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Autore: MikiFelix    02/02/2012    4 recensioni
La notte tra il 14 ed il 15 Aprile 1912 la splendida nave britannica RMS Titanic affondava, dopo la collisione con un Iceberg.
Tra i numerosi passeggeri in cerca di salvezza, c'era anche una famiglia Russa, partita mesi prima da S.Pietrogrado, alla ricerca di un futuro migliore nelle terre Americane.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento
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E' da molto, moltissimo tempo che desideravo scrivere una storia sul disastro del Titanic e finalmente ne ho avuta l'occasione.
Spero tanto che avrete la bontà di lasciarmi un commento, finito di leggere.Ve ne sarei eternamente grata :)
Non mi resta che augurarvi buona lettura.
                                                                   Miki
N.B.: Se possibile, leggetela ascoltando ''Hymn To The Sea'' di James Horner.


HYMN TO THE SEA.


''La nave sta affondando!''
Quest'urlo riecheggia nei corridoi delle cabine per i passeggeri della terza classe.
Senti tuo marito che si alza ed accende la luce, svegliando sia te che le bambine, mentre Alexandrej continua a dormire nella valigia di cartone usata come culla.
''Vestitevi, svelte.'', dice, mentre prende Valerja e le mette addosso il suo unico vestito di lana.Nella sua voce riesci a percepire il suo nervosismo, ed appena poggi a terra i piedi capisci il perchè: dell'acqua gelida ha invaso la cabina ed i corridoi.La nave sta davvero affondando.
Senza farti prendere dal panico, gli obbedisci, facendo scendere Hanna dalla cuccetta dove prima dormiva con Valerja.
Appena i vostri occhi si incrociano, leggi nel suo sguardo il terrore.
''Cosa sta succedendo, mamma?'', ti chiede, mentre le fai indossare il vestito di lana ed il cappotto, così come Ivan aveva fatto con la più piccola delle due.
''C'è stato un piccolo incidente ed ora dobbiamo andare sul ponte.Niente di cui avere paura, tesoro.'', le rispondi, accennando un sorriso per rassicurarla.
Gesto che ti tradisce, dal momento che, da come ti guarda, capisci che ha intuito alla perfezione cosa sta accadendo.
Non è più una bambina, ormai ha tredici anni e certe cose può capirle.Ma, nonostante tutto, non dice nulla.
Mentre te e tuo marito vi vestite, Hanna e Valerja vi aspettano tenendosi per mano, pallide dalla paura.
Appena siete pronti, prendi Alexandrej in braccio e la piccola Varja per mano, mentre Ivan afferra quella di Hanna, per poi aprire la porta.
Entra un'altra ondata di acqua gelata, che ti arriva alle ginocchia e vedi persone che scappano terrorizzate verso la scala che sale verso il ponte.
Ivan comincia a camminare nella loro stessa direzione, guardandosi ogni tanto indietro, per essere sicuro che tu sia lì.
Arrivate finalmente alla scalinata, ma vi è davanti una massa di passeggeri terrificati e furiosi come non mai che urlano, spingendo contro una grata di ferro, che alcuni marinai hanno bloccato, sbarrando il passaggio.
''Aprite questo cancello, bastardi!Non potete farci morire così!'', urla un uomo dal forte accento spagnolo.Gli altri passeggeri di terza classe inveiscono a loro volta, maledicendo i due uomini dall'altra parte della grata.
Tuo marito si guarda attorno spazientito, per poi farsi spazio tra la folla, dopo averti affidato Hanna.Arrivato in prossimità della grata, comincia a prenderla a spallate, con più forza che può.Quella si incrina, cigola, qualche bullone cede, ma non crolla.Lui non si dà per vinto e continua, fino a quando il fiato corto lo obbliga a fermarsi.A quel punto, rosso in viso dalla rabbia, molla un calcio alla griglia di contenimento, esclamando, a pieni polmoni:
''Ci sono donne e bambini qui sotto, luride bestie!Volete far morire così degli innocenti?!Che razza di equipaggio siete?''
Non lo hai mai visto tanto arrabbiato.Un nodo ti si stringe in gola, mentre Varja guarda impaurita suo padre.Attorno a voi, la folla si accalca, isterica.
Il marinaio vi guarda, sembra quasi impietosirsi di fronte a quello spettacolo davvero triste.Qualche speranza comincia a nascere, ma, dopo qualche attimo di esitazione, il marinaretto si volta, lasciandovi lì e guadagnandosi nient'altro che le minacce di morte degli uomini.
A quel punto, il giovane di prima comincia a farsi spazio tra la folla, indicando una grossa panca di legno adagiata contro il muro.
Tutti sembrano capire al volo ed, aiutandosi l'uno con l'altro, la afferrano come se si trattasse di un ariete e cominciano a colpire il cancello, fino a quando lo sfondano.
