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Autore: Seiht    04/02/2012    9 recensioni
« Anche se fosse, lei non è innamorata di me ».
« Se lei non è innamorata di te, io faccio parte del Complotto Zanna Marcia » la ragazza sbuffò aprendo la porta. « Pulisciti gli occhiali, Harry, se no finisce poi, che se la fanno tutti, compreso Malfoy! »
Cosa succederebbe se un Harry Potter divorziato ed esasperato, che condivide una villetta con le tegole rosse insieme a Luna Lovegood e una televisione piena di Nargilli si rendesse conto di essere letteralmente impazzito per la sua migliore amica, un'Hermione Granger single e stanca più o meno di tutto che cerca ancora in ogni modo di far ingelosire il suo ex-ragazzo?
L’unica cosa che sapeva è che sarebbe diventato pazzo se non fosse diventato pazzo quella notte.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'The Praise of Harmony'
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Da sentire, a libera scelta, con I'll go crazy if I don't go crazy tonight degli U2, qui.
 


Per Gillan Kami, liberamente ispirata al fantastico prompt di JayBree Pulisciti gli occhiali, se no finisce poi, che se la fanno tutti, compreso Malfoy!, tanti, tanti auguri!
 



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You know I’ll go crazy if I don’t go crazy tonight

 

 

