Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Erodiade    06/02/2012    11 recensioni
Un ricordo sbiadito, un desiderio soffocato, un conto in sospeso... Perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive.
[Tom/Ginny/Harry | Darkfic]
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Tom O. Riddle
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 
E’ tutto all’imperfetto perché Ginny ricorda sempre le stesse scene.
Il suo pov va’ per la maggiore.
In una sola parte c’è Harry.
Tom è quello in corsivo, frasi e pov.
Ah: E’ una cosa morbosa, vi avverto. Bacio semi-slash nel finale, non l’ho messo nelle note perché non so bene come interpretarlo… ehm.


TITOLO: Hysteria
AUTORE: Erodiade
PRESENTAZIONE: Un ricordo sbiadito, un desiderio soffocato, un conto in sospeso… Atipica Tom/Ginny. Molto noir. Cammeo di Harry.
RATING: Giallo
GENERE: Dark, Drammatico, Introspettivo
PERSONAGGI: Ginny Weasley, Harry Potter, Tom O. Riddle
NOTE: What if?, One-shot
DISCLAIMER: I personaggi sono di J.K.R. ed io non scrivo a scopo di lucro. 

 


 
Hysteria
 

Give me your heart and your soul
(Hysteria, Muse)

 

 

 
Entrava in te come respiro, aria nei polmoni – e non pensavi, non dovevi pensare.
Ti sembrava di aleggiare in un limbo avvolta da una nube dorata di sogno, mentre ti parlava.
Gli ordini simili a richieste eppure irrefutabili, una voce bassa, morbida come velluto sulla pelle nuda, ipnotica come un incantesimo.
Il suo volto era bianco, il suo sguardo carbone, come un disegno a china colmo delle luci e delle ombre degli incubi.
“Uccidi…”
 

 
Il tuo universo aveva smesso di volteggiare sulle punte e tu eri scesa a terra, il mondo che si assestava mettendosi a fuoco.
Era un regno di pietra e di colonne protese verso il cielo, un corridoio che si perdeva nella tenebra.
Davanti, il tuo salvatore; alle spalle, il diario.
Stropicciato, innocuo, un buco nel mezzo come la ferita nel petto di un cadavere - ne colava inchiostro simile a sangue nero.
Ti faceva orrore, e pena.
Poi Harry ti aveva presa per mano ed il tuo cuore era volato insieme a lui e alla fenice, in alto.
 

 
Ma tu  eri una sciocca, Ginny.
 
Ingenua, ti eri fatta irretire da un oscuro sconosciuto; spaventata, ti eri tirata indietro quando ormai era troppo tardi; piangente e sconvolta, ti eri risvegliata e avevi giurato che mai più avresti commesso gli stessi errori.
 
Le promesse sono cristallo tra le dita di un giocoliere.
 

 
Ti mancava.
Ricordavi la sua voce accanto all’orecchio, il suo sguardo nel tuo, ti sembrava di sentire il suo profumo tra le lenzuola.
Non riuscivi a prendere sonno e, se ci riuscivi, erano brividi.
“Harry si fida di me…”, supplicavi.
Il senso di colpa ti lacerava - ma infine, cedesti.
“Harry si fida di te, infatti…”; ti rispondeva, brillio curioso in iridi evanescenti.
 
E farebbe bene a non fidarsi invece, piccola intrigante sciocca ragazzina.
 