Un urlo di gioia si alza e la folla, tra spintoni e strilli, sale verso il ponte.Quest'ultimo si rivela , se possibile, ancora più caotico di dove vi trovavate.
Stringi a te i tuoi figli, cercando, in qualche modo, di proteggerli da tanto orrore.Quando alzi lo sguardo per parlare a Ivan, ti accorgi che è sparito.
Ciò ti inquieta all'inverosimile.Che gli sia successo qualcosa?Col cuore in gola ti guardi attorno, chiamandolo.Ma non ricevi alcuna risposta.
Ti fai spazio tra le persone, assicurandoti di avere sempre Hanna e Varja attaccate al tuo cappotto.Cerchi il volto di tuo marito, ma con tutta quella folla che pare impazzita e Valerja che è scoppiata a piangere, la cosa ti si rivela molto più complicata del previsto.
All'improvviso lo vedi venirti incontro, con in mano alcuni di quei giubbotti salvagente che avevi notato una mattina, mentre allattavi Alexei, seduta su una panchina del ponte.Ne infila uno alla piccola, prendendola poi in braccio per consolarla.Hanna lo indossa a sua volta, per poi attaccarsi nuovamente al tuo cappotto.
Sotto di esso, appoggiato al tuo petto, Alexandrej dorme, nonostante l'inferno che lo circonda.
''Stanno calando delle scialuppe dall'altro capo del ponte.Dobbiamo sbrigarci.'', dice tuo marito, guardandosi attorno, alla ricerca della via più breve e meno pericolosa.Cala poi gli occhi su di te, di molto più bassa.Scorge sul tuo viso la paura, vedendoti tremare come una foglia.
Chinandosi lievemente, ti abbraccia, avvolgendo con le sue forti braccia anche le bambine ed il piccolo Alexei.
''Stai tranquilla amore mio'', ti sussurra, ''Vedrai che tutto andrà bene.Vi salverete''.Mentre ti parla, ti accarezza la schiena, trasmettendoti un pò del suo coraggio.
Quando vi separate, prende il neonato dal suo giaciglio, per poggiarselo al petto, coprendolo con la sciarpa che porta al collo, dopodichè ti prende per mano e comincia a correre verso la poppa della nave, che si sta inclinando sempre di più.
Mentre corri, vedi la devastazione che ti circonda: gente che si butta in mare scavalcando le transenne, uomini che rubano i giubbotti di salvataggio a donne e bambini , risse.chiunque cerca di salvarsi come meglio può, infischiandosene degli altri.
E ti domandi cosa ne fosse stato di quella che, fino a qualche settimana prima, era stata definita 'la nave più lussuosa di tutti i tempi', con la sua splendida prima classe, le balconate che davano sul ponte, l'orchestra che suonava ad ogni ora del giorno e molto altro che, per una persona che è sempre vissuta nella povertà come te, sembrava quasi una favola.Quella splendida imbarcazione doveva essere il punto di partenza per una nuova vita in America, dove tu e tuo marito avreste avuto la libertà di lavorare per un giusto salario.Sareste riusciti persino a mandare a scuola i vostri figli.Avevato risparmiato per anni pur di riuscire a comprare i biglietti per la favolosa RMS Titanic.Ma ora quei sogni di felicità erano in pericolo.Rischiavano di infrangersi come gocce di pioggia sulla secca terra.
Mentre pensi ciò, senti risuonare nell'aria, tra gli strilli ed i pianti, una melodia.'Nearer My God to Thee'.La conosci bene, la suonavano spesso nella prima chiesa Cattolica di Pietrogrado, dove lavoravi come inserviente.
Ora vi siete fermati e Ivan si guarda attorno, alla ricerca di qualche lancia di salvataggio, dal momento che tutte le altre sono già state varate.Lo vedi avvicinarsi, tra spintoni e percosse, al marinaio, che appena lo vede, gli urla puntandogli una pistola contro:''Non osi neanche avvicinarsi!Qui saliranno solo donne e bambini della prima classe!''.
Quelle parole ti fermano il cuore.Voi non siete della prima classe.Un nodo ti si crea in gola, impedendoti quasi di respirare, ma non ti lasci andare all'angoscia.
Fissi imperterrita il tuo compagno, aspettando di scorgere in lui un barlume di speranza.
Lo vedi voltarsi e guardarvi per qualche secondo, leggi nei suoi occhi un'ombra di disperazione, nascosta però da quell'espressione decisa e seria, che l'ha sempre distinto.Ma non hai la possibilità di indagare più a fondo, perchè senti Valerja che piange, attaccata alle tue gonne.Inutilmente Hanna cerca di consolarla, carezzandole i capelli scuri e ricciuti.Abbassandoti, le asciughi il viso con il bavero della tua camicia da notte e cerchi di farle forza.
