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Autore: ellephedre    03/02/2012    11 recensioni
Mamoru le prime volte che vide Usagi, durante tutto l'arco della prima serie.
Non fu amore a prima vista.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima serie
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Le prime volte che ti vidi

 

7 - Un coniglio.

   

Quando ti vidi per la... Non ricordo più quante volte ti avevo già visto,

ma, allora, per la prima volta...

   

«Quanti anni avevi quando hai perso i tuoi genitori?»

«Sei.»

L'analista se ne stava accomodato sulla poltrona.

«Sono stati i dottori a dirmi quanti anni avevo.»

«Hm-mh.»

L'uomo scrisse un appunto sul quaderno.

«Il tuo ricordo più lontano? Vuoi parlarne?»

«La puzza di ospedale. Quel giorno.» In realtà, la puzza della propria urina sul camice dell'ospedale. Quando si era svegliato, aveva saputo per istinto di non essere abituato a dormire con le gambe bagnate e infreddolite. Un ricordo anche quello?

«Dei tuoi genitori hai qualche immagine mentale? Rammenti un momento con loro?»

«Ho una foto.» Quella che gli avevano dato i dottori.

Tieni la foto di mamma e papà, gli avevano detto. Ti saranno sempre vicini.

In che modo, lui non lo aveva capito. I suoi genitori erano morti, andati. Erano adulti sconosciuti che si erano presi cura di lui fino a quel momento, ma Mamoru nemmeno li ricordava.

«Non mi mancano» aveva detto all'analista, per chiarire come stavano le cose. «Non sono io a voler ricordare il mio passato.»

Il professionista aveva annuito. «Persone generose ti hanno offerto una casa per qualche tempo e queste sedute con me. Approfittane.»

Lui non ne aveva avuto alcuna intenzione. L'analista aveva lasciato perdere gli appunti, posando i gomiti sulle ginocchia.

«Mamoru, io sono... un orecchio. Uno specchio di te, con tante risposte. Puoi dirmi quello che vuoi, nessuno lo saprà mai.»

«Lei... aiuta.» Perciò anche gli analisti, aveva pensato, erano dottori.

«È così. Aiuto.»

«Voglio diventare medico da grande.»

«Per aiutare?»

Sì.

A dodici anni aveva parlato a quell'uomo dei propri sogni, per far passare le ore delle loro poche sedute insieme. Di sé - del Mamoru che si sentiva un bambino normale, che voleva solo essere lasciato in pace - aveva rivelato un unico vero particolare.

Da grande diventerò medico. E non avrò più bisogno dell'aiuto di nessuno.

     

«Quindi la risposta è no.» Motoki passò lo straccio bagnato sul bancone.

Mamoru si ritrasse, lasciandolo pulire. «Non sono tipo da confidenze.»

«Lo sapevo, ma volevo chiedere.»

Scusa. Ma non lo disse. Si chiedeva scusa per un errore, non perché si era riservati.

Motoki strofinò un panno asciutto sul compensato azzurro che fungeva da bancone del Crown. «Non stare a pensarci. Se mi rispondevi, bene, se non rispondevi... Almeno, ora sai che mi importa di te.»

Anche a lui importava di Motoki, perciò avrebbe dovuto rispondergli che sì, non aveva mai parlato con nessuno del proprio passato.

Motoki stava scuotendo la testa. «Non sei tenuto a raccontarmi niente.»

«E va bene lo stesso?»

«Sì. Tieni il caffè.»

Mamoru lo portò alle labbra e ingerì il primo sorso. «Perché continui a metterci dello zucchero?»

«Un po' di dolce fa bene a tutti.»

«Tu il caffè lo prendi nero e amaro.» Come lui.

«Lo zucchero per me ha un'altra forma." Il suo amico incrociò le braccia, soddisfatto. «Stasera porto fuori Reika.»

«A cena?»

«Certo.»

«Non costa tanto?»

Ridendo, Motoki tornò a preparare i milkshake. »Con le donne non si può risparmiare.»

