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Autore: maryku    04/02/2012    6 recensioni
I killer. Gente spietata che uccide per soldi. È il loro lavoro e lo fanno. Non devono avere esitazioni, ogni errore, seppur minimo, potrebbe essergli fatale. Se li scoprono finiscono in galera, o in alcuni paesi gli riservano addirittura la morte, per questo preferiscono usare soprannomi quando lavorano.
Falco Rosso sa fare bene il suo lavoro. Lui è il migliore. Ma non sempre le cose vanno come vorresti se ti trasformano in una ragazza e ti devi mischiare a delle adolescenti di un liceo femminile...
Genere: Azione, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Happosai, Ranma Saotome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ci ho messo un po' ad aggiornare, ma per mettere in ordine la confusione che ho in testa per non confondere voi, ci vuole un po' di tempo. E anche a correggere i capitoli... Insomma, le solite cose, oltre alla mia innata pigrizia. XD Ma almeno sono riuscita a trovare la forza per correggere gli errori che mi hanno fatto notare sui commenti. (Grazie Tiger!)
A quanto pare non sono tornata ai capitoli autoconclusivi, almeno così sembra. XD Il prossimo capitolo è in gran parte scritto, ma ormai mi conoscete, a meno che non dica che sia completamente scritto potreste aspettarvi di tutto. ^^' Non ci metterò i mesi, ma devo capire bene cosa cambiare e cos'altro scrivere.
Bene, parlo seriamente (?) ora. Forse avete notato che, quando c'è il punto di vista di Ranko o Falco Rosso, a volte pronomi, aggettivi e simili non sono sempre al femminile o al maschile, ma spaziano, non dipende in che corpo si trovi. Ecco, volevo avvertirvi che era voluto, (quasi sempre) non sono errori di distrazione. U.U
Mi ha stupita non leggere quasi nessun commento su Kuno, nel capitolo precedente. Effettivamente inserirlo nell'incontro fra Falco Rosso e Akane gli ha dato ben poco risalto, però non credevo che nessuno ne avrebbe parlato, a parte Laila che si era anche accorta del fatto sopra. :3 Ma non è un problema, ovviamente. U.U
Oltre a questo, ricordo che potreste trovare tantissimi errori nel capitolo, tutti opera mia, visto che son senza beta e ormai ho deciso di restarci. Siate buoni e criticatemi, se li trovate. XD
Bene, non mi resta altro. Buona lettura! ^^


Segreti complicati

14° capitolo: Ho un ragazzo?

 

Sì, era calmo. Completamente calmo…

Calmo come quando Happosai gli aveva buttato quell’odiosa acqua addosso.

Calmo come quando aveva dovuto mangiare quegli odiosi funghi cambia-età.

Calmo come quando era stato costretto ad indossare l’uniforme femminile.

Calmo come quando, quella mattina, con tutta la stanchezza causata dalla torta di Akane, aveva dovuto legare quel maialino così che non fuggisse.

Calmo come quando, qualche minuto prima, Aiko gli aveva prestato un paio di pantaloncini per fare educazione fisica.

E li aveva dovuti indossare.

Represse l’istinto di prendere a cazzotti il muro solo perché c’era la mini-prof che lo guardava, sempre con quella sua monetina pronta a succhiargli l’energia. Quel giorno mancava l’insegnante, e c’era lei a sostituirlo. Già, proprio lei.

Guardò i suoi pantaloncini. Mettevano fin troppo in risalto le sue gambe… e lui che sperava di aver recuperato un minimo di virilità con quell’uniforme maschile! Almeno la maglietta non era così attillata…

- Basta!

- Ranko, dai, vieni a correre!

Si girò di scatto a guardare Akane: l’unica cosa positiva era che lei sembrava non aver ancora rivelato l’esistenza di suo fratello, poiché le altre due non le avevano chiesto nulla. Sospirò e si stampò sul viso un sorriso di circostanza, stando sempre attenta alla monetina di Hinako.

- Eccomi. Riuscirai a starmi dietro? – le chiese, sicura di vincere nonostante il dolore alla pancia.

