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Autore: The_WerewolfGirl_97    03/02/2012    5 recensioni
Premetto di aver letto solo il primo libro di questa saga, Fallen, e di essermi fatta un'idea tutta mia sulla presunta storia tra Arriane e Roland; è bastata una letta alle ultime pagine del libro per farmi venire in mente questa one-shot, e spero vi piaccia :)
Cosa sarebbe successo se, dopo la fuga di Luce dalla Sword&Cross, Cam non avesse mai stretto un patto con Daniel e si fosse precitato subito a cercarla? E se Roland, complice di Cam, fosse riuscito a rintracciarla per primo mentre Daniel era occupato in una battaglia?
[Arriane/Roland]
Dal testo:
"Il cimitero era popolato da ombre scure, sprazzi di cenere e pezzi di roccia calcarea, quasi a decorare le lapidi grigiastre e antiche che se ne stavano immobili su quel terreno impregnato di sangue e morte. [...] Arriane sembrava sul punto di esplodere, oppure di fulminarlo e lasciarlo lì sul terreno sotto forma di cenere; nessuna delle due prospettive era rosea, per il demone scuro di pelle, eppure lui non sembrava affatto preoccuparsene, come se ci fosse abituato. [...] Da quanto tempo non scherzavano più come una volta? [...] Non era mai stato uno stupido capriccio."
Hope you'll enjoy it (:
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arriane Alter, Roland Sparks
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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~ Green Beams and a desperate Love

 

 

Il cimitero era popolato da ombre scure, sprazzi di cenere e pezzi di roccia calcarea, quasi a decorare le lapidi grigiastre e antiche che se ne stavano immobili su quel terreno impregnato di sangue e morte.
Roland non seppe dire esattamente da quale parte si fosse diretta Lucinda, ma era più che certo di riuscire a concludere il suo compito entro la mezzanotte di quello stesso giorno; dopotutto, un'umana reincarnata andava molto meno veloce di un angelo caduto, specialmente se questo era dotato di un enorme paio d'ali e di un innato talento per il volo.
Quella Luce, poi, si fidava di lui, dopo tutte le volte che l'aveva visto insieme Daniel. Certo, forse l'avevano avvertita che ora era passato dalla parte opposta, quella vincente, quella delle ombre, quella di Cam; ma comunque poteva sempre contare sulla sua aria da ragazzo perbene e sul suo sorriso tanto smagliante quanto falsamente gentile e stucchevole.
A
d aiutarlo più del voluto, c'era anche il fatto che quella ingenua ragazza lasciava dietro di sé una lieve scia nera, invisibile per qualsiasi umano, soprattutto nel cimitero a quell'ora della notte; ma Roland non era certo un qualsiasi umano.
Quindi, di cosa avrebbe dovuto preoccuparsi?
Aveva tutte le carte in regola, ma soprattutto tutte le fortune dalla sua parte, per riuscire a portare a termine il suo dovere prima di mezzanotte; se si aggiungeva anche il fatto che in quel momento Daniel era troppo occupato a combattere contro Cam per accorgersi del pericolo che la sua ragazza correva, allora la vittoria poteva praticamente dirsi già sua.
Il “ragazzo coi dread”, come lo avevano soprannominato alla Sword & Cross, sorrise nelle tenebre, pregustando già la vincita che lo aspettava, cominciando a spiegare le sue ali e prepararsi così a 'decollare'.

Tuttavia, si era dimenticato di calcolare una pedina-chiave in quella battaglia.

L'unica in grado di confonderlo, di sconfiggerlo.
Un accecante raggio angelico esplose dietro di lui, facendolo sobbalzare, e illuminando per un interminabile secondo l'intero cimitero di un inquietante verde acido. Non seppe se sorridere o fare una smorfia, e alla fine optò per quest'ultima; si voltò verso l'ultima persona che si aspettava di vedere, l'unica che non aveva calcolato. Che pensava di aver irrimediabilmente perso.
Avrebbe potuto riconoscere tra mille quel raggio verdognolo.

