La Solitudine

Ormai era notte fonda, sicuramente mezzanotte passata, e il silenzio regnava nella casa dell'Ungherese .
Sola.. Solitudine. Dolore. Ancora amore. Sentimenti strani abitavano il cuore di Eliza.
Il suo buon cuore che non ce la faceva più. Il suo cuore stanco ma pieno di voglia di vivere. Per lei, per la sua piccola bambina. Anche per lui, per l'amore della sua vita.
Quell'amore che aveva, ormai, perso.
Si girò su di un lato, vedendo la parte piatta del suo grande letto. Quella parte dove, di solito, c'era colui che amava... Quell'idiota dai capelli fini e profumati. Lo stesso idiota che amava.
Distese la mano nel vuoto mentre le gote rosse venivano rigate da calde, amare, lacrime che bagnavano il cuscino della giovane ragazza.
Era sola. Per la prima volta in vita sua si sentiva sola, indifesa... Completamente sola.
Quello che la faceva tribolare l'avrebbe fatta, anche, rasserenare. L'avrebbe resa più felice che mai.
Ma ora, quel tribolo rasserenante, non c'era più e lei si sentiva sola, rannicchiata nel letto, mentre lasciava dolci rumorosi singhiozzi che si perdevano nel silenzio contagiante della notte. Di quella notte fonda a Budapest.

Note di questa qui che scrive:
Prima cosa, magari non tutti sanno il significato del verbo 'tribolare'. Tribolare significa 'far soffrire' e deriva dal Latino.
Seconda cosa, scusatemi per questa 'Mini-Fic'. La mia parte interiore necessitava di uno sfogo scritto sulla mia cara Liz.
Detto ciò spero di non avervi rotto.