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Autore: reilin    03/02/2012    5 recensioni
A breve avrebbero raggiunto il luogo stabilito per l’incontro con una delle squadre di guardie del corpo del Mizukage, che li avrebbero condotti dal loro capo: non vedeva l’ora di concludere la missione e tornare a Konoha, nel suo assolato e familiare villaggio.
[Fandom!AU Huntik/Naruto]
[PG: Dante Vale, Zhalia Moon]
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dante Vale, Lok Lambert, Sophie Casterwill, Zhalia Moon
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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A Wicked Game Autore: reilin
Titolo: A Wicked Game
Fandom: Huntik Secrets and Seekers
Personaggi: Dante Vale, Zhalia Moon, Lok Lambert, Sophie Casterwill, Den Pierce, Harrison Pierce
Pairing: Dante x Zhalia
Genere: Romantico, Avventura
Avvertimenti: Fandom!AU, Oneshot, Het
Wordcount: 1572 (W)
Note: Storia partecipante alla Maritombola di Maridichallenge con il prompt  32. Fandom!AU

Quella era la prima missione di livello B che era stata affidata alla sua squadra e li aveva portati in quel luogo inospitale che era il Villaggio della Nebbia. Il compito che era stato loro assegnato dall’Hokage in persona sembrava abbastanza facile: consegnare nelle mani del Mizukage dei documenti importanti riguardanti l’Akatsuki. Il Jonin dai capelli rossi si guardava attorno con circospezione e con il suo sguardo ambrato intimava ai suoi tre allievi di stare sempre all’erta, soprattutto a quel biondino che aveva sempre la testa fra le nuvole. Sospirò pesantemente, costatando quanto fosse fastidiosa quella maledetta nebbia che nascondeva ogni cosa: ma come facevano a vivere in quel posto da brividi? A breve avrebbero raggiunto il luogo stabilito per l’incontro con una delle squadre di guardie del corpo del Mizukage, che li avrebbero condotti dal loro capo: non vedeva l’ora di concludere la missione e tornare a Konoha, nel suo assolato e familiare villaggio.
Uno strattone alla manica della sua uniforme lo risvegliò dai suoi pensieri; la chounin dai capelli ramati  con un cenno della testa gli indicò due figure che si stagliavano fra la fitta bruma. Si avvicinarono con cautela ad esse, tenendo ben in allerta i loro sensi per captare eventuali segnali di imboscate.
«Siete la squadra del Villaggio della Foglia?», domandò uno dei due ninja rivolgendosi al Jonin.
«Sì, e voi siete le guardie del corpo del Mizukage?», si informò l’uomo dai capelli rossi.
«Proprio così! Seguiteci», risposero i due, che, senza aspettare una risposta, iniziarono ad incamminarsi.
Strana combinazione per una squadra di ninja del Villaggio della Nebbia, osservò il Jonin: un ragazzo che doveva avere l’età dei suoi allievi ed una donna… già, una donna che gli ricordava qualcuno. Indugiò il suo sguardo su di lei per qualche istante: dove poteva averla vista? La donna, accorgendosi di essere osservata, si voltò verso l’altro caposquadra e rivolgendogli un’occhiataccia gli chiese con un tono di voce piuttosto seccato: «Beh, c’è qualche problema?». L’altro, colto in flagrante, scosse la testa, poi, rivolgendogli un sorriso di quelli che avrebbero fatto strage di cuori a Konoha, le rispose: «No… è solo che mi ricordi qualcuno…». La ninja alzò gli occhi al cielo, poi, sospirando, si voltò per proseguire il cammino.
Certo, che non era affatto male quella Jonin, si disse fra sé e sé: quel fisico scattante ed al tempo stesso sinuoso, quegli occhi scuri e magnetici, quella pelle color caramello e quei capelli del colore del cielo notturno la rendevano indiscutibilmente attraente ai suoi occhi. Eppure c’era qualcosa che gli sfuggiva… ma cosa?
Marciarono per alcune ore nel più assoluto silenzio, poi, quando il sole tramontò dietro le montagne del Paese dell’Acqua portandosi via con sé anche quel poco di visibilità che era possibile nonostante la nebbia, decisero di accamparsi nei pressi di una grotta.
Dopo aver acceso un fuoco ed aver consumato una cena frugale, i ninja andarono a dormire nei loro sacchi a pelo, mentre i due Jonin rimasero svegli per fare la guardia a quell’accampamento di fortuna.
Seduti uno accanto all’altra, i due guardavano le fiamme danzare nell’aria fredda di quell’antro: il ninja dai capelli rossi, annoiato, prese a giocherellare con il fuoco usando il suo chakra.
«Smettila con questi giochetti!», sbuffò l’altra, infastidita.

