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Autore: Iamthelizardqueen    09/04/2004    9 recensioni
Ma dopo che Marzio e Bunny si sono lasciati ... sarà davvero destino che tornino insieme? 1° Traduzione preferita dai visitatori fra quelle tradotte dalla webmistress - anno 2001
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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"Non avrei mai voluto dirti addio"

autrice : Iamthelizardqueen

Titolo originale : Never wanted to say goodbye

Tradotto da Erika per il sito "Erika's Fanfiction Page"

Nota dell'autrice

Ciao a tutti. Visto. Sono riuscita a scriverla in un batter d'occhio?! Visto che tutti mi hanno scritto cose così carine. Le recensioni funzionano! Dovrebbe essere piuttosto ovvio che non possiedo Sailor Moon. Ho usato un'altra canzone per questo capitolo, ( Avevo detto che non l'avrei fatto e invece .... l'ho fatto, non ho un minimo di autocontrollo). L'ho modificata un pochino usando la mia licenza poetica (amo questa cosa) ma la versione originale è scritta da Pierce Prettis a cantata da Dar Williams nel suo Cd 'Mortal City'. Davvero bello. Divertitevi!

Non è vero Bunny. Non me ne sono andato. Ho solo avuto problemi a ricevere i miei messaggi per una qualche misteriosa ragione. Ma sono pronto a risolvere il tutto, pensò Marzio. Dopotutto,

Never is a long time… (Mai è un lungo periodo)

Quella notte Marzio si diresse furtivamente verso la casa di Bunny, si arrampicò sull'albero, e diede un'occhiata dentro la sua stanza. Nonostante la tarda ora, Bunny era sveglia e stava nell'alone della sua lampada da tavolo. Indossava un pigiama rosa di flanella, largo in modo ridicolo per la sua mole. Sembrava più magra di quel che ricordava - più tesa.

Non sospettando di avere uno spettatore, Bunny lanciò un'occhiata veloce alle sue 'compagne di stanza', per assicurarsi che sia Chibiusa che Luna fossero addormentate. Poi si tolse la parte di sopra del pigiama per aggiustarsi di nuovo le bende sul braccio. Non era una ferita particolarmente grave ma non si stava risanando in fretta come al solito. Infatti, aveva notato un generale rallentamento di tutti i suoi solitamente straordinari poteri rigenerativi. Non riusciva a capirne la causa ma significava che doveva essere più cauta in battaglia. Specialmente ora che Sailor Mars era fuori gioco. Il nonno di Rea era di nuovo all'ospedale e Rea aveva bisogno di stare con lui. Dopo molte lacrime e molte notti trascorse a cercare una risposta, Rea aveva chiesto lo stesso dono che Ami aveva ricevuto. Bunny le aveva garantito il favore e aveva perso un altro pezzo di se stessa in quel modo. Sospirando, Bunny tornò al suo lavoro con le mani. Tolse la benda, facendo una smorfia di dolore mentre quella si sfregava sulla pelle. Aveva finalmente smesso di sanguinare perciò la pulì con calma e mise su una benda nuova.

Fuori, Marzio stava avendo problemi a respirare. Certo, era un supereroe, il protettore della terra e dei suoi abitanti, e anche un cavaliere e dotato del senso della decenza, ma questo lo avrebbe fermato dal mangiare con gli occhi la donna mezza nuda che stava dietro la finestra? Non proprio. Avrebbe distolto lo sguardo se avesse saputo prima quello che stava per fare, ma ora era troppo tardi. Niente avrebbe potuto farlo girare - era davvero bella da togliere il fiato. Ci volle qualche minuto perché il suo sangue cominciasse a scorrere via da certe aree e tornasse al suo corso regolare, ma una volta che avvenne, i suoi occhi cominciarono a guardarla per intero e si posarono sul bendaggio. La ferita che era incisa sulla sua pelle perfetta lo fece arrabbiare. Come aveva osato qualcuno ferirla!

E chi sei tu per parlare? Lo prese in giro la coscienza di Marzio. Bunny si rimise la parte di sopra e poi i suoi occhi andarono alla finestra. Il suo intero corpo era allarmato e Marzio pensò di essere stato visto ma poi Bunny allungò la mano verso la sua spilla e si trasformò. Marzio vide una luce scintillante, i fiocchi, e poi lei che stava aprendo la finestra. Ebbe appena il tempo di saltare a terra prima che anche lei fosse giù e già di corsa. La seguì, mentre gli tornavano in mente molte notti come quella. Solo che questa volta non riusciva a sentirla - non sapeva se aveva paura o fosse incerta.

Bunny si diresse rapida al cinema dove un mostro stava succhiando l'energia alle persone che si erano fermate a guardare l'ultimo spettacolo. Dopo aver fatto il suo piccolo discorso, Sailor Moon iniziò ad allontanare il mostro dalla folla, sperando che riuscisse a far sì che la seguisse in un posto più isolato dove poteva davvero attaccarlo. Stava funzionando fino a che una rosa rossa colpì il mostro. Quello si girò per affrontare il suo nuovo nemico.