« Beh? Basta così poco per fermarti? » irruppe una voce acida, proveniente dalla ragazza riccia di fronte a lui. « Ti stai rammollendo, Roland »

Arriane, l'unico angelo caduto schierato dalla parte del bene di cui gli importasse veramente, era in piedi innanzi a lui, a perforarlo con il suo sguardo glaciale una volta così caldo. A quel pensiero, Roland strinse i denti e scacciò via la sorpresa che regnava sovrana sul suo volto, rimpiazzandola con un sarcasmo irritante e pungente.
« Non mi sembra di essere io quello rammollito, Arrie » Ok, forse stava giocando sporco; di certo rispolverare quel vecchio soprannome non poteva certo far star meglio l'altro angioletto.
La ragazza, difatti, strinse forte i denti e gli lanciò uno sguardo micidiale, carico di rabbia.
« Non ti permetterò di raggiungerla, lo sai » rispose determinata, riferendosi a Luce; piegò lievemente le ginocchia per esser pronta a spiegare le sue ali, nel caso avesse dovuto lanciarsi al inseguimento di quel demone.
« Lo so, così come so che questo è un patetico tentativo di cambiare discorso, Arrie »
« Smettila di chiamarmi in quel modo! »
« Ti dà fastidio? Eppure io pensavo che ti piacesse...» disse Roland in tono fintamente dispiaciuto, mentre dentro di sé ghignava vittorioso per averla fatta infuriare.
Arriane sembrava sul punto di esplodere, oppure di fulminarlo e lasciarlo lì sul terreno sotto forma di cenere; nessuna delle due prospettive era rosea, per il demone scuro di pelle, eppure lui non sembrava affatto preoccuparsene, come se ci fosse abituato.
« Basta così poco per farti perdere il controllo, Arrie? » la scimmiottò, curvando un angolo della bocca verso l'alto; quella situazione lo stava infinitamente divertendo.
 « Basta così poco per farti dimenticare il passato, Roland? » Non era riuscita a trattenersi.
Sebbene evitasse di tirare fuori quell'argomento, e ci fosse sempre riuscita egregiamente, in quel momento non riuscì a trattenersi.

Da quanto tempo non scherzavano più come una volta? Da quanto tempo lui aveva cominciato a trattarla in quel modo, con l'intento palese di non voler affatto scherzare?

 

Arriane era concentrata sulla partita; un sigaro di cioccolato le ballonzolava tra le labbra mentre ragionava sulla mossa successiva. Roland si era legato i dread in due grossi crocchi, e la guardava con aria di sfida, picchiettando sulle pedine con il mignolo.

« Scacco matto, stronzo » disse lei, trionfante, facendo cadere il re a Roland.

Lui scoppiò in una sonora risata, trascinandosi senza fatica vicino a lei e morderle così il lobo dell'orecchio.

« Non vorrai certo negarmi la rivincita, vero Arrie?»

Stavolta fu lei a ridere, o per meglio dire sghignazzare, abbracciandolo forte e tirandogli una ciocca di capelli sfuggita da una delle due crocchie.

« Quando vuoi, demone dei miei stivali» ”

 

Da quanto tempo lei faceva finta di nulla, cercando di far credere che tutto ciò non la scalfisse nemmeno e che le andasse più che bene?

 

« C'è qualcun altro da... » chiese Luce, esitando «...dall'altra parte?»

« Roland » disse Gabbe, muovendo una mano in aria come se stesse scacciando un'insignificante mosca. Il cuore di Arriane fece un balzo, quasi contro la sua volontà; era successo da poco...

« Roland? » Luce era sbalordita. «Ma eravate amici, ed è sempre stato così affascinante e carino...»

A quelle parole Arriane batté le ali in modo triste, agitato, creando una corrente d'aria polverosa. Lucinda aveva usato le parole giuste, per una volta. Erano stati amici, anzi, qualcosa di più. Ma non lo erano più. E lui era sempre stato “affascinante e carino” con tutti, ma specialmente con lei, l'angelo caduto dalle ali verdognole.

