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Autore: Lady Numb    06/02/2012    2 recensioni
"Seb osservava preoccupato Danielle.
Da quando aveva riagganciato, circa mezz’ora prima, era seduta sul divano vicino a lui e aveva parlato a malapena, poche frasi, “devo chiamare papà” e subito dopo “ha il cellulare staccato, riprovo più tardi”.
Questo era successo circa venti minuti prima, poi il nulla.
Capiva benissimo che la ragazza fosse sotto shock, in effetti anche lui era piuttosto scosso e avrebbe voluto dire qualcosa per sbloccare la situazione, ma proprio non sapeva cosa, quella era una situazione fuori dall’ordinario e nemmeno lui, che a detta di Pierre sapeva sempre dire la cosa giusta al momento giusto, riusciva a trovare uno straccio di frase per far uscire dal trance la sua ragazza.
‘Tutto questo è assurdo’."
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I can wait forever

 

Novembre 2003:

 

Seb osservava preoccupato Danielle.

Da quando aveva riagganciato, circa mezz’ora prima, era seduta sul divano vicino a lui e aveva parlato a malapena, poche frasi, “devo chiamare papà” e subito dopo “ha il cellulare staccato, riprovo più tardi”.

Questo era successo circa venti minuti prima, poi il nulla.

Capiva benissimo che la ragazza fosse sotto shock, in effetti anche lui era piuttosto scosso e avrebbe voluto dire qualcosa per sbloccare la situazione, ma proprio non sapeva cosa, quella era una situazione fuori dall’ordinario e nemmeno lui, che a detta di Pierre sapeva sempre dire la cosa giusta al momento giusto, riusciva a trovare uno straccio di frase per far uscire dal trance la sua ragazza.

‘Tutto questo è assurdo’.

Il ragazzo si voltò verso Danielle: grazie al cielo ci aveva pensato lei.

‘A dir poco assurdo’

‘Come dovrei dirlo a papà?’ chiese lei, voltandosi verso di lui.

Seb si avvicinò a lei e l’abbracciò, la conosceva abbastanza bene da capire che era prossima alle lacrime, nonostante il sorriso sul suo volto sembrasse voler dire il contrario.

‘Non credo esista un modo delicato per dirglielo... la notizia è shockante di per sé... ma è una bella notizia, quindi credo che l’accetterà di buon grado, no?’

‘Sì... una delle migliori dell’anno direi...’ assentì lei, appoggiando la testa sulla spalla di lui.

‘A dire il vero non è papà quello che mi preoccupa di più, sai?’ continuò lei, girando la testa quel che bastava per guardarlo negli occhi.

‘Se ti riferisci a Pierre, sono d’accordo’

‘Pensavo proprio a lui, in effetti...’

‘Ecco, lui è uno a cui non so come dirlo...’ disse Seb, facendosi pensieroso: al cantante come minimo sarebbe venuto un infarto e alle conseguenze sullo stato emotivo di Pierre nemmeno ci voleva pensare, era da poco ritornato a vivere dopo un anno e mezzo passato a lasciarsi vivere dalla vita, sarebbe bastato molto meno per farlo ritornare allo stato vegetativo.

Danielle capì quello che passava per la testa del suo ragazzo e gli accarezzò una guancia, distraendolo dai suoi pensieri.

‘Potrebbe non essere così male... è quello che ha sempre sperato di sentirsi dire, in fondo’ provò lei, anche se in realtà era preoccupata quanto Seb.

‘Se me lo avessi detto un mese fa, ti avrei dato ragione... ma ora... beh, ha appena cominciato ad accettare l’idea... ma spero che tu abbia ragione’ rispose lui, accennando un sorriso.

‘Non sarebbe la prima volta...’ scherzò lei, ricevendo in cambio un’occhiataccia, anche se divertita, da Seb.

‘Io provo a richiamare papà...’ disse dopo qualche istante lei, poi entrambi si girarono verso l’interfono, da cui provenivano dei rumori.