“Dannazione”, disse Sailor Moon in modo poco caratteristico. Avrebbe dovuto farcela nel modo più difficile. Attaccò fisicamente il mostro, accecandolo fino a che non cadde a terra. Poi tolse la sua arma dal suo contenitore spaziale e la usò a distanza ravvicinata per evitare di fare del male a chiunque altro. Naturalmente, fu colpita anche lei da una considerevole parte del suo potere mentre la creatura finiva in polvere. Le sue braccia erano bruciacchiate, le sue sopracciglia annerite, e per dirla tutta era pronta ad uccidere chi aveva gettato quella rosa.

Guardandosi intorno trovò la sua vittima appollaiata su un albero lì vicino. Gli fece segno di seguirla e lo condusse su un tetto nascosto. Poi si girò verso di lui,

“Che diavolo pensavi di fare?”

“Di che parli? Quel mostro ti stava seguendo”, disse Marzio confuso, concentrandosi più sul fatto che lei gli stava parlando che su quello che stava dicendo.

“Volevo che lo facesse, stupido! Non posso usare il mio potere vicino alla gente - li accecherebbe se non peggio”.

Marzio rimase a fissare l'eroina arrabbiata e sospirò. Si sedette sul bordo dell'edificio. In che razza di modo l'aveva protetta, facendole saltare il piano - però c'era il fatto che senza il loro legame non riusciva ad anticipare i suoi movimenti.

“Già, beh. Come facevo a sapere con quale piano contorto se ne era venuta fuori la tua testa?”

“Ma che stavi facendo lì? Passavi per caso?” chiese Bunny.

“Perchè non dovrei apparire quando sei in pericolo?” chiese Marzio curioso. Non poteva sapere del legame spezzato, ma se fosse stato vero, perchè chiedergli della sua presenza lì? Poi qualcosa gli venne in mente. “Tu lo sai, non è vero? Tu sai che non posso più sentire quando diventi Sailor Moon.”

Bunny stava per negare ma era ancora arrabbiata. Il suo corpo le doleva; la sua anima tradita ancora rimpiangeva la sua altra metà. Perchè doveva sempre essere così doloroso anche solo vederlo?

“Ma certo che lo so. Chi pensi che l'abbia rotto?”

Gli occhi di Marzio si spalancarono increduli ma vide la sincerità degli occhi di lei, e ne ebbe la conferma. “Ma… ma perché?”

“Hai davvero bisogno di chiedere? Ogni volta che ti vedo muoio un poco più dentro. Pensi davvero che voglia che tu mi venga a salvare sapendo che mi puoi a malapena sopportare? Sei stato perfettamente chiaro quando hai detto 'Non voglio vederti mai più - ebbene, ora non c'è più alcuna ragione per la quale ci dovremmo nemmeno incontrare. D'altronde, me la posso cavare bene anche senza di te”, disse Bunny con decisione. Anche se in questo momento sono così debole che mi reggo appena in piedi, aggiunse silenziosamente.

“Come ti sei permessa! Non avevi il diritto di prendere una tale decisione senza avvisarmi!”, le urlò Marzio. Aveva una qualche idea di quanto contasse per lui quel legame? Forse aveva significato più per lui che per lei.

“Vuoi dire come la decisione con la quale hai rotto la nostra relazione? Non ricordo di essere stata consultata quando l'hai deciso”, disse Bunny, fumando di rabbia. Per quel che le importava, qualunque dolore sentisse Marzio per la perdita del legame, se lo meritava. D'altronde aveva fatto male anche a lei.

“E' diverso”, brontolò lui, sapendo che non lo era.

“Ma certo. Perché io sono una sciocca, piccola, ragazzina, che ha bisogno di protezione - sono incapace di compiere una vera decisione. Affrontalo, non sei nemmeno davvero arrabbiato per questa faccenda del legame, sei arrabbiato solo perché non ci hai pensato per primo.”

“Come puoi dire una cosa del genere? Io ti sto lontano per proteggerti!” disse Marzio, prima di capire che non aveva inteso nominare il sogno.

“Proteggermi? Hai uno strano modo per fare le cose. Non penso di essermi mai sentita peggio in tutta la mia vita”, disse Bunny, arrabbiata perché stava per piangere. “Vado a casa”, disse tremando.

“Aspetta!” disse lui, afferrandole un braccio. Non poteva andarsene, non ancora. Bunny fece uno smorfia per la pressione causata dalla sua mano. “Cosa c'è che non va?” chiese lui vedendo la sua espressione di dolore. Lei non rispose e lui le sfilò il guanto, rivelando i segni delle bruciature. “Dovresti stare più attenta.”

“E perché? Mi succede ogni volta che uso il cristallo d'argento”, disse lei, poi aggiunse fra sé e sé, e va sempre peggio negli ultimi tempi.

“Oh, non lo sapevo”, disse Marzio calmo. Lei ritrasse la mano con forza e si rimise il guanto. “E le altre guerriere, perché non sono qui ad aiutarti?”

“Appaiono ancora di tanto in tanto. Ma le ho liberate dall'obbligo di proteggermi come ho fatto con te. Non voglio che mi stia attorno nessuno che non vuole esserlo”.

Io voglio esserci, pensò Marzio, per sempre.

“C… ch… che cosa hai detto?” disse Bunny, non osando credere alle sue orecchie.