Quell’esclamazione  riportò l’uomo indietro di una decina d’anni, al  suo esame di chounin: era il terzo giorno della seconda prova ed un forte temporale aveva costretto lui ed i suoi due compagni a ripararsi in una caverna. C’era voluto poco per accorgersi che, oltre a loro, c’era qualcun altro nella grotta: un’altra squadra di ninja, provenienti dal Villaggio della Nebbia, a giudicare dal coprifronte che indossavano. Immediatamente gli tornarono alla mente le storie che aveva sentito su quel villaggio, in particolare la terribile usanza di mettere uno contro gli altri gli studenti durante l’esame per diventare genin: per questo e per molti altri motivi tutti guardavano con diffidenza i guerrieri che provenivano da quel villaggio. Erano di fronte ad una scelta da compiere: ingaggiare battaglia contro l’altra squadra oppure condividere quell’alloggio di fortuna. L’acquazzone che imperversava all’esterno convinse tutti a mettere da parte i propositi belligeranti e a collaborare per trascorrere nel miglior modo possibile quella notte: accesero un grande fuoco e stabilirono dei turni di guardia ai quali avrebbe partecipato un membro di ognuno dei due team.
Lui era stato uno degli ultimi a montare di guardia, insieme ad una genin del Villaggio della Nebbia: le lanciò una rapida occhiata, mentre lei teneva lo sguardo fisso sul fuoco, cercando di ignorare la sua presenza. Quella ragazzina doveva avere qualche anno in meno rispetto a lui: i suoi capelli erano un caschetto scuro trattenuto dal coprifronte del suo villaggio ed il suo corpo ancora acerbo era nascosto da ampi abiti dai colori scuri.
Poteva percepire il nervosismo che lei provava, probabilmente proprio a causa del contatto ravvicinato con lui, studiava i suoi movimenti felini ed appena percettibili: era come se lei volesse essere invisibile al resto del mondo, sparire nella nebbia che avvolgeva il suo villaggio.
«Fa freddo, eh?», le disse, cercando di intavolare una conversazione, ma la ragazza rispose con un breve cenno della  testa, senza proferire una sola sillaba.
Fallito il tentativo di stabilire un minimo di contatto con la genin, il ragazzo iniziò a giocherellare con il fuoco usando il suo chakra e si stava divertendo tanto da non notare le occhiatacce che le stava lanciando l’altra.
«Insomma: la vuoi smettere con questi giochetti?», sbuffò infine lei.
Il ninja del Villaggio della Foglia le rivolse un’occhiata divertita: «Allora ce l’hai la voce?», le chiese in tono ironico. L’altra gli rispose facendogli la linguaccia.
Il ghiaccio era rotto: iniziarono a parlare del più e del meno e lui ebbe modo di constatare che quella ninja del Villaggio della Nebbia Insanguinata tutto sommato non era poi così terrificante… certo, non si poteva certo dire che avesse un buon carattere, ma in fondo, in qualche modo che gli sfuggiva, era addirittura piacevole stare lì con lei a conversare.
Lei era un  tipo di poche parole, mentre lui era sempre stato il classico tipo che una volta che inizia a parlare non la finisce più, così, mentre era tutto intento a raccontarle di una delle sue spericolate missioni con i suoi compagni di squadra, non si era accorto che lei si era appisolata.
Sentendo la ragazza meno presente del solito, il genin si voltò verso di lei e la vide dormire appoggiata  contro la parete di pietra, con la testa leggermente reclinata in avanti: certo che addormentarsi nel bel mezzo del proprio turno di sorveglianza non era proprio un comportamento consono ad un  ninja, ma in fondo poteva capirla, lo stress di quell’esame di selezione doveva averla provata duramente! Si avvicinò per svegliarla, ma dormiva così beatamente che gli dispiacque svegliarla: i tratti del suo viso erano così rilassati, la sua espressione  così dolce… gli venne spontaneo accarezzarle una guancia. La ragazza sospirò appena, continuando a dormire: si chinò su di lei e all’improvviso le sue labbra si ritrovarono su quelle della genin… senza neanche capire come e perché, l’aveva baciata. Il contatto ravvicinato la risvegliò e, quando si rese conto di quello che stava accadendo, morse il labbro del ragazzo, che si allontanò da lei appena  in tempo a ricevere uno schiaffo in pieno volto. Lui borbottò qualche parola di scusa, che lei fece finta di non sentire: per il resto del tempo rimasero in silenzio, aspettando che venissero a dar loro il cambio per la guardia.
Quando il mattino seguente le due squadre lasciarono la caverna, i due non si rincontrarono più… fino a quel momento, dieci anni dopo!

