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Autore: FairyCleo    06/02/2012    0 recensioni
"Eccitato, l’ illusionista si era inchinato, facendo poi scorrere l’ attento sguardo sugli spalti, fermandosi, all’ improvviso, all’ altezza della terza fila. Completamente stordito, aveva trattenuto il respiro, domandandosi come non avesse potuto notare prima una simile creatura.
Si trattava di una giovane donna, le cui belle membra erano fasciate da un lungo mantello azzurro. La ragazza aveva il capo coperto da un cappuccio da cui fuoriuscivano corposi ricci castani. Il suo viso, nonostante fosse in penombra, era di certo il più bel viso che Lucius avesse mai visto in vita sua. Era stato certamente scolpito dagli angeli.
Per un lungo istante, il tempo sembrava essersi fermato, facendo dimenticare al giovane illusionista chi fosse e dove si trovasse. Tutto era diventato estremamente effimero e irrilevante. Tutto, tranne una cosa: la volontà di compiacere la dama azzurra in ogni modo. E lui sapeva bene come iniziare".
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Circo, l’ Illusionista e la Dama Azzurra


Il sole è in procinto di sorgere quando un uomo basso, talmente basso da arrivare appena a sfiorare con il naso la maniglia della piccola porta della “carovana maestra”, come sono soliti chiamarla, bussa energicamente contro il legno dalla vernice dorata, aspettando con ansia che qualcuno lo inviti ad entrare.                                     
Ha le mani sudate, ed è piuttosto nervoso.                                                                          
Sa perfettamente che non dovrebbe disturbarlo dopo lo spettacolo, e teme ripercussioni.                               
Serie ripercussioni. Se c’è una cosa che ha imparato in tutti quegli anni di servizio, è che non è bene irritarlo. Mai. Neppure quando si ha una motivazione più che valida.                                                    
Eppure, con suo grande stupore, non è una voce alterata quella che giunge alle sue grandi, enormi orecchie, forse, la parte più grande di tutto il suo corpo.
“Avanti” sente sussurrare appena, e capisce di essere stato fortunato, e che non è quello il momento di esitare. Allora, afferra con decisione la maniglia, e la fa scattare, lasciando che la fioca luce della lanterna illumini il suo volto ancora celato sotto uno spesso strato di trucco colorato.
“Buon Minkus… Cosa ti porta nella mia carovana a quest’ ora?”.
La voce, calma e pacata, appartiene ad un anziano uomo dalla pelle bianca e cadente, seduto su di una vecchia e logora poltrona di velluto rosso.  Il vecchio ha un’ aria piuttosto buffa nel suo completo, e la barba e i capelli bianchi sorprendentemente lunghi spiccano sulla giacca scura. I suoi occhi sono chiari e curiosi, ma, allo stesso tempo, tremendamente stanchi. Sembra che l’ unica cosa di cui abbia bisogno sia un lungo, rigenerante riposo.
“Non volevo disturbarvi, signore… “ la voce di Minkus è bassa e imbarazzata “Ma mi è stato ordinato di consegnarvi questa immediatamente”.
Con mano tremante, allunga verso l’ anziano uomo una busta che, incuriosito, afferra prontamente con la mano nodosa, portandola vicinissimo al proprio naso per esaminarla con cura. Sopra non vi è niente che possa indicarne il mittente. Vi sono solo due parole scritte da una mano nervosa con un pregiato inchiostro blu.
“Per Lucius”.
Qualcuno gli ha scritto una lettera. Qualcuno che non vuole essere rintracciato. Una strana sensazione pervade le viscere dell’ anziano Lucius, proprietario del circo Marozzi, colui che è definito “ il grande illusionista”. Con voce seria, terribilmente seria, si rivolge al buffo Minkus, chiedendogli chi è stato ad affidargli quell’ incarico.
“Un uomo, signore”.
“Un uomo?”.
Vuole sapere di più.
“Sì signore. Un uomo alto con i capelli color dell’ ebano. Porta un curioso paio di baffetti arricciati sulle punte, ed è vestito elegantemente”.
La descrizione di Minkus è piuttosto accurata. Ma ci sono tante persone che posso rispondervi. Lucius ha bisogno di sapere qualcosa di più.
“Un uomo dai baffi riccioluti, dunque…”.
“Sì, signore. Un uomo. Un uomo e una bambina. Una bella bambina con tanti capelli ricci e scuri in testa, e due occhi penetranti come la notte identici a quelli del signore che la tiene per mano”.
La curiosità di Lucius cresce. Non può più attendere.                                                                     
Con estrema eleganza, afferra il tagliacarte d’ argento riposto sulla scrivania e, con un colpo netto, taglia il bordo superiore della spessa busta di carta. Le gentili dita si insinuano all’ interno, e ne estraggono il contenuto: una foglio di carta piegato in quattro e una fotografia.
Il suo cuore stanco subisce un duro colpo. Sulla lucida carta fotografica è impressa l’ immagine leggermente sfuocata di una bambina. Ad occhio e croce, la piccola non può avere più di cinque, sei anni. E’ piuttosto graziosa: ha lunghi capelli ricci e Lucius può constatare che i suoi occhi sono davvero così penetranti come dice Minkus. Dolcemente, il grande incantatore sfiora con le sottili dita i contorni di quel piccolo viso scolpito dagli angeli. Gli sembra quasi impossibile che sia proprio lei. E sembra quasi impossibile che le somigli così tanto.                                                                
Di una cosa ha un’ estrema sicurezza: non è colpa di colui che ha scattato la foto se l’ immagine non è perfettamente nitida, ma a nessuno avrebbe mai potuto spiegare il perché senza essere deriso.                                 
Esitante, gira la foto al contrario, leggendovi sul retro quello che deve essere il nome della bambina: Celia.
Adesso, Lucius non ha più alcun dubbio, ma legge lo stesso le parole impresse sulla spessa carta giallognola.
“Ti porto ciò che volete da tempo. In cambio, esigo ciò che mi spetta”.
Leggere il nome del mittente era una cosa che non avrebbe mai più creduto di poter fare.                                
Hector Bowen. Così recita la scritta in elegante corsivo.                                                        
Il grande Prospero.                                                                                        
Quanto tempo è trascorso dall’ ultima volta che ha sentito o letto quel nome che credeva sepolto nei meandri più profondi della sua memoria?
“Grande Lucius…” il buon Minkus, che ha assistito a tutta la scena in silenzio, comprende immediatamente il forte disagio del famoso illusionista, e cerca di constatare se può aiutarlo in qualche modo. Ma Lucius lo precede.
“Lasciami solo”.
Sembra più una richiesta disperata che un ordine perentorio.
Senza farselo ripetere due volte, si dirige veloce verso l’ uscita, riservando all’ anziano illusionista uno sguardo carico di preoccupazione, prima di chiudersi la porta alle proprie spalle.                                                   
Mai, in tutti i suoi anni di servizio, ha avuto l’ occasione di vedere il grande Lucius in quello stato.                  
Spera davvero con tutto il suo cuore che una simile scena non si ripeta mai più.
Rimasto solo, il grande illusionista si abbandona contro lo schienale della propria poltrona, reclinando indietro il capo. Con mano tremante, afferra di nuovo la fotografia della piccola Celia.                                                      
Solo leggere quel nome gli procura una dolorosa fitta nelle carni.                                                 
Pronunciarlo, gli sembra quasi impossibile.                                                                                          
Ma è inutile fuggire. Il ricordo di quei giorni è tornato, più vivido e più forte che mai.