Dannazione, l'ho detto ad alta voce, pensò lui. Beh, al diavolo quei sogni. Era passato così tanto tempo dall'ultima volta che ne aveva avuti in ogni caso. Lei aveva un'aria così ferita e vulnerabile. Perché mai aveva cercato di lasciarla? Aveva bisogno di lei. Aveva capito - come aveva perso quella carica di energia che sembrava sempre farla brillare. Non che questo avesse influenzato il fatto che sembrava contrariata. In piedi di fronte a lui, coi capelli lunghi che volavano al vento, gli occhi scuri e confusi; voleva affondare nelle loro profondità. L'amava ancora. Niente avrebbe cambiato questo. Stava soffrendo e i suoi sentimenti per lei furono trascinati via, almeno per il momento, tutti i pensieri tranne quello che lo voleva accanto a lei.

“Bunny? Mi dispiace, per tutto quanto. Solo per stanotte lascerai che mi prenda cura di te?” La implorò, incerto su come farle capire che tutto quello che aveva fatto era per lei. Sempre e solo per lei.

Bunny era così insicura. Era già quasi fra le sue braccia prima di ricordarsi il dolore che le aveva causato. Ogni fibra del suo essere le urlava di perdonarlo, di riempire il vuoto del suo cuore, ma restava una piccolo atomo dell’istinto di auto-protezione che la avvertiva di non mollare così facilmente. Va al diavolo, disse Bunny a quella piccola voce nella sia testa, guardalo. Sta soffrendo. Non posso, almeno per stanotte, pretendere che tutto sia come prima? Non meritiamo un'altra possibilità?

“Io…” iniziò lei, non sapendo come avrebbe terminato la frase, quando Marzio la abbracciò e affondò la testa fra i suoi capelli. Non riuscì a fare altro con lei lì vicino. Voleva sentire il suo battito, il suo tocco, e soprattutto, assicurare a se stesso che fosse viva.

Bunny affondò il viso nel suo petto – un'azione così familiare eppure così estranea ora. Riusciva a sentire che il suo cuore batteva velocemente e che le sue braccia erano strette intorno a lei così forte che faceva quasi male. Ma non le sarebbe piaciuto che lo facesse in nessun altro modo. Voleva che la solidità, la forza, la ‘realtà’, della notte spazzasse via tutti i pensieri che risiedevano nella sua mente. Piangendo e tremando si strinse ulteriormente a Marzio.

“Shh, shh, va tutto bene”, le bisbigliò, facendole scostare la testa all'indietro per asciugarle le lacrime. Poi, in modo talmente rapido che nessuno dei due riuscì a capire chi avesse fatto la prima mossa, le loro labbra si incontrarono in un disperato tentativo di non essere mai più separate. Le mani e i corpi si fusero insieme per essere il più possibile insieme e il più lontano possibile dal freddo. Si separarono, un po' di tempo dopo, con grande difficoltà.

“Non voglio lasciarti”, le mormorò Marzio in un orecchio.

“Allora non farlo” disse lei, stringendo la presa dietro il suo collo. Lui la sollevò facilmente e nessuno di loro ebbe bisogno di parole per decidere dove andare. Marzio si posò sul suo balcone, lasciando scivolare Bunny dal suo corpo mentre lui si arrangiava con le porte scorrevoli. Quando furono dentro l'appartamento, ritornarono talune inibizioni. Marzio si allontanò di qualche passo da lei e tolse la trasformazione, ritrovandosi nei pantaloni neri e nella camicia coi bottoni slacciati che indossava prima. Bunny fece lo stesso, e riapparve in pigiama, e sentì immediatamente il dolore delle bruciature e delle ferite del giorno prima.

“Sei ferita”, disse Marzio, raggiungendola per sostenerla. Si sprigionò un grande calore dal contatto, che ricordò loro il desiderio che avevano sentito prima, quel scioccante momento di pura adrenalina che li aveva resi bisognosi di affermare quanto erano vivi e reali. Le sue mani furono di nuovo su di lei, le labbra che la assaporavano, la divoravano. Lei aveva bisogno di sentirlo, tutto quanto di lui, di capire e tenere stretto tutto quello di cui era fatto.

Impossibile resistere al richiamo della pelle; abbisognavano del contatto, del calore. A volte teneri nella loro esplorazione, più spesso bruschi a causa della loro corsa fuori dalla presente realtà. Solo per quel momento potevano appartenere l'uno all'altra e a nessun altro.

Non furono dette parole, perché avrebbero rovinato l'atmosfera quasi da sogno di quell'istante. Il domani avrebbe presentato ripercussioni, domande. Stanotte c'erano solo loro, soli nel confortevole luogo della loro scelta, dove le regole e gli obblighi non avevano posto.

Marzio riuscì appena a contenere la sua meraviglia quando il suo pigiama cadde al suolo. Non solo era incredibilmente bella, ma gli stava anche concedendo la sua fiducia col suo corpo. Era una sensazione meravigliosa.

Bunny gli si avvicinò, memorizzando ogni millimetro del suo corpo con le sue lunghe dita. Se si fosse svegliata il giorno dopo e avesse scoperto che era un sogno, avrebbe voluto ricordarselo interamente.

Non ci fu alcun dolore, solo sorpresa, quando sentì Marzio dentro di lei.

