Cap.
1
“ALL
YOU NEED IS LOVE… se fosse tutto semplice come un titolo di
una canzone.”
Sdraiata sul tappeto, un posacenere accanto, fra le dita la sua
felicità, lo
stereo al massimo, le note di una canzone, le parole cantate da
personaggi
eccentrici per i periodo in cui è stata scritta. Lo zaino
buttato accanto alla
scrivania, un’altra schifosissima giornata di scuola, i
capelli finalmente
liberi dai consueti 2 elastici rosa, si allargano sul tappeto come
un’onda che
arriva lentamente sulla spiaggia. I suoi pensieri si rincorrono tra
loro
apparentemente senza logica, ripercorrono ciò che
è successo a scuola, nella
sua vita negli ultimi mesi. I voti che migliorano di giorno in giorno,
la
felicità della madre, una nuova amicizia, la disperazione
della madre, continua
ad ascoltare la canzone, una canzone che ha sempre odiato,
insignificante,
troppo stupida per i suoi gusti. “che schifo! Odio i Beatles!
Come cacchio fa quella deficiente ad ascoltarli? E perché
continua a usare il MIO stereo? Appena torna la sollevo da terra quella
cretina!” si alza di botto. I suoi capelli castani le coprono
il viso,
incorniciandolo, coprendo quegli occhi un tempo pieni di allegria, che
sta
recuperando con notevoli sforzi, pochi hanno avuto la fortuna di
vederla con i
capelli sciolti; con un gesto monotono li riporta dietro le orecchie,
si
avvicina allo stereo, cambia il cd. Nella stanza risuona una canzone
dei Blink,
“I took her out, it was a Friday night, I wore cologne to get
the feeling right
” da lontano sente la serratura della porta
d’ingresso scattare, “porca troia!
Che cazzo ci fa già a casa? non doveva tornare
stasera?” con un salto da far
invidia a Fiona May si scaglia contro la porta della sua camera e si
chiude
dentro, apre la finestra per far uscire il fumo, inizia a spruzzare il
deodorante per ambiente, abbassa lo stereo.
“tesorino
sono arrivata! ”
Nasconde
tutti gli attrezzi del mestiere, butta le Camel nella borsa di Hello
Kitty, fa
appena in tempo ad infilarsi i suoi Ray Ban modello anni ’70,
costati ore e ore
di lavoro, si nasconde gli occhi gonfi e rossi, non solo dovuti alle
lacrime
che ancora versa, quando la sente bussare alla porta.
“tesorino
apri la porta per favore”
“arrivo!”
“Dio quanto non la sopporto quando mi
chiama tesorino!”
“ciao
mamma… come mai già a casa?”
“non
sei contenta di vedermi? Ho pensato di tornare prima così
potevamo stare un po’
insieme… non sei contenta tesoruccio?”
“si…
ma vedi io devo studiare… domani mi interroga in italiano e
purtroppo devo
ancora finire tre poesie di Leopardi.”
“ah…
peccato ero tornata prima proprio per te”
“beh,
la prossima volta chiamami così lo sapresti!”
Lo
squillo del telefono interrompe questa conversazione sgradevole, per
lei
almeno. La madre va a rispondere. Dopo qualche secondo ritorna in
camera.
“è
per te cara”
“grazie
mamma!” “Cara? E questo
quando lo ha
sentito?”
“hello?”
“Ciao
Angelina!” c’è solo una persona che la
chiamerebbe così, o per lo meno ha il
permesso di farlo.
“Ciao
Brad! Oggi sei veramente scontato! Domani come mi chiamerai
Jennifer?”
“ecco
mi hai rovinato tutto il programma per settimana prossima! E comunque
non sono
scontato! Guarda che mi hai offeso come ti permetti di dirmi certe
cose?”
“ok
ok basta! Non stressarmi!”
“d’accordo,
comunque come stai?”
È
strano come le persone cambino, non le aveva mai chiesto come stava,
francamente
non le aveva mai rivolto la parola, ma da quando lui l’aveva
lasciata tutto era
cambiato.
“diciamo
che se fossi stata tirata sotto da un Tir e fossi agonizzante
sull’asfalto in
una pozza di sangue e sentissi la vita scivolarmi via dalle dita starei
meglio!”
“da
come vedo stai bene, comunque ti chiamo per sapere se stasera devo
passare a
prenderti o vieni da sola?”
“passare
a prendermi per andare dove? Io domani ho
un’interrogazione!!!”
“se
è per quello anche io! Ma siamo giovani e spensierati
godiamoci la vita!”
“sei
il solito incosciente! Ti ricordo che siamo in classe insieme
perché qualcuno
che i questo momento è al telefono è stato
bocciato… ti do un aiuto non sono
io”
“ah
ah! Mazza quanto sei simpa Lore! Allora passo io verso le 7?
“le
7??”
“hai
ragione è presto… va bene passo a prenderti alle
6.30 così mangiamo insieme…
dai offro io!”
“se
c’è una cena gratis non posso fare altre che
venire!”
“allora
ci vediamo stasera! E per la felicità di tua madre vengo
anche in casa ok?”
“allora
visto che vuoi farla incazzare passa direttamente alle 5!”
“that’s
ok! A stasera Lore”
“ciao
Andrew”
Chiude la conversazione, dopo pochi istanti si rende conto che non gli ha neanche chiesto dove l’avrebbe portata la sera. Ma l’incubo dell’interrogazione le fa dimenticare anche questo pensiero.
è la prima ff originale che scrivo!!siate clementi e lasciate un commentino!!!!danke!!!!