Troppi anni prima…

Lavorare in un circo era l’ unica cosa che sapeva fare, l’ unica cosa che poteva fare.                                               
Lucius era nato in un piccolo circo. Il circo Marozzi. I suoi genitori erano degli acrobati, ma lui, sin da bambino, aveva dimostrato di possedere abili doti come illusionista. Crescendo, le sue abilità si erano affinate, e la fama del piccolo Lucius all’ interno del mondo circense era diventata grande, troppo grande per poter essere appagata dagli applausi di sporadici spettatori. Stanco e insoddisfatto, sin dall’ età di sedici anni aveva espresso il desiderio di cambiare aria. Lucius voleva diventare il più grande illusionista di tutti i tempi. Voleva che il suo nome venisse ricordato nei secoli a venire. Voleva ottenere gloria e ricchezza. Voleva che la sua vita cambiasse.
Non aveva idea che presto, molto presto, il suo sogno sarebbe divenuto realtà.
Il giorno in cui la sua vita aveva avuto una svolta radicale, risaliva ad un paio di mesi dopo il suo venticinquesimo compleanno. Era accaduto tutto in un afoso pomeriggio d’ estate, durante uno spettacolo a cui non stavano assistendo più di una ventina di persone, fra cui un bambino che non la smetteva di piangere e di agitarsi. Lucius non avrebbe voluto esibirsi davanti a loro, ma sarebbe stato poco professionale da parte sua rifiutarsi. Così, nonostante l’ aspettativa degli applausi per quella sera fosse particolarmente scarsa, il giovane illusionista aveva cominciato ad eseguire i propri numeri, riservando per un’ altra occasione i migliori.
Il primo ad essere eseguito, era stato il classico numero dell’ estrazione del coniglio dal cilindro. Eppure, nonostante la sua semplicità, era stato accolto con molto entusiasmo dagli spettatori. Persino il bambino piagnucoloso aveva smesso di frignare. La sua modesta fama era degna: anche i numeri più banali, eseguiti da lui diventavano spettacolari.
In parte soddisfatto, Lucius aveva deciso di eseguire un altro numero, più difficoltoso. Anch’ esso era stato applaudito con grande calore.
Eccitato, l’ illusionista si era inchinato, facendo poi scorrere l’ attento sguardo sugli spalti, fermandosi, all’ improvviso, all’ altezza della terza fila. Completamente stordito, aveva trattenuto il respiro, domandandosi come non avesse potuto notare prima una simile creatura.
Si trattava di una giovane donna, le cui belle membra erano fasciate da un lungo mantello azzurro.                        
La ragazza aveva il capo coperto da un cappuccio da cui fuoriuscivano corposi ricci castani. Il suo viso, nonostante fosse in penombra, era di certo il più bel viso che Lucius avesse mai visto in vita sua. Era stato certamente scolpito dagli angeli.
Per un lungo istante, il tempo sembrava essersi fermato, facendo dimenticare al giovane illusionista chi fosse e dove si trovasse. Tutto era diventato estremamente effimero e irrilevante. Tutto, tranne una cosa: la volontà di compiacere la dama azzurra in ogni modo. E lui sapeva bene come iniziare.
“Signore e signori, per il prossimo numero, avrò bisogno dell’ aiuto di uno di voi. Un volontario che abbia abbastanza coraggio per entrare nella scatola”.
Lo aveva sperato. Aveva sperato con tutto il suo cuore che fosse la splendida dama a farsi avanti e, quando l’ aveva vista dirigersi a passo leggero verso di lui, esso aveva smesso di battere. Era mille volte più bella di come gli era parsa da lontano. Mille volte più bella, e mille volte più letale.                                                
Il suo corpo era un fremito. Era come se si stesse pian piano accendendo. Era una sensazione che mai aveva provato prima di allora. Era un qualcosa che non aveva niente a che fare con il suo desiderio di fama, con il suo desiderio di successo. Eppure, aveva capito sin da subito che per lui sarebbe stato impossibile sfuggirgli.
La giovane dama azzurra era a pochi centimetri da lui. Finalmente, aveva potuto ammirare da vicino i begli occhi color del miele. Gli occhi più belli e più tristi del mondo. La giovane dama azzurra era infelice: ne aveva avuto la certezza nell’ istante in cui le iridi dorate si erano inesorabilmente incatenate alle sue. L’ istante in cui aveva capito di essere totalmente, follemente innamorato di lei.
Inutile dire che il numero era stato un autentico successo. Il pubblico si era alzato in piedi, e Lucius aveva avuto come la sensazione che gli spalti fossero stati pieni, tanto erano fragorosi gli applausi. Nessuno, però, sembrava essersi accorto che non era stato lui ad eseguire il numero. La giovane dama azzurra aveva fatto tutto da sola. Sarebbe dovuta entrare nella piccola scatola di legno e uscire dopo circa cinque minuti da una botola situata a pochi passi da lui, guidata da uno dei suoi assistenti. Invece, la ragazza era apparsa nella terza fila degli spalti, seduta esattamente dove l’ aveva vista qualche minuto prima. Un’ altro avrebbe desiderato sapere come aveva fatto, ma Lucius era Lucius, non un altro, e a lui non importava. Voleva sapere solo una cosa: che suono avesse il suo nome.
Alla fine dello spettacolo, quando tutti gli spettatori erano andati via e le luci erano state spente, Lucius era tornato nell’ arena. Sapeva benissimo che non sarebbe stato in grado di prendere sonno, quella notte, che non sarebbe stato neppure in grado di pensare.                                                                                                                          
L’ immagine della bella damigella continuava a tornargli in mente. I suoi occhi dorati affioravano voraci, impedendogli di pensare razionalmente. Era incredibile come avvertisse ancora la sua presenza fra gli spalti. Era come se si trovasse ancora lì. Era come se non se ne fosse mai andata. Non aveva idea di quanto avesse ragione.
“Mi cercavi, giovane Lucius?”.
Una voce melodiosa era giunta alle sue orecchie. Non aveva avuto bisogno di voltarsi per sapere a chi appartenesse.
“Sei dunque tornata?”.
“Non sono mai andata via”.
Lei era lì, bellissima come un sogno di primavera. Lo guardava con quegli occhi che lo avevano tanto turbato, ma non era uno sguardo indagatore. Sembrava quasi che la bella dama azzurra lo conoscesse già. Era come se avesse avuto la possibilità di scrutare a fondo la sua anima. E, probabilmente, quel pensiero non era poi tanto assurdo.
La verità che gli aveva appena rivelato lo aveva sconvolto ed emozionato allo stesso tempo. Non era mai andata via. Era rimasta lì, per lui. Solo per lui.
Si muoveva sinuosa, facendo ondeggiare il lungo mantello azzurro. Avrebbe tanto voluto sapere il suo nome, ma aveva troppo timore di chiederglielo.
“Nadia” aveva risposto lei, come si gli avesse letto nel pensiero "Il mio nome è Nadia".
Lucius era rimasto in silenzio, incapace di proferire parola.
“Vuoi venire con me, Lucius? Io posso renderti grande. Posso darti la fama che meriti, la fama che tanto brami. Non avrai più bisogno di niente, niente all’ infuori di me” sicura di sé, aveva allungato la mano, fino a posare il morbido palmo sulla guancia ruvida di lui. Quel contatto insperato lo aveva fatto sussultare. La sua pelle era come velluto, ma le dita erano fredde come ghiaccio. C’ era qualcosa di sbagliato in quella assoluta perfezione, ma era troppo rapito per rendersi davvero conto di cosa si trattasse.
“Allora, Lucius… Vuoi lasciare questo posto? Vuoi lasciarlo per me?”.
Lasciare quel misero circo era il sogno di una vita. Ma andare via con lei era molto, molto di più.                    
Avrebbe fatto qualunque cosa per lei. Se lei gli avesse chiesto di restare lì per sempre, lo avrebbe fatto. Se lei gli avesse chiesto di restare al buio per sempre, lo avrebbe fatto. Se lei gli avesse chiesto di tagliarsi le vene pulsanti dei suoi polsi, lo avrebbe fatto. Qualunque cosa. Qualunque cosa avrebbe fatto per avere il suo amore.
Tremante, aveva afferrato la gelida mano di lei, portando il dorso a sfiorare le proprie labbra.
“Per te, farei qualunque cosa”.
Quello che sarebbe accaduto da lì a poco non avrebbe mai saputo come spiegarlo.                                                              
O, almeno, questo era quello che pensava all’ epoca.                                                                                                                   
All’ uscita del vecchio tendone del circo che gli aveva fatto da casa per ben venticinque anni, c’ era un altro circo.
Innumerevoli tende bianche e nere di varie forme e dimensioni incastonate in un mondo incolore e circondate da una recinzione di ferro battuto. Perfino i lembi di terra visibili tra i tendoni erano in bianco e nero, di polvere o pittura, o altre astuzie da circo.
Era certo che fosse così grande da poter contenere almeno dieci tendoni grandi come quello del suo circo. Osservava rapito il grande orologio che batteva inesorabile le ore, situato appena dopo l’ inferriata.               
E poi vede lei, lì, in alto, sulla sommità della struttura: l’ enorme e luminosa insegna.
Il Circo dei Sogni.
Questo recitava. Lucius pensava che non avrebbe potuto avere un nome più appropriato, perché quello che stava vivendo era sicuramente un meraviglioso, bellissimo sogno.
La morbida ma decisa mano di Nadia aveva cercato la sua, esitante e tremante, stingendola. Nessun dubbio avrebbe mai più potuto insinuarsi nella sua mente, perché lei era lì con lui, ed era certo che gli sarebbe stata accanto per sempre.
Insieme, mano nella mano, avevano varcato l’ ingresso di quella spettacolare fabbrica di sogni. Il sole era appena calato. Lucius aveva come la sensazione che quella sarebbe stata la notte più incredibile di tutta la sua vita.