Marzio si scosse; era una parte di lei.

Lei si sentiva viva. Lui la completava – un solo essere.

Erano uniti, si incastravano nel modo più stretto in cui due persone avrebbero potuto farlo.

Bunny lo baciò con passione, senza trattenere niente.

Marzio rispose, la accolse volentieri.

Rabbrividirono; ne uscirono piacevolmente stravolti.

Marzio mise le braccia intorno al suo angelo. A quell'ora ormai la luna splendeva bassa, bagnandoli nella sua luce di pace e sogni. Si addormentarono insieme, meravigliosamente incoscienti del fatto che presto l'orizzonte avrebbe rivelato i duri raggi del sole mattutino.

Marzio iniziò a sognare. Una bellissima mattinata di sole nel parco; una bellissima dea dea dei capelli biondi tra le braccia. Stava sorridendo, coi pensieri lontani milioni di anni luce. Anche lui rideva mentre si avvicinava a lei per un bacio. L'immagine di pace si ruppe quando Bunny fu allontanata con forza da lui. Un'ondata di nero si abbatte su di lei, coprendola. Ci fu un breve raggio di luce e poi era sparita.

Non sei riuscito a tenerti lontano, vero? Sei debole e lei pagherà con la vita’.

“No!” urlò il Marzio del sognò, cadendo in ginocchio. “Non la lascerò morire”.

‘Allora stalle lontano. Allontanala oggi, in questo istante. Forse è tempo’.

“Non sono sicuro di farcela, dopo tutto quello che è successo…”

‘Debole.’

“No!”

‘Codardo. La tua vita è più importante della sua?’

“Non so nemmeno se sei reale.”

‘Oh sono reale,' disse la voce, questa volta con tono spaventoso e minaccioso, ‘E sto arrivando.’

Marzio si svegliò, respirando velocemente. Abbassò lo sguardo verso la donna accanto a lui e sentì la testa barcollargli dolorosamente. Tutto ma non lei, fa che il sacrificio sia qualunque cosa tranne lei. Si abbassò tremante e le bisbigliò nell'orecchio, “Mi dispiace.”

Bunny stava sognando. Era un bellissimo giorno di sole. Marzio aveva le braccia intorno a lei e i suoi occhi erano illuminati da un sorriso. La avvicinò a sé, il suo sguardo reso un po' più intenso dal desiderio, quando all'improvviso si sentì portare via da lui. Alzò lo sguardo e vide nuvole nere girarle intorno, che le versavano addosso il loro inquietante senso di vuoto.

Sta lontano da lei Marzio, o morirà’, udì parlare una voce rauca prima di essere soprafatta. Prima che potesse averne paura, sentì qualcuno scuoterla per svegliarla. Confusa per un attimo, Bunny si chiese dov'era. Il viso di Marzio le apparve distintamente sopra di lei - con uno sguardo così intenso che ne rimase sbalordita.

“E' stato un errore. Mi dispiace, devi andartene”, disse Marzio, con voce leggermente barcollante. La osservò mentre la luce spariva dai suoi occhi. Lo guardò come se lo stesse facendo per la prima volta. Lui si mosse nervosamente sotto il suo sguardo, che all'improvviso sembrava sapere troppo. Poi cadde una lacrima. Bunny sapeva che questa era la fine. Gli aveva finalmente dato tutto quello che le era rimasto da dare, sperando finalmente di attraversare le sue barriere, ed aiutarlo a ricostruire la sua fiducia nell'amore. Ma con la sua decisione, lui l'aveva tagliata fuori e lei non aveva più l'energia per combattere per lui.

“Suppongo che il nostro momento sia finito. Mi piacerebbe vestirmi ora, per favore”, disse con la voce spezzata.

“Già, vestiti ”, disse Marzio, cercando di guardare oltre le barriere che Bunny aveva eretto nella sua mente, senza riuscirci. Poi capì che quello che Bunny intendeva era che voleva vestirsi senza lui lì presente. Ma certo, era normale, ma faceva ancora male. Non c'era niente della gentilezza che una mattina come quella avrebbe dovuto presentare. Uscì dalla stanza.

Bunny capì che tutto quello che aveva da mettersi era il suo pigiama. Per una qualche ragione questo la fece piangere. Si sentiva così poco pronta ad affrontare questa nuova minaccia. Si sentiva totalmente vulnerabile; vuota. Dopo che si fu asciugata le lacrime dal viso, rialzò di nuovo le spalle. Sapeva istintivamente che Marzio l'amava ancora - almeno per tutto quello di cui era capace. E il sogno, era stato di Marzio, ne era sicura. La stava allontanando per proteggerla. La faceva sentire meglio? Stava preferendo un sogno a lei; un' illusione all'amore.

Bunny sapeva di non essere la ragazza più intelligente della terra. Non aveva una cultura, era ingenua, e rimaneva spesso sorpresa dalla vita, ma conosceva l'amore. Non c'era niente di questa complessa, frustrante, talvolta conflittuale, emozione che non fosse compreso e seguito da Bunny. Sapeva le strade del cuore e sapeva che Marzio era inciampato spesso per strada, ma per la prima volta, non aveva la forza di porgergli la mano per aiutarlo a rialzarsi. Era sua la decisione se voleva seguirla e ora ... ora sapeva che si era arreso. Così Bunny si sentiva vuota perché lui aveva tutto di lei e non gliel'avrebbe mai restituito.

