La Clare, santa donna, ci ha lasciato in preda alla curiosità. Ora, considerando che il quinto libro uscirà tra un anno in America e considerando anche che io sto impazzendo all'idea che manchi così tanto tempo, ho deciso di scrivere questa storia. Si parla del rituale demoniaco e del momento in cui Clarissa scopre quello che è successo a Jace, tutto dal mio punto di vista. Nella prima parte, le frasi in corsivo sono citazioni della stessa Clare. Continuerò sotto con le note, buona lettura!
Descensus
Averno
«Facilis descensus averno.» - VIRGILIO, ENEIDE.
È
quasi
finito.
Sebastian serrò la mano sulla sua, i palmi che aderivano
perfettamente come se
da sempre fossero stati destinati a toccarsi, a fondersi in quella
mescolanza
crudele di sangue e dolore. Affondò le unghie ormai spezzate
nella sua carne,
sempre più forte, fino ad aprire piccoli tagli scarlatti
sull'epidermide. La
presa era talmente stretta che Jace non riusciva più a
staccarsi da lui, e
forse nemmeno lo voleva, quasi sentisse il bisogno di stare accanto a
quel ragazzo
tanto puro nel candore dei suoi capelli da sembrare un angelo indifeso.
È giusto. È quello che avrebbe voluto
tuo padre.
Magari il piano di Valentine era sempre stato quello, che i suoi due
figli si
amassero come fratelli veri anche se quel titolo, in realtà,
spettava a Clary.
Clary, la sua cocciutissima Clary. Torno tra cinque minuti, le
aveva
detto.
Sebastian
fu
scosso da un tremito violento dovuto al freddo che attanagliava i loro
corpi.
Jace vide le labbra incolori tendersi in una smorfia, le occhiaie
scurirsi e
l'acqua gelata rigargli il volto come lacrime, chiedendosi
se fargli
perdere altro sangue non fosse troppo pericoloso. Eppure
sapeva che era
tutto strettamente necessario, un inevitabile prezzo da pagare per il
rituale.
Nella mente l'immagine di Clary con le braccia tese verso di
lui si fece
sempre più lontana e sfuocata. Riusciva ancora a
vedere i suoi occhi
verdi, infusione di smeraldo liquido, guardarlo con delusione. Lo
hai
preferito a me, stava gridando. Hai preferito un
mostro. Poi le
tenebre l'avvolsero, portandola via come Euridice fu strappata al suo
Orfeo, ma
l'eco della sua voce piena di rabbia gli faceva ancora girare la testa.
Jace si sentì quasi sollevato quando la figura
minuta dai capelli rossi
scomparve nell'ombra e un'altra voce, più suadente e
delicata, prese il posto
di quella di Clary.
Si sorprese a riconoscere quel suono che, un tempo odiato, cantilenava
nella
sua mente come una familiare e gradita melodia. La sentiva
dentro di sé,
calda e accogliente, come il sangue demoniaco che adesso
condividevano.
Se quello era l'Inferno, si disse, avrebbe voluto bruciarci in eterno.
Sebastian premette più forte la ferita aperta contro la sua.
Ora, fratellino, io e te, disse
.
Siamo una cosa sola.
Clary
rigirò
l'anello dei Morgenstern tra le dita. Era freddo e duro a contatto con
la
pelle, come un pezzo di ghiaccio grezzo, ma non riusciva a smettere di
toccarlo.
All'inizio aveva pensato che fosse colpa del peso fastidioso al collo,
poi si
era resa conto di aver sviluppato una sorta di tic nervoso che le
impediva di
lasciarselo ricadere sul petto e di farlo avvicinare al suo cuore.
Con la coda dell'occhio guardò l'orologio da polso che
Jocelyn le aveva
regalato per il suo sedicesimo compleanno; era spaccato ormai, e
ricoperto di
sangue e polvere, ma le lancette si muovevano imperterrite come il
primo
giorno.
Torno tra cinque minuti, aveva detto Jace. Ne erano passati
più di venti.
Si sforzò di
mantenere regolare il respiro, ma i polmoni non
sembravano avere
ossigeno a sufficienza. Stupida fidanzata oppressiva, sono
una stupidissima
fidanzata oppressiva. Imprecò, scostandosi i
capelli incrostati di sporco
dalla faccia, e iniziò a inspirare forte con il naso.
Avanti Clary, sarà rimasto col cadavere di
Sebastian per controllare che sia
tutto apposto.