Be', pensò Mamoru, lui non aveva ancora sperimentato il problema, ma riteneva che la validità di quell'affermazione fosse direttamente proporzionale all'età della ragazza. Reika Nishimura aveva vent'anni, due più di Motoki. Per sopperire alla distanza anagrafica, lui si impegnava tre volte tanto nel farle regali, nel prestarle attenzioni, nel parlare di qualunque cosa con lei. Tutto per una relazione che non sarebbe durata.

Mamoru si era tenuto la propria opinione per sé.

Motoki lasciò scivolare un bicchiere di plastica verso il lato opposto del bancone. La ragazzina che lo afferrò si profuse in una risatina ridicola, arrossendo.

«Se abbassassi i tuoi standard» gli fece notare Mamoru, «potresti cavartela con qualche gelato.» Al Crown venivano anche ragazze delle superiori, spesso solo per guardare il commesso che gestiva il negozio un giorno sì e un giorno no, dalle due del pomeriggio alle nove di sera.

«Io non sono più in cerca.» Motoki fece compiere due giri completi al collo, rilassando i muscoli delle spalle. «Con Reika ho già tutto quello che voglio.»

«Tutto?» Intendeva...

Motoki Furuhata piaceva alle ragazzine perché andava in giro con l'innocenza di un liceale dipinta in faccia. Per Mamoru fu una sorpresa vedere i suoi occhi che crescevano di qualche anno, proprio davanti a lui.

«Be'... sì, tutto.» Motoki nascose un sorriso adulto, beffardo.

Era una delle ragioni per cui era bello avere un amico. Con chi altri Mamoru avrebbe potuto parlare di sesso? A chi, tra qualche tempo, avrebbe potuto chiedere qualche dritta, un'opinione, qualche minuto per parlare dell'argomento? Gli avrebbe già fatto diverse domande se per rispondere Motoki non avesse dovuto parlargli anche di Reika.

Quando quei due si fossero lasciati, il campo sarebbe stato libero da equivoci.

«Hai visto quelle ragazze?»

Mamoru si girò sullo sgabello. Fuori dalle porte del locale si intravedeva una figura con una gonna corta, degli stivali alti e una giacchetta appariscente, color rosa shocking.

Non era troppo presto per andare in discoteca?

«Vanno al provino per il Cinderella Caravan» gli spiegò Motoki.

Già il nome dell'evento prometteva male. «Che cos'è, un concorso per idol?»

«Per talenti di ogni tipo. Ma sì, alla fine credo che cerchino sempre la solita idol. Quelle fabbricano soldi.»

Mamoru poteva capirne la ragione. Dai tredici ai quattordici anni aveva passato anche lui una fase idol che non avrebbe rivelato ad anima viva.

D'altronde, che colpa aveva? Da tredicenne si era accorto che esistevano le ragazze, le gambe scoperte, i seni che spuntavano da sotto le magliette... e le idol in tv e nelle riviste, studentesse delle superiori con visi da bambola e sorrisi dolci che in ogni canzone sussurravano, 'Guardami, ascoltami, con te io sarò molto carina.'

Per fortuna poi era cresciuto. Addio alla fase da ragazzina carina, ora puntava a ragazze più grandi, che andassero almeno all'università.

Motoki guardava oltre le sue spalle. «Scommetto che vorrà andarci anche Usagi-chan.»

Chan? Motoki aveva un grosso problema: per lui qualunque ragazza sotto i sedici anni era una potenziale sorellina di cui prendersi cura. Usagi Tsukino, alias Testolina a Odango, gli stava particolarmente a cuore. Lei lo divertiva e ne parlava spesso, tanto che avevano finito col capire di averla conosciuta entrambi, separatamente.

«Non è una bambina» disse Mamoru. «Se la caverà da sola.»

Motoki non ne era sicuro. «Quando passa di qui le parlerò. Usagi-chan segue i suoi sogni e fa bene, ma sai come sono questi talent... In tv usano le prove più sfortunate per far ridere la gente.»