« Lo riporteremo indietro, un giorno... » sussurrò inconsapevolmente Arriane. ”

 

« Come hai detto? » Il semi-sorriso di Roland non s'intaccò, eppure per un attimo parve vacillare; nemmeno lui si era aspettato quella domanda.
« Mi hai sentito. » ribatté lei gelida, conscia che ormai il danno era fatto e che non fosse più possibile tornare indietro.
« Voglio che tu lo ripeta » insistette lui, mentre stringeva forte i denti ed il muscolo della mascella si faceva più evidente.
« Che c'è, all'improvviso sei diventato fan del masochismo, Roland? » La voce aspra di Arriane era carica di risentimento, ribolliva di questioni che si era tenuta dentro costantemente in quegli ultimi mesi e che ora scalpitavano per uscire. « Vuoi sentirmi dire che ti ritengo uno stronzo, per davvero stavolta, perché all'improvviso hai smesso di parlarmi, di volermi? Vuoi sentirmi dire quanto ci sono rimasta di merda quando ho capito che tu non mi ami più e che non mi avresti più cercata? Vuoi davvero che te lo dica, Roland? Ah già, forse il tuo nuovo “ego oscuro e forte” è in grado di sopportare tutto questo, tanto cosa vuoi che sia lo sfogo di una ragazzina capricciosa »

La voce di Arriane tremava ad ogni domanda, mentre il battito di Roland sussultava ad ogni parola.

« Pensi che io sia felice quando ti guardo da lontano, mentre te ne stai tranquillo accanto a Cam e Molly, che ti si struscia in continuazione addosso? Pensi che mi faccia piacere tutto questo? »
La filippica in teoria doveva continuare ancora a lungo, ma il groppo in gola che Arriane si era tenuta per tutto il discorso ebbe la meglio e le impedì di continuare; ma lei fu abbastanza forte da riuscire a reprimere le lacrime e con esse i singhiozzi. Non aveva mai pianto, e di certo non lo avrebbe fatto in quel momento.
Roland nel frattempo la guardava con espressione neutra, ma lei aveva imparato a riconoscere ogni più piccola sfumatura delle sue iridi anche a chilometri di distanza: Roland era tormentato.
Arriane non ce la faceva più a tenersi tutto dentro, e per quanto sapesse che lui era altrettanto indeciso, era fermamente convinta di ciò che aveva appena finito di dire; e questo non le impedì di fare ciò che in seguito fece.
Strinse con violenza i pugni, arrivando a conficcarsi le unghie semi-mangiucchiate nei palmi pallidi, e chiuse forte gli occhi grandi, mentre sentiva l'energia scorrere dentro di sé.
Non era come quando lanciava incantesimi curativi, oppure di creazione; gli incantesimi di battaglia non ti scorrevano lenti dentro le vene come una leggera brezza invernale, ma impetuosi e violenti come un fiume in piena, pronto a straripare non appena quel flusso di energia avesse raggiunto i palmi delle mani.
Arriane sentiva con chiarezza l'energia devastante dentro di sé, e ne rimase sconvolta; non sapeva quanti danni avrebbe fatto dopo aver lanciato l'incantesimo, ma ormai era troppo tardi; sentiva chiaramente il vento cominciare a soffiare più forte, facendo vorticare in aria piccoli cumuli di cenere e terra e facendo muovere violentemente i suoi capelli ricci e scuri, come delle piccole fruste.
Nel momento in cui l'energia raggiunse le sue mani, Arriane si pentì; non sapeva cosa l'avesse spinta a farlo, e in quell'istante avrebbe voluto cancellare tutto. Sapere che Roland non la amava più, tanto da non contraddire ciò che lei aveva precedentemente detto, ma non era certo una giustificazione valida per mettere fine alla sua vita.
Arriane tentò di ricacciare indietro il flusso, di fargli riattraversare il percorso al contrario, ma era troppo tardi.
Miriadi di lampi verdi e luminosi esplosero dai suoi palmi graffiati, simili a piccole stelle filanti colorate di Capodanno, ma molto più letali. Il vento soffiò più forte e la cenere volò fino a sfiorare le cime degli alberi più alti, ma il tutto durò circa un secondo.