- Ehi, come va la testa ?
-
Clary ebbe un sussulto. Simon era seduto al suo fianco su un gradino
della
scalinata, con le gambe lunghe completamente tese. Non si sarebbe mai
abituata
alla sua supervelocità, era roba da eroi dei fumetti quella,
gli stessi manga
che leggevano da piccoli. Vederselo comparire dal nulla la metteva a
disagio e
dopotutto - che ne volessero dire gli altri - se Simon era un vampiro
la colpa
era solo sua.
- Ti dispiacerebbe non sbucare fuori in questo modo? Mi hai spaventato.
-
- Scusa, è che non ne potevo più di stare seduto
in un angolo a cercare di
distinguere Magnus e Alec. Guarda, sembra che si stiano sbranando. -
- Si stanno solo baciando, Simon. -
- Quindi sono l'unico a pensare che Alec stia per morire soffocato.
-
Con sua grande sorpresa Clary dovette nascondere il viso e soffocare le
risa.
Simon riusciva a farla divertire perfino nei momenti peggiori; era
sempre stato
così fin da bambini, quando ancora non c'erano né
Cacciatori, né Demoni, né
pericoli da affrontare. Era la persona più importante al
mondo per lei, almeno
quanto Jace.
Il suo testardissimo Jace, maledizione.
Scrutò il corridoio buio che portava all'ascensore, lo
stesso che aveva usato
per scendere al piano di sotto. La porta non voleva aprirsi e le luci
colorate
del macchinario lampeggiavano su "libero", segno che
nessuno
stava scendendo.
- Dagli tempo, Clary. - la mano di Simon sfiorò la sua
spalla ferita,
procurandole sollievo. Per una volta il tocco gelido di un vampiro si
stava
rivelando utile.
- Mh ? -
- A Jace, dagli tempo di riordinare le idee. C'è suo
fratello steso in una bara
là sopra. -
- Sebastian è mio fratello, Simon, ed
è un mostro e non voglio che Jace
stia con lui. -
-Sebastian è morto, non può fargli niente, ti
stai preoccupando per nulla. -
- Simon lo so! -
I membri del Conclave si voltarono verso le scale, incuriositi dal tono
di voce
troppo alto. Clary vedeva gli occhi di Joycelyn guardarla con
apprensione e
quelli calmi di Luke scrutarla da dietro gli occhiali. Vedeva lo
sguardo da
gatto di Magnus, quello meraviglioso di Alec e quello fiero e astuto di
Izzy,
tutti puntati su di lei e Simon. Delle iridi dorate di Jace, invece,
non c'era
traccia.
Torno tra cinque minuti, le parole risuonavano nella
sua mente come uno
di quegli stupidi motivetti pubblicitari che riescono a
ficcarsi in testa
come chiodi.
Fu un attimo. Una pulsazione improvvisa premette contro i
pugni chiusi di
Clary, come un unico ma deciso battito di cuore umano. Di risposta le
dita
della ragazza si aprirono, lasciando ricadere l'oggetto di metallo sul
petto.
Era stato l'anello di Valentine, non poteva esserselo immaginato.
Il suo
primo pensiero fu semplice e veloce, come se l'avesse
sempre saputo
ma avesse avuto bisogno di un esplicito segnale conferma, e non sapeva
spiegare
come era stato possibile, l'anello non lo aveva mai fatto prima, ma ne
era
assolutamente sicura : Jace era in pericolo.
- C'è qualcosa che non va, io vado di sopra. -
Clary si alzò alla svelta,
dirigendosi verso l'ascensore.
- Di che stai parlando? Sebastian è morto, Lilith
è scomparsa, perché non vuoi
accettare che vada tutto bene? -
- Lo sento, Simon, si tratta di Jace. -
- Oh, Clary, perché non lo lasci in pace ?! - i canini di
Simon spuntarono fuori
per la rabbia, lacerando le gengive e riempiendogli la bocca di sangue,
ma
Clary non li vedeva, non vedeva nient'altro che il buio davanti a
sé.
- Perché lo amo. -
Quando la porta dell'ascensore si chiuse, davanti all'espressione
attonita dei
presenti, gli occhi di Clary erano coperti da una cascata di ricci
rossi.
Simon, però, giurò di aver visto una lacrima
cadere sul pavimento.
Arrivata all'ultimo piano le porte dell'ascensore si aprirono,
sferragliando,
sull'enorme giardino pensile del palazzo.