Mamoru doveva concordare con lui: nemmeno Testolina a Odango meritava una simile umiliazione.

Motoki lo puntò con un dito. «Casa tua è nella direzione da cui arriva Usagi. Adesso torni al tuo appartamento?»

Sì, ma la domanda odorava di una proposta che era già pronto a rifiutare.

«Se la incroci, parlale tu. Non ti sta molto simpatica, ma è solo una ragazzina delle medie.»

E quindi?

«Qualcuno deve spiegarle i pericoli del mondo.»

«Non ti prometto niente.» Finì il caffè e si alzò.

Motoki era alto quanto lui, ma in quel momento lo stava guardando dall'alto in basso, dalla cima di una maturità che - dannazione - lui non aveva ancora acquisito.

«Fa' l'adulto, Mamoru.»

Non avrebbe potuto ricattarlo in modo peggiore.

     

Aveva iniziato a pensare a Testolina a Odango come a una piccola calamità, inevitabile di tanto in tanto nella sua vita, una fonte di risate e occasionali sensi di colpa.

Uscito dal Crown, pensò all'esame imminente (era pronto, sarebbe stato il miglior studente del suo corso), a quanti soldi aveva in tasca (abbastanza da noleggiare un paio di videocassette, non sufficienti per fare la spesa), a dove sarebbe andato nel fine settimana (un bel viaggetto fuori porta, era un po' che non usciva da Tokyo) e a non cambiare strada nel tornare verso il suo appartamento. Se il suo sesto senso non si stava sbagliando, Motoki lo aveva fatto sentire un ragazzino perché il destino gli permettesse di rimediare.

Testolina a Odango spuntò in fondo alla via, correndo dritta verso di lui.

Appunto, inevitabile. «Ehi» le fece.

Lei mise il freno a mano e cambiò percorso, nascondendosi dietro il muro di un vicolo.

Lui andò a raccattarla nella sua tana. Come convincerla a fare come voleva?

Prendendola in giro, ovviamente. Non era ancora abbastanza maturo per fare il fratello maggiore, ma non gli importava: con una sorella minore come Testolina a Odango sarebbe già scappato di casa.

Appoggiò una mano sull'angolo del muro, chiudendole la via di fuga. «Ecco che spunta la tua Testolina a Odango. Non starai andando al Cinderella Caravan?»

Lei sussultò e, alla faccia dei suoi supposti quattordici anni, emise un suono scocciato da scolaretta dell'asilo, rifiutandosi di guardarlo.

Lui sfoderò la verità, la sua arma migliore. «Potresti gareggiare con un numero comico.»

Testolina a Odango scattò a guardarlo. «Ma figurati! È ovvio che non sto andando lì!»

Era ovvio piuttosto che lei aveva appena cambiato idea. E che aveva pianto da poco.

«Ora togliti, devo andare a casa!» Usagi-Odango lo spintonò facendosi strada fino al marciapiede. «Uffa» bofonchiò mentre marciava via. «Che tipo noioso!»

Lei era proprio una ragazzina divertente che faceva onore al proprio nome. Era talmente 'coniglio': con le guance paffute, gli occhi grandi, le orecchie che nel suo caso erano capelli biondi e l'espressione da animaletto bastonato che gli faceva venire voglia di... be', non proprio di consolarla, ma almeno di darle un paio di pacche sulla schiena e dirle che sarebbe andato tutto bene.

Bah.

Se ora iniziava a trovarla simpatica, non si sarebbe più scrollato Motoki di dosso.

Tornò a casa.

 

 

7 - Un coniglio - FINE

 

 


 

NdA: In crisi perché mi manco tempo per terminare il benedetto/maledetto nuovo pezzo di Verso l'alba, ho buttato giù questo nuovo episodio. Mi aiuta a sbloccarmi e rilassarmi, Mamoru da giovane è uno spasso :)

 

   
 
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