« Ciao, ti va un caffè? »
Non era difficile, dannazione, non era difficile.
Elizabeth Waterby gli passò, di nuovo, davanti, e lui, di nuovo, non ebbe il coraggio di spiccicare parola.
Si rese conto di essere molto peggiorato nel rimorchiare una ragazza, il massimo che era riuscito a fare, fino ad allora, era stato provare e riprovare discorsi perlopiù insensati specchiandosi nel bollitore fino a quando non arrivava Luna dicendogli che l’acqua bolliva già da un pezzo.
Ma d’altronde, dopo un divorzio, le cose diventano meno facili.
Harry non era triste, Ginny non gli mancava affatto, gli piaceva vivere con Luna, la pazza, lunatica Luna, amava il suo lavoro, e aveva anche il tempo di prendere una Burrobirra con Neville, Seamus e Dean la domenica sera.
L’unica cosa che gli mancava era una donna. Una dannata, stupida, fottutissima donna.
E così aveva puntato a Elizabeth Waterby, la nuova Obliviatrice.
Quando gliel’avevano presentata, aveva subito pensato a una cugina Weasley della quale avessero sbagliato il cognome, (d’altro canto era già successo, no?), e poi i capelli rossi c’erano tutti.
Ma Waterby era davvero il suo cognome, ed era una Weasley quanto lui era un Mangiamorte.
L’Auror si abbandonò sulla sedia e cominciò ad inclinarsi all’indietro facendo perno sulla scrivania con i piedi.
Aveva una fissa per le rosse?
Per quelle con gli occhi azzurri?
Forse sì, e se ne pentiva ogni giorno di più.
« Ancora nulla, eh? »
Non si era accorto che, nel frattempo, qualcuno era entrato nel suo cubicolo.
Quasi cadde dalla sedia.
« Hermione? »
Sì, era Hermione, ma, in realtà, non era davvero lei.
Insomma, non si può considerare Hermione una ragazza senza i capelli crespi, cartelle piene di documenti sottobraccio, il tailleur grigio con un bottone scucito che “mi dimentico sempre di ripararlo!” e il “per le mutande di merlino, sei il Wizengamot indice un’altra udienza dò di matto!”.
Questa donna aveva i capelli lisci, una borsetta piccola quanto un pacchetto di Tuttigusti+1, un vestito da sera lungo color pervinca e nessun segno di nervosismo sul viso.
« No, Harry, sono Kingsley, e mi sono imbottito di Pozione Polisucco solo per fare due rampe di scale, venirti a trovare e vederti fare questa faccia » disse quella che ormai doveva essere davvero Hermione.
« Sto così male? » aggiunse.
A Harry sembrava di essere tornato indietro di anni ed anni, a quando l’aveva vista scendere le scale della Sala Grande di Hogwarts al braccio di Victor Krum.
Ci mise un po’ a rispondere.
« No. No, no, no, affatto, stai benissimo ».
Poi aggrottò la fronte come se stesse pensando intensamente a qualcosa.
« Ricordami perché stai benissimo… »
Hermione sbuffò.
« Stasera ho la cena in onore della fine degli incontri di recupero di Babbanologia con gli ex-Mangiamorte. Ti ricordi, quel progetto folle che mi aveva assegnato il Wizengamot… ».
Harry sembrò illuminarsi e poi rabbuiarsi tutto d’un tratto.
« Ah. Le lezioni di Babbanologia che facevi a Malfoy e ai suoi… amici ».
« Esatto » disse Hermione, aprendo, poi, la borsetta e cominciando a frugarci dentro come se ci fosse molto più spazio del normale.
« Incantesimo Estensivo Irriconoscibile? » mormorò Harry, con nonchalance.
Lei sorrise, come a dire “è ovvio!”, poi, finalmente, la sua mano riemerse dalla borsa, con una scatoletta bianca tra le dita.
« Sono… Api Frizzole? Sì, Api Frizzole. Te le manda Ronald ».
« E come mai ce le hai tu? » domandò Harry.
Hermione sbuffò.
« Leotordo ha sbagliato di nuovo casa. Eppure è più di un anno che non vive a Londra ».
Il ragazzo prese il pacchetto.
« Be’, magari era abituato a portare lettere e pacchi a te, piuttosto che a me ».
« Sì, ma io e il suo padrone ci siamo lasciati da un pezzo, dovrebbe imparare a non sbagliare più » sentenziò lei incrociando le braccia.
Harry aprì il pacchetto e porse una caramella a Hermione, la quale rifiutò storcendo il naso.
« Deve essere bellissimo lavorare da Mielandia » commentò il ragazzo.
« Già. Ron deve essere ingrassato da morire. Chissà se Lavanda se lo terrà ancora, quando avrà superato i duecento chili… »
Lui la colpì su un braccio.
« Comunque » Hermione, cambiando argomento, guardò l’orologio sulla scrivania di Harry. « È tardi, Malfoy passa a prendermi tra poco ».
Stavolta Harry cadde davvero dalla sedia.
Con gli occhiali storti sul naso, un livido sul sedere che sarebbe passato dopo settimane e in una posizione notevolmente scomoda, poi, disse: « Che cosa fa Malfoy, scusa? »
La ragazza si avvicinò per aiutarlo a rialzarsi, ma lui la scansò invitandola di nuovo a rispondere.
« Malfoy mi passa a prendere. Non mi va di andare da sola fino ai Tre Manici di Scopa, è buio fuori ».
Il ragazzo impallidì.
« Puoi Smaterializzarti! »
« Sì, ma sono più sicura così… » disse lei diventando improvvisamente rossa.
E lui, rialzandosi, capì.
« Vuoi che Ron ti veda arrivare con Malfoy, non è così? »
« Anche se fosse? » rispose lei, guardandolo con aria di sfida.
« È una cosa patetica ».
« È una cosa che non ti riguarda ».
Hermione si strinse nelle spalle.
« Visto che quello che dovrebbe essere il mio migliore amico va ancora dietro a delle sciacquette e si spedisce dolci con il mio ex devo arrangiarmi da sola, no? »
Harry aprì la bocca per dire qualcosa, quando passò, per la terza volta dacché era lì, la bella Elizabeth Waterby.
Hermione notò il suo sguardo, si voltò, la vide, scosse la testa.
« Buona serata, Harry. Salutami Luna ».
E fu quando la vide uscire dalla stanza sbattendo forte la porta che Harry si rese conto di aver sbagliato un bel po’ di cose.
 

