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Autore: jessica80    06/02/2012    10 recensioni
One-shot divertente che non ha assolutamente lo scopo di essere seria!
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Cure alternative'
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Passeggiavano in silenzio lungo il viale alberato che portava a casa di Sarah.
I lampioni illuminavano il sentiero innevato mentre il rumore della neve, che cadeva pesante dai rami sovraccarichi degli alberi, li accompagnava.
Sarah si alzò il bavero del cappotto per bloccare un’improvvisa – e alquanto strana, anche se conosciuta – folata di vento.
Un tonfo improvviso le bloccò il passo e le ci volle qualche istante per trovare la forza ed il coraggio di voltarsi, aspettandosi il peggio.
- Dannazione, ci mancava solo questa!-
Leroy era scivolato a terra inciampando in un tronco di legno che sembrava fuoriuscire dal suolo.
A Sarah sfuggì un sorrisetto sbieco.
Ma che strano!
Il cappotto del ragazzo era completamente imbrattato di neve e foglie e il viso gli si era arrossato più dalla vergogna che dal freddo.
- Aspetta Leroy, ti aiuto!-
Sarah gli allungò una mano continuando a sorridere in preda ad un ennesimo attacco di frustrazione. Lui l'afferrò con piacere e, dopo essersi rimesso in piedi si spazzò via la neve dal cappotto, evitando imbarazzato lo sguardo della donna accanto a sé.
Non era stata una serata grandiosa ma del resto la ragazza avrebbe dovuto aspettarselo.
Nessuno dei suoi appuntamenti era mai ciò che sembrava (o sperava).
- Siamo arrivati. Grazie per questa bellissima serata Sarah. Mi dispiace per gli incidenti, non mi era mai capitato di sentirmi così impacciato. -
Parole sante…
Leroy si era fermato poco distante dal portone d’ingresso dell’appartamento della ragazza, sotto un albero, nascosto da occhi indiscreti, e si era voltato verso di lei.
Sarah ricambiò il suo sguardo per qualche istante prima di cominciare a trafficare dentro la borsa alla ricerca delle chiavi.
- Sono io che devo ringraziarti per la magnifica cena e non preoccuparti per quello che è accaduto, ci sono abituata... Ma dove le avrò messe?-
Leroy aggrottò la fronte perplesso, ma decise di lasciar cadere l’argomento.
- Sarah…-
- Sì?- Alzò nuovamente lo sguardo verso di lui mentre Leroy le appoggiava le mani sulle spalle.
- Hai qualche impegno domani sera?-
Aveva impegni? In teoria no, ma non le piaceva il modo che questo ragazzo aveva di starle appresso.
E cosa sarebbe accaduto al secondo appuntamento? Non osava pensarci.
- Al momento non saprei… -
- Allora è deciso! Verrò a prenderti alle sette e ti porterò in un locale nuovo dall’altra parte della città. Sono sicuro che ti piacerà!-
Leroy si chinò su di lei intenzionato a baciarle la guancia ma non riuscì mai nemmeno a sfiorarla. Il caso volle (o forse no) che un'inopportuna massa di neve si staccasse dal ramo sopra di loro prendendo in pieno il ragazzo.
Sarah fece un istantaneo balzo indietro guardando la scena con rabbia fumante.
- Forse è meglio che tu vada a casa Leroy, ci sentiamo domani.-
- Sì , è decisamente meglio!- Rispose il ragazzo mentre si passava le mani guantate sugli occhi per togliere i cristalli che gli bloccavano la vista. La neve gli era entrata dentro nel colletto del cappotto ghiacciandogli la schiena.
Era stata davvero una pessima serata.
 
