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Autore: M4RT1    04/02/2012    2 recensioni
Avresti potuto fare lo scrittore, forse. O lo sceneggiatore di qualche film famoso.
E invece ti ritrovi a volteggiare a chissà quanti metri da terra. E ora quasi ti piace, questa vita.

I pensieri dell'acrobata durante un'esibizione.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lavori in quel Circo da molto tempo, più di quanto tu possa ricordare.
-Cosa vorresti fare da grande?
A quella domanda non avevi mai risposto con “l’acrobata”, perché non avevi mai voluto farlo.
E invece eccoti qui, sul trapezio, con abbastanza esperienza da poter pensare ad altro mentre spicchi i vari salti. Da poter osservare.
Perché se c’era una cosa che ti piaceva fare, da piccolo, era nasconderti tra i banconi del supermercato e osservare i passanti. E inventare.
Avresti potuto fare lo scrittore, forse. O lo sceneggiatore di qualche film famoso.
E invece ti ritrovi a volteggiare a chissà quanti metri da terra. E ora quasi ti piace, questa vita.
Ma continui a osservare: in prima fila c’è una classe di forse venti bambini, entusiasti e urlanti. Quello più alto oscura la vista alla piccola che gli sta dietro. Ti chiedi se anche i suoi genitori siano così alti. Forse giocano a basket. Osservi i suoi lineamenti, poi lo sguardo ti cade sulla T-shirt che indossa: è la stessa che portavi tu quando andavi a scuola, quella del Diciottesimo circolo. Eri nella sezione B. Pensi che quel bambino deve abitare tra la piazza e il centro storico, forse in uno di quei palazzoni antichi, magari in una bella casa ariosa con due balconi.
Tu vivi in una roulotte e la odi.
Ma poi sei costretto a saltare ancora; ti trovi girato verso l’ala est del pubblico: in genere li si siedono le persone con i biglietti omaggio, quelli che i tuoi amici distribuiscono in strada. Noti una famigliola che ride: quella li su dev’essere la madre, con il rossetto un po’ sbavato e un bambino in braccio. E’ piccolo, avrà tre anni al massimo, ma sembra già trovarti divertente. Addita il tuo vestito e ride; lo odi, odi quel vestito a strisce. Sa di canfora e muffa e pizzica sulle ginocchia. Ma devi metterlo.
La musica cambia e sei costretto a mantenerti con i piedi: a testa in giù la visuale non cambia più di tanto. Sempre persone felici che ti guardano come fossi un animale dello Zoo; sempre bambini che litigano per i pop-corn. Una coppia anziana con i nipotini si tiene per mano. Due bambini piangono. Una coppia di gemelli si tira i capelli.
La musica si avvia alla fine e devi saltare ancora e ancora.
Qualcuno urla. Una bambina dalle lunghe treccine nere si infila un dito nel naso e sua madre la sgrida. I bambini delle elementari iniziano a infilarsi i giubbotti, sotto lo sguardo attento della maestra: il tuo è il numero conclusivo dello spettacolo.
Le luci si spengono definitivamente e tu puoi tornare a terra.
Come ad ogni finale, ti avvicini all’uscita per salutare il “gentile pubblico” che è venuto ad assistere allo spettacolo. Il bambino che ha riso alla vista del tuo ridicolo vestito ti sfila davanti, in braccio alla madre, e ti fa la linguaccia. Non puoi ricambiare ma vorresti.
Passa anche la fila dei ragazzini in gita, preceduti da una maestra molto anziana e da una molto giovane: stanno litigando. Cerchi di cogliere frammenti di conversazione ma non ci riesci.
Tutti sbadigliano: è tardi, ti chiedi come mai abbiano organizzato una gita scolastica a quell’ora della notte. –Sono le undici, bambini, i vostri genitori vi staranno aspettando!- grida infatti una maestra.
E’ l’unica voce che riesci a cogliere tra il frastuono delle altre mille.
Mille voci che parlano, litigano, ma vivono.
Vivono la vita che vorresti: una vita normale, piena di pianti, dolori, litigi, ma anche di soddisfazioni, sogni e futuro. Un futuro che tu non vivrai mai.
Perché il Circo della Notte non ti lascia più: ti era piaciuto, a vent’anni, ma ora non hai più voglia di vestirti in modo ridicolo e saltare per una serata intera. Eppure, proprio ora, non puoi abbandonare.
E’ lo stesso pensiero di tutte le sere, mentre ti ritiri nella tua roulotte.
La Luna è già alta nel cielo, le voci lentamente si spengono: è l’unico momento magico della tua giornata.
E, mentre ti stendi e chiudi gli occhi, pensi che non sono poi tanto meglio,le vite degli altri.
  
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