Oggi

Lucius guarda la propria immagine riflessa nello specchio. E’ stravolto. Il ricordo di quella notte è difficile da elaborare. Quanto tempo è trascorso da quella fatidica notte? Troppo, perché possa ricordarlo con precisione. Due sole cose continua a vedere con chiarezza: il volto luminoso della dama azzurra, e l’ insegna colorata del grande Circo dei Sogni.
Il Circo dei Sogni.
Prima di allora, Lucius non aveva mai sentito parlare del posto a cui deve ogni cosa: fama, gloria, amore e rovina. Sorride amaro, il grande illusionista, mentre afferra un fazzoletto di stoffa su cui versa una cospicua dose di liquido da una boccetta, per poi iniziare a passarlo energicamente sul dorso della mano destra. Inizia ad avvertire un familiare tepore sulla zona trattata, ma ormai c’ è talmente abituato da non farci quasi più caso. Avrebbe dovuto far caso a ben altro, quando se n’ era presentata l’ occasione. Ma un sentimento mai provato prima di allora lo aveva fatto diventare cieco. All’ epoca, ancora non sapeva quanto doloroso potesse diventare il ricordo un amore.
Ieri
Nadia lo teneva per mano mentre varcavano la soglia del grande Circo dei Sogni.                                                                            
Lucius era letteralmente rimasto a bocca aperta: non aveva mai visto niente di simile in vita sua.                            
Era davvero un circo fuori dal comune.
In ogni angolo di quella fabbrica dei sogni c’ erano artisti di ogni genere: acrobati, contorsionisti, mangiatori di fuoco, equilibristi, clown, domatori di leoni… ognuno occupava un posto ben preciso, provando e riprovando il proprio numero.                                                                                                                                        
Era sbalorditivo. Nel circo dove aveva lavorato fino a qualche minuto prima non era mai accaduto nulla del genere. Erano tutti piuttosto svogliati e approssimativi.                                                                                                         
Lì, invece, nel magico Circo dei Sogni, ogni artista sembrava quasi ossessionato dal raggiungimento della perfezione. Ciò che lo aveva maggiormente incuriosito era il numero che stava eseguendo un bambino piccolissimo: era evidente che fosse uno dei clown, ma doveva ammettere che si trattava di un clown piuttosto coraggioso, visto che stava attraversando un cerchio di fuoco in groppa ad un’ enorme tigre.                       
D’ istinto, avrebbe voluto applaudire, ma aveva le mani occupate. Una, era ancora stretta fra quella di Nadia.   
L’ altra, era troppo impegnata a muoversi convulsamente per lo stupore.                                                             
D’ un tratto, come se fosse appena stato suonato un gong, il rintocco del grande orologio che aveva ammirato in precedenza aveva fatto abbandonare a tutti la propria posizione nell’ arena. Gli artisti si erano rifugiati dietro le quinte. O, almeno, questo era ciò che lui pensava.
“Che cosa succede?” aveva chiesto Lucius, spaventato e incuriosito allo stesso tempo.
“ E’ calato il sole…” aveva risposto Nadia. Il suo viso era illuminato da una strana luce <> e velocemente, ma senza strattonarlo, lo aveva condotto dove avrebbero dovuto trovarsi tutti gli altri. Stranamente, però, dietro le quinte non si vedeva nessuno. Dove si erano cacciati tutti? Presto sarebbero dovuti entrare in scena!                                                                                                                   
Dagli spalti cominciava a provenire il brusio concitato della folla, e un intenso odore di dolciumi aveva invaso l’ aria. Eppure, Lucius era certo di non aver visto nessun venditore ambulante, passando, poco prima.
“Vieni con me”.
“Dove?”.
“A vedere la tua nuova casa”
Senza sapere come, si era trovato davanti la porta di legno di una modesta carovana.                                                    
Per l’ ennesima volta, quella sera, non riusciva a credere ai suoi occhi. Su di essa, una grande insegna recitava  “ Lucius. Il grande illusionista “.
“Nadia…” avrebbe voluto chiederle quando era stata fabbricata, ma non ne aveva avuto il tempo: la dama azzurra aveva aperto la piccola porta e lo aveva invitato ad entrare.
"Fai presto, mio grande illusionista. Da questa sera, il tuo nome volerà di bocca in bocca".

Oggi

La mano è stata sfregata a sufficienza. Ormai è pulita, ma Lucius non ha bisogno di controllarla per verificarlo. Così, passa velocemente all’ altra mano. L’ odore del liquido che utilizza gli ricorda tanto quello dello zucchero filato. Trova piuttosto paradossale utilizzare un prodotto che emana quella fragranza, ma sa bene che è l’ unica capace di pulire tutto e a fondo. L’ unico effetto collaterale è proprio quello di avere sempre addosso lo stesso odore dolciastro che aleggia nell’ aria all’ inizio di ogni spettacolo, quando decine di venditori ambulanti corrono sugli spalti per accontentare le voglie di grandi e piccini. Lucius è molto serio. Ricorda bene la sera che ha sentito in maniera distinta quell’ odore di dolciumi, poco dopo essere entrato nel grandioso Circo dei Sogni. La sera del suo grande debutto.