Si trasformò in Sailor Moon – aveva più senso andare a casa in quel modo ed era ancora abbastanza presto cosicché la maggior parte delle persone erano addormentate. Doveva andare a casa prima che la sua famiglia si svegliasse in ogni caso. Fece un grande respiro e aprì la porta della camera di Marzio.

“Esco ora. Uso l'uscita posteriore.”, scherzò senza ilarità. Marzio non le rispose benché avesse quasi fatto un balzo quando aveva parlato. Non si sarebbe mai abituato a vederla come Sailor Moon senza che i suoi sensi impazzissero. La vide saltare dal suo balcone e quando se ne fu andata, cadde a terra abbattuto. Si trascinò di nuovo sul suo letto e strinse forte il cuscino sul quale lei aveva dormito, al petto.

Bunny vide la nuvola nera dei suoi sogni, che stava sopra il parco mentre si affrettava per andare a casa. Almeno era sabato, sua madre avrebbe pensato che volesse dormire. Aprendo la finestra, Bunny si infilò in casa, ed era sul punto di togliere la trasformazione quando si imbatté in Luna.

“Dove sei stata?” chiese Luna.

“Shh, fai silenzio? C'è stato un mostro e poi è comparso Marzio e voleva … parlare”.

“Oh, voi due…?”

“No”, disse decisa. “Penso sia finita, non posso dare nient'altro”, disse Bunny con tristezza. “Ho visto una nuvola nera mentre tornavo a casa. Non sembrava normale, tu e Artemis ne sapete niente?”

Luna sembrò piuttosto confusa poi ammise di non aver notato il fenomeno. Proprio in quell'istante suonò il comunicatore di Bunny.

“Che succede?”

“Hey, Bunny – sono Marta. Sta succedendo qualcosa nel parco - Artemis pensa che la Luna Nera (Nota dell'autrice: scegliete il vostro nemico preferito) stia cercando di creare un varco di energia negativa fra il loro pianeta e la terra”, disse Marta, prima di essere rimpiazzata nello schermo da Artemis.

“C'è bisogno del cristallo d'argento, Bunny, e della principessa”.

“Artemis, sei sicuro?” urlò Luna da sopra la spalla di Bunny.

“Questa cosa è più potente di quanto immagini e deve essere fermata, oggi, ORA!”

“Capito”, disse Bunny, stringendo la sua spilla nervosamente , ma con risolutezza. “Andiamo, Luna”.

Bunny si fermò abbastanza a lungo per lasciare un messaggio ai suoi genitori e si diresse fuori. All'esterno il cielo era già diventato più scuro, la tinta nera che si estendeva fra quella azzurro pallido.

Al parco, l'oscurità aveva formato un imbuto nero che aveva toccato terra e stava distruggendo quello che toccava. La zona interessata si stava estendendo e Bunny sapeva che avrebbe dovuto andare sotto di essa per fermare l'energia. Rimosse il cristallo dal suo involucro.

Luna spalancò la bocca. Il cristallo d'argento non era come se lo ricordava. Stava fluttuando sopra la mano di Bunny senza girare o riflettere alcuna luce. Non conteneva alcuna traccia di luce argentea e non brillava né luccicava. Piuttosto sembrava un semplice pezzo di vetro - fragile e privo di vita.

“Che cos'ha il cristallo?” gridò Luna. Forse questo era uno scherzo e qualcuno lo aveva rimpiazzato con uno falso?

“E' vuoto, tutto qui”, disse Bunny. Si concentrò e si trasformò nella principessa Serenity. Mettendo insieme la sua energia, cominciò a nutrire il cristallo e lo osservò mentre cominciava a brillare. La luce era molto debole. Una luce così piccola contro una tale oscurità…

Bunny cominciò a camminare lentamente verso la colonna nera, la determinazione la faceva andare avanti. Luna stette a guardare mentre la sua principessa andava verso il centro del nemico e cominciava la sua battaglia.

“Luna, dov'è Sailor Moon?”

“Dentro”, disse Luna, spostando la sua attenzione sull'arrivo delle guerriere Sailor. Sailor Jupiter e Sailor Venus avevano sentito il pericolo e avevano capito che dovevano portare con loro Sailor Mercury e Sailor Mars, anche se erano reticenti a venire.

Ci fu un lieve lamento da dentro l'aura malefica e poi un fascio di pura luce che di nuovo fu inghiottito all'istante dall'oscurità. Il cielo era completamente nero, come fosse di notte e c'era un forte vento che scuoteva i rami degli alberi vicini.

“Perchè il cristallo è così piccolo?” chiese Artemis.

“Non so. Bunny ha detto che il cristallo è vuoto, ma non capisco cosa intendesse."

Amy era confusa. Sapeva di essere Sailor Mercury ma non riusciva a trasformarsi. Combatté contro se stessa fino a che non trovò quel legame blu spezzato. Nella sua mente, annodò quella stringa intorno alla luce che vedeva davanti a lei. Aprendo gli occhi fu compiaciuta di trovarsi nella sua uniforme da combattimento. Davanti a lei una nuovamente trasformata Sailor Mars sorrise brevemente.