«Ora ricordo: tu sei quella ragazzina nella grotta!», esclamò il ninja di Konhoa.
La donna si portò una mano alla testa: non era possibile, quello che aveva davanti agli occhi era davvero quel ragazzino dai capelli rossi arruffati che l’aveva baciata tanti anni prima? Era così diverso dall’uomo dal corpo muscoloso e la maliziosa barba che era diventato, anche se i suoi occhi del colore dell’ambra erano rimasti gli stessi, ancora così vivaci e pieni di entusiasmo.
Anche il jonin dovette ammettere che il tempo aveva trasformato quella ragazzina in una avvenente donna, ancora più bella di quanto lui potesse ricordare, di quanto  potesse immaginare.
«E così, eccoci qui: il tempo passa e noi ci ritroviamo ancora qui da soli davanti ad un fuoco… sarà un  segno del destino?», commentò lui, rivolgendole uno sguardo sornione.
Lei, dissimulando il piacere che le davano le attenzioni che lui le stava rivolgendo, assunse un’espressione annoiata: «E quale segno del destino sarebbe questo? Avanti, illuminami!».
L’uomo la guardò divertita: «Beh, hai l’opportunità di farti perdonare per lo schiaffo che mi hai dato dieci anni fa: ti pare poco?».
La jonin incrociò le braccia al petto e sbuffò:  «Ma insomma: ti pare professionale pensare a simili cose mentre siamo entrambi in missione per i nostri Kage? E poi te lo sei meritato quello schiaffo: ti ricordo che mi hai rubato un bacio, il mio primo bacio!», esclamò calorosamente.
«Ah, quello era il tuo primo bacio, per questo mi hai morso il labbro, non eri molto pratica…», ribatté lui.
«Ehi, tu…», sbottò lei, rivolgendo all’altro uno sguardo truce.
L’uomo, per nulla intimorito dalle minacce della ragazza, con un gesto rapido e preciso da vero ninja la trasse a sé, e prima di baciarla le sorrise dicendole: «Ed ora vediamo di riprendere il discorso dove l’avevamo interrotto dieci anni fa…».

***
Cinquina! Bene, nonostante non credessi di farcela, sono riuscita a scrivere quest’altra fanfiction per la Maritombola… credo proprio che per questa edizione mi fermerò qui.
Ci tenevo molto a scrivere questa storia con il prompt Fandom!AU utilizzando Huntik e Naruto: è dalle ultime puntate della seconda serie, quando sembrava che Dante dovesse morire, che avevo in mente di scrivere un crossover fra questi due fandom. Sarà che la relazione fra Dante e Zhalia, in quel momento, mi ricordava tantissimo quella fra Asuma e Kurenai…  per fortuna poi il cercatore dai capelli rossi non è morto e per fortuna che è arrivato questo prompt della mia cartellina della Maritombola a darmi l’ispirazione per scrivere la prima fic su Huntik di questo 2012!
All’interno della storia, come avrete potuto notare, non ho mai usato i nomi dei cercatori: ho optato per questa decisione perché i nomi davvero troppo occidentali del team Huntik proprio stonavano nel contesto nipponico di Naruto. Ad ogni modo, credo che, nonostante questa mia scelta, i personaggi siano facilmente riconoscibili. Per maggiore chiarezza, il team di ninja di Konoha è composto da Dante, Lok, Sophie e Den, mentre la squadra di guardie del corpo del Villaggio della Nebbia comprende Zhalia ed Harrison.
Nella mia idea originaria – che per motivi di tempo e/o culopesaggine non sono riuscita a sviluppare come volevo – la squadra del Villaggio della Foglia dell’esame di selezione di chounin è formata da Dante, Montehue e Scarlet, mentre l’altra da Zhalia, Shauna e Wind… chissà, forse un giorno svilupperò meglio questa idea e scriverò qualche altra cosa collegata a questa one-shot.
Il titolo della fan fiction – non servirebbe neanche scriverlo, ma lo faccio uguale – è tratto, ovviamente, dalla celebre canzone di Chris Isaak “A Wicked Game”, che mi ha accompagnato ed ispirato nella stesura della storia.
Grazie per aver letto la fic ed anche queste note inconcludenti! Alla prossima…
~reilin
   
 
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