Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: angelad    05/02/2012    12 recensioni
Kate si risveglia, ma non trova il suo uomo accanto a sè.. lo cerca, ma non lo trova.. dove sarà finito?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione, Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 
La notte era già scesa su New York quando rientrò a casa.
 


Martha ed Alexis avevano preparato la cena, ma non aveva fame, per niente. Si sforzò di mangiare almeno un po’ di frittata, poi si rintanò nel suo studio.

Accese il computer ed aprì il programma di scrittura.

Guardò quel foglio bianco davanti a lui, ma l’ispirazione non venne neanche quella sera. Da quando la sua musa stava lottando contro la morte non era riuscito a scrivere neanche una parola, anche se era passato molto tempo.

Nonostante ciò, doveva sforzarsi, aveva delle scadenze da mantenere o avrebbero rescisso il contratto.

Improvvisamente la rabbia si impadronì di lui e chiuse il portatile con forza.

Al diavolo, strappassero in mille pezzi quel stramaledetto pezzo di carta, non gli importava nulla. Non poteva inventarsi qualcosa di brillante in quelle condizioni.

“Va tutto bene papà? Anche stasera è una serataccia, vero?”.

Alexis aveva fatto capolino dalla porta.

 Suo padre la guardò e le fece segno d’entrare. Si sentiva un po’ in colpa nei suoi confronti, in quei mesi l’aveva trascurata parecchio, ma la ragazza non l’aveva fatto pesare.

“Già.. ormai credo d’aver perso la mia vena creativa, è inutile. Vieni qui e siediti un po’ col tuo vecchio”.

La ragazza ubbidì e cercò di consolarlo: “Non dire così papà, non hai perso nulla, ma non puoi concentrarti. Il tuo corpo è qui seduto sul divano insieme a me, ma la tua mente è sempre con Kate e con il mio fratellino. Finchè questa terribile situazione non si sarà conclusa non potrai essere sereno per poter lavorare”.

L’uomo la accarezzò: “A volte dimentico quando tu sia cresciuta bambina mia, quanto tu sia matura. Mi aveva detto che sarebbe tornata da me, era così triste quando l’ho vista.. tu credi al mio sogno, vero? La nonna continua a sostenere che mi sto illudendo troppo”.

“Papà, non ne ho mai dubitato. Credo nell’amore e il vostro lo è.  Si sveglierà. Hai mai visto Kate Beckett mancare una promessa? Probabilmente non è così facile scappare dal luogo in cui si trova”.

Alexis cercò di sorridere, ma le risultò difficile. Voleva confortare l’uomo, regalargli un piccolo momento di serenità.

Castle la abbracciò forte: “Grazie di esistere figlia mia! Come avrei fatto in tutti questi mesi se tu non fossi stata al mio fianco?”.

Quella ragazza era sempre stata una benedizione, sarebbe stata un’ottima sorella maggiore.

“Non ce l’avresti mai fatta!” sdrammatizzò Alexis.

Mentre si stringevano, il cellulare di Rick  squillò.

Entrambi guardarono l’ora preoccupati.

Era molto tardi, chi poteva essere?

L’uomo rispose all’istante e dall’altra parte dell’apparecchio sentì la voce piatta di Jim Beckett: “Richard torna in ospedale per favore. Il più presto possibile”.

Il cuore di Castle batteva a mille e il suo volto si doveva essere contratto in una maschera di sgomento, perché vide cambiare anche l’espressione di sua figlia: “E’ successo qualcosa a Kate?”.

Jim Beckett esitò a rispondere: “Non lo so con precisione. È entrata un’infermiera per controllarla, come tutte le sere. Mi hanno fatto uscire dalla sua stanza e i dottori vogliono parlarci subito. Ti prego raggiungimi”.

L’uomo intuì che suo suocero stava cercando di prendere tempo, forse non voleva turbarlo più del dovuto al telefono, così si limitò a rispondere: “Arrivo subito” e riagganciò”.

“Devi andare in ospedale ora? È così grave?” mormorò Alexis. Castle poteva leggere nei suoi occhi la sua stessa paura.

“Non lo so, Jim è stato evasivo”.

“Ti accompagno, da solo non ci vai!”.

 Il tono della ragazza non ammetteva repliche.

Annuì con la testa: “Grazie”.

Uscirono insieme dall’appartamento.

 In pochi minuti raggiunsero l’ospedale, grazie a Dio non avevano trovato traffico. Quando li vide arrivare Jim Beckett andò loro incontro. Nei suoi occhi erano visibili  tristezza,  disperazione e rassegnazione.