 
Sarah entrò nell’androne dello stabile e richiuse il portone sbattendolo con forza.
Questa volta aveva davvero esagerato.
Fece le scale a due a due mentre pensava a come avrebbe potuto vendicarsi di lui.
Non gliel’avrebbe fatta passare liscia.
Aprì il portone di casa e accese la luce. Lui era lì.
Era seduto con indolenza sulla poltrona del salotto con i piedi appoggiati sul tavolino. Fissava una delle sue sfere con noncuranza, facendola rigirare lenta sulle mani guantate.
Sarah si precipitò su di lui schiaffeggiandogli gli stivali per fargli togliere i piedi dal suo adorato e costoso Le Corbusier.
- Questa volta hai davvero superato il limite, maestà! Piombi in casa mia quasi tutti i santi giorni, mi segui ovunque vada, ti intrometti costantemente nella mia vita privata e ora metti pure i piedi sopra i mobili! Quando è troppo è troppo! -
Il re la guardava divertito. Aveva fatto sparire il cristallo e aveva incrociato le braccia sul petto ascoltando attentamente il suo sfogo, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi di scherno, consapevole che quell’atteggiamento l’avrebbe fatta infuriare ancora di più. 
- Per non parlare di tutti i guai che hai causato questa sera e le volte precedenti. Non so davvero più cosa fare con te.-
- Io un’idea ce l’avrei…-
Il re piegò la testa di lato, ciuffi di capelli biondi gli scendevano ribelli sulla fronte nascondendogli in parte le sopracciglia, lo sguardo di finta innocenza.
- Aaahhh...- Sarah si allontanò da lui visibilmente irritata e si tolse il cappotto gettandolo sopra il divano, non lontano da Jareth.
- Dai Sarah, non è colpa mia se i tuoi spasimanti non sono degni delle tue aspettative. Tu sei una ragazza molto intelligente ed esigente e non puoi biasimarmi se cerco di indirizzarti verso la retta via. Forse dovresti cercare altrove…-
La ragazza si passò le mani nei capelli, esasperata.
- Non ho mai chiesto il tuo aiuto e comunque... come osi dire che non è colpa tua? Immagino che la neve dall’albero sia caduta da sola.-
- La forza della gravità...-
- E il pezzo di legno fuoriuscito misteriosamente dalla neve?-
- A volte succede che alcune radici sfondino l’asfalto…-
- E la palla di pelo che Leroy si è ritrovato nel piatto mimetizzata tra le polpette?-
Jareth si alzò dal divano sbuffando.
- Bile!-
- Come scusa?-
- Sarah sei un medico, si tratta di bile.-
La ragazza lo guardava senza capire.
- I goblin sono come i gatti dell’Aboveground. Quando si leccano creano nell’intestino delle palle di bile mischiate al pelo e poi le rigurgitano. Questo è tutto.-
Sarah lo guardava allibita, incapace di spiccicare parola.
- Comunque non sono qui per tenere una lezione sui problemi intestinali dei miei sudditi ma perché ho bisogno della tua collaborazione professionale.-
Sarah andò verso la cucina per prendere un bicchiere d’acqua. Ne aveva davvero bisogno.
- Non oso chiedere a cosa ti serva la mia collaborazione.-
- Dopey non sta bene.-
- L’hai nuovamente preso a calci?- Chiese Sarah sorridendo.
- Ma scherzi? Io al massimo faccio volare i miei goblin fuori dalla finestra. – Le rispose divertito, godendo di quello scambio cordiale di battute e della tranquillità che si stava instaurando dopo la tempesta.
- I miei guaritori credono si tratti di una malattia dell’Aboveground, probabilmente presa durante le sue scorribande tra i due mondi. Soffre di mal di testa, dice che gli fanno male le ossa, starnutisce e tossisce in continuazione e dal naso gli escono di quelle cose lunghe e verdi che sembrano…-
- Ok, ok, ho capito. Non serve che mi specifichi altro.-
Sarah si era girata verso di lui; il re sembrava davvero preoccupato.
- Ha probabilmente preso l’influenza. Aspetta qui.-
Jareth la sentì trafficare dentro ai mobiletti della piccola stanza da infermeria del suo appartamento e la vide tornare poco dopo con in mano una boccetta scura.
- Ecco maestà, un cucchiaio di questo preparato in acqua fredda due volte al giorno. Domani mi saprai dire gli sviluppi.-
Il re si avvicinò alla ragazza e prese la boccetta sfiorandole le dita con una mano guantata.
Una scossa elettrica partì dalla radice dei capelli fino al arrivare al fondo schiena percorrendole la spina dorsale.
Dannazione a lui e alla sua magia…
- Ci vediamo domani, Sarah.- Le sussurrò dolcemente all’orecchio mentre spariva in una nuvola di glitter.
 
