My
best birthday ever ~ Happy birthday, Robin-chan!
«Robin-chwaaaan?
Eeehi, guarda, sono qui!».
L’archeologa alzò lo sguardo verso il ponte, schermandosi gli occhi dal sole in
modo da scorgere la figura slanciata del cuoco di bordo che, entusiasta, si
sporgeva oltre la ringhiera per farsi notare.
«Sanji»,
lo salutò garbatamente, ridendo del mugolio di gioia che l’altro emise
nell’udire il suo nome pronunciato da lei. Rimase ad osservarlo divertita
mentre ondeggiava in modo buffo com’era solito fare in presenza di una donna,
ma poi parve riuscire a darsi un contegno e si rivolse alla compagna, un
sorriso gigantesco ad attraversargli il viso.
«Robin-chan,
ascolta! Tra pochi giorni è il tuo compleanno, non è così?».
La
donna sobbalzò; si sarebbe aspettata tutto tranne una domanda del genere.
Certo, Sanji ed il resto della ciurma si erano sempre dimostrati fin troppo
gentili ed affettuosi nei suoi confronti, ma non credeva davvero che se ne
sarebbero ricordati.
«Si»,
rispose, tentando di mostrarsi più indifferente di quanto in realtà fosse, «perché
mai?».
«Ah…». Sanji si passò una mano
tra i capelli, sporgendosi un po’ di più dalla balconata. «Me l’ha detto
Nami-san proprio ieri, per cui ero sicuro che fosse vero ♥. Mi chiedevo…
cosa ti piacerebbe mangiare quel giorno, mia adorata Robin-chan?».
«Cosa…».
L’archeologa quasi non udì la domanda, sbalordita com’era nel constatare che ben due persone fossero a conoscenza
della data del suo compleanno con tale precisione. E se ne fossero ricordate, oltretutto.
«Oh…»
riuscì a biascicare, infine «qualsiasi cosa andrà bene, davvero. Sarà di certo
delizioso».
Quelle
parole furono in grado di rendere il cuoco tanto felice da prendere a
volteggiare su sé stesso nel consueto mare di cuori, per poi ritornare
entusiasta in cucina (non prima di aver dichiarato -o meglio urlato al mondo-
la sua intenzione di preparare la cena più deliziosa che lei avesse mai
assaggiato. La qual cosa non sarebbe stata un’impresa difficile, per inciso
–prima di salire a bordo di quella nave, Nico Robin era sopravvissuta
esclusivamente di avanzi o, comunque, cibi decisamente poco dignitosi).
Fu
quando udì il cigolio della porta della cucina che si chiudeva che Robin,
concedendosi un lieve sbadiglio, distese nuovamente le gambe sull’erba fresca
del prato, la lunga gonna tirata fin sulle ginocchia, beandosi della calore del
sole che le inondava la pelle. Stava per riprendere il libro posato al suo
fianco ed immergersi nella lettura quando un secondo sbadiglio, assai più
rumoroso e sguaiato del suo, l’indusse a voltarsi.
«Pff…
finalmente se n’è andato, quel rompipalle con le sopracciglia arricciolate».
La
voce annoiata e vagamente seccata dello spadaccino spezzò il silenzio di
quell’assolato squarcio di mare. Robin lo scrutò con interesse, intento a
riposare all’ombra di un albero a pochi metri da dove lei stessa se ne stava seduta
a leggere, e non poté fare a meno di domandarsi quanto avesse effettivamente
ascoltato della conversazione appena avvenuta tra lei ed il cuoco.
Come
previsto, non trascorse qualche secondo che fu Roronoa stesso a domandare, con
aria apparentemente disinteressata «Mh… quindi è il tuo compleanno, eh».
L’archeologa
intensificò la presa sul libro e si lasciò sfuggire un sospiro, per qualche
motivo a disagio nel percepire lo sguardo attento dello spadaccino che le premeva
addosso. «Si, il sei di Febbraio. Non che la cosa mi abbia mai toccata più di
tanto, suppongo». Il sorriso tirato che gli indirizzò non convinse nessuno dei
due.
Zoro
rimase in silenzio, in attesa che la donna parlasse ancora. Quando fu chiaro
che non l’avrebbe fatto, sbuffò e, sempre dandosi la solita aria noncurante,
buttò lì «perché?».