Quell’uomo aveva già perso sua moglie, forse pensava che la stessa sorte sarebbe toccata a sua  figlia quella sera:“Richard ci sono delle complicazioni, la dottoressa ci aspetta nel suo studio- poi guardò Alexis- solo noi due, mi dispiace”.

La ragazza capì all’istante e guardò Richard: “Va pure papà, io ti aspetto qui”.

Rick e Jim raggiunsero lo studio del medico. L’uomo dovette fermarsi un momento davanti alla porta prima d’entrare, doveva cercare di ricomporsi, non voleva lasciar trapelare la sua paura.

Non appena si trovò dentro la stanza vide la dottoressa Nichol andargli incontro: “Scusi se l’ho fatta chiamare sig. Castle, ma avevo bisogno da parlare con lei urgentemente. Durante la visita serale ci siamo accorti che si è presentata una sofferenza fetale molto seria. Il suo bambino sta soffrendo, dobbiamo intervenire”.

L’uomo sospirò e balbettò: “Dovete aumentare il dosaggio delle medicine? Perché avete bisogno di me?”.

La donna davanti a lui lo guardò con aria perplessa e rispose: “Probabilmente non mi sono spiegata bene, non possiamo aumentare i farmaci, non migliorerebbe la situazione. Suo figlio deve nascere, stanotte. O morirà nel grembo di sua madre. Il termine della gravidanza non è ancora stato raggiunto e per questo ho bisogno del consenso di almeno un genitore per poterlo fare. Non potendolo avere dalla madre, mi sono dovuto rivolgere a lei. Capisce?”.

Rick non si aspettava di dover prendere quel tipo di decisione. Si era immaginato uno scenario differente, sempre negativo, quando l’avevano chiamato, ma non così tragico. Il loro bambino non doveva morire, non era giusto. Non avevano ancora sofferto abbastanza? Cosa voleva la vita da loro?
“Non credo d’avere molte alternative. Ha il mio permesso. Salvi il nostro bambino” concluse l’uomo.

La dottoressa scura in volto si alzò immediatamente, ma  poco prima  di raggiungere la porta fu bloccata da una domanda di Rick: “Sarà pericoloso per Kate?”.

La donna decise di non mentirgli, quell’uomo meritava rispetto:“Sì sig. Castle. Purtroppo è sempre rischioso  far nascere un bambino da una donna in coma. Se avete fede, pregate che qualcuno la aiuti”.  

Rick si lasciò cadere sulle seggiole della sala d’attesa, passandosi una mano tra i capelli. Doveva aspettare, costante fissa di quei mesi, e sperare che tutto andasse per il verso giusto. Aveva esaurito il suo proverbiale ottimismo, per la prima volta dopo molti mesi incominciò a pensare che non avrebbero vinto.

 Quella notte sarebbe diventato padre per la seconda volta, ma non si sentiva particolarmente eccitato.

Nonostante il dramma che stavano vivendo, aveva sperato fino all’ultimo che Kate sarebbe stata con lui, che avrebbero condiviso insieme quel momento così speciale. Invece la nascita del loro primo figlio poteva portarsela via per sempre.

Alexis si era seduta accanto a lui senza dire una parola, aveva preso la sua mano tra se sue e non aveva nessuna intenzione di lasciarla. Jim, al contrario, percorreva avanti ed indietro il corridoio con ansia sempre crescente.

I minuti passavano inesorabili, ma per Rick era come se il tempo si fosse fermato. Continuava a fissare le ante chiuse della porta scorrevole dietro alle quali Kate stava combattendo l’ennesima battaglia. Non era potuto entrare, non glielo avevano permesso. Suo figlio sarebbe nato con un cesareo d’emergenza e gli avevano spiegato che durante gli interventi di quel genere il padre non poteva assistere.

Kate resisti, stiamo per diventare una famiglia, non mi lasciare, ricordati me lo hai promesso.. Always..

Tirò fuori dalla tasca il ciuccio del suo piccino e lo strinse forte nel suo pugno, sperando che quel gesto insignificante potesse compiere una magia.

In quel momento le porte automatiche si aprirono e un’infermiera uscì, avvicinandosi a loro.

“Congratulazioni sig. Castle. Lei è appena diventato padre di...”, ma venne interrotta da un’altra donna in camice verde che arrivò nel corridoio correndo: “Richard venga presto, mi segua, non c’è un minuto da perdere, la dottoressa Nichol vuole vederla immediatamente!”.

