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Autore: francescaic    05/02/2012    2 recensioni
Vi siete mai fatti un esame di coscienza? Avete mai riflettuto sulla vostra vita, e del percorso che state ancora percorrendo? A volte vorresti solamente morire, oppure voltare le spalle a tutto… ma il punto è che IO non ci riuscirò. Non so come ma ho guadagnato una fama dalla ragazza con il carattere forte. Benvenuti nella mia stupida vita.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vi siete mai fatti un esame di coscienza? Avete mai riflettuto sulla vostra vita, e del percorso che state ancora percorrendo? A volte vorresti solamente morire, oppure voltare le spalle a tutto… ma il punto è che IO non ci riuscirò. Non so come ma ho guadagnato una fama dalla ragazza con il carattere forte. Benvenuti nella mia stupida vita.


La neve avvolgeva la candida Los Angeles, e contemporaneamente era coperta da uno ‘strato’ di silenzio piacevole. La casa era riscaldata e mia madre era preoccupata per quello che accadeva al di là della finestra. Odiavo la neve, con tutto il cuore. “strano..” sussurrò mia madre. “da quando è morto tuo nonno, ha iniziato a nevicare ogni anno.”


Al suono di quelle parole il cuore saliva pian piano dritto in gola. Ero e sono ancora legata profondamente con mio nonno, lui era l’unico punto di riferimento. Ogni sera ero a casa sua per fargli compagnia, era un migliore amico. Purtroppo però, morì 5 anni fa per un tumore al fegato. Mi ricordo ancora oggi delle sue mille promesse, dovevamo fare un sacco di cose insieme. Voleva tanto vedere la neve, diceva sempre che era un dono di Dio e che era il simbolo del silenzio inoltre, una cosa che mi restò in mente era la frase “vedrai, la neve è portatrice di bene”. Proprio il mese prima di entrare alle scuole elementari mio nonno mi promise testualmente che “anche con la sedia a rotelle, io ti accompagnerò al cancello della scuola!” a fine Agosto però, non ce la fece, e morì.


Non ho mai avuto quell’infanzia spettacolare che tutti i bambini hanno avuto, solamente all’asilo già venivo maltrattata da altre bambine e la colpa, senza sapere come mai, ricadeva sempre su di me, anche se venivo picchiata. Le maestre erano “cieche”, ogni volta che cercavo di difendermi credevano che io avessi intenzioni negative, ma avevo paura di spiegare il tutto. Alle elementari le solite bimbe continuavano ad infamarmi durante la ricreazione oppure mi rinchiudevano nel bagno e all’uscita –per timore che la maestra brontolasse – si giustificavano con “stavamo solo scherzando!” .. molto divertente devo dire.


Alle medie, le solite ragazze, continuavano a isolarmi alle ricreazioni, mi facevano star male psicologicamente, si riunivano a casa di una del gruppo e iniziavano con le discussioni, dicendo che loro erano arrabbiate con me inventandosi una scusa sul momento. Alle superiori me ne portai dietro una di queste ragazze, e ancora oggi si diverte a giocare con il mio carattere, il mio umore e il mio aspetto.

Ogni giorno, ogni sera avevo le lacrime agli occhi e allo stesso tempo provavo pena per loro. Mi chiedevo sempre del perché ci fosse così tanta crudeltà, volevo almeno una ragione precisa del perché mi prendessero in giro senza darmi tregua. Se solo ci fosse stato nonno.. forse sarebbe tutto diverso.

***


Ormai la bufera di neve era terminata e le scuole non erano state chiuse, trovavo difficoltà nel tragitto casa-scuola e scuola-casa dal momento che c’erano 25 cm di neve e ancora né marciapiedi né strade erano state spalate dallo spazza-neve.

Arrivata a scuola ero bianca per tutte le volte che sono scivolata e cascata nel tentativo di salire i gradini che portavano alle porte della scuola superiore.

Di fronte al grande portone sbattei i piedi per togliere un po’ dei residui di neve e ghiaccio tra le scarpe. Entrai e sentì subito una vampata di calore. Mi incamminai all’armadietto dove posai i libri della prima, seconda e terza ora e dato che ancora rimaneva del tempo, decisi di scendere in sala mensa e bermi qualcosa di caldo.

Mi misi seduta ad un tavolo qualsiasi e aprì il libro per leggere un po’. –ovunque andavo DOVEVO portare un libro –

Dopo aver letto qualche pagina suonò la campanella per avvertire gli alunni che era iniziata la prima ora, ed io avevo Italiano. La professoressa si alzò bruscamente dalla cattedra ed esclamò: “Allora buongiorno ragazzi, oggi spiegherò riassunti, così vi assegnerò anche la divisone in sequenze il prossimo racconto che leggeremo!” ovviamente l’intera classe non ne fu entusiasta e seguirono in coro i “BU” e i “NO”. “Ma.” Disse la professoressa con uno sguardo pietrificante, “oggi accogliamo un nuovo compagno, rimarrà solamente per quest’anno si chiama Justin e mi raccomando, non escludetelo!” entrò un ragazzino biondo, poco più alto di me con degli occhi espressivi color miele, non ci conosceva ma già aveva il sorriso stampato in faccia. Si mise seduto all’ultima fila. Tutte le ragazze lo seguivano con lo sguardo, ogni movimento che faceva, sembravano ipnotizzate e, sinceramente, iniziavano a farmi paura.


L’ora passò in fretta e suonò la campanella dell’intervallo, il nuovo ragazzo prese un libro qualsiasi e iniziò a leggere. Ero colpita. Non avevo visto nessun ragazzo leggere oltre l’orario scolastico. Mi avvicinai e tentai di fare conversazione ma lui sembrava infastidito.
Ciao!” esclamai io raggiante.
Ciao” ricambiò il ragazzo.
Che cosa leggi?” chiesi
Un libro.” Rispose irritato.
A quelle parole mi rifiutai di continuare la conversazione, diamine, sapevo che stava leggendo un libro? Cos’altro poteva leggere? Della carta igienica? Senza farlo a posta, pensai ad alta voce “Gesù Cristo, qualcuno è più asociale di me!”. Mi vergognai tremendamente di quello che avevo appena detto, tanto che Justin mi guardò male, si alzò dal banco e uscì.



MY SPACE: questa è la prima ff che scrivo, quindi abbiate pietà :3
  
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