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Autore: Son Manu    06/02/2012    2 recensioni
“ Se la situazione dovesse peggiorare, scappa. Non ti voltare, corri. Ma soprattutto, non mi cercare. Vai il più lontano che puoi. ”
Davvero, stavi recitando così bene che mi avevi convinta. Credevo fossi sincero...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albert Wesker, Jill Valentine
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata ad una persona cara. Spero che vi piaccia.


Era la sera di quel maledetto 24 Luglio del 1998; la data che avrebbe cambiato per sempre la mia vita.
Eravamo pronti per andare in missione: trovare la squadra Bravo. O almeno, così ci avevi fatto credere.
Dopo la riunione al dipartimento di Raccoon City, hai detto un semplice “ E’ tutto. Andate. ”, e gli altri si sono avviati verso l’uscita. Io stavo per fare lo stesso come i miei compagni ma la tua voce mi ha richiamato.

“ Miss Valentine? ” Hai detto con il tuo tono calmo.

Mi sono girata verso di te per guardarti, eri appoggiato alla scrivania, le gambe tese e le braccia conserte, indossando i tuoi soliti occhiali da sole. Mi sono sempre chiesta per quale motivo li portassi in continuazione.

“ Si, capitano? ” ho chiesto incuriosita. Avevamo una missione urgente da sbrigare, cosa ci poteva essere di così importante da dirmi ora?
Hai aspettato pazientemente che tutti uscissero dall’aula magna prima di proseguire di nuovo.

“ Avrei bisogno di parlarti riguardo la missione che stiamo per affrontare. ”

“  D’accordo.  Di cosa si tratta? ”
Sembravi diverso quella sera. Lo eri da settimane, veramente. Mi sono accorta del tuo strano cambiamento. Avrei dovuto accorgermi da quel momento che ci avresti traditi. Dio, com’ ero così ingenua, a quell’epoca ti avrei creduto ciecamente, non avrei mai dubitato di te. Questo è stato il mio più grande sbaglio.
Hai fatto una delle tue lunghe pause, eri forse nervoso?

“ Nulla che già non sai comunque. Solo un avviso. ”, ti sei alzato dalla scrivania e hai fatto un passo verso di me. Sentivo il tuo sguardo dietro quelle lenti scure, ma il tuo volto non traspariva alcuna emozione. Del resto, cosa mai avrei potuto aspettarmi, di certo non un addio come nei film. No, questo era reale, gli orrori che avremmo incontrato erano solo l’inizio del vero inferno che attualmente viviamo ogni singolo giorno. E tu. Tu non ci saresti più stato affianco a me. Saremmo stati nemici.
Ti ho guardato incuriosita, a mia volta mi sono avvicinata a te.

“ Capitano… ”, stavo per dire qualcosa, ma tu sei stato più veloce.

“ Questa è una missione pericolosa, non una semplice esercitazione. Stanno succedendo cose strane laggiù. Al minimo rumore, qualsiasi cosa, spara. Non aspettare un secondo di più. ”

Ero visibilmente sorpresa e anche molto scioccata. Ancora non capivo cosa intendevi. Sembrava che sapessi a cosa noi tutti saremmo andati incontro quella notte.

“ Wesker, non capisco.  Cosa vorresti dire? ”

“ Tu fa’ come ti dico e basta. ” Eri forse preoccupato per me? Ne dubito.

“ Ma tutto questo non ha senso. Perché mi stai dicendo queste cose? ”

Altra pausa, questa volta sembrava che non sapessi  come giustificarti. Ti sei accigliato per un momento e ti sei schiarito la voce.

“ Sei uno dei migliori, Jill. Saresti una grave perdita per la squadra, per questo conto su di te. ”

Sei sempre stato bravo a fingere. Che stupida a pensare che ti importasse realmente qualcosa di me. Mi sono limitata semplicemente ad annuire col capo e ti ho guardato negli occhi.

“ C’è altro, signore? ”

In quella tua dannata espressione non si riusciva a scorgere nulla. La tua solita freddezza era l’unica cosa che potevo avvertire. Ma improvvisamente ti sei tolto gli occhiali da sole e hai rivelato i tuoi bellissimi occhi azzurri. Quegli occhi cielo che avrei rivisto per l’ultima volta. Li hai riposti nel tuo taschino con cura prima di ricambiare lo sguardo.

“ Se la situazione dovesse peggiorare, scappa. Non ti voltare, corri. Ma soprattutto, non mi cercare. Vai il più lontano che puoi.”

Davvero, stavi recitando così bene che mi avevi convinta. Credevo fossi sincero. Ma ora finalmente avevo trovato il coraggio di rompere gli schemi imposti in quei due anni e avevo deciso di andare fino infondo. Se era la mia ultima sera, non avevo più nulla da perdere ormai.