“Pare siamo tornate”, disse Rea, felice di aver trovato di nuovo se stessa.

“Mercury, puoi fare un analisi e dirci cosa sta succedendo?”chiese Jupiter. Ami era già al lavoro.

“Non capisco. E' proprio come dice Luna, il cristallo è ‘vuoto’, in mancanza di un termine migliore, tranne che per l'energia che Bunny è in grado di fornire. Come guadagnava piena energia di solito il cristallo?”

“E' nutrito dal cuore di Bunny”, realizzò Luna.

“Dall'amore”, disse Marta. “Le emozioni guidano e nutrono la sua vita. Dobbiamo mostrarle che siamo dietro di lei.”

Amore, pensò Luna. E' ovvio che il cristallo sia vuoto, perché anche Bunny è vuota. Ha dato il suo cuore e non lo riavrà mai indietro. Devo trovare Marzio.

Luna partì a gran velocità, dirigendosi verso l'appartamento di Marzio, pregando che fosse ancora a casa, pregando di poterlo convincere.

“Marzio, vieni subito. Si tratta di Bunny, è in serio pericolo”. Marzio si mise seduto sul suo letto e stava già alzando con la mano una rosa quando se ne ricordò.

“Non posso. Se le vado vicino, morirà”, disse.

“Chi l'ha detto?” chiese Luna.

“Ho avuto delle visioni…”

“Sei davvero uno stupido. Chi pensi che ne guadagnerebbe di più dalla vostra separazione? Il nemico - sanno la nostra forza quando siamo tutti insieme.”

Marzio vide la logica dietro questo ragionamento e si maledisse per non aver avuto il buon senso di arrivarci da solo. Ma e se Luna si sbagliava? E se le visioni erano vere e le sue azioni fossero costate la vita a Bunny?

“Non posso rischiare”, disse Marzio, convincendo poco anche se stesso.

“Rischiare cosa? Tutto quello che hai bisogno di sapere è che l'amore è più forte di ogni cosa. E' l'unica cosa che importa.”

“A parlare così, sembri Bunny.”

“Già, non è vero? Per tutto questo tempo ho pensato di essere io a insegnare a lei mentre lei stava cercando di insegnarmi la lezione più importante. Non puoi affrontare la vita senza fede, Marzio. Hai detto che potresti ucciderla avvicinandoti a lei? Beh, io ti dico che lei senza dubbio morirà senza di te. Sta combattendo per la sua vita e per questo pianeta, con in mano niente di più di un pezzo di vetro. Dille che l'ami ancora - non lasciarla morire!”

Marzio balzò in piedi - il suo autocontrollo che combatteva contro il suo cuore. Se muore, non sarà un bene lo stesso, idiota. Ascolta il tuo cuore per una volta.

“Vengo, dille che sto venendo”, disse Marzio. Trasformandosi in Milord, corse come se lo stesse creature dell'inferno lo stessero inseguendo. Luna stava davanti a lui, arrivando solo alcuni secondi prima, e trovandosi davanti una scena di completo caos.

Le guerriere erano in cerchio, le luci delle loro tiare che brillavano mentre infondevano la loro forza alla loro leader. Bunny era parzialmente visibile ora, con gli occhi aperti e le braccia alzate verso l'alto. Il cristallo brillava debolmente.

Bunny stava al centro e si sentiva svenire. Non c'era più niente a cui poteva appoggiarsi e questa corsa sfrenata che stava affrontando in questo momento sarebbe finita in malo modo quando il cristallo avesse capito che era esausta.

“Bunny? Puoi sentirmi?” chiese Marzio, ora nelle vesti del principe Endymion, mentre si avvicinava.

“Questa non è la tua battaglia”, disse lei debolmente.

“Sono venuto lo stesso”.

“Potresti ferirmi”, disse lei, alludendo al sogno e alla fine della loro relazione allo stesso tempo.

“Potrei”, le disse lui, cingendola alla vita mentre lei cominciava a crollare, “se non ti faccio sapere quanto ti amo.”

Ci fu una rapida catena di eventi che seguirono il momento in cui quelle parole furono sussurrate. Bunny si sentiva come se stesse andando a fuoco. Da vuoto a pieno, l'energia si sprigionò dal suo corpo come un conduttore e si buttò nel cristallo con una tale intensità che la luce da sola era abbastanza da poter rivaleggiare col sole.

Marzio pensò di stare urlando ma di non potersi sentire sopra la confusione. Stava ancora abbracciando Bunny ma era come carta stagnola che cercava di tenere un martello - inutile. Finì non con un botto ma con un sussurro. La luce si fece strada tra l'oscurità e il vuoto sparì insieme al demonio che custodiva dentro di sé. Cominciarono a sentirsi gradualmente i rumori della natura e della città. Le guerriere si alzarono, malridotte ma trionfanti. Tornarono nelle loro normali vesti per conservare quella piccola energia che era rimasta loro. Il principe Endymion portava fra le braccia una Bunny incosciente, verso le sue amiche. Quando rinvenne, ritornò il suo potere, che la trasformò brevemente in Sailor Moon e poi di nuovo in se stessa con addosso solo il pigiama rosa.

