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Autore: Aurora_Boreale    03/02/2012    7 recensioni
Una domenica insieme da trascorrere con serenità, mentre fuori il mondo si tinge di bianco.
Dal capitolo: “Non ci crederai mai,” sussurra il ragazzo dai capelli rossi all'orecchio di un addormentato Kaede. “Ma ha nevicato tutta la notte e sta ancora nevicando!” [RuHanaRu]
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi non sono miei, ma di T. Inoue. La storia non è stata scritta a scopo di lucro.

Paring: HanaRu + RuHana (un equilibrato reverse è il mio nuovo credo^-^)

Dedicato a tutte le ragazze dello Slam Dunk Yaoi Temple (in particolar modo alle ragazze del ‘Progetto dj’) perché mi sono resa conto di essere iscritta da ben 3 anni! Come vola il tempo!^^

Note: Un piccolo fuori-programma, complice la neve che sta cadendo incessantemente da giorni.

Spero vi piaccia, nonostante la sua grande semplicità. La fic potrebbe apparire un po’, come dire, ‘spezzettata’, ma è un intento voluto, perché desideravo solo descrivere dei tasselli di una giornata di Hanamichi e Rukawa.

Buona lettura!

Baci,

aury

 

 

 

 

 

 

 

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La neve possiede questo segreto: di ridare al cuore un alito di gioia infantile che gli anni gli hanno impietosamente strappato.

Antonine Maillet, Pointe-aux-Coques, 1958

 

 

 

 

NEVE

 

 

Non ci crederai mai,” sussurra il ragazzo dai capelli rossi all‘orecchio di un addormentato Kaede. “Ma ha nevicato tutta la notte e sta ancora nevicando!”

Hanamichi non potrebbe essere più entusiasta; dopo un Natale senza neve, non avrebbe mai sperato di poterla vedere nei primi giorni di febbraio.

Quando, qualche ora prima, si era svegliato e aveva notato i grossi fiocchi cadere dal cielo, non aveva potuto fare a meno di lanciare un grido di esultanza. Poco importa se quel suo scoppio di ilarità gli era costato un doloroso calcio da parte di Rukawa, affatto contento di essere stato destato in quel modo brusco. Sakuragi però non ci aveva nemmeno fatto caso.

Aveva trascorso i successivi dieci minuti a poltrire tra le coltri, seguendo con sguardo estatico la danza della neve nell’aria, il rassicurante calore del corpo di Kaede premuto contro il suo fianco sinistro.

Era stato proprio in quell’attimo che un pensiero lo aveva colto: ‘Sono felice.’

Il suo animo aveva tremato alla realizzazione di una sensazione tanto intensa quanto rara. Da quanto tempo non si sentiva così sereno e in pace con il mondo?

“Kaede, ma mi hai sentito?” domanda Hanamichi, passando una mano tra i capelli serici di Rukawa, ancora addormentato. “Kitsune, guarda che io sono sveglio da più di un’ora e, nella mia magnificenza, ho pure preparato la colazione.”

Sakuragi tenta di allietare il proprio amante con il cibo, ma con ben pochi risultati, perché Rukawa si limita a mugolare un insulto e a sprofondare anche con la testa sotto al piumone, pur di non sentire la voce del compagno.

“Baka Kitsune!” sbotta Hanamichi, adirato. E lui che si era pure dato la pena di preparare da mangiare per entrambi. Solleva le braccia in aria, in un gesto dettato dall’esasperazione, poi, con un ghigno molto sadico stampato in viso, afferra i bordi del piumone tra le mani e li tira con tutta la forza che possiede.

“Do’aho!” ringhia Kaede, appena avverte lo sbalzo di temperatura. Il suo corpo è percorso da un brivido di freddo e allora, per disperdere minor calore, si raggomitola come un gatto, senza nessuna intenzione di svegliarsi.