‘Io invece vado dal capo...’ scherzò lui, dirigendosi al piano di sopra, mentre Danielle componeva il numero del padre sul suo cellulare.

 

Un’ora più tardi, Danielle era sdraiata sul divano del salotto, con Seb che la teneva abbracciata.

Il ragazzo non l’aveva lasciata sola nemmeno un secondo più del necessario e lei gliene era infinitamente grata, nonostante la notizia che aveva ricevuto fosse assolutamente meravigliosa, era altrettanto destabilizzante e aveva bisogno di tutto il sostegno possibile in quel momento e lui lo aveva capito senza bisogno che lei gli dicesse nulla.

D’altronde con Seb era sempre stato così, anche prima che si mettessero insieme, quando lui era semplicemente il migliore amico che Dany avesse mai avuto, non c’era mai stato tanto bisogno di parole, bastava uno sguardo, un gesto e loro si capivano al volo.

Ripensandoci, era abbastanza ridicolo quanto fossero stati ostinati sul fatto che erano solo amici, quattro anni buttati al vento, come le dicevano ogni tanto Natalie e Sarah, era stato chiaro fin da subito, fin dal momento in cui si erano conosciuti, che fra di loro era scattato qualcosa...

 

Settembre 1996

 

Danielle e Koral stavano andando a conoscere gli ormai celeberrimi amici di Sarah, dal momento che la ragazza nell’ultima settimana non aveva praticamente parlato d’altro, eccitatissima al pensiero di  poter finalmente far incontrare quelle che lei definiva “le persone più importanti della sua vita”.

Le due sorelle avevano sorriso la prima volta che glielo aveva detto, anche loro adoravano Sarah e ormai la consideravano una specie di terza sorella, ciononostante erano un po’ agitate all’idea di quell’incontro: e se non fossero andate d’accordo coi ragazzi?

Sarebbe stato veramente tragico, Sarah era la loro unica amica a Montréal e loro non volevano certo farla scegliere fra loro due e i suoi amici.

Sarah, quando le avevano esposto le loro preoccupazioni, aveva sostenuto che erano tutte inquietudini senza motivo, i ragazzi le avrebbero adorate e loro avrebbero cominciato ad apprezzare il loro trasferimento in Canada.

Danielle in realtà aveva dei dubbi al riguardo.

Era felice di essere di nuovo con la sua amica di sempre, Sarah infatti fino a quattro anni prima viveva a Los Angeles esattamente come lei e sua sorella, ma suo padre, un avvocato piuttosto in vista, aveva accettato un incarico di prestigio in uno studio di Montréal e quindi vi si era trasferito con tutta la famiglia, Sarah inclusa, spezzando il cuore della figlia e di Danielle, amiche del cuore praticamente dall’asilo.

Quattro anni dopo, era stato il turno delle sorelle Shyer di trasferirsi a Montréal, dal momento che il padre delle due, un industriale piuttosto noto, aveva deciso di aprire una filiale della sua azienda proprio in Québec.

Danielle aveva fatto i salti di gioia all’inizio, il pensiero di non dover più vedere Sarah solo durante le vacanze l’aveva resa incredibilmente felice, ma subito dopo l’euforia iniziale aveva cominciato ad avere i primi dubbi: a Los Angeles aveva tutti i suoi amici, la sua scuola, la sua vita, le sue abitudini, tutte cose che sarebbero cambiate drasticamente, considerando che stava per cambiare stato.

Oltre al fatto che in Canada faceva incredibilmente freddo, cosa non irrilevante per lei e Koral, che erano abituate al clima caldo della California, aveva paura che i ragazzi nella nuova scuola le prendessero in giro perché erano americane: Sarah non aveva avuto questo problema perché suo cugino viveva a Montréal e l’aveva immediatamente presa sotto la sua protezione, ma loro avrebbero avuto la sua stessa fortuna?