“Visto il fatto che ormai mi hanno visto dappertutto con questo pigiama, dovrei davvero pensare a cambiare i miei abiti da notte”, disse Bunny, scivolando via dalle braccia di Marzio. Fu all'istante presa d'assalto dalle sue amiche e congratulata dai suoi guardiani. Bunny cominciò a dar segni di cedimento, era così stanca.

“E' meglio che ti porti a casa”, disse Marzio gentilmente, mettendole una mano sulla spalla. Bunny lo guardò, all'improvviso triste, e gli scostò bruscamente la mano.

“Penso che preferisco tornare a casa da sola”, disse Bunny, incontrando lentamente i suoi occhi. Poi la sua voce si ruppe, “Non posso farlo ancora. Non posso!”

Bunny si girò e corse, noncurante dei piedi scalzi e del suo pigiama. Riuscì in un qualche modo a giungere a casa. Anche con la porta della casa chiusa, si sentiva impaurita - esposta. Sepolta sotto le sue coperte, trovò conforto in quel calore artificiale, ma tremava ancora. Non c'era più perdono dentro di lei - il suo spirito era morto. Tutto a causa di un cuore spezzato.

Marzio rimase in silenzio. Era arrivato in ritardo - si era barricato dietro le sue paure di rigetto e d abbandono per troppo a lungo. Il sogno era sempre stato una scusa e se non li avesse avuti, senza dubbio, sarebbero venute fuori altre ragioni per non stare con lei. L'amore lo spaventava più del dolore. Ma se n'era accorto troppo tardi, l'aveva lasciata per troppo a lungo. La sua punizione era perderla? Davvero il destino era così vendicativo?

Marzio non lo sapeva e il pensiero che non avrebbe mai potuto esplorare la sua nuova saggezza era la peggior sensazione che sapesse esistere.

“Che sta succedendo? Che vuol dire che ‘non può’? Che le hai fatto?” domandò Rea.

“Lascialo andare Rea, questo è qualcosa che nessuno dei due può spiegare”, disse Luna, e costrinse le ragazze a tornare a casa.

Marzio sentì appena la voce di Rea mentre si girava per tornare a casa, chiedendosi pigramente perché avrebbe dovuto darsene un pensiero.

A child she plays with the moon and stars (E' una bambina lei che gioca con le stelle e la luna)

Waves a blood red rose whose petals are gone (Che sventola una rosa rossa i cui petali sono caduti)

In a lonely house, where the highest fall (In una casa solitaria, dove le cose più alte cadono)

She’s a child; she’s a child that’s all (E' una bambina; è una bambina, questo è tutto)

Bunny sentì Chibiusa piangere e corse al suo fianco. Chibiusa stava apparendo e sparendo, e Bunny non poteva nemmeno afferrarla per confortarla.

“Voglio la mia mamma”, gridò Chibiusa.

“Sono qui Chibiusa, sono io Chibiusa. Dimmi come posso aiutarti”, disse Bunny disperata.

“I miei genitori sono la Regina Serenity e il Re Endymion. Tu sei solo Bunny”, disse Chibiusa nella confusione.

Bunny si appoggiò indietro sui talloni, mentre l'innocente affermazione di Chibiusa la colpiva come uno schiaffo in faccia. Marzio – Endymion – lui era suo padre. Loro erano i suoi genitori. Questo voleva dire che, in una maniera o nell'altra, erano rimasti insieme alla fine. Che in un qualche modo, aveva trovato il coraggio di tentare ancora. Per la prima volta dopo tanto tempo sentì una nuova sensazione crescere dentro di lei. Non era un amore corrisposto, non era perdono, o devozione - era speranza. Solo una minuscola briciola di speranza che le cose fossero andate nel verso giusto.

“Sii forte, piccolina. Ho una cosa importante da fare adesso. Ma ti voglio bene”, gli occhi di Chibiusa si spalancarono e lei smise di singhiozzare.

“Ti voglio bene anch'io Bunny”, disse Chibiusa, sorprendendo se stessa. Chibiusa annuì solamente quando Bunny si alzò per andarsene. Non aveva più paura, per qualche strana ragione.

Let your love cover me, (Lascia che il tuo amore mi copra)

Like a pair of angel wings (Come una paio d'ali d'angelo)

You are my family (Tu sei la mia famiglia)

You are my family (Tu sei la mia famiglia)

Da quando Marzio era tornato a casa non aveva fatto altro che chiudere tutte le tende per impedire alla luce di entrare. Stava in mezzo alla stanza, senza fare niente, senza sentire niente, senza pensare a niente. Ogni tanto la sua anima cercava istintivamente la sua altra metà per un po' di conforto, solo per rimanere sorpresa di volta in volta quando scopriva che il loro legame era rotto.

“Marzio?” disse Bunny nell'oscurità della stanza. I suoi nervi erano tesi, le ginocchia le tremavano, ma ce l'aveva fatta. Arrivata da Marzio aveva trovato la porta aperta, e stava esitante sull'uscio.

“Puoi entrare”, disse piano Marzio. Bunny si avvicinò alla figura distesa a faccia in giù sul divano. Si sedette accanto al suo tavolino così da poterlo guardare in viso. La sua faccia era così sconsolata che lei si ritrovò quasi a perdere la catena dei suoi pensieri. “Che fai qui?”