Ieri

Era nervoso. Non pensava che avrebbe dovuto esibirsi quella sera stessa. Era incredibile la piega che aveva preso la sua vita in poco più di un’ ora. Poco prima, era un illusionista pieno di speranze che anelava alle luci della ribalta. Poco dopo, eccolo lì, in quel vestito che gli stava a pennello, che si specchiava nervoso, cercando di dare forma all’ uomo che presto sarebbe diventato: “ Il grande illusionista “come diceva l’ insegna appesa sulla sua carovana. Era diventato grande ancora prima di dimostrarlo al mondo, e doveva tutto a Nadia, alla donna che gli aveva rubato il cuore. Sua madre gli aveva raccontato spesso di quanto potente potesse essere l’ amore, ma lui non vi aveva mai dato peso. Credeva che si trattasse solo delle parole di una donna un po’sciocca e sentimentale. Ora che lo stava vivendo sulla propria pelle, aveva dovuto ricredersi. Presto, avrebbe mantenuto fede a quella scritta sulla sua carovana. Presto, avrebbe onorato la donna che amava. Presto, sarebbe diventato veramente il più grande illusionista del mondo.
Qualcuno aveva preso a bussare alla sua porta. Pochi istanti dopo, una Nadia più bella che mai aveva fatto capolino. Indossava un corto abito azzurro, e i lunghi ricci erano acconcianti in una morbida coda.
“Il pubblico aspetta solo te. Sii il più grande Lucius. Il più grande di tutti. Sii il più grande solo per me”.
Nadia era stata sincera.                                                                                                                                                    
Aspettavano davvero solo il suo ingresso.
“Ed ora, signore e signori, bambine e bambini, ecco a voi Lucius! Il grande illusionista!” così lo aveva presentato un uomo basso e grasso che prima non aveva notato. A giudicare dal suo aspetto pomposo e dal modo in cui si muoveva, doveva essere il proprietario del circo. Qualcosa in lui non gli piaceva, ma era troppo nervoso ed eccitato per capire immediatamente di cosa si trattasse.
La folla lo aveva accolto con un calore disarmante. Per tutti i presenti, lui era già il più grande illusionista di tutti i tempi. Sembrava che dovesse darne prova tangibile solo a se stesso. Ma non aveva dovuto attendere molto. Pervaso da una strana e sconosciuta frenesia, aveva eseguito, spalleggiato dalla splendida dama azzurra, un numero più spettacolare e complesso dell’ altro. Era il primo ad essere estasiato per ciò che stava facendo. Era come se tutto il suo talento fosse rimasto sopito fino a pochi istanti prima e che adesso, per effetto di chissà quale magia - perché solo di magia poteva trattarsi - fosse esploso all’ improvviso.                                                                                                    
Il suo numero era stato un trionfo. Il pubblico si era alzato in piedi per rendergli omaggio.                                           
Era straordinario: si trattava della seconda volta che accadeva nella stessa sera.                                                   
Forse, di lì a poco si sarebbe abituato: dopotutto era stato appena riconosciuto come l’ illusionista più grande del mondo.

Oggi

Il grande illusionista strofina energicamente il proprio viso. Non cerca solo di cancellare la stanchezza di quella sera. No. Cerca di lavare via le sensazioni che in maniera troppo impetuose continuano a tornare in lui. Ma non ci riesce. Gli applausi lo inebriano e i complimenti lo lusingano. Ancora oggi, non può farne a meno. Sa che sono l’ unica cosa che gli resta.
Un’ ultima energica sfregata e finalmente tutto è pulito. Però, Lucius lascia ancora il fazzoletto sospeso per aria, in modo da coprire il proprio viso. Ha paura di vederne il riflesso nello specchio. Dopo tutti quegli anni, non è ancora capace di abituarsi a quell’ immagine.

Ieri

Lucius stava vivendo un idillio.                                                                                                                                                
Era diventato la nuova star del grande Circo dei Sogni. Il pubblico lo aveva accolto con calore, e lui aveva saputo come ricambiarlo. Tutto gli era parso terribilmente assurdo e meraviglioso allo stesso tempo. Ma sapeva bene che non era stato tutto merito suo. Sapeva che senza Nadia le cose sarebbero andate diversamente. Doveva a lei tutto ciò che aveva appena ottenuto. Era merito della dama azzurra se tutti conoscevano il suo nome, se tutti lodavano le sue gesta. Doveva a lei se si era riconosciuto nel più grande illusionista del mondo.
Così, intenzionato più che mai a ricambiare quel dono immenso, dopo lo spettacolo aveva cominciato a girovagare fra le carovane, nella speranza di trovare al più presto la sua amata. Aveva preso una decisione: le avrebbe confessato il suo amore, e le avrebbe chiesto di sposarlo. Sapeva che era assurdo, sapeva che era da folli, ma non gli importava: avrebbe preso tra le braccia la sua amata dama azzurra e l’ avrebbe baciata appassionatamente, promettendole di non lasciarla mai più.                                                                                                                                                          
Ma Lucius, il grande illusionista, ancora non sapeva che i sogni sono fatti di cristallo, e che spesso, troppo spesso, si infrangono al minimo tocco.
“Grande Lucius!” era l’ uomo basso e grasso ad averlo chiamato, facendolo trasalire. Era apparso dal nulla, come se fosse stato partorito direttamente dalle ombre. Ora che aveva l’ occasione di vederlo meglio, si era accorto di quanto singolare fosse il suo viso: era squadrato, e schiacciato sulla fronte. Fra due occhi piccoli e scuri spiccava un grosso naso aquilino, e sulla bocca sottile sporgeva un folto paio di baffi castani. I capelli ricci spuntavano sotto il cilindro, e contribuivano a renderlo ancora più sinistro di quanto non fosse parso all’ inizio.
Lucius aveva deglutito rumorosamente. Quell’ uomo non gli piaceva. Non gli piaceva affatto.
“Questa sera, hai davvero tenuto fede alla tua fama. Ti faccio i miei complimenti. O forse, dovrei farli alla bella Nadia?”.
Il nome della sua amata pronunciato da quell’ essere lo aveva fatto tremare di rabbia. Come osava rivolgersi a lei in quel modo?
“Che ti prende, grande illusionista? Sei forse arrabbiato con me? Non vuoi che parli di lei in questo modo, non è vero?”.
Ma Lucius non era stato in grado di rispondere. Era come bloccato. E non riusciva a spiegarsi il perché.
All’ improvviso, la bella dama azzurra, la sua Nadia, era sopraggiunta, fermandosi, però, alle spalle del burbero omuncolo.
“Nadia! Vieni qui, ti prego!” aveva urlato il grande illusionista. Ma la ragazza non si era mossa di un millimetro. Si era limitata a fissarlo con gli occhi più tristi che Lucius avesse mai visto in vita sua.
L’ uomo gli si era avvicinato, prendendogli il viso fra le sudate mani grassocce. Solo allora, Lucius si era accorto che tutti gli artisti si erano radunati attorno a loro, e che essi erano tutti uomini. Uomini tristi e soli, ingannati dall’ effimera promessa di vivere un sogno.
Quasi con violenza, l’ uomo aveva stretto la presa, costringendolo a voltarsi e a guardarlo in quei suoi piccoli occhi porcini.
“Volevi la gloria, e l’ hai ottenuta. Volevi la fama, hai ottenuto anch’ essa. Ora tutti conoscono il tuo nome, grande Lucius, tutti ammirano il tuo talento. E puoi stare certo che lo faranno per sempre”.
Quelle parole erano suonate come una maledizione. Pochi istanti dopo, il sole aveva cominciato la sua lenta ascesa verso il cielo, ed ogni cosa attorno a sé aveva cominciato a dissolversi. Solo allora aveva capito quel era la realtà: i sogni, all’ alba, sono destinati a dissolversi.

Oggi

Lo fa. Senza alcun preavviso. Lascia scivolare il fazzoletto sporco di trucco sulla toletta e lo fa: osserva il proprio riflesso nel vecchio specchio opaco che ha davanti. E, come ogni volta che osserva, il suo cuore perde un battito, e fatica a ritrovare il giusto ritmo.
Sono trascorsi quasi cinquant’ anni da quel giorno, eppure, i suoi lineamenti non sono cambiati di una virgola. La pelle è soda e compatta, la barba è solo un posticcio applicato per ingannare chi vive attorno a lui, e i lunghi capelli sono resi bianchi da un potente decolorante. Gli occhi sono attenti e vigili, ma terribilmente stanchi.  Vorrebbe solo sedersi e abbandonarsi ad un pianto disperato, ma sa che non risolverebbe niente.            
Hector Bowen, il grande Prospero, lo sta aspettando.

