Lasciarsi trasportare dalle correnti ascensionali sempre più in alto, dove l’aria è rarefatta e brucia nei polmoni.
Il solo suono che si ode è il vento che fischia, geme nelle orecchie, si confonde col respiro affannato per la mancanza d’ossigeno, ma non importa la stanchezza, nulla è più importante dell’essere il quel luogo.
Il mare blu si mostra in tutta la sua maestosa immensità, le nubi candide lo incorniciano all’orizzonte e l’odore di salsedine si spinge fino alle narici gelate.
Lo sguardo corre veloce, sorvola in un attimo una città, un paese e un boschetto di betulle. Il sole abbaglia e fa abbassare le palpebre per una frazione di secondo.
Il paesaggio cambia, il mare è tinto di rosso tramonto, rosso come il sangue fresco sulle mani e sui vestiti, rosso come le fiamme che ghermiscono la città, il paese e infiammano il bosco facendolo somigliare ad una distesa di papaveri cremisi.
Non è più tempo per i ricordi. Nulla, però, è più importante dell’essere in quel luogo a perdercisi per un battito di ciglia; neppure la vita.
Volare è fantastico, anche quando le correnti d’aria lasciano lo spazio al vuoto e il vento stride nelle orecchie precipitando. E’ fantastico volare, anche se sarà l’ultima volta, neppure allora il sorriso lascerà il volto e lo sguardo appannato.