“Non ne sono davvero sicura. Ho cominciato a pensare a tutte le cose che non avrei avuto se non ci avessi provato un'altra volta: amore, felicità, una famiglia.”

Gli occhi di Marzio si spalancarono mentre si sedeva dritto per assicurarsi di non stare sognando.

“Stai dicendo… che possiamo tornare insieme?”

“No. Non ci saranno più tornare per noi. Ma sto dicendo che, forse, mi piacerebbe ricominciare daccapo.”

“Anche a me”, disse Marzio, prendendole gentilmente la mano. Lei non si mosse, ma lacrime si formarono sui suoi occhi. Era così difficile.

“Mi hai ferito Marzio, molto più di quanto sono mai stata ferita in vita mia. E non sono ancora sicura di poter reggere quel tipo di dolore un'altra volta”, disse tutto d'un fiato, le lacrime che le rigavano il viso.

Can you fix this? It’s a broken heart (Puoi ripararlo? E' un cuore spezzato)

It was fine, but it just fell apart (Stava bene, ma si è rotto all'improvviso)

It was mine, but now I give it to you (Era mio, ma ora lo do a te)

‘Cause you can fix it, if you know what to do. (Perchè tu puoi ripararlo, se sai cosa fare)

“Sono disposto ad aspettare Bunny. Ho appena scoperto cosa significa l'amore, non gli sfuggirò un'altra volta”, disse Marzio. Asciugò le lacrime dal viso di lei e lei si calmò nuovamente.

“Voglio crederti. Marzio, se lo facciamo, e dico se, le cose dovranno cambiare. Non sono più una bambina che devi proteggere. Dovremmo essere uguali, riesci a sopportarlo?”

“Sì, so che posso. Ti voglio nella mia vita e questa volta per davvero. Niente più destino o fato avverso. Io voglio stare con te solo perché sei tu, capito?”

“Sì.”

“E questo significa basta porte chiuse per tutti e due. E … e mi piacerebbe che venissi qui a passare la notte più spesso qualche volta, okay?”

“Okay”, disse Bunny, e alzò la testa verso l'alto per osservarlo meglio. Quello che vide la fece sorridere. Lo guardò dritto negli occhi e fino in fondo alla sua anima. Vide la sua stessa speranza riflettersi lì.

Marzio la guardò e vide i suoi occhi che brillavano come stelle nell'oscurità della sua stanza. Era diversa, forse, o magari era solo lui a pensarla così, ma qualunque cosa fosse, gli piaceva. Corrugò la fronte quando lei si alzò per andarsene.

“Aspetta, dove ci porta tutto questo?” Chiese lui, mentre lei sostava sulla soglia. Si girò.

“Facciamo le cose un po' alla volta”, disse lei, e poi gli si avvicinò. Si fermò per un attimo prima di dargli un breve bacio sulla guancia e andarsene.

Marzio corse verso il suo balcone in modo da poterla vedere mentre se ne andava. Era confuso mentre stava lì, guardando la sua figura che sbiadiva fino a che non fu del tutto sparita dalla vista. Sarebbe davvero tornata da lui? Aveva voluto davvero dire che gli aveva dato una seconda possibilità? Stette lì fino a che la sua anima, ancora una volta, si mise alla ricerca dell'altra sua metà. Questa volta però, con grande sorpresa di Marzio, ce la fece. Riusciva a sentire la sua presenza nella mente come un piccolo promemoria di tutto quello che davvero importava. Concentrandosi sul loro legame, lo vide, il regalo che gli aveva dato quando gli aveva toccato la guancia. Era un nuovo legame che si estendeva dal suo cuore a quello di lei. Fatto di oro zecchino che brillava, scintillava nella sua mente come il più bello dei suoi sogni. Era anche fragile e sottile, ma Marzio sapeva che ci sarebbe voluto tempo perché lo facessero diventare più forte di quanto fosse mai stato prima.

Let your love cover me, (Lascia che il tuo amore mi copra)

Like a pair of angel wings (Come una paio d'ali d'angelo)

You are my family (Tu sei la mia famiglia)

You are my family (Tu sei la mia famiglia)

Attraverso la città, attraverso il tempo, e attraverso lo spazio, il legame raggiunse il suo obiettivo e pulsò pieno di vita.

Fine

Nota dell'autrice

Fatto, finito. Piaciuto? Non vi è piaciuto? Ditemelo. E se vi piacciano le semi-storie d'amore provate a leggere la mia storia originale ‘Prophecy of Power’ (Profezia del Potere, la trovate su Fanfiction.net in inglese, NdTraduttrice) (Sono una tale auto-promotrice senza vergogna). Apprezzerei avere qualunque tipo di commento.

Nota della traduttrice (26/08/2001):

Dunque, innanzitutto mi scuso per avervi fatto tanto penare per sapere il seguito di questa storia. (anche se non è dipeso totalmente dalla mia volontà, come credo abbiate saputo ...) Mi sono resa conto solo ora guardando la data della mia nota dell'altro capitolo che ci ho messo quasi un mese a tradurre questo capitolo^^;;; Scusate ancora. Cmq scrivete pure delle recensioni che tanto le traduco io per l'autrice e gliele mando!

  
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