- Vedremo se non sarà il contrario.

Represse una risata. Aveva notato che stuzzicarla un po’ era divertente e la faceva aprire di più, era incredibile che fosse convinta di poter superare lui! Anche se le sue doti culinarie potevano favorirla: quel mal di stomaco continuava ad infastidirlo! Nonostante questo, doveva continuare a starle vicino, e non era ancora riuscito ad essere del tutto sua amica… ma c’era ancora tempo; i tre mesi non erano ancora scaduti.

- Io non ci spererei troppo, se fossi in te. – le disse, con un sorriso strafottente sul viso, stavolta.

Andò dalle altre ragazze, seguita da Akane. Ukyo era già lì, sempre con la sua spatola sulle spalle, le guardò per qualche secondo poi sorrise. Ranko si girò verso le scale: Aiko stava seduta con lo sguardo annoiato, ma non appena i loro occhi si incontrarono la salutò con la mano.

- Salta sempre le lezioni di corsa, non le piacciono.

Ukyo fece spallucce, Ranko non poté dire nulla perché la mini-prof soffiò nel fischietto. La rossa partì, seguita da Akane e Ukyo, come previsto. Avevano subito distanziato le altre ragazze di almeno un paio di metri. Guardò indietro e ridacchiò interiormente. Akane si stava sforzando per superarla, come se potesse davvero vincere, e anche Ukyo cercava di starle dietro. Lui era un killer, non importava se stava male, se era costretto in un corpo femminile meno allenato e meno forte. Avrebbe comunque vinto.

La mini-prof non doveva ancora aver succhiato l’energia a nessuno, visto che era nel suo corpo da bambina. Urlava ordini a tutti, ma finiva per distrarsi quando guardava le nuvole, probabilmente pensado a cosa avrebbe mangiato per pranzo. In effetti, anche lui avrebbe dovuto pranzare tra poco, ma per la fretta non aveva comprato nulla quella mattina. Chissà se andava bene un panino col suo mal di pan...

- MA DOVE DIAVOLO SONO FINITO?

Si fermò immediatamente nel riconoscere quella voce. Diamine! Era mai possibile che non potesse distrarsi nemmeno per qualche secondo? Eppure l’aveva legato…

Guardò verso il ragazzo, arrabbiato per quell’intrusione. Accidenti! Doveva… doveva mandarlo via. No, doveva catturarlo.

Saltò nella sua direzione, pronto anche a lottare, se necessario.

Sperava almeno che la mini-prof non scegliesse proprio quel momento per attaccarlo.

 

 

Ormai non si stupiva più del suo senso del disorientamento, ma non riuscire a capire ogni volta, ogni singolo giorno della sua vita in che assurdo posto si trovasse era davvero frustrante. Adesso era perfino finito in un liceo femminile! Ma dove lo trovava quel killer in un liceo femminile? Dannazione!

- MA DOVE DIAVOLO SONO FINITO?

Urlò al vento, conscio solo in parte degli sguardi stupiti delle fanciulle di quel liceo. Aveva bisogno di sfogarsi e quello era il metodo migliore. Inspirò profondamente e cercò di calmarsi un pochino.

All’improvviso sentì un dolore al fianco che lo fece piegare, ma da dov…

- Idiota! Che ci fai qui?

Alzò lo sguardo, una mano premuta sulla parte sofferente, e i suoi occhi incontrarono quelli azzurri di una ragazza. Una ragazza. Femmina.

Sentì immediatamente calore alle guance e capì di essere diventato rosso. Non… non aveva mai… interagito bene con una ragazza all’infuori di Akari. Ignorando le fitte di dolore, cercò di riprendere una posizione eretta.

- Io s…

Non riuscì nemmeno a finire la frase che la ragazza gli diede un calcio sul fianco dolorante. Tossì un po’, più per la sorpresa che per il colpo. Allora… era stata quella ragazza a colpirlo?

- Cretino! Perché sei venuto qui?

