole che Asuka dice in End of Evangelion sono “Kimouchi warui” (Mi sento male ... NdT)e ci sono circa quattro diverse interpretazioni sul significato della frase. Io ho scelto di interpretarla come se lei fosse infastidita da Shinji e che in pratica il modo in cui lui si comportava la faceva sentire male. A parte questo ho reso alcune delle interpretazioni che Shinji ha sulla Strumentalizzazione vaghe e confuse, perchè ... diavolo, sarà stato così. La maggior parte del pubblico sa più di Shinji e molti di LORO sono ancora confusi su quello che è successo. (E no, non pretendo di essere io quello che ha capito tutto.)

L'intera storia di Asuka e Shinji dopo l'impatto è stata raccontata diverse volte (in fic inglesi^^, NdT). Ho notato, mentre ne leggevo qualcuna, che tendono a ritrarre i luoghi come giungle o paludi nonostante il fatto che siano visibili parecchi edifici in lontananza. Cmq, l'idea che l'appartamento di Misato sia sopravvissuto all'impatto è una flebile speranza, ma possibile se si guardano gli schizzi nel libro 100% Newtype (Libro di illustrazioni di Evangelion ... è uscito anche in Italia edito dalla Marvel, NdT). Dipende tutto dalla direzioni a cui guardavano quelle colline ^_^

Spero di aver dato qualcosa di nuovo ad una categoria di storie che si sta riempiendo rapidamente. Voglio solo assicurare ai lettori che non ho copiato il lavoro di nessuno. Ogni somiglianza è una coincidenza.

Oh e per tutti quegli hentai (pervertiti in giapponese^^, NdT) là fuori (e voi sapete dove siete) sì, c'è una lemon story tirata fuori da questo racconto ^_^ il titolo è WATER HAZARD (questa storia la potete trovare in inglese sul sito dell'autore, ma vi avverto che per ora non ho intenzione di tradurla, NdT)

Spero che vi siate divertiti, e qualunque commento sarà gradito. Inviatelo a hotwire1@airmail.net se volete chiedermi qualcosa.

In ogni caso, ho finito.

Hotwire
Chain Lightning Studios (http://www.chainlightningstudios.com)

  
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