 
 
L’alba dipingeva Ginevra Weasley di luce e di fiamma dopo che Lord Voldemort fu sconfitto.
Le indorava i capelli di seta, le donava un’espressione ancor più splendente.
Il suo sguardo era caldo, le iridi sfumate d’autunno – perché se guardavi negli occhi di Ginevra vedevi il nocciola delle cortecce dei faggi, pensavi al piumaggio e all’orgoglio dell’ippogrifo, e sentivi di appartenerle ora e sempre, come la prima volta che guardandola ti eri sorpreso che fosse donna e non più bambina, che fosse bella, tenace come le radici degli alberi.
Forti, quelle radici, che affondano nel terreno e lo scavano; ostinate e fedeli, che se scelgono un posto non lo abbandonano più, dovesse trascorrere un secolo.
Molly aveva sorriso, un sorriso dolce e triste, Ron e Hermione ti avevano gettato le braccia al collo, e tutte le chiome rosse marca Weasley si erano riunite attorno a voi, tutte tranne una.
Anche tu eri felice, di una felicità unica che accoglieva in sé la sofferenza, accettandola, che lasciava spazio alla serenità sospirata per tutta la tua vita di paranoia e di tormento – respiro di quiete, sogno che si realizza: un’esistenza normale, una famiglia.
E sì, sorridevi mentre ricevevi le congratulazioni, mentre posavi le labbra su quelle di Ginny, il passato alle spalle almeno per un giorno, i tuoi cari nel cuore - i presenti e gli assenti.
Forse, se tu avessi cercato meglio nelle iridi nocciola di tua moglie, al di là dell’amore avresti scorto un segreto celato con angoscia – ma quello era il vostro giorno, Harry, e i tuoi occhi erano colmi del sole che indorava i capelli di Ginny.
 



 
Tu lo amavi, tu amavi tuo marito.
Nel bacio, però, ti capitava di accostarti ad altre labbra, un respiro diverso sulla pelle.
Anche lì, la tua prima notte di nozze.
Non era il tepore dell’amore ad avvolgerti e a farti battere il cuore, non erano dolci carezze che bramavi.
Tu volevi la fiamma a lambire il tuo corpo, volevi una stretta che marcasse il possesso.
Harry era tenero, e la tenerezza non ti bastava.
“Ti amo, Ginny.”
 
Davanti allo specchio, era con un fremito che ti sembrava di scorgere tracce di lividi sulla pelle lattea dei tuoi polsi.
 

 
“Perché la gente decide di fare una cosa invece che un’altra?” Chiedeva il bimbo con la sua voce infantile, lo sguardo limpido già adulto.
Harry sorrideva e gli arruffava i capelli da sopra il giornale. “Perché la gente deve compiere delle scelte, Al.”
“Perché la gente ha dei desideri, tesoro.” Sussurravi tu stancamente. “E a volte il destino è tracciato.”
 
Desideri orribili, desideri che è bene celare e soffocare nel sonno.
 

 
“Sapevo che saresti tornata.”
Non c’era calore in quelle parole, ma la sicurezza di chi si è forgiato un nome, di chi ha ricreato, distruggendola, la propria essenza – di chi non ha finito di usarti.
“Non avrei dovuto…”
“Ma non potevi farne a meno.”Sussurro fresco, occhi che dell’ossidiana avevano anche la tagliente freddezza, e che ti coglievano tutta, dal timido rossore al rimorso nel cuore.
E poi era lì, accanto a te, come nei tuoi sogni proibiti.
Ti prendeva il mento fra le mani, soffiava il suo respiro sulle tue labbra, disegnava il tuo profilo con le dita – vertigini.
Ti modellava come creta, ti rendeva duttile e disponibile.
“Non voglio Tom, non posso.” Ti scansavi, ti ribellavi. “Devo liberarmi di te.” Anelito sofferto.
Lui rideva gettando il capo all’indietro, una risata che era come il risucchio di un uragano.
“Tu non ti puoi liberare di me, Ginevra.” Diceva, piantandoti gli occhi addosso. “Tu non vuoi, ed io ho fatto in modo che tu non volessi.”
 