Ryoga fissò ancora quegli occhi… occhi glaciali. Occhi azzurri come il mare in tempesta. Aveva come l’impressione di averli già visti da qualche parte… Ah, giusto! Era la ragazza del giorno prima! Quella che si era trovato di fronte dopo aver perso le tracce del killer.

- Rispondimi!

Si sentì prendere per il colletto, a quanto pare aveva più forza di quel che sembrasse… Ma non poteva colpirla. Aveva ancora un onore.

- Ranko, conosci quel ragazzo?

La presa si allentò fino a che non lo lasciò. Ryoga si massaggiò per un momento il collo, poi prese un profondo respiro. Era meglio andarsene. Doveva cercare quell’assassino.

- Sarebbe meglio se non lo conoscessi… – ringhiò quella. La guardò per qualche secondo in più, e questo gli fu fatale. Le sue guance si colorarono di nuovo di rosso, quasi più intenso dei capelli della ragazza.

Era molto carina.

Anzi no, era davvero bella.

Ryoga si girò e cominciò a fare dei buchi sul terreno con l’indice. Era imbarazzato… e anche un po’ irritato di essere preso a calci e pugni senza nessun reale motivo. Si diede dei piccoli schiaffetti sul viso per riprendersi, forse era meglio andarsene subito e basta.

- Ranko… non è che non volevi parlarcene perché è il tuo ragazzo? – urlò un’altra ragazza, indicandolo da lontano. Ryoga alzò il viso, pronto a negare tutto. Come potevano pensare che loro stessero insieme? Però non era male immaginarsi con una ragazza così carina…

- Smettila di dire idiozie, Aiko! – disse Ranko, precedendolo.

- Ma sì, sennò come si spiega? – sentì dire a un’altra ancora. Ma quante ce n’erano? Questa aveva anche un’enorme pala dietro la schiena, come se non ci fossero abbastanza tipi strani in giro.

- Già, lui è diventato tutto rosso e non l’ha nemmeno attaccata! Probabilmente è venuto a scusarsi…

- Oh, adesso capisco! Ranko, sono felice che tu abbia il ragazzo. – disse una terza ragazza; anche questa gli sembrava familiare e almeno non era strana. Però non ricordava dove l’avesse vista.

La rossa sembrò ancora più irritata… Ryoga si alzò in piedi e provò a protestare, ma Ranko si girò verso di lui e lo guardò negli occhi. Lo inchiodarono.

Oddei, che gli stava accadendo? Inchiodato da degli occhi azzurri! Però sembravano quasi… ghiaccio…

Un brivido di paura gli passò lungo la schiena. Scosse la testa, stava davvero impazzendo. O forse stava ancora dormendo. Ma sì, sicuramente stava dormendo, sennò di certo quella ragazza non gli avrebbe mai parlato e non avrebbe visto una bambina saltellare con una moneta in mano e inveire contro le ragazze che non correvano più.

- Ranko, non puoi far entrare il tuo ragazzo in un liceo femminile! – urlò la bambina.

- Aspetta, ma io non sono il suo raga...

- Non è il mio ragazzo!

Almeno su quel punto erano d’accordo, ma Ryoga non sapeva se esserne davvero contento o n...

Certo che doveva esserne contento! Lui stava cercando quel killer, quell’assassino, non aveva tempo per quell’idiozia!

- Sentite, io dovrei andare, quin...

- Devi avere una giusta punizione!

- Ma non ho fatto nulla!

La bambina agitò la moneta davanti a sé. Che volesse giocare? Non era molto bravo coi bambini e non aveva tempo, ma forse poteva passare un quarto d’ora con lei...

- Sempre così! – sbuffò la ragaz... Ranko.

- Bene, allora io...

Si sentì afferrare per il braccio e quasi perse l’equilibrio. Ranko era davanti a sé, sembrava quasi volersi nascondere dietro di l...

Stanco.

Si sentiva tremendamente stanco. Chiuse gli occhi. Stava perdendo sempre di più le energie... Forse avrebbe potuto dormire un po’ prima di ricominciare la ricerca...