“ Albert…” Si, ti avevo chiamato con il tuo nome. In pochi altri momenti, fuori dal dipartimento, ti chiamavo così.

“ E’ un ordine, Jill. ”

“ Smettila, Albert. Mi vuoi dire cosa ti prende? ” E quasi istintivamente, ho appoggiato una mano sulla tua guancia. La tua pelle era calda, contrariamente a come molti avrebbero potuto pensare. Fanculo alle regole, fanculo a dove ci trovavamo, al diavolo se qualcuno ci avrebbe potuto vedere, io avevo bisogno del mio capitano, per l’ultima volta.
Sicuramente eri sorpreso dal mio inaspettato gesto, ma invece di respingermi, sei rimasto lì a guardarmi. Ancora adesso mi chiedo per quale motivo hai fatto sembrare quel momento così vero.

“ Jill…”, hai iniziato senza  riuscire ad aggiungere altro. Forse ti saresti potuto tradire con le tue stesse parole, magari avrei potuto scoprire tutto. Questo discorso era troppo anche per te, non era forse così? Come al solito, hai distolto lo sguardo, facendo per andartene, probabilmente ti sei pentito di esserti tolto gli occhiali, gesto azzardato per uno come te. Comunque, prontamente ti ho afferrato il polso e ti ho preso il volto tra le mani, non ti avrei permesso di andartene così facilmente.

“ Per favore, dimmi che va tutto bene. Dimmi che non mi lascerai da sola. Ce la faremo. ”

Sei rimasto in silenzio, guardandomi dritto negli occhi. Lentamente hai posato la tua mano destra, titubante, sulla mia guancia, come avevo fatto io poco prima. Sei rimasto così, non hai detto più nulla, dentro di te sapevi già cosa sarebbe successo in seguito; chissà, era una sorta di senso di colpa, quello che stavi provando adesso? O stavi ancora fingendo?
La tua mano calda ha cominciato ad accarezzarmi dolcemente con la punta delle dita. Mi sentivo protetta da qualsiasi pericolo, al sicuro, mai avrei immaginato che molto presto quel pericolo saresti stato tu. Mai avrei pensato che mi sarei dovuta proteggere da te.
Non ho nemmeno avuto il tempo di aggiungere altro, perché le tue labbra si erano già impossessate delle mie in un bacio intenso e passionale. Quella notte mi hai baciata come non avevi mai fatto prima. Era il tuo modo per dirmi addio, Albert? Volevi concedermi un ultimo ricordo di te?
Non mi sono fatta troppe domande, così ho risposto al bacio con la stessa decisione, stringendomi contro di te, in quelle braccia forti e vigorose. Ho chiuso gli occhi e mi sono lasciata trasportare da quelle bellissime sensazioni, accarezzandoti il viso. Di tutta risposta, anche tu mi hai stretta a te, aumentando la profondità del nostro bacio. Senza rendermene conto mi sono ritrovata contro la scrivania, volendo sempre di più a causa della foga e dal desiderio. Il tuo respiro, il tuo battito cardiaco, si univano al mio. Avrei voluto che non finisse mai. E quando stavo per lasciarmi andare a te completamente, hai improvvisamente interrotto il contatto. Non sei mai stato un uomo facile alle emozioni e sicuramente non lo avresti permesso ora, ad un passo dal realizzare il tuo piano.
Mi hai guardato un’ultima volta, come se volessi dirmi qualcosa. Mi sono persa nelle iridi azzurre dei tuoi occhi per qualche altro breve istante. Quegli occhi di ghiaccio che non avrei più rivisto. Quegli occhi che si sarebbero tinti di un rosso fuoco. Ero sul punto di toccarti il viso ancora una volta, ma prima che me lo concedessi, ti sei voltato di scatto e sei uscito dalla stanza velocemente. Quello forse è stato l’ ultimo segno di umanità che ho visto in te.
Ti ho visto uscire dalla stanza, mi hai lasciata letteralmente spiazzata, come i tuoi ultimi comportamenti  di quelle ultime settimane. Ma se era vero che non potevo sospettare ancora nulla, come mai avevo la tremenda sensazione che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrei rivisto il mio Capitano? Si, l’uomo che ho conosciuto in quei due anni. E non il mostro sconosciuto che sei diventato.
Lacrime calde hanno iniziato a scorrermi dal viso.


Adesso dimmi: sei lì da qualche parte, Albert? Ancora oggi mi chiedo se ti sia rimasto un briciolo di umanità nel profondo della tua anima.
 
 
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Albert si era appoggiato al muro non appena svoltato l’angolo di uno degli enormi corridoi del distretto, respirando profondamente. -Ci era mancato poco- ha pensato.

“ Mi dispiace, Jill. ” Ha detto stringendo il campione di virus nella sua mano. Lo stesso campione che avrebbe usato più tardi, quella notte.

   
 
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