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Autore: Alessia_Way    03/02/2012    3 recensioni
Si sentiva terribilmente solo. Disperatamente e fottutamente solo!
Niente poteva farlo stare meglio!
One-Shot sui My Chemical Romance, o meglio su Gerard e Frank. Contiene scene di sesso non approfondite, ma accentuate, termini volgari e cose varie. Sarà Rating Arancione, però.
Spero vi piaccia :D
Genere: Demenziale, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Salve :D
Eccomi ritornata ancora qui :D Invece di continuare le storie, mi metto a scrivere nuove one-shot del tutto nuove xD Si, questa è la mia prima one-shot sui My Chemical Romance Erotica O_O (La colpa è delle Frerard *-*)
Siate clementi, è la mia prima one-shot di questo genere e non so se vi piaccia. Comunque una opinione vostra la voglio di sicuro xD Anche critica, perchè voglio capire dove ho sbagliato! :D
Bene, adesso vi lascio ;)
Buona Lettura e alla prossimissima ;)




A Way To Be Happy!

Si sentiva terribilmente solo. Disperatamente e fottutamente solo!
Niente poteva farlo stare meglio: né la compagnia di Mikey, che cercava disperatamente, con le sue stronzate, di farlo sentire meglio; né la vodka, la sua cara amica che ogni fottuta sera si impossessava del suo corpo e della sua mente, inebriandoli; né i suoi sfoghi sul cartoncino, in cerca di realizzare o di personificare la depressione o la solitudine. Niente poteva farlo stare meglio. Neanche stare con il suo gruppo preferito. Anzi, stare in sua compagnia gli creava più problemi di quanti non ne avesse già!
Stare con il suo gruppo, richiedeva autocontrollo per lui e ne era al corrente, perciò stava poco tempo insieme ai suoi amici per un semplice motivo: una scopata! Ecco che cosa voleva veramente. Ecco la soluzione per il suo malessere.
Ma lui non desiderava una scopata come tutte le altre, tipo “botta e via”. No! Lui ne voleva una vera, con la persona che desiderava e no con la prima che capitava.
Lui era desideroso di farlo con una sola persona ma non sapeva se essa ricambiava quel volere, quel desiderio, perciò… si distruggeva internamente.
Alzò lo sguardo dal suo disegno, l’ennesimo di quella settimana, catturato da un rumore proveniente dalla porta della cucina che dava sul salotto. Si aspettava di vedere apparire Mikey, tornato a rompergli le palle (non odiava il fratello ma a volte era assillante). Era Frank, invece, con una bottiglia di birra fra le mani.
Lo osservò, in tutta la sua lunghezza, soffermando gli occhi in zone per lui invitanti.
Da quando Frank era entrato nella band, grazie al santo fratello Mikey, provava una certa attrazione verso quell’uomo, piccolo ma dannatamente bravo ad armeggiare e accarezzare le corde della sua Pansy. Ma l’attrazione che provava lo uccideva ogni momento, soprattutto quando si trovava nel suo cazzo di letto freddo e per nulla comodo.
“Gee, cazzo, la smetti di fissarmi?!”, lo rimproverò il chitarrista, mentre prendeva poso al suo fianco sul divano.
Si maledì per aver anche solo provato a violentarlo in quel momento. Non era il caso, assolutamente.
“Non ti stavo fissando”, mentì il cantante, posando finalmente gli occhi sul suo disegno, nella speranza di non doverli staccare, “Stavo solo guardando altrove pensando”.
“Si, certo come no”, rispose Frank per nulla convinto, prendendo un sorso della sua birra, “Piantala di rispondermi con delle stronzate!”.
“Non sono stronzate! È la verità!”, si difese Gerard, con una voce alquanto strana, tipo femminile, arrossendo appena.
“Invece lo sono eccome! Mi fissi troppo e mi da fastidio!”.
Tutte le speranze del cantante, andarono a farsi benedire.