*

 
Prima o poi lo avrebbe fatto impazzire, questo era certo.
Era quando si comportava in quel modo che lo faceva sentire così… colpevole.
E forse colpevole lo era davvero.
Avrebbe dovuto starle molto più vicino.
Avrebbe voluto starle molto più vicino.
Tornò a casa che erano le undici passate.
La porta, come al solito era aperta, e Luna, come al solito, era accoccolata sul divano rapita dalle immagini che si susseguivano sulla televisione nuova.
« Questo aggeggio è fantastico, Harry! » esordì lei. « Dici che ci sono dei Nargilli, dentro? »
Harry sorrise. La giornataccia si faceva ancora sentire, ma quando vivi con Luna Lovegood tutto ti sembra immensamente leggero.
« Decisamente » rispose sedendosi accanto a lei sul divano.
Dopo un paio di pubblicità la ragazza si girò verso di lui.
« Dov’è Hermione? »
Harry, colto di sorpresa, sbatté un paio di volte le palpebre.
« È… è ad una festa. Con Malfoy ».
Luna strabuzzò gli occhi.
« E tu l’hai lasciata andare da sola con lui? »
Il ragazzo annuì.
« Penso che tu lavori troppo, Harry. O che tu sia diventato improvvisamente matto » sentenziò lei.
Harry allargò le braccia esasperato.
« Che cosa ho fatto, ancora?! »
Luna si alzò dirigendosi verso l’ingresso.
« L’hai lasciata andare. E non dovevi ».
« Io… cosa? » disse lui, raggiungendola.
« Ti devo sempre spiegare tutto, Harry Potter? Va bene che continui ad avere sempre la testa piena di Gorgosprizzi, ma non ti facevo così stupido » cominciò Luna, sbuffando. « Tu sei innamorato di Hermione ».
Harry ci mise un po’ ad assimilare quello che la ragazza aveva appena detto, ma, prima che potesse ribattere, Luna prese la sua giacca e gliela lanciò.
« So che vorresti dire che mi sto sbagliando, ma non è così. La ami così tanto che non te ne accorgi, e te la stai facendo scappare di nuovo ».
Il ragazzo strabuzzò gli occhi.
« Cosa stai… »
« Harry vai da lei! Vai da lei e falle dimenticare Ron una volta per tutte, so che lo vuoi anche tu! » insisté Luna.
Harry scosse la testa.
« Anche se fosse, lei non è innamorata di me ».
« Se lei non è innamorata di te, io faccio parte del Complotto Zanna Marcia » la ragazza sbuffò aprendo la porta. « Pulisciti gli occhiali, Harry, se no finisce poi, che se la fanno tutti, compreso Malfoy! »
« C-che? » Harry si tolse gli occhiali e cominciò a strofinarli con un lembo della maglietta.
Luna sbuffò e lo spinse verso la porta aperta.
« E non farti rivedere, stanotte! »
 

*


L’unica cosa che sapeva è che sarebbe diventato pazzo se non fosse diventato pazzo quella notte.
Già dare retta a Luna era una cosa da suicida, ma poi andare lì, da Hermione, (e, Dio, perché faceva così tanto effetto pronunciare il suo nome?!), a parlarle…
A parlare alla sua Hermione.
Harry strinse il pacchetto di carta con i due bicchieri di caffè a portar via che aveva preso in un bar durante la strada.
Be’, Harry aveva un suo modo di abbordare le ragazze d’altronde.
Non aveva funzionato con Elizabeth Waterby, non avrebbe funzionato con un altro migliaio di ragazze, ma Hermione non era Elizabeth Waterby e non era un altro migliaio di ragazze, era Hermione.
Si avvicinò al portico sul retro dei Tre Manici di Scopa e la vide, lì, da sola.
Sei innamorato di lei.
Si avvicinò piano, raccolse tutto il fiato che aveva quasi dovesse rimanere in apnea e parlò.
« Ciao, ti va un caffè? »
Hermione, inizialmente, sembrò non accorgersi di lui. Poi, dopo essersi guardata attorno, abbassò lo sguardo, e fece un salto per lo spavento.
« Harry?! » esordì. « Sei completamente matto! Che cosa ci fai qui?! E poi io non bevo caffè a mezzanotte passata! »
Harry alzò sorridente la busta di carta con i due bicchieri.
« L’ho portato decaffeinato! »
Hermione lo guardò sconvolta, e non sapeva se ridere o cacciarlo.
« Cosa vuoi fare? »
« Portarti via » rispose Harry, tranquillo.
La ragazza scese le scale del portico e si trovarono faccia a faccia.
« Sei impazzito. E il tuo essere impazzito non vale come scusa per portarmi via ».
Harry si avvicinò, e non seppe con quale coraggio, con quale diamine di forza e di buon senso, la prese per i polsi, e avvicinò così tanto il volto al suo che le labbra potevano sfiorarsi, respiro contro respiro.
Prese tutte le giornate passate a compatirsi per il fatto di non riuscire a trovare una donna, quelle che Hermione aveva passato a piangere e lui non c’era, quelle in cui si era perso nel lavoro, quelle in cui non riusciva a trovare un perché a tutto ciò che gli capitava, quelle che non avevano un senso, le prese, le impacchettò e le buttò via.
Ed era libero.
Sorrise.
Sorrise ed era il sorriso più sincero in cui le sue labbra si fossero mai tirate.
E trovò la pace.
« Che sono impazzito per te, Hermione, vale, come scusa? »

 

  
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