L’uomo fu attraversato da un brivido, Alexis e Jim restarono impietriti. Era come paralizzato, ma la sua insistenza riuscì a smuoverlo e la seguì lungo il corridoio fino a raggiungere uno spogliatoio dove la donna gli passò un camice simile al suo:“Si metta questo altrimenti non potrà entrare nella sala emergenza. Abbiamo trasferito lì sua moglie. Venga su, si sbrighi!”.

Rick si vestì rapidamente per essere condotto dove si trovava Kate. Si stava preparando al peggio, a dover dire addio alla sua amata. Tutta quella fretta improvvisa lo spaventava, non poteva essere niente di buono.

Non si trovò davanti, però, la scena che si aspettava: Kate non era completamente sdraiata, lo schienale della barella era sollevato in modo che la donna fosse parzialmente eretta. Dalle macchine attaccate al suo corpo provenivano suoni strani che non aveva mai udito. Doveva essere già stata ricucita, era coperta sul ventre.

Nessun dottore le era accanto per soccorrerla.

Non riusciva a capire.

 Non si accorse dell’arrivo della dottoressa Nichol finchè non appoggiò una mano sulla sua spalla.

“Cosa sta succedendo dottoressa?” mormorò.

Quando vide apparire un sorriso sul volto della donna, il suo cuore si scaldò improvvisamente.

“Un miracolo. Sta per assistere a un prodigio sig. Castle. Si avvicini, credo che sia giusto che il primo viso che la sua compagna veda, una volta sveglia, sia il suo. Il volto dell’uomo che ama”.

“Sta cercando di dirmi..” balbettò Castle.

“Vada, non stia qui a parlare con me. La sua compagna la sta aspettando”.

Si avvicinò a Kate. La fissò. Era incredibile, stava per svegliarsi davvero. Le sue preghiere erano state esaudite.

Avevano vinto ancora una volta, ce l’avevano fatta. Avevano dimostrato al mondo intero che l’amore poteva abbattere qualunque muro, anche il più resistente.

Si sedette accanto a lei direttamente sul letto, accarezzandole ritmicamente i capelli, iniziò a chiamarla dolcemente: “Kate, amore”. Voleva che si sentisse al sicuro, mentre riapriva gli occhi alla vita.

Improvvisamente notò un movimento brusco dei muscoli delle sue palpebre, come una scossa. Sapeva che il momento tanto atteso da tutti stava per arrivare. Strinse forte la mano di lei e, quando sentì di essere ricambiato seppur più dolcemente, le lacrime inondarono i suoi occhi per la gioia. La sua Kate era cosciente.

Qualche secondo dopo poteva specchiarsi in un profondo oceano verde. Le posò una mano sul viso e Kate reclinò la testa per godersi quella carezza di cui aveva tanto bisogno.

Restarono in silenzio, per pochi, intensi attimi, poi la donna sussurrò:“Perché stai piangendo Rick?”.

La sua voce giunse alle orecchie dell’uomo come la più soave delle melodie, il suo suono era meraviglioso.

“Sono solo maledettamente felice amore mio. Sei tornata”.

“Già.. Tanta fatica e tu ti presenti vestito così? Sei orribile. Sembri un alieno” e allungò una mano per asciugargli una guancia bagnata dalle lacrime. Non voleva vederlo piangere, desiderava con tutta l’anima un suo sorriso.

Castle l’accontentò, si mise a ridere: “Mi mancava da morire la tua gentilezza tesoro”.

“Ti mancava solo quella? Quasi quasi torno da dove sono venuta!” lo punzecchiò Kate.

“Non dirlo neanche per scherzo, non ti azzardare!” disse Rick attirandola a sé in maniera decisa.

“Piano piano tesoro, mi fai male, non sono ancora pienamente in forma” piagnucolò la giovane donna.

“Scusa, scusa scusa! Mi sono fatto prendere la mano, volevo stringerti un po’, non sai quanto l’ho desiderato in questi mesi!”.

Kate sorrise: “Lo so Rick, non ne ho mai dubitato. Anch’io avevo bisogno del tuo calore. Comunque puoi sempre baciarmi. Non mi vergogno a dire che non mi dispiacerebbe”.

Rick sorrise ancor di più: “Ogni suo desiderio è un ordine mia regina”. Le prese il viso tra le mani e, quando le loro labbra furono vicinissime, le sussurrò: “Ti amo da morire Kate” e la baciò profondamente.

Quando si staccarono, però, Kate divenne improvvisamente seria e gli domandò: “Dov’è Joy?”.

L’uomo rimase in silenzio, non riuscì immediatamente a capire cosa intendesse la sua compagna.

