Crossover
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Autore: eugeal    14/09/2006    3 recensioni
Cosa sarebbe successo se Buffy fosse morta definitivamente?
Cosa avrebbe fatto Rupert Giles dopo aver assistito alla sua fine?
Forse sarebbe andato via da Sunnydale per sfuggire ai ricordi, ritrovandosi in Giappone. Giappone che, come molti di voi sapranno, è la patria di Sailor Moon.
E forse una delle nemiche di Sailor Moon non è morta come sembrerebbe vedendo la serie, ma aspetta solo di risvegliarsi.
Cosa succederà poi?
L'unico modo per saperlo è leggere questa storia.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga, Telefilm
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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1. Escaping from the Past

Giles. Rupert Giles.
Il nome era stampato sul biglietto, ma l'uomo che scese dall'aereo avrebbe voluto poterlo gettare via come aveva gettato quel rettangolino di carta che gli aveva permesso di lasciare per sempre gli Stati uniti.
Non sarebbe più tornato nei posti che gli potessero ricordare il passato. Mai più, si disse, guardando il cielo sereno di Tokyo.
Chiamò un taxi e cercò di fargli capire l'indirizzo. La vettura partì, incanalandosi nel traffico e Giles si appoggiò con la schiena al sedile coprendosi il volto con le mani.
Era un uomo in fuga, per questo era giunto fino in Giappone, una fuga senza speranza dai ricordi e dal dolore.
Cercò di ricacciare indietro la memoria di quella scena orribile, ma era inutile, come un film continuava a passargli ossessivamente nella mente, lacerandogli l'anima ogni volta.
Buffy, il sorriso della giovane che affrontava demoni e vampiri con coraggio e forza, quel sorriso un po' ironico che non avrebbe rivisto mai più... Buffy... le membra lacerate della giovane sparse per la stanza e quel demone che pur ferito a morte rideva tenendo sollevata la testa della ragazza.
E lui, Giles, patetico uomo inutile che non aveva potuto fare nulla per salvarla. Era giunto in ritardo e lei era morta.
In quel momento qualcosa si era spezzato in lui. Sarebbe giunta una nuova Cacciatrice, ma lui non avrebbe mai potuto essere il suo Osservatore. Era fuggito. Aveva lasciato tutto per andare in Giappone, ma il senso di colpa lo aveva seguito e gli spezzava il cuore.
Non potè trattenere un singhiozzo e il tassista gli scoccò uno sguardo incuriosito, ma non fece commenti.
Poco più tardi l'auto si fermò davanti a una vecchia villa abbandonata e semi cadente. Giles portò in casa i bagagli e la trovò adeguata al suo umore tetro, si gettò su un divano polveroso e si addormentò, sfinito dal lungo viaggio.

Un raggio di sole che filtrava dalla persiana sconnessa lo svegliò la mattina dopo. Si alzò dal divano, indolenzito per la posizione scomoda in cui aveva dormito. Provò un certo gusto quasi masochistico nel dolore che gli percorreva la schiena, come se in minima parte potesse aiutarlo a scontare la sua colpa per la morte di Buffy, era infelice e voleva sentirsi infelice. Avrebbe voluto poter cancellare i suoi ricordi, ma non poteva e allora si costringeva inconsciamente a riviverli e soffrire.
Uscì di casa, lasciando in terra le valigie ancora intatte. Girò intorno alla casa e si inoltrò nel giardino sul retro. Il terreno era scosceso e costellato di cespugli incolti e scendeva verso il mare. Arrivato alla rete che fungeva da confine, notò un grosso buco nella recinzione e senza pensarci troppo lo attraversò. Il terreno era in forte pendenza e i rovi intralciavano il passaggio, ma Giles proseguì. Non avrebbe saputo dire perché, ma muoversi era l'unico modo per non lasciarsi travolgere dai ricordi, per questo continuava a camminare quasi meccanicamente. Improvvisamente, una pietra cedette sotto il suo peso e franò, facendolo scivolare lungo il pendio. Cadde per qualche metro, poi si fermò a pochi passi dalla riva del mare. In alto, sopra di lui doveva passare una strada molto trafficata, perché ne sentiva il rumore.
Un rottame arrugginito, trascinato a riva dalle onde attrasse la sua attenzione: era un auto e dentro c'era qualcuno!
Si rialzò e, zoppicando leggermente per la caduta, corse verso l'auto. Un tempo doveva essere bianca, in alcuni punti la vernice era ancora visibile sotto la ruggine, ed era gravemente danneggiata. La cosa che più' lo sconvolse era il fatto che dentro non c'era un cadavere, ma una donna dai capelli rossi, intrappolata in un cristallo trasparente e immobile come una statua.
Giles allungò una mano per toccare il cristallo.
Una crepa luminosa si generò nel punto dove aveva appoggiato il palmo, estendendosi al resto del cristallo, che esplose in migliaia di minuscoli frammenti che gli graffiarono la mano e il viso.
La donna aprì gli occhi, osservando per un attimo l'uomo che la aveva liberata, poi sembrò ricordarsi di qualcosa e i suoi occhi avvamparono di odio e, con un'esplosione di potere, scardinò quello che restava dello sportello dell'auto gettando a terra Giles. Si teletrasportò a pochi metri dall'auto e corse via furiosa.
Giles si rialzò lentamente, dolorante ma incolume e fissò per qualche istante la donna che fuggiva via, poi si rese conto che anche lei doveva essere una specie di vampiro o di demone come quello che aveva ucciso Buffy e corse verso casa per prendere delle armi. L'avrebbe uccisa, si disse, si sarebbe vendicato uccidendo tutti i mostri come lei. Scelse un pugnale antico dai suoi bagagli e ardente di rabbia feroce iniziò la caccia.