Danielle fu distolta dai suoi pensieri da Sarah, che salutò urlando, come suo solito, un gruppetto di ragazzi poco distante.

‘Ragazzi!! Guardate un po’ chi vi ho portato!’.

Il gruppetto si voltò verso di loro e videro uno dei ragazzi ridacchiare, scuotendo la testa.

‘Sarah, tu sei geneticamente incapace di mantenere un tono di voce normale, vero?’ le chiese, ridendo.

‘Oh, chiudi il becco Comeau! Comunque, loro sono le uniche e inimitabili sorelle Shyer! La piccoletta qui è Koral...’ disse lei, ricevendo un’occhiataccia dall’interessata ‘E invece quest’altra è Danielle’ aggiunse poi ‘Dany, Kory, loro sono, in ordine casuale, Chuck, Pierre, Seb, Jeff e il mio meraviglioso cuginetto Dave’ concluse Sarah, presentandoli uno ad uno e abbracciando il cugino.

‘Piacere di conoscervi ragazze, so che conoscendo Sarah penserete che siamo dei pazzi senza speranza, ma vi assicuro che lei è l’eccezione, non la regola’ disse il ragazzo che era stato presentato come Chuck, stringendo la mano prima a Danielle e poi a Koral e scansando per un pelo il calcio negli stinchi che Sarah cercò di dargli.

 ‘Comeau, occhio a quello che dici!’ lo minacciò Sarah, ma a Dany non sfuggì il lieve rossore sulle guance dell’amica: più tardi si sarebbe divertita un mondo a farglielo notare.

‘Piacere di conoscervi ragazze!’ disse Pierre, interrompendo il battibecco fra i due e andando a presentarsi alle nuove arrivate, seguito da Jeff, Dave e, per ultimo, da Seb.

‘Benvenute a Montréal’ disse il ragazzo, stringendo la mano a Danielle, che non poté fare a meno di fissare i suoi occhi: non che gli occhi azzurri fossero una novità per lei, in fondo anche la ragazza li aveva di quel colore, più precisamente lo stesso azzurro scuro del padre, a differenza di Koral, che aveva ereditato gli occhi verdi della madre, per cui no, non era una di quelle ragazze che si scioglievano davanti a un paio di occhi color del ghiaccio.

Quelli di Seb però erano diversi, non avrebbe saputo spiegare perché, erano... erano rassicuranti, sì, decisamente rassicuranti.

Persa com’era in quelle riflessioni, non si accorse che aveva trattenuto la mano del ragazzo qualche secondo più a lungo del necessario, ma fortunatamente lui non parve farvi caso, anzi, Danielle avrebbe giurato che anche lui avesse la testa da tutt’altra parte.

 

‘Allora, signorina, qui qualcuno deve spiegarmi un po’ di cose...’ esclamò Sarah, lasciandosi cadere sul letto di Koral, a fianco della legittima proprietaria, rivolgendosi a Danielle.

‘Concordo sis, c’era elettricità nell’aria!’ intervenne Kory, ridacchiando.

‘Voi due avete un problema qui’ rispose tranquillamente Dany, puntandosi l’indice contro la testa.

‘Andiamo Dany, non gli mollavi più la mano!’ insistette Sarah.

‘Di chi stiamo parlando?’ chiese l’altra, sedendosi sul pavimento di fianco al letto.

‘Ma di Seb, sorellina adorata!’ esclamò Koral.

‘Oh, perché dovete sempre vedere storie dove non ce ne sono...’ si lamentò Danielle.

‘Andiamo... praticamente avete passato il pomeriggio a chiacchierare da soli... non vorrai farmi credere che non c’è nulla sotto?’ commentò Sarah.

‘Ci troviamo semplicemente bene l’uno con l’altra... è un ragazzo molto simpatico, senza contare che segue almeno la metà dei corsi con me a scuola a quanto pare... nulla di più... tu piuttosto...’ disse Danielle, puntando il dito contro l’amica ‘Com’è che ogni volta che Chuck apre bocca tu arrossisci?’ chiese, scoppiando a ridere davanti all’espressione spiazzata di Sarah.

