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Autore: EveryRoseHasItsThorn_    03/02/2012    2 recensioni
Quella riflessa nello specchio non era lei. Era giunta a questa conclusione Celia mentre si guardava; mentre cercava un po di sè, di quella che era stata, in quello che adesso le sembrava solo un guscio vuoto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella riflessa nello specchio non era lei. Era giunta a questa conclusione Celia mentre si guardava; mentre cercava un po di sè, di quella che era stata, in quello che adesso le sembrava solo un guscio vuoto.

L'avevano svuotata. Il circo le aveva tolto le energie, e quello che doveva essere suo padre le aveva tolto la possibilità di uscire di lì e avere una vita sua. Nel circo non esistevano altro che gli spettacoli, si viveva di quello e per quello; non c'era posto per le emozioni vere, tutti sembravano essere felici, tutti sembravano innamorati della vita, ma non era così, era solo una facciata. Bastava uno sguardo un po' più approfondito per capire che oltre a quei sorrisi tirati c'era il vuoto. Il vuoto di un corpo senz'anima. In quel posto fatto d'illusioni non c'era posto per l'amore. Lo sapeva bene Celia, Prospero ne era l'evidente dimostrazione e sembrava sottolineare la cosa ogni volta pronunciasse una parola.

Lo specchio continuava a fissarla, quando un'altra figura entrò nel suo campo visivo. La sua immagine si rifletteva insieme a quella di lei sulla superfice ovale. Era lui.

"Non dovresti essere qui"disse Celia con voce leggermente tremante.

"Nessuno dei due dovrebbe essere qui" rispose quasi impassibile "e comunque non m'importa".

Marco era a pochi passi da lei. Celia si voltò lentamente; poter guardare quel viso ancora una volta le sembrava un benedizione, una grazia dal cielo. Ogni volta che si lasciavano sembrava essere l'ultima, il timore che aveva di perderlo era assurdo e irrazionale. Avrebbe dovuto odiarlo e avrebbe veramente voluto esserne capace, tutti gli anni di addestramento non erano serviti a nulla, tutti gli scontri avvenuti durante gli spettacoli non erano riusciti ad allontanarla da lui. Ma le cose dovevano cambiare se volevano soppravvivere ancora.

"Lo spettacolo sta per iniziare devi uscire dalla mia stanza, mi devo preparare"

Marco sembrò non sentirla e si avvicinò ancora di più a Celia. "Non ci posso credere, è successo ancora!!?" Indicò il braccio della ragazza sul quale troneggiava un livido violaceo.

"Lascia stare non è niente, mi sono fatta male durante l'allenamento" sussurò Celia, cercando di allontanarsi da lui, senza però molto successo.

"Da sola Celia? Te lo sei fatta da sola? o te lo ha fatto lui?"

Un sospiro. Un sospiro era tutto quello che poteva rispondere, non aveva la forza di mentirgli ancora, e comunque oramai non aveva più senso, erano mesi che Marco sapeva che Prospero durante gli allenamenti a volte perdeva la testa e quello che Celia ne guadagnava erano grossi lividi e sbucciature.

Le dita di Marco le accarezzarono lievemente la parte lesa e Celia trattenne il respiro. Ogni volta che la sfiorava i brividi la percorrevano fino alla punta dei suoi capelli riccioluti.

"Quell'uomo è un verme, perchè non mi hai chiamato? Sarei venuto Celia, per te, avrei potuto aiutarti" la sua voce aumentò di qualche tono, Marco era visibilmente agitato.

"Aiutarmi Marco? e a fare cosa? Non mi sognerei mai di chiamarti nel bel mezzo di certe situazioni!Tu non ti rendi conto, i miei lividi sono niente in confronto a quello che lui potrebbe farti! E se ti allontanasse da qui per sempre, e io non potessi più vederti?" si rese conto solo dopo alcuni attimi di quello che aveva detto. Gli aveva più o meno chiaramente confessato che la sua assenza le pesava, le pesava più di ogni altra cosa, più degli schiaffi ricevuti e anche più della reclusione in quel posto. Non doveva farlo, si era esposta troppo, e ora Celia si stava torturando mentalmente.

"Ti preoccupi per me?" Marco inarcò un sopracciglio e sorrise, il silenzio di lei servi a conferma della sua domanda. Posò delicatamente le labbra sulla sua fronte e i suoi respiri le scompigliarono delicatamente la capigliatura. Una lacrima rigò la guancia di Celia, non poteva più sopportare tutto questo, loro non potevano essere amici e non potevano essere amanti, la sola cosa che gli era concesso era essere rivali, nulla di più. Ma come si poteva odiare la sola persona che per lei rappresentava una famiglia? Forse non poteva amarlo, ma non poteva neanche stargli lontata; i singhiozzi ormai si erano impossessati di lei.

" Lo so che hai paura, ma non piangere. Io non me ne andrò vedrai, non senza di te. Non potrei Celia, sei diventanta il mio sogno ed il mio incubo, sei allo stesso tempo la mia condanna e la mia unica salvezza".

Stretta in quell'abbraccio Celia sentiva la sensazione di vuoto dentro di se sparire, ma sapeva che non sarebbe durato in eterno. "Qui non c'è posto per noi, non c'è posto per..." la sua voce si spezzò. Le palpebre ancora chiuse, bagnate dalle lacrime.

"Guardami Celia, apri gli occhi e guardati intorno.."

Celia esitò per un attimo, ma quando aprì gli occhi lo scenario che gli si presentava davanti non era quello che immaginava. Erano in un prato.

L'erba fitta e rigogliosa sotto i loro piedi si estendeva oltre il confine, per miglia e miglia. Il cielo era di un'azzurro mai visto prima e le margherite di campo profumavano l'aria.

"Nel Circo dei Sogni non c'è posto per noi, è vero, ma qui.." Marco allargo le braccia ad indicare quello che avevano intorno.."qui noi possiamo vivere una vita nostra". Era pura magia, e ne erano entrambi consapevoli ma in quel momento sembrava reale, sembrava veramente possibile un altra vita lontanto da quel posto; una vita per loro due soltanto, in quel prato incantato che ricordava uno scenario da favola.

Celia sorrise e senza più pensare sfiorò le labbra di Marco con le sue; fu un'attimo, le bastò un attimo per capire che con lui vicino tutto era possibile, tra le sue labbra e le sue braccia anche la più bella delle magie poteva essere reale nelle loro menti.

E poi svanì.

Come era arrivato lui non c'era più, il trillio di una campanella risuonò in tutto il circo. Lo spettacolo sarebbe iniziato tra pochi minuti. La stanza era di nuovo la stessa che Celia aveva visto da quando era bambina, finita la magia non era rimasto più niente, tranne un foglietto ripiegato sul tavolino.

"Non importa se questa sera dovremmo ferirci, non importa se dovremmo umiliarci, non importa nemmeno se dovremmo fingere di odiarci. In quel prato noi siamo liberi, noi abbiamo una vita tutta nostra, noi ci amiamo".

Marco

Possibile che di tutte le persone, l'unica che non poteva permettirsi di amare, era l'unica per la quale valeva la pena provare quel sentimento? Si, poteva essere possibile, in quel momento niente aveva più importanza di quello che sentiva dentro, e per quei pochi minuti che la separavano dal palco, Celia, si concesse di stare bene.

  
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