“Ma non è possibile!” esclama Sakuragi. “Ohi Kitsune, se non ti alzi entro cinque secondi, ti butto giù a calci!”

“È domenica,” mugugna Kaede, mentre allunga un braccio dietro di sé alla ricerca del piumone. Hanamichi osserva quella mano diafana tastare a tentoni il materasso e, a quella vista, non riesce a resistere.

Porta in avanti la propria mano, finché sente le sue dita intrecciarsi a quelle di Kaede. È un movimento semplice e quasi automatico, specchio della profonda intesa che esiste tra loro. Dopo aver riportato il braccio di Kaede davanti al suo viso, le loro mani ancora unite, si corica sul letto premendo il proprio corpo a quello del compagno.

Ad Hanamichi sfugge un sorriso quando Kaede, accorgendosi della sua presenza, gli si accoccola contro. Se lo stringe addosso, in modo che non possa passare tra loro neppure un filo d’aria. Sono così vicini che percepisce ogni cosa: i capelli di Rukawa che gli solleticano il naso, la sua schiena che aderisce al suo petto, la ruvidezza dei suoi talloni agganciati al retro dei propri polpacci. Avvinti in quel bozzolo di calore, può anche sentire il respiro di Rukawa, leggero e regolare, e il suo profumo. Dio, il suo profumo che gli sta mandando in panne il cervello.

“Kaede.”

Il suo è un lieve sussurro. La dolcezza di quel richiamo fa aprire le palpebre di Kaede. Hanamichi fa perno sul braccio per sollevare il busto quel tanto che gli basta per guardare il volto del compagno. Il cuore aumenta subito la frequenza dei suoi battiti alla visione dell’espressione assonnata di Kaede. ‘È così bello,’ pensa. Sì, davvero bello, senza quel cipiglio severo che lo contraddistingue. Sa che solo a lui è permesso di vederlo in quel modo; così arrendevole, così umano.

La sua mano serra la presa su quella di Rukawa, mentre il languore dell’eccitazione inizia a montare, annodandogli lo stomaco in una sensazione nota.

“Kaede,” sussurra di nuovo, questa volta con una voce arrochita e pregna di bisogno.

In risposta al suo mormorio, Rukawa inizia a strusciarsi piano contro il bacino di Hanamichi, inclinando al contempo il capo per mettere in mostra la linea invitante del suo collo e della spalla, parzialmente nuda a causa dello spostarsi della casacca del pigiama.

Ad Hanamichi scappa un gemito quando la frizione sul suo pube fa reagire il suo pene, che manifesta evidenti segni di interessamento. I suoi occhi, ancora fissi su Kaede, scorgono il leggero sorriso vittorioso del compagno quando percepisce il turgore contro il suo sedere divenire sempre più marcato.

“Sei un provocatore,” ansima Hanamichi al suo orecchio, iniziando a dare dei piccoli affondi, nonostante gli strati di vestiti che separano le loro pelli accaldate. “E un maniaco,” aggiunge, prima di posare un bacio sulla spalla nuda di Kaede. Un attimo dopo la sua lingua sta già percorrendo il collo candido, seguendo il pulsare frenetico della carotide.

“E io non sarei un Genio se non ne approfittassi,” proclama in un soffio Hanamichi.

Sono le ultime parole che dice, perché poi sono solo ansimi, gemiti e respiri accelerati.

 

***

 

E gli manca anche il naso!” commenta piccato Hanamichi, osservando con occhio critico l’enorme pupazzo di neve che ha davanti.

Kaede gli lancia un’occhiataccia, esasperato.

Sono quasi due ore che sono fuori a tentare di costruire quel coso - il suo senso estetico si rifiuta di classificare quell’affare come pupazzo - e lui ha freddo, fame e il suo livello di sopportazione è arrivato al colmo.