La donna dai capelli rossi era arrivata in città, seminando distruzione al suo passaggio. La sua ira era tutta rivolta verso la persona che aveva tentato di ucciderla sabotando i freni della sua auto.
- Mimete, ti ucciderò! - gridò Eudial dirigendosi verso il posto dove si trovava l'istituto Mugen.

Giles seguiva le tracce lasciate dalla strega, gonfio di odio e sofferenza. Non era difficile individuare la pista da seguire e lui correva, ignorando la fatica e il dolore. Solo il pugnale contava in quel momento e lui lo stringeva ben saldo con la mano nella tasca della giacca.

Sulle prime Eudial credette di aver sbagliato strada: dove un tempo sorgeva l'istituto Mugen, ora c'era solo un cantiere e il terreno formava una depressione circolare. Si guardò intorno disorientata: non sentiva la presenza dei suoi simili e l'ingresso al laboratorio delle Witches 5 era svanito nel nulla.
Eppure il posto era quello, non c'erano dubbi. Il cantiere in quel momento era vuoto e quello non era un punto di passaggio, non c'era nessuno nei paraggi. Eudial non sentiva nemmeno la presenza oscura della Creatura del Silenzio. Cosa era successo? Non riusciva a capire. La furia contro Mimete aveva lasciato il posto a una sensazione di sgomento. Un foglio di giornale portato dal vento le si attaccò a una gamba e lei lo raccolse automaticamente con una mano. Lo guardò distrattamente e capì. Credeva di aver perso i sensi per poche ore e invece erano passati cinque anni!
Ci mise qualche secondo per realizzarlo. Era sola. Se qualcuno dei Death Buster era ancora vivo, ormai era di sicuro tornato al loro pianeta d'origine. Nessuno sarebbe mai venuto a cercarla. Nessuno si sarebbe preoccupato per lei.
Si lasciò cadere a terra lentamente.

- Finalmente ti ho trovata, maledetta! - Gridò Giles afferrandola per i capelli e costringendola a girarsi verso di lui. Eudial ansimò per il dolore e per l'arrivo improvviso dell'uomo che la aveva sorpresa alle spalle e lo spinse via istintivamente.
Giles arretrò di un passo, senza lasciare la presa sui lunghi capelli della ragazza ed estrasse il coltello.
- Morirai come lei, demone, - ringhiò puntandole il pugnale alla gola - ti strapperò le membra una ad una e poi ti taglierò la testa! -
Eudial stava per reagire, ma si fermò. Cosa importava? Ormai per lei vivere o morire era lo stesso. Era sola, isolata dagli uomini e tagliata fuori per sempre dai suoi simili. Che razza di vita poteva aspettarla? Tanto valeva arrendersi.
Guardò Giles negli occhi.
- Va bene. Fallo pure. Tanto non ho più niente da perdere. -
L'uomo si bloccò, paralizzato dallo sguardo di quella ragazza.
Vuoto, senza nessuna speranza, dolore e angoscia che si inseguivano in una spirale senza fine...
Era identico allo sguardo che vedeva ogni volta che si guardava allo specchio.
Una lacrima solitaria trovò la strada tra le ciglia della sconosciuta e scivolò sul viso di Eudial fino a cadere sulla mano di lui che ancora le stringeva i capelli.
Giles lasciò cadere il pugnale.
Il tocco umido di quella lacrima sulla pelle bastò a far crollare la diga che aveva eretto dentro di sè dalla morte di Buffy. Il dolore lo travolse completamente e scoppiò in lacrime lasciandosi cadere in ginocchio e abbracciando disperatamente la sconosciuta che aveva quasi ucciso.
Eudial non sapeva chi fosse quell'uomo e quale sofferenza avesse dentro, ma sentiva che il suo dolore era affine a quello che provava lei. Si lasciò abbracciare e lo strinse a sua volta e piansero insieme.
   
 
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