''Fatti coraggio, piccola mia.Andrà tutto bene..'', le sussurri, baciandole le gote arrossate dal freddo e rigate di lacrime.
''Mama, non voglio morire.Non voglio che anche tu, Papa, Anja e Alexei moriate'', ti risponde lei, tra i singhiozzi.
Nel sentirla parlare così, te la stringi al petto, ricacciando indietro le lacrime.
''Non dire queste cose neanche per scherzo, sciocchina che non sei altro.''
Lei annuisce, tirando su col naso.Nonostante non sembri del tutto convinta, si fida ciecamente di te.
Poggiandole un bacio in fronte, la prendi per mano, ed insieme ad Hanna, ti avvicini a Ivan, che vi osserva, poco lontano.
Con fare affranto, vi fa cenno di seguirlo, ed in silenzio camminate su quel ponte che pullula di gente alla ricerca di salvezza.Condannati a morte come voi.
Vagate per un pò, ancora con la vaga speranza di trovare una scialuppa che possa trarvi tutti quanti in salvo, ma la ricerca si rivela inutile.
Solo donne e bambini di prima classe.
Quando giungete nei pressi di quella che pare l'ultima delle barche di salvataggio disponibili, accade l'impensabile.
Ivan ha notato a terra, tra le cose cadute a terra dai passeggeri in preda al panico, uno di quei costosissimi cappelli da signora, portati abitualmente dalle signore dell'Alta Società ed il suo sguardo pare illuminarsi.Tu non ci fai caso, troppo impegnata nel cercare di riscaldare Hanna e Varja, che tremano come due pulcini bagnati.
Raccogliendo il copricapo da terra, ti si avvicina e te lo preme sul capo, per poi spingere te e le bambine verso la lancia di salvataggio, facendosi spazio tra la folla.
''Questa signora ed i suoi figli sono della prima classe, falli salire, immediatamente!'', ordina al marinario che, in preda al panico, non si accorge neanche dei vostri indumenti assolutamente non paragonabili a quelli dei nobili.Non hai neanche il tempo di reagire.
Il ragazzo comincia a caricare sulla scialuppa prima Valerja, dopodichè Hanna e subito dopo te, nonostante la tua chiara opposizione a non salire senza il tuo uomo.Con una cura ed un amore infiniti, lo vedi prendere Alexandrej e, dopo avergli baciato lievemente la fronte, riporlo tra le tue braccia, tese verso di lui nel tentativo di non lasciarlo andare via.Dopo aver fatto ciò, sposta lo sguardo sulla più grande delle vostre figlie.
''Hanna, tu sei la più grande.Ascolta tua madre ed aiutala a crescere Varja ed Alexei nel modo migliore.''.La ragazzina mora annuisce, con gli occhi colmi di lacrime, singhiozzando.
''E tu, Valerja, ricordati di sorridere, tanto, va bene?'', dice, poi, rivolgendosi alla più piccola, che lo guarda con palese smarrimento.Non capisce che il suo papà le sta dicendo addio per sempre.Tu passi il neonato, in lacrime, allertato dai tuoi movimenti scombussolati, ad Hanna e ti allunghi verso di lui, mentre stanno, poco a poco, calando la scialuppa.Ivan non la smette di sorriderti ed intreccia le sue dita forti e nodose con le tue, così esili e delicate a confronto.
''Vanya, salta a bordo!C'è ancora spazio per te'', lo implori, mentre cominci a piangere come una bambina.La tua voce irrompe nel rumore che vi circonda, carica di sofferenza.
''Ti supplico Vanya, ti prego, salta a bordo!Non lasciarmi sola!''.
''Ilja, scusa se ho voluto portare sia te che i bambini su questa nave.Sarei dovuto partire da solo.Perdonami se puoi.'', ti dice, mentre lievemente lascia andare la presa.Delle calde lacrime ti cadono sul volto e per la prima volta, dopo anni che vi conoscete, lo vedi piangere, nonostante il sorriso sereno che gli si apre in volto.
''Non dire sciocchezze, stupido!'', gli urli contro, singhiozzando, cercando di divincolarti dalla presa del marinaio che ti cinge i fianchi, tirandoti giù, lontano dal tuo Vanya.
''Prenditi cura di loro, piccola Ilja'', ti sussurra, infine,''Mi mancherai tanto, amore mio.''
Con queste ultime parole lascia andare le tue mani.Tu ti dimeni verso di lui, cercando di riafferrarlo, in qualche modo, ma questo movimento improvviso ti tradisce, facendoti cadere nella barcaccia, battendo la testa.
L'ultima cosa che vedi è la sua figura, che continua a fissarti, mentre tutto attorno a te si fa buio.


  
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