 

 
La guardavi mentre si spazzolava i capelli. La osservavi perché era il tuo tramite per tenerti ancorato alla vita, ma forse lei pensava che tu l’apprezzassi.
“Vattene, Tom.”
Voleva che restassi, che la prendessi e la baciassi, e ti diceva esattamente il contrario – perché alle donne piace fingersi complicate quando invece sono semplici.
“Non mi avresti tenuto in vita, se avessi voluto che me ne andassi.”
Piccola stupida, pensavi invece. Davvero credevi di agire di tua volontà?
Ricordare il diario, distrutto ed innocuo, non le piaceva. La sua espressione si contorceva dal rimorso.
“Smettila di perseguitarmi!” Urlava.
Sapevi che avrebbe fatto tutto quello che volevi: non aveva scelta.
Le stringevi i polsi sino a farla gemere dal dolore.
“Tu non hai una volontà dacché io ti ho posseduta…”
 


 
 
La sera di Natale era fredda e nevosa, un’atmosfera da cartolina.
“Lo sai che giorno è oggi, Ginevra?”
Scuotevi la testa, piano, a scatti.
Passi felpati da leopardo alle tue spalle. Sorriso appena pronunciato, un sorriso sprezzante. Ti rivolgeva lo sguardo dallo specchio.
Era reale?
“Non mentire, tu sai bene che giorno è oggi…”Sussurrava, le sue labbra che suggellavano un patto.
Le tue mani iniziavano a tremare: eri bella, eri tenace, eri fedele, ma non eri abbastanza forte per contrastarlo – Harry avrebbe dovuto capire, avrebbe dovuto fermarti, ma Harry ti amava davvero.
“Fammi dono del tuo cuore, Ginevra…”Morbido, delicato come rugiada.
Le sue mani nei capelli, una carezza, un abbraccio - dita che s’insinuavano stringendo, la cute che sanguinava.
Le labbra mordevano: quelle labbra ti avrebbero divorata, ne eri certa.
“Dammi la tua anima.”Ringhio della belva in procinto di nutrirsi, scatto della serpe nell’attaccare.
 
Era in te, nel tuo corpo, di nuovo.
 
L’abete splendeva di fate e palline, lucenti doni incartati, ed i bambini erano a letto, riposavano sereni.
Le ombre si allungavano spezzate sulle pareti, si arrampicavano di soppiatto man mano che ti avvicinavi.
 
Di sotto, Ginevra, lui è lì, sussurrava dolce.
 
Scendevi piano le scale, ti guardavi intorno senza realmente vedere.
Nel profondo, l’ultimo brandello di te che rimaneva si ribellava, cercava di squarciare il silenzio.
 
In salotto… Avanti…
 
Sentivi la sua eccitazione farsi sempre maggiore, sempre maggiore man mano che ti avvicinavi, che vi avvicinavate.
Tom smaniava di fare quello per cui era venuto, per cui era tornato.
Era come guardare il mondo da una prospettiva elevata, il dolore di ciò che stavate per compiere quasi non esisteva, scompariva - eppure tu eri conscia di dove stavi andando, perché Tom, nel suo pregustarsi l’evento, desiderava che ricordassi ogni dettaglio.
Vedevi la nuca di Harry, lì davanti a te.
Si voltava, curioso. “Ginny?”
Occhi di giada colmi di fiducia.
 
“La fiducia sciocca e vuota di chi ama…”Impercettibile, le parole di Riddle in bocca a te.
 
Harry ti guardava confuso, preoccupato. “Ginny, stai bene?”
Ma aveva la mano in tasca, alla ricerca della bacchetta.
Bacchetta che non trovava perché, nella sua illusione di quiete, se l’era dimenticata in camera, proprio come era successo a suo padre nel lontano Halloween del 1981.
“Mai stato meglio.”Sospiravi, un sospiro rapito.
Ti avvicinavi, gli accarezzavi la guancia. Lui ti guardava e non ti riconosceva, e ti sembrava quasi di sentirti viva – ma non eri tu, era Tom che si sentiva vivo, che si sentiva forte.
“Chi sei?” Gli occhi di Harry s’illuminavano di comprensione proprio mentre passavi una mano dalle dita sottili sul suo braccio, delicatamente, ed afferrandolo, spingevi il suo viso contro il tuo -
 
- proprio mentre ti prendevi da lui quello che ti spettava, donandogli il bacio d’addio di sua moglie – un bel regalo, avrebbe dovuto esserti grato invece di guardarti in quel modo, con orrore.
 