Ieri

La notte in cui Hector Bowen si era presentato al circo dei sogni in cerca di lavoro era una notte che difficilmente avrebbe potuto dimenticare. Lucius si trovava prigioniero del suo grande sogno da più di quarant’ anni, ormai, e nulla era cambiato. La sua vita era diventata solo un’ effimera illusione. Così come tutte le creature intrappolate in quel luogo, esisteva solo grazie alla notte. Non sapeva bene come ciò potesse accadere, ma da quando era entrato a vivere nel Circo dei Sogni, viveva solo dal tramonto all’ alba. Quest’ ultima, per tutti gli artisti del circo, annunciava loro la morte. Non sapevano come potesse accadere. Semplicemente, smettevano di esistere. Svanivano, così come le persone che Lucius faceva sparire nella grande scatola. Il calar del sole, al contrario, era sintomo che la vita era tornata a far loro visita, e allora riprendevano forma e consistenza, riapparendo dal nulla in cui si erano eclissati. Nessuno, però, osava fare domande. Gli unici che avrebbero potuto dar loro delle risposte erano gli stessi che li avevano condannati per sempre a quella parvenza di esistenza. La bellissima dama azzurra, colei che adescava le vittime, e Batiato, il perfido proprietario del grande Circo dei Sogni.
Lucius era rimasto subito impressionato dall’ aspetto fiero e severo di quello strano uomo venuto dal mondo reale. Hector era alto, e aveva una folta chioma di riccioli neri in testa. Camminava dritto, poggiandosi ad un elegante bastone da passeggio. Non era venuto solo. Era in compagnia di una ragazza più giovane di lui di almeno dieci anni che gli somigliava molto. Si trattava sicuramente della sorella.
Hector Bowen non era lì per una semplice visita, però. Hector Bowen aveva varcato la soglia del grande circo dei sogni per un motivo ben preciso: entrare a farvi parte.
“Sono qui per fare affari con voi, grande Batiato. Io sono il più grande illusionista del mio tempo, ma aspiro a diventare il più grande di tutti i tempi, e so che voi siete l’ unico a poter acconsentire a questa richiesta”.
L’ impertinenza con cui si era rivolto al grande Batiato aveva profondamente irritato quest’ ultimo ma, allo stesso tempo, lo aveva affascinato. Nessun uomo si era mai presentato lì di sua spontanea volontà. Il circo restava aperto dal tramonto all’ alba, e per tutto il tempo gli artisti continuavano ad esibirsi. Per poterlo ricevere, quel giorno, Batiato aveva lasciato il proprio posto qualche minuto prima del solito.
“Abbiamo già un illusionista, giovane Prospero. E ci tengo a precisare che Lucius è il più grande illusionista del mondo”.
Hector Bowen non sembrava sbalordito, ma offeso, piuttosto. Era molto tempo che avevano smesso di chiamarlo ‘ giovane ‘.
“Sono certo di essere mille volte migliore di lui, grande Batiato”.
Negli occhi di Batiato era apparsa una strana luce sinistra.
“A parole lo sei di certo, illusionista. Ma se hai avuto l’ ardire di chiedermi un lavoro, sai anche che non sono io a scegliere gli artisti” e aveva allungato la mano nel buio dove, all’ improvviso, era apparsa la splendida dama azzurra.
“Mia figlia. Nadia. E’ lei che decide chi è degno e chi non lo è. Dimmi, bambina: Prospero merita di diventare grande?”.
Lucius aveva assistito alla scena con grande ansia. C’ era qualcosa di diverso in Nadia, un’ espressione che non aveva mai visto prima di allora.
Quasi imbarazzata, aveva fatto un cenno di assenso col capo.
“Molto bene!”.
Era stato allora che Lucius e Prospero avevano avuto il loro primo scontro.

Oggi

Lucius indossa il lungo mantello nero, coprendo il giovane volto con un cappuccio. Non può rischiare che qualcuno dei suoi artisti lo veda per come è veramente. Da quando quella maledizione lo ha colpito, una sola volta si è trovato in una simile situazione, e ricorda fin troppo bene l’ espressione inorridita di chi lo ha scoperto.
Deve fare presto. Sa che Hector Bowen ha aspettato fin troppo, e che è ormai è terribilmente impaziente.  Furtivo, si aggira nei meandri silenziosi del proprio circo. Tutti gli artisti sono andati a riposare, com’ è giusto che sia, e non vuole svegliare nessuno.
Sente il rintocco di una campana, in lontananza. Presto, il sole sarebbe calato. Presto, ogni cosa sarebbe tornata al suo posto.

Ieri

Prospero aveva affrontato Lucius in quello che potremmo definire un duello all’ ultimo trucco. L’ illusionista appena arrivato aveva dimostrato grande talento e un’ estrema sicurezza di sé e delle proprie capacità.           
Tutti gli artisti del circo dei sogni erano accorsi per assistere al singolare scontro ma, soprattutto, erano lì per vedere con i proprio occhi chi era quest’ uomo che desiderava a tutti i costi entrare a far parte della loro grande famiglia.
Nadia era rimasta impassibile per tutta la durata delle esibizioni, ma una strana luce continuava a brillare nei suoi occhi dorati. Aveva riservato attente occhiate ai due contendenti, facendo bene attenzione a celare al padre gli sguardi che fin troppo spesso continuava a lanciare al giovane illusionista che aveva deciso di sfidare il grande Lucius.
Batiato era estasiato. Quelle non erano delle semplici esibizioni. Chiunque se ne sarebbe accorto. La cosa che proprio non riusciva a capire, però, era come fosse possibile che uno come Hector Bowen, un perfetto sconosciuto, potesse sfiorare quasi la perfezione.
E poi, così, senza alcun preavviso, era accaduto: con estrema meraviglia di tutti i presenti, Prospero aveva battuto il più grande illusionista di tutti i tempi. Ma non lo aveva battuto con una semplice illusione, no. Con un colpo del suo bastone, Prospero aveva lasciato cadere al suolo uno splendida statuetta di vetro raffigurante una ballerina. Il vetro, nell’ incontrare la fredda sabbia dell’ arena, era andato in mille pezzi che si erano sparsi disordinatamente sul pavimento. Nessuno sapeva dove volesse andare a parare. Ma poi, all’ improvviso, come se nulla fosse, l’ illusionista aveva guardato intensamente i microscopici frammenti, ed essi, come smossi da una forza sconosciuta, avevano fatto il percorso al contrario, fino a ricomporsi, sul palmo della mano di Prospero, nella splendida statuina che aveva distrutto poco prima. E non era finita. Perché essa, ad un semplice tocco delle sue dita guantate, aveva cominciato a muoversi, eseguendo complicati passi di danza.
Tutti erano rimasti a bocca aperta.
Ma, come se fosse stato punto da uno spillo, il grande Batiato si era alzato in piedi, inorridito. Il fantasma di una vita precedente sembrava averlo sorpreso all’ improvviso.
“TU!” aveva urlato contro Hector che gli aveva rivolto un sinistro sorriso “TU NON FARAI MAI PARTE DEL MIO CIRCO! FUORI DA QUI!” e dicendo ciò, se n’ era andato, lasciando tutti interdetti.                                 
Hector si trovava ancora nell’ arena quando tutti avevano cominciato a svanire.