L'aria si calmò, i lampi scemarono, i residui di cenere e rocce si posarono sul terreno incolto del cimitero e calò un silenzio inquietante. Arriane aveva gli occhi chiusi.

 

 

* * *

 

 

Non riusciva a capacitarsi di ciò che aveva appena fatto.
Il pensiero di Roland, che rideva di lei ignorando bellamente il suo sfogo e che si lasciava andare entusiasta con Molly, le era rimasto in testa tutto il tempo.
Solo quando mancava un misero secondo alla fine, si era pentita, e aveva deciso che lui doveva vivere, perché non vedere mai più il suo sorriso smagliate e i suoi occhi maliziosi era molto peggio che vederli rivolti a qualcun'altra.
Ma era stato troppo tardi.
Arriane si ripeteva in continuazione quelle parole, mentre vedeva attraverso le palpebre la più completa oscurità; era consapevole del calore che sentiva contro il suo viso, il suo petto, la sua pancia, e l'aveva attribuito al terreno, convinta che dopo l'esplosione di raggi verdi lei fosse caduta al suolo per il contraccolpo e che ora si trovasse a faccia in giù contro la terra.
Si era ormai arresa a quell'idea quando il terreno si mosse lievemente, andando a premere contro le sue guance. Sembrava... un respiro.
Aprì gli occhi, confusa, e invece di sentirli pizzicare per via “dell'incontro ravvicinato” coi granelli di cenere, vide un ampio petto maschile, dal colore scuro della terra bagnata.
Sorpresa, mosse i muscoli delle gambe e scoprì di essere in piedi, soltanto che essi non toccavano terreno; era come se... il suo intero corpo volasse in aria, sorretto da qualcosa.
Alzò lo sguardo verso l'alto, e incontrò due occhi scuri, preoccupati e ansiosi; due occhi che le erano mancati tanto, in quei pochi minuti di incoscienza, due occhi che aveva temuto di non vedere mai più nella sua vita.
Improvvisamente, capì anche perché sentiva quello strano calore anche sulla schiena e poco sopra i fianchi.

Roland era ancora vivo, e la stava abbracciando.

La teneva sollevata in aria con la sola forza delle sua ali, che si muovevano lentamente ma facendo molta pressione.
Ed il suo viso si trovava contro il petto di lui.
Si allontanò leggermente, continuando a fissarlo negli occhi, in attesa. Attesa che, peraltro, durò molto poco.
Le sue labbra incontrarono quelle del moro, come se fosse la prima volta. Premettero dolcemente le une contro le altre prima di schiudersi e lasciare che il fuoco spazzasse via la dolcezza. Le lingue si intrecciarono e i respiri divennero affannati; le bocche si muovevano in sincrono, mentre lei chinava la testa di lato per approfondire meglio il bacio.

Era... il Paradiso.

Si staccarono, ansanti, qualche minuto o forse qualche ora dopo.
« E questo cos'era? » disse lei con il fiato corto, mentre un lieve sorriso spuntava sulle sue labbra e le sue braccia cinsero forte il corpo di lui.
« La dimostrazione che tutte le cose che abbiamo detto prima, erano cazzate »
Le loro labbra si incontrarono di nuovo, stavolta approfondendo subito il bacio, mentre le dita esploravano ingorde il viso dell'altro; quelle di lei si intrecciarono ai dread di lui, mentre quelle del ragazzo andarono a cingerle con forza i fianchi.
E Arriane pensò, mentre Roland le mordeva il labbro inferiore, che non avrebbe cancellato quel momento per nulla al mondo. Cosa poteva esserci di meglio di due angeli che, in volo, con il riverbero della luna piena a delinearne solo i confini, si promettevano amore eterno?

Sì, anche Roland l'aveva finalmente capito.
Non era mai stato uno stupido capriccio; lei lo amava, così come lui amava lei, e l'avrebbe cercata per sempre.

 

~ Happy end ~



 

  
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