Riflette che potrebbe semplicemente mollare il compagno lì in giardino e tornarsene dentro casa, al caldo. Quella sì che sarebbe una grande idea. Poi però qualcosa lo blocca e lo fa desistere. E lui cerca di convincersi che non è dovuto al sorriso spensierato di Hanamichi, né al suo entusiasmo coinvolgente.

Dopotutto, sono due ore che Rukawa sta tentando di auto convincersi che fare quel gioco da bambini non piaccia anche a lui.

‘È una perdita di tempo,’ pensa, ‘Una cosa da infanti.’

Eppure, guarda caso, è lui che suggerisce al compagno di infilare un bastoncino come naso; è lui che, dopo un estenuante litigio, distrae Hanamichi con un bacio per poter riuscire a mettere, a tradimento, il secchiello in testa al pupazzo a mo’ di cappello. Ed è sempre lui che trova due bei sassi tondi da usare come occhi, lasciandosi questa volta fregare come un bambino, perché basta una strusciata del sedere di Hanamichi contro il suo inguine per fargli sfuggire la presa dagli occhi inanimati.

Sakuragi ride, mentre posiziona i due sassi. “Te l’ho fatta, Volpe,” sghignazza divertito.

Kaede lo guarda di nuovo male. Di certo non è un ragazzo che ama perdere; poi osserva il compagno, il quale indossa un giaccone beige, dei jeans blu e una sciarpa a righe con un accostamento di colori improponibile. Ma ciò che fa inorridire di più Rukawa è il pazzesco berretto che porta in testa.

“Do’aho, quel cappello è…”

“Bellissimo?” lo interrompe Hanamichi, gongolando soddisfatto. “Sì, Kitsune, lo so!”

“Do’aho! È orribile!”

Hanamichi spalanca gli occhi, scioccato. Portandosi le mani ai fianchi, sbotta: “Stupida Volpe! Cosa ne vuoi sapere tu di moda?”

“Più di te di sicuro,” borbotta.

Sakuragi gli marcia contro, piazzando il proprio viso ad una spanna da quello di Kaede. “Ohi Kitsune, guardalo bene!”

Rukawa alza un fine sopracciglio con fare palesemente scettico. Per la verità, sono ore che cerca di ignorare quel copricapo. A ben pensarci, ritiene che solo Hanamichi potrebbe considerare bello un berretto peloso a forma di testa di orsetto, con tanto di paraorecchie.

“Guarda che è meraviglioso! Me l’hanno regalato i ragazzi del Guntai, quindi non ti permettere…” inizia a blaterare Sakuragi.

Poiché Hanamichi non la finisce di cianciare a vanvera, Rukawa decide di ritrovare un po’ di pace e silenzio nel modo più veloce che conosce: il suo pugno parte e si abbatte con forza sulla guancia del compagno.

“Stupida Volpe!” prorompe Sakuragi, dopo un singolo attimo di silenzio, cioè quel tempo necessario per fargli capire che il suo ragazzo lo ha colpito. “Ma io ti uccido!” ulula forte, il viso rosso d’ira.

Naturalmente, poi, è rissa!

 

 

***

 

 

Vedendo le iridi scure di Rukawa fisse su di lui, Hanamichi si agita sul divano, mentre continua a soffiare sulla tazza bollente che tiene tra le mani. Il vapore sale dalla superficie della bevanda in piccole volute di fumo trasparenti. Sakuragi lancia un’occhiata alla cioccolata liquida, che emana un aroma assai invitante, e poi osserva di nuovo il suo ragazzo con aria guardinga. “Volpe, sicuro di non aver messo del bicarbonato al posto della farina?”

“Do’aho,” borbotta Rukawa.

Hanamichi avvicina le proprie labbra alla tazza, notando che Kaede continua a scrutarlo con la massima attenzione. Prendendo coraggio, Sakuragi si azzarda ad assaggiarne un piccolo sorso. “Mmmh,” mormora in estasi, “È buona.”