Stavolta
fu lei a voltarsi di scatto e guardarlo, la sorpresa impressa negli occhi
azzurri. Da quando Roronoa Zoro dava così tanto peso alle sue parole…? Era praticamente
certa che avrebbe liquidato la questione con un laconico “se lo dici tu” per
poi sprofondare nel sonno qualche istante dopo, lasciandola al suo libro e con
qualche parola ancora stretta in gola. E invece, contro ogni sua previsione, le
aveva chiesto perché…
Sentì
lo sguardo di lui farsi sempre più pressante (si chiese come facesse, con un
solo occhio) ed a quel punto non ebbe più scuse, e fu costretta a rispondere.
«Vediamo…
semplicemente non c’era niente di cui rallegrarsi, suppongo. Una persona che
desidererebbe non essere nata non ha bisogno di festeggiare il proprio
compleanno, no?».
Lo
disse tutto d’un fiato, senza neppure guardare l’altro negli occhi; non avrebbe
sopportato di cogliervi qualcosa simile a pietà, o freddezza, o nel peggiore
dei casi irritazione.
Invece,
neanche a dirlo, ancora una volta Zoro fu in grado di sorprenderla: si limitò a
scrollare le spalle, borbottando un «mh, hai ragione» per poi voltarsi sul
fianco, pronto a riprendere il riposo lì dove l’aveva interrotto. Ciò che Robin
non avrebbe potuto immaginare era che qualcosa, nelle sue parole, non riusciva
a smettere di lampeggiare in modo irritante nel cervello dello spadaccino,
impedendogli di concentrarsi sul sonno.
Non
passò infatti molto tempo che il pirata sospirò rumorosamente, e facendo
pressione sulla parte bassa del corpo, si alzò a sedere.
«Neh».
Si passò una mano tra i capelli ispidi, l’unico occhio ostinatamente rivolto
verso il suolo erboso. «Mh… adesso ce l’hai, no? Voglio dire… un motivo per
festeggiare».
Okay…
di certo questo non se lo sarebbe
aspettato, no. Incapace di emettere qualunque suono, Robin si ritrovò ad aprire
e chiudere la bocca più volte, totalmente schiacciata dalla verità che percepì sepolta
nelle parole dello spadaccino. Perché, ne fu certa, erano le parole più meravigliosamente giuste mai
pronunciate.
«Si…
hai ragione», mormorò, sorridendo inconsapevolmente «Credo di avere più che un
solo motivo, stavolta».
«Ha!».
Zoro ghignò compiaciuto, incrociando le braccia dietro la testa. «Dici qualcosa
di sensato, finalmente».
Lei
gli rivolse un sorriso impertinente, ed in breve entrambi si ritrovarono a
ridere piano, quasi in silenzio, in quel modo che andava bene ad entrambi.
E,
chi l’avrebbe mai detto? Quello rischiava davvero
di diventare il suo miglior compleanno di sempre.
Angolo dell’autrice:
Okay, questa fanfic è
un epic fail. Uno, perché
non mi piace. Due, perché l’ho dovuta scrivere in fretta per pubblicarla oggi.
Tre, perché era moolto più lunga e per sbaglio ho cancellato
un pezzo e poi salvato, come un’idiota <3. Quattro, perché non ho avuto il
tempo d’inventare un altro finale, quindi ho dovuto lasciarla così. Davvero,
questa fanfic è stata un parto T_T La pubblico solo
in onore del Compleanno di Robin-chan,
che è oggi <3. Adesso devo anche pensare ad un titolo, che sicuramente sarà
banalissimo come la storia stessa *3*
…Comunque. Avrebbe dovuto essere un
tributo a Robin, ma ovviamente non potevo non inserirci il nostro marimo in qualche modo u_u)/
Nella versione “intera” era più shipposa, ma pazienza
<_< Se non l’avessi cancellata per sbaglio, avrei potuto pensare di
correggerla e postarla in seguito è_è Ma che ci
volete fare, vi tocca accontentarvi di questa schifezza *_*
E… niente, l’ho già detto che non ha un
finale, giusto? Okay, lo ripeto. NON HA UN FINALE. Avrebbe dovuto essere
molto molto molto molto molto diversa, ma io questi
due non li so gestire troppo a lungo ç___ç. Oda, perché devi creare questi
personaggi così complicati?? è_é
…Lasciamo stare. Ringrazio tantissimo chi ha recensito le mie scorse fanfic e
chi recensirà questa T_T Vi ringrazio anche solo di
aver avuto il coraggio di leggere. Davvero çAAç
Ci vediamo alla prossima fanfic, che spero di pubblicare presto <3.