Intanto dietro di lui echeggiò il pianto disperato di un  neonato. Rick si voltò, liberando così anche la visuale di Kate, e vide avvicinarsi la dottoressa Nichol con in braccio un fagottino fasciato in una copertina rosa: “Se intende questa bella signorina, eccola qui. Vorrebbe conoscere mamma e papà. È piccola, ma è una tosta. Nonostante sia prematura respira da sola e ha dei bei polmoni, come potete ascoltare.. Un gran bel caratterino. Che dici piccola, andiamo da mamma?” e la adagiò tra le braccia di Kate.

“Congratulazioni ad entrambi”.

Kate incominciò immediatamente a cullarla, ma non dovette insistere molto, non appena appoggiò Joy contro il suo petto la piccola smise di piangere ed iniziò a fare un sacco di smorfie.

“Guarda ti ha riconosciuto subito, ha capito che sei la sua mamma!” sentenziò Rick.

La donna si scansò in modo da consentire all’uomo di appoggiarsi al suo cuscino per poter vedere bene la bambina.

 Aveva un visino tondo come una mela, una marea di capelli scuri, le manine erano piccoline, ma perfette.

La loro creatura era perfetta.

Le diedero un bacio a testa sulla fronte e la accarezzarono dolcemente. Si commossero entrambi, erano così felici.

Rick mise un braccio sulla spalle di Kate per cingerla in un abbraccio.

“Lasciami dire che quella notte abbiamo fatto proprio un buon lavoro!”

Kate parve imbarazzata: “Rick! Ti prego.. non siamo soli. Stai parlando davanti a tua figlia!”.

“Beh, è un complimento. È bellissima! E poi, è ancora troppo piccola per capire di avere un padre pazzo”.

Kate rise, ripensando a ciò che Joy le aveva detto sulla Cia: “Non ne sarei così sicura”.

“Non prendermi in giro Kate! Adesso parliamo seriamente. Come l’hai chiamata prima?”.

“Joy.. in realtà sarebbe il diminutivo di Johanna, il nome di mia madre. Vorrei darle il suo nome per ringraziarla per tutto ciò che ha fatto e continuerà a fare per me.
Per tutti noi, però, la piccola sarà sempre e solo Joy, la bambina che ha portato la gioia nella nostra vita. Sempre che tu sia d’accordo”.

“Non devi neanche chiederlo” disse Rick dandole un bacio tra i capelli.

 Kate allungò le braccia verso di lui e gli porse la piccola: “Adesso è il tuo turno di stringerla un po’.
Tua figlia vuole conoscerti”.

L’uomo, una volta avutala nelle braccia,  la ammirò estasiato: “Allora benvenuta nel mondo Johanna Katherine Rogers! Ti prometto che farò di tutto per donare a te e alla tua mamma la vita che meritate. Non sono e non sarò un padre modello, ma ci divertiremo insieme, puoi starne certa! Dobbiamo cercar di far impazzire la mamma.. io so essere molto bambino se voglio, domanda a tua sorella. Oddio, Alexis e Jim!! Sono ancora in sala d’attesa”.

L’infermiera rimasta si intromise: “Non preoccupatevi, li abbiamo avvertiti noi”.

Rick tornò a parlare alla piccola: “Wow, allora scampato pericolo! Ti immagini la reazione di Alexis sennò? Per non parlare della nonna! Preparati lei è un’artista e un tipo eccentrico...”

Kate li guardava felice. Era riuscita volare, a spezzare l’incantesimo.

 Si sentiva stanca, ma non riusciva a smettere di ammirare quello spettacolo delizioso, sua figlia e il suo grande amore accanto a lei per sempre.

 Era diventata una donna diversa, niente li avrebbe più divisi. Sarebbero invecchiati insieme donando tutto l’amore di cui erano capaci a quella piccola creatura e ai fratellini che sarebbero arrivati in seguito.

Avrebbe raccontato a Rick la sua storia, il suo viaggio, l’incontro con sua mamma e con la piccola Joy del futuro. Tra loro non ci sarebbero stati segreti.

A tempo debito però. Ora voleva godersi quel momento.

Voleva lasciar bruciare dall’amore la fenice che era in lei.
 
 


Angolo mio!!
Siamo quasi alla fine, questo è il penultimo capitolo.. Allora che ne dite? Kate si è svegliata, è tornata da Rick...

Joy è nata ed è la loro degna figlia, tenace e con un bel caratterino!!

Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno recensito, o chi ha semplicemente letto! Un bacione grande!

Naturalmente grazie Reb!!! (tu sai il perché) ;-)

  
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: angelad