Gli veniva da chiedersi il perché si era innamorato di lui, fin da quando aveva varcato la soglia del loro piccolo studio delle prove, a fianco del fratello. Quando si erano presentati, Gerard non aveva fatto altro che pensare al colore dei suoi occhi, che lo aveva tanto stregato e rincoglionito.
Poi calò il silenzio, un silenzio che permise a Gerard si maledirsi ancora una volta per essersi fatto scoprire da Frank. Cercava in tutti i modi per non farsi vedere invece… era rimasto fottuto!
Preferì non spiccare parola e cercò di finire il suo disegno, circondato dalla voce oppressiva di un giornalista alla TV, che Frank stava guardando.
“Ehy gente!”, trillò Mikey, spuntando dalla porta della cucina, nella speranza di far saltare in aria i ragazzi. Ma quest’ultimi non si scomposero, troppo impegnati e concentrati nei loro passatempi.
“Emh… io, Ray e Bob stiamo andando a farci un giro. Volete venire?” propose Mikey.
In risposta, Gerard mostrò il carboncino che aveva fra le mani, senza staccare gli occhi dal foglio, e Frank appoggiò i piedi nel piccolo tavolino del salotto, cambiando canale, finendo col guardare un programma di cucina.
“Ok… buon divertimento”, augurò Mikey scappando dietro Ray e Bob fuori di casa. In un attimo, Frank e Gerard rimasero soli.
“Povero pollo!”, sbottò Frank di botto, facendo saltare in aria Gerard, che sporcò con il carboncino l’angolo pulito del suo disegno.
“Che cazzo è successo?”, chiese allarmato Gee, fissando l’amico: si trovava con la birra fra le gambe e si copriva la bocca con le mani, con gli occhi pieni di lacrime fissi sullo schermo della TV. Gerard seguì il suo sguardo e vide che il cuoco stava sbudellando un pollo spennato, con la testa ancora attaccata al corpo, ma non ancora per molto.
Al cantante venne di ridere sguaiatamente.
“Beh? Tutto qui?”, constatò Gee ridacchiando.
Frank si voltò verso di lui, guardandolo con gli occhi fuori dalle orbite, “Tutto qui? Quel cuoco di merda ha appena sbudellato e decapitato un povero pollo indifeso!”, sbottò fuori di sé.
“Capisco che sei vegetariano, ma non c’è bisogno di farne un dramma”, rispose tranquillo l’altro, continuando a disegnare, nella speranza di coprire con un qualcosa, non ancora definito, la sbavatura che aveva fatto.
“Ma… oh, vabbè, vaffanculo!  Non puoi capirmi!”, disse Frank, asciugandosi le lacrime fuoriuscite al suo controllo, e cambiò canale, finendo su un programma di musica.
“Ti capisco eccome!”, sussurrò l’altro.
“Fottiti!”, lo mandò a quel paese Frank.
“Con molto piacere! Conosco già la persona”, disse Gerard sorridendo maliziosamente, sempre senza staccare gli occhi dal suo disegno.
Frank, preso da un moto di curiosità, lo guardò sorridente, “E chi è? Eh?! Dimmelo!”.
Gee alzò lo sguardo verso l’amico, inchiodandolo con i suoi occhi maliziosi che lasciavano davvero poco all’immaginazione.
Frank capì è lo guardò come se fosse pazzo.
“Gee… non farmi pensare male”, mormorò Frank e Gerard rispose ridendo, però con una nota amara.
“Forse non dovrei… ma mi sento di dovertelo dire”, iniziò col dire il cantante e Frank si mise tutto orecchi.
Gerard posò il disegno, quasi completo, e si mise in ginocchio sul divano, per guardare meglio l’amico. Si torturò le mani, si mangiò le unghie e cominciò ad andare in iperventilazione, imbarazzato ed incerto. Si era calato nei panni di una ragazzina sul punto di confessare i proprio sentimenti ad un ragazzo. Gli stava a pennello quella parte.