Il freddo pungente della notte costrinse Clary a ripararsi con le
braccia
intorno al corpo, nudo nei punti in cui il vestito si era strappato
durante la
lotta.
Rispetto a quando era entrata per la prima volta il giardino sembrava
essere
stato colpito da un uragano: i cespugli in fiore erano stati sradicati
dalla
furia di Lilith, il prato era cosparso di petali e veleno demoniaco, e
l'unica
luce ad illuminare il terrazzo era quella della luna.
- Jace? - Clary avanzò piano tra le piante, guardandosi
intorno in cerca di una
ciocca di capelli biondi o di un braccio ricoperto da rune, qualunque
cosa che
potesse tradire la presenza del Cacciatore.
- Jace, sei qui? -
Nessun suono, solo il vento che scompigliava le foglie degli alberi e i
clacson
impazziti sulla Second Avenue.
- Jace, non sono in vena di scherzi. -
Tastò le tasche con una mano e si accorse di aver lasciato
lo stilo sulla
scalinata principale. Non aveva niente con sé, né
una spada angelica né
nessun'altra arma.
A cosa dovrebbe servire? È
finita, va tutto bene.
Alla luce argentea della luna, Clary scorse la bara di vetro
sul
piedistallo al centro del giardino. Il liquido al suo interno aveva
cambiata
colore per il sangue e da quella distanza non lasciava
intravedere il
corpo al suo interno. Gocce di sudore freddo le rigarono le tempie
quando si
avvicinò, gli occhi spaventati che si spostavano dalla bara
al resto del
terrazzo in cerca di Jace.
- Jace, ti prego. -
In uno spruzzo gelido sentì i piedi bagnarsi fino alle
caviglie. Guardò per
terra : il piccolo piazzale di pietra era cosparso di pozzanghere
che si
allargavo fino all'erba circostante e qualcosa di solido vi risplendeva
nel
chiarore della notte, semi-immerso nel fluido scuro. La mano
tremante di
Clary si tese in avanti e lo afferrò per studiarlo da vicino.
Era il pugnale degli Harondale, quello del vero padre di Jace; una
linea di
sangue si avvolgeva intorno ai due aironi d'argento, facendoli sembrare
grossi
rubini decorativi.
Clary sentì il cuore martellare il torace fino a farle male.
- Jace. - la voce uscì fuori come un piagnucolio,
non riusciva che a
chiamare il suo nome.
Con la vista offuscata dalla paura, si sporse in avanti per
assicurarsi
che almeno il cadavere fosse rimasto al suo posto, ma
aspettò qualche secondo
prima di guardare, tenendo gli occhi chiusi.
Uno, due - contò - tre.. e
lì aprì.
Per un istante credette che il pavimento sotto i sui piedi fosse
scomparso nel
vuoto e che stesse precipitando giù nell'Inferno.
Giù, lontano da quel Paradiso
che dopo la vittoria aveva sperato di poter condividere con
Jace.
Il pugnale le scivolò di mano, affondando nell'acqua scura
della bara vuota
e schizzandole il viso fino a tingerlo di rosso.
- Jace? -
Infine capì, e si sentì morire: il suo Jace nel
giardino non c'era, perché non c'era nemmeno
Sebastian.
Clary urlò.
Note: sembrerà strano, ma la cosa che mi ha fatto penare di più in questa storia è stato il titolo.
- Ah sì, il titolo. Viene dal latino e può essere tradotto con la discesa nell'Inferno o il discendere nell'Inferno. La frase sotto riportata, appunto, è tratta dall'Eneide e alla lettera sarebbe "È facile discendere nell'Averno".
- Il riferimento al mito di Orfeo ed Euridice è stato fatto dalla stessa Clare, io l'ho reso in modo leggermente diverso (credo che sia uno dei miei preferiti <3 ). Chi non lo conosce può cliccare qui.
- Nella seconda parte le scritte in corsivo sono i pensieri di Clary, spero si sia capito.
- La splendida fanart che rappresenta Jace e Sebastian non è di mia proprietà. Avendola presa in una pagina sulla saga non sono riuscita a trovare il nome della persona che l'ha fatta. Faccio i miei complimenti a chiunque essa sia, è bellissima.
Ho finito, davvero. Spero che non sia venuta uno schifo e spero anche di ricevere un vostro giudizio, negativo o positivo fa lo stesso. Se comunque fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s'è fatto apposta.