Le iridi di Kaede brillano, vittoriose. Rassicurato, allunga la propria mano per afferrare la sua tazza posta sul basso tavolino del soggiorno. “Tsk, lo sapevo,” annuncia con tono di sufficienza.

A quell’affermazione saputa, Hanamichi digrigna i denti. “Stupida Volpe,” strepita indignato, “Se eri tanto sicuro, perché hai aspettato che bevessi io per primo?”

Kaede vede il compagno diventare rossissimo, come succede sempre durante uno dei suoi tipici scatti d’ira; potrebbe sembrare minaccioso, se non fosse per lo sbaffo di cioccolata sul suo labbro superiore, riflette tra sé Rukawa. “Nh,” mugugna con indifferenza, cominciando a sorseggiare la cioccolata calda. E lui che pensava di fare una cosa carina nel preparare quella bevanda, proprio perché sapeva quanto Hanamichi la adorasse. Si era pure sforzato di non addormentarsi per essere sicuro che gli venisse bene.

‘Stare con il Do’aho mi ha proprio rimbecillito,’ si dice. Mesi prima non si sarebbe mai sognato di fare una cosa tanto premurosa.

Quando avverte la mano di Hanamichi posarsi tra i suoi capelli, gira il volto di scatto fulminandolo con uno sguardo scocciato. Tutti i suoi propositi bellicosi si attenuano, però, alla vista del sorriso dolce che Sakuragi gli sta rivolgendo. Le guance di Hanamichi sono ancora imporporate, ma probabilmente ora lo sono per l’imbarazzo. L’irritazione che aveva colto Rukawa sfuma del tutto, quando sente le parole del suo amante appena mormorate: “Grazie per averla preparata.”

Kaede non ha il tempo di rispondere, perché il compagno gli si avvicina ulteriormente, in modo da poterlo baciare. Hanamichi allunga il braccio per appoggiare la tazza sul tavolino, poi circonda il viso di Kaede con entrambe le mani e lo inclina leggermente per poter approfondire il contatto tra loro. Appena Rukawa schiude le labbra, la lingua di Sakuragi scivola con studiata lentezza all’interno della sua bocca, ne disegna il profilo dei denti, prima di attorcigliarsi a quella del compagno. Entrambi gemono a quel dolce sfioramento, riscoprendo il reciproco sapore, unito a quello intenso della cioccolata.

Quando sono costretti a riprendere fiato, Hanamichi appoggia la fronte su quella di Kaede, mentre i suoi pollici sono intenti a tracciare gli zigomi di Rukawa in una carezza ipnotica. Si osservano in silenzio, persi l’uno nello sguardo dell’altro.

“Faccio partire il videoregistratore,” sussurra Hanamichi pochi attimi dopo. O forse sono minuti? I due ragazzi in realtà non lo sanno, troppo presi nel guardarsi.

Rukawa non risponde, limitandosi a finire la sua bevanda. I suoi occhi, però, sono puntati su Hanamichi, il quale si sta affaccendando intorno al televisore, borbottando a bassa voce contro lo spinotto che non si vuole infilare. Aguzzando la vista, Kaede ne capisce subito il motivo. “Do’aho! È lo spinotto verde, non quello rosso,” lo rimbrotta.

“Zitto! Lascia lavorare il Genio,” è la pronta replica che riceve. Il ragazzo, per non darla vinta al compagno, continua a cercare di infilare lo spinotto sbagliato, finché, dopo cinque tentativi infruttuosi, è costretto a cambiare colore. Quando quello giusto scivola nello spazio con facilità, Hanamichi si gira di scatto con espressione battagliera. “Non commentare, Volpe! Tanto lo so che hai tirato ad indovinare.”

Kaede non reagisce; ormai ha imparato a convivere con gli sbalzi di umore di Sakuragi. In fondo, forse è proprio grazie a quel suo carattere tanto strano e sempre mutevole che non si è mai stufato di lui. Anzi, la presenza di Hanamichi lo fa sentire vivo come solo il basket sa fare. In cuor suo, Kaede ammette che Sakuragi per certi aspetti è molto meglio del basket, perché nemmeno lo sport che ama tanto lo fa sentire importante e al centro di tutto, come invece ci riesce Hanamichi con il suo affetto incondizionato.