“Emh… Io…”, cominciò col dire, con una vocina infantile, deciso a confessare.
“Gerard… mi fai preoccupare. Che cazzo mi devi dire?”, chiese Frank fra il curioso, lo spaventato e lo spazientito.
“Penso… di… essermiinnamoratodite”, sputò fuori così velocemente che Frank dovette metabolizzare per bene la confessione.
“Che cosa hai detto?!”, disse il chitarrista, dopo aver capito tutto. Non poteva crederci! Quella era una buona presa per il culo!
“Si, Frank… mi sono innamorato di te”, borbottò più sicuro Gee con la stessa voce femminile di prima.
Gerard, dopo quella confessione, ebbe un moto di coraggio e decise di far uscire fuori le palle: avvicinò il viso a quello di Frank e lasciò un bacio veloce sulle sue labbra. Si allontanò come scottato.
“Scusa”, mormorò il cantante con voce acuta, abbassando lo sguardo, imbarazzato.
Frank, in risposta, non si pulì le labbra schifato. Quando Gerard aveva poggiato le labbra alle sue, trovò la loro morbidezza unica e soave. Volle scoprirne di più: alzò con un dito il viso di Gerard e lo baciò, con un moto di passione e desiderio.
Gerard, confuso, non rispose dapprima. Quando si rese conto che il suo sogno si stava avverando, rispose con più energia e passione e finì col mettere le mani fra i capelli neri di Frank. Quest’ultimo, di conseguenza, catturato da quelle deliziose labbra, tirò a sé, per i capelli rossi, il viso di Gerard.
Iniziarono così una danza languida, dolce e appassionante. Senza che nessuno se ne rese conto, finirono uno sopra l’altro, sul divano.
Si toccarono, si baciarono senza sosta, senza mai staccarsi, per un tempo che parve infinito.
Ad un certo punto, quando furono sul punto di scopare veramente, Gerard si fermò si botto, alzandosi dal corpo di Frank.
“Che cazzo fai?”, sbottò confuso Frank, mettendosi a sedere. Gli stavano cominciando a mancare le labbra morbide di Gerard.
“Forse… stiamo sbagliando. Forse non è il caso cioè…” cominciò a parlottare Gerard, con la voce fottutamente femminile, confuso e agitato.
Frank stava pensando se Gerard stesse bene o no. Si stava seriamente preoccupando della sua fottuta salute mentale.
Frank gli prese le spalle e lo guardò nelle pupille, “Gerard… comincia a fottertene! Non mi interessa un cazzo ok? Facciamolo, che male c’è? Ti voglio anch’io e… cazzo, l’ho detto!”, mormorò senza collegare la lingua al cervello. Gli aveva confessato che lo voleva.
Questo fece risvegliare una voglia sfrenata di lui a Gerard, infatti si riappropriò delle sue labbra, scaraventandolo sui cuscini del divano.
“Sta zitto! Hai fatto bene a confessare. Sei pronto?”, chiese Gerard con fare malizioso e i Paesi Bassi di Frank si svegliarono leggermente al tocco sensuale e lascivo dell’amico.
“Si!”, esclamò con voce strozzata Frank e, in un attimo, si ritrovò completamente nudo. Gerard ci sapeva fare, come fatto di svestire.
Frank, un po’ infastidito, tolse tutto ciò che indossava Gerard con movimenti bruschi: non riusciva ad aspettare oltre.
Gee rise dei suoi modi di fare e, come Frank, si ritrovò senza nessun indumento.
Legarono ancora le labbra, e lasciarono che le mani dell’uno toccassero ed esplorassero il corpo dell’altro. La voglia era troppa e in un attimo, ribaltarono le posizioni: Gerard si ritrovò a pancia in giù e Frank pronto ad entrare con un colpo secco dentro di lui.
Con un urlo di piacere, Gerard accolse con tanto amore Frank dentro di sé e, circondati da gemiti incontrollati, cominciò a spingere.