Oggi

Eccolo lì, il grande Prospero.                                                                                   
Se ne sta in piedi sotto un vecchio lampione.                                                                         
E, accanto a lui, c’è la bambina che tanto gli somiglia. La piccola Celia.                                                                                  
Gli anni non sono stati clementi con lui: la pelle del viso ha cominciato a cadere, segnata da centinaia di profonde rughe che tenta invano di celare sotto uno spesso strato di trucco. I capelli e i baffetti arricciati sono tinti, e il bastone da passeggio non è solo un vezzo, ma un vero e proprio aiuto per la deambulazione. Lucius lo guarda con un misto fra compassione e invidia. Sa bene cosa vuol dire diventare qualcosa di diverso da ciò che si è sempre desiderato.
“Salute a te, grande Lucius”.
“Salute a te, Hector”.
Il grande Prospero lo guarda con astio. A quanto pare, il perdente non ha ancora capito come deve rivolgersi a lui.
“Lei deve essere…”.
“Si. E’ lei” e, con uno sgarbato strattone, la fa avanzare di qualche passo.
Sta volta, Lucius crede davvero di rivivere due volte la stessa scena. I suoi occhi stanchi si incatenano a quelli vividi e profondi della bambina e, nonostante siano molto diversi, per un attimo, vi rivede la stessa luce che aveva scorto tanti anni fa in quelli di un’ altra persona. Ma Celia è troppo piccola perché possa ancora comprendere quello che sarà il suo avvenire. E’ troppo piccola, e troppo innocente.
“E’ quasi il tramonto” ricorda Hector.
“Lo so bene”.
“Ho già spedito una lettera. Presto saranno qui. E avrò finalmente ciò che voglio”.
Il volto di Lucius diventa più scuro che mai. In cuor suo, sa bene che nel grande Circo dei Sogni, le cose non vanno per come si è sperato. Si domanda solo perché Hector non lo abbia ancora imparato.

Ieri

Nessuno era stato in grado di spiegargli quella reazione da parte del grande Batiato. Nessuno, tranne il “vecchio” Milius. A quanto raccontavano i presenti, Milius il contorsionista non era solo il membro più acuto entrato a far parte della grande famiglia di Batiato, ma era anche il più anziano. Non che questo si notasse, in effetti, visto che la sua pelle era liscia come seta e le sue membra erano vigorose come quelle di un ventenne. Anche perché, dopotutto, era proprio quello l’ aspetto che aveva. Ed era stato proprio lui ad aver visto il cambiamento di Lucius che, dal canto suo, stava cercando di rimettere insieme i pezzi del suo povero cuore infranto.
La sconfitta, per quanto potesse essere bruciante, non era la cosa che stava pesando di più sull’ animo del grande Lucius. Affatto. Era stato qualcos’ altro ad averlo piegato fino al punto di spezzarlo, neanche fosse stato fatto dello stesso cristallo che aveva decretato la sua caduta. Fra tutti, Lucius sembrava essere stato l’ unico ad accorgersi degli sguardi che la bella dama azzurra, la sua Nadia, la donna che gli aveva rubato il cuore, aveva continuato a destinare all’ ultimo arrivato. A quell’ Hector Bowen che il grande Batiato aveva scacciato via come il più vile dei malfattori. La verità era molto più banale di quanto potreste pensare, ma non per questo meno atroce e dolorosa. La verità era che Lucius non aveva mai smesso di amarla. Mai, neanche per un istante. Nonostante lei lo avesse ingannato e intrappolato. Nonostante fossero ormai trascorsi più di quarant’ anni.
“Che cosa vuoi sapere di Hector Bowen, mio caro Lucius?”.
Il contorsionista aveva riservato un po’ del tempo che precedeva il proprio numero all’ illusionista, che lo guardava con occhi sgranati per lo stupore, ma pieni di straziante dolore.
“Tutto quello che la tua memoria può narrarmi, amico mio”.
Era stato allora che aveva appreso in’ altra lezione fondamentale: le sorprese non avrebbero mai smesso di celare se stesse sotto il magico tendone del Circo dei Sogni.
“Devi sapere, mio caro Lucius, che il grande Circo dei Sogni non è nato dalla mente di un unico uomo.                
Il nostro padrone, il grande Batiato, aveva un socio. Un socio che si chiamava Hieronymus Benow.                      
Egli era il più grande illusionista di tutti i tempi. Grazie alle loro abilità questo posto aveva raggiunto l’ apice del successo. Ma, come ben sai, esso è la cosa più sfuggente che può capitarti fra le mani. La rivalità fra i due proprietari è arrivata troppo presto, decretando uno scontro inevitabile. Il vincitore, avrebbe goduto della piena proprietà del circo e di tutti gli artisti che vi dimoravano. E, come avrai ben capito, è stato Batiato ad uscirne vincitore. Hieronymus, trovatosi sconfitto e senza la sua unica ragione di vita, ha giurato che un giorno sarebbe tornato e che avrebbe ripreso ciò che era suo, vendicandosi contro l’ uomo che lo aveva portato alla rovina: Batiato”.
La storia aveva lasciato Lucius a bocca aperta. Era a dir poco incredibile quello che gli aveva appena raccontato. Ma continuava a non capire cosa avesse a che fare con Hector Bowen.
“Vedi, Lucius, come ben sai, al di fuori del tempo che ci viene donato per esibirci, noi non esistiamo. Lo stesso, però, non può dirsi di Batiato e della dama azzurra. E lo stesso vale per Hieronymus. Loro non sono come noi. Non sono maledetti”.
Quell’ ultima parola aveva fatto rabbrividire l’ illusionista. Dirlo ad alta voce equivaleva ad ammetterlo, e lui, nonostante fosse trascorso tanto tempo, non era ancora pronto.
“Batiato, Nadia e Hieronymus esistono a prescindere da questo circo. Loro possono decidere di lasciarlo e vivere fra la gente come persone comuni. Farlo, però, significa accettare sino in fondo le condizioni di un’ esistenza umana. E ciò significa accettare il fatto che man mano invecchieranno fino a chiudere gli occhi per sempre sul mondo che molto probabilmente hanno visto sorgere”.
Milius si era fermato un attimo per prendere un profondo respiro, prima di continuare.
“All’ inizio non lo avevo riconosciuto. Per quanto non si possa notare esternamente, gli anni non sono stati clementi con me, e la mia memoria comincia a vacillare. Ma quando l’ ho visto fare ciò che ha fatto, non ho avuto alcun dubbio. Quell’ uomo, Hector Bowen, non può essere che lui. Non può essere che il figlio di Hieronymus”.
Lucius aveva cominciato a comprendere ogni cosa. Si domandava come avesse fatto a non farci caso sin dall’ inizio: Bowen non era che l’ anagramma di Benow, il cognome di suo padre. Ecco come faceva a sapere il segreto del Circo dei Sogni. Ecco cos’ era venuto veramente a fare. Hector Bowen era venuto a reclamare ciò che pensava gli spettasse di diritto: la sua proprietà sul Circo appartenuto in parte a suo padre.
Ma come pensava di fare? Era inevitabile che Batiato lo scoprisse!                                                                                          
Era stato allora che alle loro orecchie era giunto un coro di voci disperate.
“Nadia è scappata”.
All’ improvviso, aveva compreso quale fosse il vero piano del grande Prospero.

Oggi

Hector Bowen non ha mai voluto quella bambina. E non la vuole neanche adesso.                                                   
Lui vuole la fama, la gloria eterna. E sa che può ottenerla in un solo posto: nel circo che era stato strappato via con l’ inganno dalle mani di suo padre. Quando Hieronymus gli aveva raccontato la prima volta dell’ esistenza di quel posto, gli aveva detto di come quel vecchio furfante di Batiato lo avesse imbrogliato, sfilandogli dalle dita la vittoria che aveva già in pugno. Purtroppo, non aveva avuto modo di far valere le proprie ragioni, e aveva dovuto levare le tende, ripromettendosi, però, che un giorno, il Circo dei Sogni sarebbe tornato sotto la proprietà di un Benow. Però, Hieronymus era morto prima di portare a termine il proprio piano di vendetta, ma era stato previdente, e aveva istruito al meglio suo figlio, insegnandogli a sfruttare i poteri che si erano manifestati in lui sin da quando era bambino. Non pensava, però, che le cose sarebbero andate diversamente, e che un giorno avrebbe tenuto per mano quella bambina così simile a lui. Quella bambina che non voleva e che adesso sarebbe stata terribilmente utile alla realizzazione dei propri scopi.
“Prendila. Stanno arrivando. Ho aspettato fin troppo per perdere ulteriore tempo”.
Il grande Prospero li supera, sbattendo con violenza contro la spalla di Lucius. E’ veramente impaziente.
“Andiamo piccolina…” le sussurra Lucius, prendendola con dolcezza per mano. Celia si fida immediatamente di lui. Gli rivolge uno sguardo incuriosito con quei suoi grandi occhi e si incammina, trotterellando allegra al suo fianco.
Finalmente, dopo un tempo che sembra infinito, il Circo dei Sogni appare all’ improvviso in tutta la maestosità del proprio splendore.
Sia Lucius che Hector trattengono il fiato. E’ trascorso tanto tempo dall’ ultima volta in cui entrambi vi hanno messo piede.
Hector fa loro strada. Non vede l’ ora di porre fine a quella pagliacciata assurda e di ottenere quello che gli spetta di diritto.
La piccola Celia affretta il passo. E’ irrimediabilmente attratta dalla magnificenza di quegli enormi tendoni. Lucius sorride, domandandosi se la bambina si renda conto o meno di quello che rappresenta per lei quel luogo. Le luci si accendono quando l’ ultimo raggio di sole muore fra le braccia della notte. Subito dopo, un odore di zucchero filato inizia a sentirsi nell’ aria. Ma, sta volta, non c’ è nessuno spettatore pronto a mettersi in fila. E i due illusionisti, sanno perfettamente il perché.