IL GIORNO DOPO
 
Sarah uscì dal bagno con ancora i capelli umidi che le ricadevano sulle spalle.
- Che diavolo credi di fare, Sarah? -
Si era ritrovata il re di Goblin a un soffio dal suo naso, la schiena contro il muro mentre Jareth la imprigionava con le braccia senza toccarla. Sarah alzò lo sguardo senza capire.
- Io non ho fatto niente. Che ne diresti di spiegarmi cosa succede?-
Jareth la lasciò andare, staccandosi da lei quasi disgustato. La ignorava volutamente sistemandosi i guanti e quel semplice gesto le fece molto male, provocandole quasi un dolore fisico.
- Non ti è stato sufficiente mettere i miei sudditi contro di me, vero? Ora stai deliberatamente cercando di ucciderli.-
- Io non capisco…-
- Ah no? Che strano… Dopey è peggiorato dopo che gli ho dato quella tua dannata medicina. La febbre è salita, strilla dai dolori, delira e dice scemenze, non che prima facesse discorsi intelligenti, è ovvio… Ma in questo caso posso affermare con estrema certezza che al peggio non c'è mai fine!-
Sarah non capiva davvero. Si trattava di una semplice medicina a base di erbe e i suoi colleghi la somministravano anche ai bambini.
- Ok, prendo la mia roba e andiamo. Verrò a Goblin, voglio visitare Dopey di persona.-
Un sorriso compiaciuto gli illuminò il volto: in quindici anni Jareth non era mai stato capace di convincere Sarah a ritornare nell’Underground mentre ora le cose si stavano mettendo decisamente bene, meglio di quanto avesse sperato.
 
- Ha la febbre molto alta e si tratta di influenza.- Constatò Sarah mentre analizzava il termometro e il paziente di fronte a lei. – L’unica soluzione è provare ancora con la medicina.-
Jareth si volse bruscamente verso gli altri goblin che erano con loro nella piccola stanza di Dopey.
- Avete sentito cosa ha detto la lady? Muovetevi!-
La ragazza non capiva il motivo di tutto quel trambusto ma non ci fece caso, nulla era mai ciò che sembra in quel posto.
Presto vide sbucare dalla porta della stanzetta cinque goblin che trasportavano un pesante tino pieno di acqua e ghiaccio.
- Avanti, prendete Dopey, spogliatelo e immergetelo nell’acqua, forza!- Li sollecitò il sovrano.
Stava forse scherzando? Sarah era decisamente allarmata.
- No, fermatevi! Jareth, che diavolo stai facendo?-
Il re si girò verso di lei, un sorriso sornione e provocante sul volto.
- Amore mio, sto seguendo le tue istruzioni. Mi hai detto tu di dare un cucchiaio della tua medicina a Dopey in acqua fredda. Te ne sei forse dimenticata?-
Sorvolando sulla parola “amore”, Sarah cercò faticosamente di concentrarsi sulla sciocchezza che i goblin stavano per fare. Si nascose il viso tra le mani per calmare l’ennesima vampata di calore - e di rabbia - che la stava per investire. Dopo aver ripreso il controllo di sé cercò di spiegare come meglio poteva il suo punto di vista.
- Jareth, questa medicina deve essere diluita in un bicchiere di acqua fredda e fatta bere a Dopey. Non ti ho mai detto di immergerlo nell’acqua ghiacciata!-
- Beh, non è colpa mia se tu non ti sai spiegare.-
- Sì hai ragione..., non è colpa tua.- Tagliò corto lei, esasperata, mentre si chinava per rimettere i suoi arnesi nella borsa. Era solo colpa sua, aveva voluto lei che Toby fosse rapito dai goblin e ora che Jareth faceva definitivamente parte della sua vita come poteva biasimarlo?
Guardò l’orologio: le sette, e Leroy non aveva chiamato. Ma perché stupirsi?
- Si è fatto tardi maestà ed è quasi ora di cena. Tornerò domani a visitare Dopey.-
- Sarah…-
Il re le aveva appoggiato una mano sulla spalla.
La ragazza si volse verso di lui e si alzò in piedi senza mai lasciare il suo sguardo.
Le passò un dito guantato lungo la guancia, sfiorandole delicatamente il mento per poi scendere lungo il collo.
- Mi piacerebbe molto se tu restassi a cena da me questa sera.-
Era la prima volta, dopo tanto tempo, che Jareth le faceva un invito. Distolse lo sguardo da quello del re, incapace di sostenerne il peso.
- Io veramente dovrei…-
- Vuoi davvero rovinare tutto, Sarah? La cena è quasi pronta.-
La ragazza incrociò di nuovo gli occhi spaiati del suo re, gli sorrise appoggiando gentilmente una mano sulla sua guancia per ricambiare le sue carezze.
- Bile?-
Il re la strinse a sé affondando il viso nei suoi capelli scuri. Lo sentì ridere contro il suo collo e pensò che fosse una sensazione davvero stupenda.
- Non oserei mai mia preziosa… Polpette!-
  
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