Lo fecero due, tre, cinque volte, senza stancarsi. Volevano farlo e continuarono.
Alla quinta volta, si fermarono: Frank si accasciò contro il petto nudo e sudato di Gerard, stringendolo a sé.
“Cazzo Frank… sei potente!”, constatò felice Gerard, contento. Finalmente si sentiva felice, libero. Finalmente il suo desiderio era stato appagato.
Tutto quel dolore della solitudine era sparito quando si erano baciati e si era cancellato del tutto quando avevano scopato.
“Devo ammettere che… mi è piaciuto”, ammise Frank, facendo ridere Gerard.
“Anche a me”.
Rimasero sdraiati in quel modo, uno sopra l’altro, ad accarezzarsi e a parlare per svariati minuti.
Poi bussarono alla porta.
“Cazzo, sono tornati!”, esclamò Gerard, mettendosi a sedere di botto.
Bussarono ancora. Due tonfi secchi e leggermente pesanti.
“Chi è?”, chiese Frank vestendosi, seguito dall’amico.
“Siamo noi”, fu Ray a rispondere da dietro la porta.
“Un secondo!”, li avvisò Frank.
Aspettò che Gee si rivestisse e, quando quest’ultimo prese la sua vecchia posizione da fumettista al lavoro, andò ad aprire.
“Frankie! Tutto bene? Sembri sudato”, constatò Mikey, guardandolo con occhio investigatore.
Frank non sapeva che balla inventare ma un fottuto lampo di genio gli investì la mente.
“Ho fatto un po’ di… esercitazioni con la chitarra. Ho provato molte canzoni e ho sudato molto, anche perché c’è caldo un pò”, spiegò Frank e cercò di essere credibile. Ci cedettero, o quasi.
“Ma non vedo la chitarra”, osservò Ray.
“L’ho appena posata”.
I ragazzi annuirono e si avvicinarono al divano.
“Tu Gee? Finito il disegno?”, chiese Mikey curioso, sporgendosi per guardare oltre la spalla del fratello.
“Lo sto perfezionando. Devo cercare di coprire una piccola sbavatura”, rispose Gerard, mostrando il disegno.
“Wow! Bello!”, esclamò meravigliato, vedendo il capolavoro.
“Andiamo di là, Mikey. Ho fame!”, si lamentò Bob, che fino ad allora non aveva parlato.
“Si, andiamo. Vieni Ray”, lo chiamò Mikey e poi sparirono in cucina.
“Sei bravo a raccontare balle. Ci stavo credendo anch’io”, si congratulò Gerard, quando Frank si sedette al suo fianco.
Frank si voltò verso Gerard e sorrise. Fece per voltarsi per prendere il telecomando alla sua destra e lanciò un urlo, “Oddio!”.
Gerard, per poco, non rovinò il disegno. Spaventato e preoccupato, guardò verso Frank, “Oh, merda!”, esclamò fissando la macchia bianca che copriva per la maggior parte il divano in pelle marrone.
“Che succede, ragazzi?”, si affacciò dalla cucina un Ray abbastanza preoccupato.
Frank cercò di coprire il guaio con un cuscino, “Emh… niente Ray. Tutto ok”, lo tranquillizzò nervoso.
Poco convito, Ray si dileguò.
Frank ricevette uno scappellotto sonoro sulla nuca, “Che cazzo fai?”, lo fissò stupito il moro, massaggiandosi la parte lesa.
“La prossima volta… prendi un lenzuolo bianco e vecchio”, lo riprese Gerard ridendo.
“Ma quale prossima volta!”, rispose Frank ma nel suo tono di voce si percepì una nota maliziosa.
Risero, dandosi delle gomitate. Si sentirono liberi, adesso. Liberi dal senso di angoscia che li uccideva e liberi di poter pensare a che situazione erano arrivati per essere in tutti i modi… felici. 



 
   
 
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