Ieri

Nadia non c’era più. La splendida dama azzurra non aveva lasciato alcuna traccia di sé. Suo padre l’ aveva fatta cercare in ogni meandro del grande Circo, ma era stato tutto inutile. La sua pupilla sembrava essersi dissolta nell’ aria, come se l’ alba fosse sorta prima del tempo. Di lei non c’ era più alcun sentore, se non il vuoto incolmabile della sua assenza.
Batiato era distrutto. Avrebbe fatto qualunque cosa per riaverla. Qualunque. E presto l’ avrebbe fatta.
“Figli miei!” aveva esordito, rivolgendosi a tutti gli artisti che vivevano sotto la sua ala “E’ col cuore in mano che chiedo il vostro aiuto e la vostra comprensione. La magia che vi lega a questo Circo è svanita nell’ istante in cui mia figlia è scappata via dalla sua casa. Siete liberi, figli miei, ma vi prego, vi supplico con questo cuore di padre, di aiutarmi a cercare la mia bambina. Hector è il figlio di una persona che molti di voi conoscono bene: è il figlio di Hieronymus, e me l’ ha portata via. Lui è crudele e malvagio. L’ ha fatto solo per punire me, per vendicare suo padre. Ma questo non è il modo giusto. Lui le farà del male… io lo so! Se potessi, gli consegnerei ciò che vuole anche adesso, pur di riavere indietro la mia bambina. Vi prego… aiutatemi”.
L’ accorato appello di Batiato aveva smosso gli animi dei presenti. In fondo, nonostante li avesse privati della libertà, nessuno aveva mai provato per lui sentimenti di odio o di rancore. Era davvero una sorta di padre, per tutti loro. C’ era una cosa, però, che Batiato non aveva calcolato: era trascorso troppo tempo dall’ ultima volta che avevano assaporato la libertà, ed ora la temevano. Il terrore era dipinto nei loro occhi. Tutto era fin troppo chiaro: nessuno lo avrebbe aiutato. Nessuno, tranne l’ uomo che lo guardava con i suoi stessi occhi pieni di dolore. Colui che sua figlia aveva riconosciuto come il più grande illusionista di tutti i tempi.
Così, senza bisogno di aggiungere altro, avevano lasciato il circo alla ricerca di Nadia. Nello stesso istante, il grande orologio decorato si era inesorabilmente fermato. Quel giorno, dopo tantissimo tempo, Lucius aveva rivisto la luce del sole.

Oggi

La magia del Circo dei Sogni sembra scomparsa. Nonostante ci sia l’ odore dei dolciumi nell’ aria e le luci sfavillino festanti, tutto è terribilmente statico e spento, privo della vita che era solita invadere ogni cosa.  L’assenza di Nadia è un vuoto incolmabile.                                                                                                                  
Eppure, c’è una cosa che Lucius nota prima di entrare, una cosa che lo fa sorridere dopo tanto tempo: il grande orologio decorato ha finalmente ripreso a battere.

Ieri

Tutto era stato vano.                                                                                                                                                                                  
Avevano vagato per mesi e mesi alla ricerca della bella dama azzurra, ma di lei si era veramente dispersa ogni traccia. Batiato era distrutto dal dolore. Distrutto nel cuore e nel corpo. Improvvisamente, come se il tempo avesse deciso di riprendere a scorrere anche per lui, le sue membra avevano cominciato a cedere, rivelando almeno in parte quella che avrebbe dovuto essere la vera età dell’ uomo che per tanto tempo aveva tenuto Lucius prigioniero. La cosa più straordinaria di tutte, però, era che questo decadimento improvviso aveva interessato solo Batiato. Lucius, al contrario, era rimasto bello e giovane come la prima volta che aveva messo piede nel Circo dei Sogni. Giovane e bello come la prima volta che aveva incontrato Nadia.                
Così, sconfortato, prima che accadesse il peggio, Lucius aveva riaccompagnato quell’ uomo irriconoscibile a casa, dove la sua famiglia lo stava attendendo con ansia. Tutti erano accorsi per soccorrere il padre che li aveva resi grandi e immortali. Tutti avevano i volti scuri e gli occhi pieni di lacrime.
“Signore…” era stato Milius a parlare. La sua voce era rotta dal pianto che non riusciva più a trattenere. Ma Milius non aveva avuto bisogno di proseguire col suo discorso. Batiato aveva compreso ogni cosa.          
La sua Nadia non sarebbe tornata mai più.