“Fatto!” esulta Sakuragi quando la registrazione parte, illuminando lo schermo della televisione. Prima di raggiungere il compagno sul divano, recupera una coperta di pile. Ha tutte le intenzioni di seguire la partita di basket standosene al massimo della comodità.

Lancia una fuggevole occhiata fuori dalla finestra: la neve continua a cadere in fiocchi grossi e compatti.

È uno spettacolo meraviglioso,’ riflette, mentre avvolge se stesso e il compagno nel calore della coperta.

Appoggia la testa sulla spalla di Rukawa, facendo al contempo scivolare le sue braccia attorno alla vita dell’altro.

Kaede, lo sguardo fisso sulla partita dell’ NBA che desiderava tanto vedere, si accomoda a sua volta, circondando le spalle di Hanamichi con un braccio, mentre posa la guancia sul capo del compagno.

Se ne rimangono così, semplicemente accoccolati, in un’atmosfera serena, che ha tanto il sapore di casa.

 

 

***

 

 

Ehi, Volpe, vieni a vedere!” esclama entusiasta Hanamichi appena sente Rukawa entrare nella loro stanza da letto.

“Do’aho, sei proprio un bambino,” constata Kaede nel vederlo nella stessa posizione in cui l’aveva lasciato dieci minuti prima.

Sakuragi, infatti, se ne sta di fronte alla porta-finestra della camera a guardare con viso trasognato la neve cadere.

Ormai è notte, quindi i fiocchi candidi sono visibili solo sotto il fascio dei lampioni presenti lungo la strada, ma questo non rende lo spettacolo meno suggestivo. Anzi, la poca visuale fa apparire il paesaggio circostante ancora più bello e misterioso.

“Volpe, tu non sai cogliere la magia,” borbotta Hanamichi, scrollando la testa in segno di rassegnazione. Si volta per osservare Kaede, ancora appoggiato allo stipite della porta, facendo scivolare per un attimo il suo sguardo lungo il corpo del compagno, poi riporta tutta la sua attenzione sul panorama.

Kaede fa uno sbuffo: il suo ragazzo, pur di vedere meglio fuori, ha poggiato entrambi i palmi delle mani sul vetro della finestra.

‘Sembra davvero un bambino,’ riflette, ma quel pensiero gli fa scaldare qualcosa a livello del cuore. Hanamichi è tante cose: forte, deciso, cocciuto ed attaccabrighe; ma sotto-sotto, nasconde anche un po’ di insicurezza e tanta, proprio tanta ingenuità. E Rukawa sa che adora questo particolare aspetto del suo carattere.

“Per me la neve è un miracolo!” lo sente esclamare, mentre gli si avvicina in silenzio.

“Perché un miracolo?” gli sussurra all’orecchio dopo averlo cinto da dietro, il mento posato sulla sua spalla.

Sente Hanamichi rilassarsi nel suo abbraccio e far scivolare le proprie mani sopra le sue.

“Perché è in grado di far apparire tutto più bello.”

Dopo quelle semplici parole, Sakuragi strofina con i palmi una parte del vetro per togliere l’alone di condensa che si è formato a causa dei loro respiri . “Vedi?” aggiunge poi, “Non ho pienamente ragione?”

Come risposta Kaede gli bacia un orecchio, intrufolando una mano al di sotto della casacca del pigiama. Nell’avvertire le dita di Rukawa sfiorare la sua pelle, Hanamichi si tende tra le sue braccia. “Baka, hai la mano gelida!”

“Presto si scalderà.”