Riaprì gli occhi appena sentì l’energia stabilizzarsi. All’improvviso sentì un pugno raggiungergli lo stomaco. Tossì e faticò a restare in posizione eretta. Capiva sempre meno, la stanchezza poteva essere causata dalla mancata colazione di quella mattina o dalle botte che aveva preso da quel killer il giorno precedente, ma perché doveva fare da sacco di boxe a quella ragazza?

- Va’ a casa – gli ordinò la rossa, e lo spinse via. Sentì in sottofondo dei gridolini e delle risatine entusiaste, ma non capiva bene da dove venissero. Si accasciò a terra non appena la ragazza lasciò la presa sul suo braccio.

E poi il buio.

 

 

Sentì l’ultima campanella della giornata suonare e sospirò soddisfatta. Sembrava che per quel giorno, a parte le solite lamentele della professoressa Hinako, fosse andato tutto bene.

Adesso poteva tornare a casa e godersi qualche momento di pace.

- Obaba, c’è un problema.

O forse no.

Non l’avevano stupita né il suo tono scocciato, né la sua apparizione improvvisa. Falco Rosso era sempre stato così irrispettoso e scostante, anche se era diventato ancora più irritabile da quando era stato maledetto. E lo poteva anche capire.

- Sembra che ci sia un vendicativo.

- Non pensavo che potesse esserci un killer pronto a sfidarti durante una missione. Di solito evitano per “rispetto” del lavoro altrui.

- Non è un killer.

Obaba lo guardò attentamente. Certo, quel ragazzino tendeva a sopravvalutarsi un po’, ma Falco Rosso non era tipo da farsi scoprire, non era mai successo che qualcuno, al di fuori dei colleghi, lo sfidasse.

- Siediti e spiegami meglio la situazione.

Falco Rosso sospirò, ma stranamente seguì l’ordine.  

- Si chiama Ryoga, non so chi sia, però sembra aver visto una delle mie missioni grazie alla sua maledizione. Sì, ce n’è un altro e si trasforma in un porcellino nero. Non è abbastanza forte da sconfiggermi, ma è resistente. Pensavo di fargli qualche domanda, prima di decidere cosa farne.

Obaba lo guardò a lungo. Un altro maledetto, questo non se l’aspettava, ma in fondo Falco Rosso attirava sempre guai. Almeno sembrava aver abbassato la cresta visto che aveva addirittura chiesto aiuto così umilmente, per i suoi standard.

- Mandalo all’agenzia. Ci penseranno loro a tenerlo buono.

- È qui il problema. Akane l’ha visto e crede sia il mio animaletto domestico.

Strizzò gli occhi. Le cose erano ancora più complicate; davvero quel ragazzo non aveva mai pace, ma poteva anche dirle tutto prima di chiederle consiglio.

- Allora non hai scelta, devi tenerlo con te e non perderlo d’occhio. Potrai liberartene una volta finita la missione.

- Immaginavo di doverlo fare, però... Non hai qualcosa per far dimenticare dell’animaletto ad Akane? Quello shampoo dell’altra volta, ad esempio.

- E se poi ricordasse? Non è sempre efficace, l’ultima volta il soggetto era debole, ma questo mezzo è diverso. No, cerca di tenere buono il vendicativo e continua con la tua missione. Non hai tutto il tempo del mondo.

Si alzò di scatto e sbuffò. Era tornato irritabile, peccato.

- Io e Akane siamo quasi amiche, non sono un ragazzino alle prime armi, vecchiaccia.

Gli diede il bastone in testa, ridacchiando alla sua faccia infastidita. Almeno gli dava quelle soddisfazioni, nonostante la maleducazione.

Falco Rosso se ne andò, borbottando qualcosa contro le vecchiette e i bastoni che lei finse di non sentire. C’era qualcosa che la preoccupava più della sua maleducazione, della missione e anche della situazione in cui si era cacciato a causa del vendicativo.

Aveva chiamato sempre il mezzo per nome.

 

   
 
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