Oggi

“Batiato!” Hector non riesce a trattenersi. Ha bisogno di vedere Batiato, e di vederlo subito. Ma di lui non c’è alcuna traccia. Intorno ai tre visitatori ci sono solo silenzio e tristezza. La piccola Celia si guarda incuriosita attorno. Ogni cosa per lei è così nuova, eppure così tanto familiare. Lucius la guarda e sorride di nuovo. Poco dopo, lascia andare la sua mano, e vede Celia incamminarsi fino a sparire dietro le quinte. Sa già dove è diretta.
Il grande Prospero non ha intenzione di arrendersi.
“BATIATO! LO SO CHE CI SEI! VIENI FUORI!” urla, guardandosi attorno come un ossesso.
La sua preghiera, finalmente, sembra essere ascoltata. Gli spalti si riempiono di persone. Esse sono vestite in maniera stravagante, i volti truccati con colori accesi. Sono gli artisti del Circo dei Sogni.                                                             
E poi, all’ improvviso, Celia ricompare, mano nella mano del nonno che non sapeva neppure di avere.
“Salute a te, Hector Bowen”.
L’ uomo è anziano, molto più anziano di come il grande Prospero lo ricorda. Sorride malvagio, il grande illusionista: il suo piano sembra aver funzionato. Eppure, in quegli occhi severi, Hector può vedere la scintilla della vita.
“Ti ho portato quello che vuoi. Come puoi vedere, c’è il tuo protetto qui. Come garanzia. Per te, ovviamente” e indica Lucius “Dammi quello che voglio. Dammi quello che hai sottratto a mio padre e non ti darò mai più fastidio. Non mi vedrai mai più. Potrai vivere tranquillo il tempo che ti resta con la tua nipotina che, a quanto pare, già ti adora. Spero che non ti dispiaccia che la piccola abbia i miei stessi occhi. E ti confesserò un’ altra cosa: col tempo, scoprirai che non è l’ unica cosa che ha ereditato da suo padre”.
Ma Batiato non batte ciglio. Continua a tenere per mano la piccola Celia mentre fissa serio l’ uomo che cerca di ricattarlo.
Lucius sa bene ciò che Batiato prova. Vorrebbe spalleggiarlo, ma capisce che è il momento di farsi da parte. Lui non è lì per avere un tornaconto, al contrario di ciò che pensa il grande Prospero. Lui è lì sono per restituire ad un uomo l’ unica cosa che resta della figlia che ha tanto amato. La figlia per cui, all’ inizio dei tempi, aveva fondato il Circo dei Sogni. Batiato sapeva che la sua unica figlia era molto malata, e che non sarebbe mai sopravvissuta alle crudeltà del mondo. Per questo, grazie ai poteri che gli erano stati donati, aveva creato per lei un mondo da sogno, un mondo che l’ avrebbe protetta per sempre. Era Nadia a scegliere chi avrebbe dovuto intrattenerla per sempre. Ma, evidentemente, Batiato non era riuscito a prevedere che un giorno la sua Nadia si sarebbe innamorata e lo avrebbe abbandonato per sempre.
“Hector… Vieni qui la prima volta e mi porti via mia figlia. Torni una seconda per restituirmi mia nipote, ma solo con l’ intento di sottrarmi ciò che tuo padre ha perduto in uno scontro regolare. Sei in casa mia, giovane Prospero. Non ti permetto di dettare legge”.
Per quanto possa sembrare fragile e spezzato, Batiato tiene testa all’ illusionista invasore con la forza degna di un leone. I suoi occhi dardeggiano furenti, e fissano Hector con severità e una punta di disprezzo. Quest’ ultimo, però, non teme l’ anziano uomo che ha davanti. E’ lì per un motivo ben preciso, ed è più che deciso a portare a termine quella che considera una missione.
“Tuttavia” continua Batiato, all’ improvviso “Non sono io a dover decidere se puoi restare qui o meno”.
I presenti sono sbalorditi, compresi Lucius e il diretto interessato. Batiato guarda la nipotina appena ritrovata, sorridendo sereno.
“Celia è tua figlia. Sarà lei a decidere quale sarà la tua sorte. Mi sono messo una sola volta contro di te, e ancora ne pago le conseguenze. Sta volta, lascerò decidere a chi ne ha pieno diritto”.
Lucius non riesce a credere alle parole del grande Batiato. Sta lasciando il destino della sua casa, della sua famiglia, nelle mani di una creatura così piccola e innocente. Ma comprende a pieno i suoi motivi. Ricorda bene l’ attimo in cui avevano appreso quale atroce destino fosse stato riservato alla splendida dama azzurra.

Ieri

Batiato non riusciva a farsene una ragione. Come avrebbe mai potuto? La sua bambina non c’ era più, ed era stato il buon vecchio Milius a dargli la notizia. Nadia, la donna che tutti avevano creduto di amare per colpa di un inganno, era stata ingannata a sua volta. Sedotta e abbandonata, aveva partorito il figlio di Hector che, purtroppo, era nato morto. Questo gli aveva raccontato la sorella di quest’ ultimo, Maria, mentre consegnava con mani tremanti il mantello azzurro che aveva caratterizzato ogni apparizione della splendida Nadia, donandole proprio l’ appellativo di “dama azzurra”. La ragazza aveva aiutato Nadia a partorire e, purtroppo, era stata l’ unica a gettare un fiore sulla tomba di quelle due anime in pena. O almeno, questo è quello che lei aveva loro narrato.

Oggi

Hector guarda Batiato con disprezzo, prima di spostare lo sguardo accigliato su sua figlia. Come può lasciare una simile decisione al volubile carattere di una bambina capricciosa? Tutto quello non sarebbe mai accaduto se non si fosse messa in mezzo sua sorella. Quella sciocca di Maria non può avere bambini, e ha ben pensato di rapire la figlia di una Nadia morta di parto e crescerla come sua. Povera illusa! Davvero credeva di poter allevare una bambina nata da due creature straordinarie? Lei, la persona più ordinaria del mondo! Troppo tardi aveva capito che la piccola, adorabile Celia non sarebbe stata facilmente addomesticabile. Quella piccola inetta le aveva dato persino il nome scelto dalla madre che tanto disprezzava.
“Sarà femmina. E si chiamerà Celia” aveva detto Nadia. Ribadisce ancora adesso che avrebbe dovuto chiamarla Miranda, come la loro mamma. Eppure, ricorda a se stesso che, se così fosse stato, forse non avrebbe potuto istruirla a dovere, visto che la piccola risponde solo ed esclusivamente a quell’ atroce nome.                             
Il suo nervosismo è visibile nell’ aria. Sembra quasi che dal suo corpo si propaghino scariche elettriche.
“Ebbene, Celia! Il mio destino è nelle tue mani!” dice, mentre allarga le braccia per poi farle ricadere pesantemente sui fianchi in maniera esasperata.
La bambina lo guarda senza una particolare espressione. Sembra quasi che stia studiando l’ uomo che ha davanti, come se lo vedesse per la prima volta nella sua vita. Poi, d’ un tratto, senza parlare, si stringe forte alla giubba del nonno, nascondendosi dietro alle sue spalle. Non può dimenticare il modo in cui suo padre l’ ha accolta e trattata. Celia non vuole vederlo mai più.
“TU! NON PUOI FARE QUESTO A ME!” non può sopportare un simile affronto.
Fuori di sé, Hector lancia contro Batiato un pugnale estratto dal palmo della propria mano. Vuole ucciderlo. Vuole uccidere lui e tutte le persone che osano intralciare il suo cammino. Il Circo dei Sogni sarà suo e nessuno, nessuno potrà fermarlo.
Eppure, proprio mentre è ad un passo dalla realizzazione del suo sogno, esso si infrange di nuovo. E, questa volta, per sempre. L’ uomo che aveva sconfitto cinque anni addietro intercetta l’ arma nel più assurdo, eppure nel più banale dei modi. Lucius, per proteggere Batiato e la piccola Celia, si porta davanti a loro e, estraendo un cilindro dal nulla, ne posiziona la parte cava davanti a sé, lasciando che essa risucchi la tagliente arma che, come d’ incanto, appare davanti ad un Hector stupefatto, trafiggendogli il petto all’ altezza del cuore. Accade tutto troppo in fretta perché Hector Bowen, il grande Prospero, possa averne coscienza. Così, il grande illusionista, cade in ginocchio, dissolvendosi come la nebbia prima di toccare terra.
Nessuno osa proferire parola. Quello che ha appena fatto Lucius va al di là di ogni apparente comprensione. Persino Batiato lo guarda senza capire. Ma poi, all’ improvviso, tutto diventa chiaro come il sole, e finalmente riesce a vedere Lucius con occhi diversi.
“Lu-Lucius… da quando? Da quando sei diventato…” ma non finisce la frase. Gli occhi penetranti dell’ illusionista lo fissano, sereni. Nadia aveva ragione: lui è davvero il più grande illusionista di tutti i tempi.

New York, 3 febbraio 2012

La fila è lunga, ma non ti dispiace aspettare il tuo turno per pagare il biglietto. Il Circo dei Sogni è un’ attrazione irresistibile, una sorta di enorme magnete che cattura centinaia di piccole calamite. Quando riesci a varcare la soglia del grande tendone, resti sconvolto da quello che vedi. La pista è incredibilmente grande, e luci sfavillanti sembrano quasi abbagliarti. Per fortuna, riesci a trovare un posto a sedere dignitoso. Non vuoi perdere neanche un passaggio dello spettacolo che ti attende. Perché sospetti che sarà il momento più emozionante della tua vita. Poi, all’ improvviso, le luci si abbassano, e un uomo basso, con una giubba rossa, annuncia a tutti la prima esibizione.
“Signore e signori, ecco a voi, accompagnato dalla bella Celia, Lucius: il più grande illusionista del mondo!”.
Solo quando vedi una splendida ragazza vestita d’ azzurro e un ragazzo dallo sguardo sereno varcare insieme la soglia, capisci per la prima volta il valore di quell’ insegna. Capisci davvero che quello sarà il sogno più bello che tu possa fare da sveglio.

Fine.

   
 
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