Sakuragi si sente pressare contro il vetro della finestra, le dita erratiche di Kaede che lo riempiono di brividi, così come il respiro appena accelerato del compagno sul suo padiglione auricolare. “Kaede?” lo chiama con titubanza, il volto che si copre di rossore non appena comprende le intenzioni dell’altro.

“B-Baka!” esclama scandalizzato, “Non vorrai mica farlo qui.”

Hanamichi può avvertire il volto scottare per l’imbarazzo, che aumenta ancora di più nel rendersi conto che l’idea di farlo in quel modo, dove un qualsiasi passante li potrebbe scorgere dalla strada, lo eccita in una maniera che mai avrebbe immaginato.

“Sssh,” lo blandisce Kaede, strofinandoglisi contro con maggior decisione.

“Oh cielo!” geme Hanamichi, portandosi una mano davanti alla bocca, quando avverte l’altra mano di Rukawa abbassargli i pantaloni e gli slip.

Capisce che Kaede non ha nessuna intenzione di cambiare idea e, nonostante il fortissimo imbarazzo, sa bene che nemmeno lui desidera che si fermi. Un attimo dopo gli sfugge un ansito, perchè Rukawa si è abbassato i propri vestiti, facendogli percepire il proprio sesso eretto; Hanamichi lo avverte bene: è duro e bollente mentre scivola lungo la piega delle sue natiche esposte.

“Ti dirò un segreto,” gli mormora Kaede in un orecchio con voce arrochita.

Hanamichi deglutisce il groppo di saliva che gli ostruisce la gola; mai si è sentito tanto eccitato.

“Per me la neve…” gli sussurra pianissimo Rukawa, “La mia neve sei tu.”

 

Per me la neve è un miracolo!

Perché un miracolo?

Perché è in grado di far apparire tutto più bello.

 

Sakuragi serra forte le palpebre appena comprende il significato di quelle parole.

Dio, Kaede non parla quasi mai, ma quelle poche volte che lo fa è per dirgli qualcosa di semplicemente meraviglioso. E lui lo ama per questo. Lo ama, nonostante spesso non sopporti il suo fare supponente e apatico, che li porta a litigare tantissimo. Però, poi ci sono attimi come quelli; piccoli momenti in cui si sente in perfetta sintonia con lui. E totalmente amato.

Dopo una tale dichiarazione, Hanamichi non può far altro che far crollare tutte le sue resistenze e lasciarsi amare.

Fuori, ogni fiocco di neve che cade, uno diverso dall’altro nonostante all’apparenza sembrino tutti uguali, può solo osservare per un fuggevole attimo quel momento di passione giovanile.

E, proprio come il fiocco di neve, l’amore tra quei due ragazzi potrebbe sembrare uguale a tanti altri; ma si sa, è solo apparenza, perché ogni amore è unico nel suo genere.

Unico e speciale. Come un fiocco di neve.

 

 

 

 

Fine

 

 

 

 

Ehm… aury si guarda attorno circospetta: siete ancora tutti vivi? -.- Lo so, lo so, uno spargimento di melassa! Ehm, forse devo aggiungere ‘fluff’ tra gli avvisi? <_< Oh, beh, l’avvertimento ‘romantico’ c’è. XD Detto ciò, sarei davvero felice di sapere le vostre impressioni! Mi auguro che vi sia piaciuta; volevo scrivere qualcosa di romantico e coccoloso (no, no, avete letto male, io NON ho scritto il vocabolo coccoloso, che fra parentesi manco esiste nel vocabolario italiano, ma rende benissimo l’idea XD), condito con un pizzico di erotismo. (Qualcuno mi dia un colpo in testa che sto straparlando!) Beh, non ho altro da dire; dopotutto questa fic non era minimamente in programma, scritta solo perché la dea Ispirazione mi pungolava e non mi lasciava concentrare su altro^^. Come sempre, ringrazio tutti quelli che l’hanno letta e spero che, nonostante la sua semplicità, vi abbia allietato^^.

Baci,

aury

 

 

 

   
 
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