“Voldemort” Lo pronunciava con rabbia repressa, in un ringhio soffocato – una speranza di serenità infranta per sempre.
“Credevi davvero che ti avrei lasciato vivere?”Dette da te quelle parole suonavano strane, sbagliate, colme di cinico sprezzo. “Credevi che non mi sarei vendicato, dopo tutti questi anni mi conosci così poco?”
“Com’è stato possibile… Il diario…” Non vedeva soluzione, troppo leale per incolparti.
Sorridevi il suo sorriso, il sorriso di Tom Riddle. “La tua Ginevra recava in sé un frammento infinitesimale della mia anima, ho solo dovuto agire sottopelle… Piano, dolcemente, con pazienza… Perché io sono paziente, Harry, ho atteso tredici anni in Albania perché qualcuno mi riportasse in vita come ho atteso tutto questo tempo per giungere ad ora, per vendicarmi…”
Ti guardava sconvolto: forse che le tue labbra a forma di cuore non avevano mai sputato veleno, Ginny?
“Tu…mostro… Non avrai la mia famiglia!”
E si ribellava, si divincolava dalla tua stretta.
“Allora prova ad uccidermi, Harry.”Sogghignavi. “Prova ad uccidermi ed ucciderai tua moglie.”
Indietreggiava furibondo, impotente, addolorato. “Bastardo…mostro…” Sibilava tra i denti.
Avevi riso.
Così vivo, dopo tutti quegli anni…
“Non puoi uccidermi! Non puoi!”Trionfante, sollevavi la bacchetta. “Ma io, infine, sì.”
 
La tanto agognata luce verde aveva cancellato la sofferenza dal volto di Harry James Potter - anzi, aveva cancellato lui dalla faccia del mondo.
Nel silenzio scosso dai singhiozzi il brandello d’anima di Tom Riddle si era levato, abbandonando il corpo spezzato di Ginny e, simile ad un soffio di vento, era scomparso per sempre, confondendosi con l’orizzonte innevato.
 
Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive…
 
*
 
Ginevra Weasley fu ritrovata tremante accanto al cadavere del marito, la mattina di Santo Stefano.
Ad accorgersi di lei non furono la piccola Lily, né l’acuto Albus, né il mattiniero James, ma i signori Weasley, giunti per aiutare con i preparativi in vista del pranzo. Arrivarono con i doni e un tacchino intero, ed un quarto d’ora dopo Auror guardinghi si aggiravano per la casa.
Le uniche parole che riuscirono a comprendere dai balbettii di Ginevra furono “Tom, no… Ti prego…”
Ma Tom Riddle era morto da più d’un decennio, mentre lei aveva impugnato l’arma del delitto.
Molly Weasley pianse e protestò. Arthur rimase immobile per minuti che parvero ore, a fissare assente un punto della parete. Ron spalancò la bocca e crollò su una sedia. Hermione abbracciò la signora Weasley e singhiozzò con lei.
 
Oggi, Ginny è ricoverata al San Mungo per gravi disturbi mentali, e continua a ricordare sempre la stessa tragedia, a ripetere sempre lo stesso nome, a mormorare sempre la stessa supplica.
“Tom, no… Ti prego…”
 
La verità morirà con lei.

 
************
 
N.d.A.: L’idea di “Ginny che conserva in sé un frammento d’anima di Tom” non è originale, l’ho ritrovata in un bel po’ di storie tra fandom straniero ed italiano…ma la rielaborazione darkettosa e pacchianosa temo sia mia. L’ho scritta a dicembre (difatti si svolge a Natale) e trovavo opportuno pubblicarla a Halloween - invece… Beh, ero stufa di vederla a marcire nella memoria del pc.
Grazie per la lettura.
Ero
 
   
 
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Erodiade