‘Ma allora lo hai notato anche tu!’ esclamò Kory, soddisfatta: aveva creduto di essere pazza per tutto il pomeriggio, invece a quanto pare era sempre la solita buona osservatrice.

‘Non è vero!’ tentò di negare Sarah, ma il fatto che fosse arrossita di nuovo la smentiva clamorosamente.

‘Aaaaaaahhhh!!! Sarah ha una cotta per Chuck!!’ la canzonò Koral, mentre Danielle rideva senza ritegno.

‘Zitta piccoletta!’ replicò l’altra, ricevendo in cambio un’occhiataccia da Kory: odiava quando le si faceva presente che era la più piccola, in fondo aveva solo un anno meno della sorella e di Sarah.

‘Lascia stare la mia sorellina!’ la rimproverò scherzosamente Dany ‘Non puoi prendertela con lei per essere la voce della verità! Allora, da quanto va avanti questa cosa? Non mi hai mai detto nulla...’

‘In realtà non è molto... cioè... ecco... io Chuck lo conosco da una vita, è sempre stato amico di Dave, lui e Pierre in realtà... comunque, è solo negli ultimi mesi che ho smesso di vederlo come Comeau l’idiota e ho cominciato a vederlo come Chuck... oddio, quanto mi sento cretina...’

‘Ma no, sei quasi adorabile Sarah...’ la confortò Koral, cercando di non ridere.

‘Esatto... comunque, che aspetti a farti avanti Sa? Secondo me gli interessi...’ commentò Danielle.

‘Non credo proprio... non hai visto che razza di idiota diventa quando parla con me?’

‘Mio Dio Sarah, ma ci arrivo persino io che è tutta una tecnica per relazionarsi con te!’ sbottò Koral: lei generalmente non era particolarmente sveglia quando si trattava di cogliere segnali in codice da parte dell’altro sesso, ma in quel caso non si trattava propriamente di messaggi subliminali, Chuck stava inviando a Sarah dei veri e propri cartelloni pubblicitari.

‘Dite?’ chiese la ragazza, guardandole dubbiosa e, Dany ci avrebbe messo la mano sul fuoco, vagamente speranzosa.

‘Perché dovrebbe essere così strano, scusa?’ chiese curiosa Danielle, non era da Sarah essere così insicura.

‘Forse perché i quasi diciassettenni vedono le quindicenni come delle ragazzine?’ rispose l’altra.

‘Non credo proprio... oh, su, qui urge una mossa... abbiamo possibilità all’orizzonte?’

‘Beh... fra un paio di settimane compie gli anni... di solito fa una festa...’

‘Perfetto, occasione ideale!’ commentò Kory, mentre la sorella annuiva.

‘Oh, sì... faremo cadere il signor Comeau ai tuoi piedi, Sarah May Parker...’.

 

‘Dany?’.

Danielle si voltò di scatto verso Seb, era talmente immersa nei suoi pensieri che nemmeno si ricordava di essere ancora sul divano col ragazzo.

‘Sì?’

‘Tutto a posto? Ti ho chiamata almeno un altro paio di volte...’

‘Scusa...’ rispose lei, sorridendogli ‘Pensavo...’

‘Pericolo...’ commentò divertito lui, ricevendo in cambio un colpetto sul braccio da parte della ragazza.

‘Spiritoso... no, semplicemente mi è venuta in mente la volta che Sarah ci ha fatto conoscere...’

‘Uno dei giorni memorabili della mia vita’ commentò lui, dandole un bacio sulla punta del naso.

‘A volte sei troppo romantico anche per me, Seb... comunque, sai che quello è stato anche il giorno in cui abbiamo iniziato a pianificare come far finire Chuck fra le braccia di Sarah? O viceversa, è lo stesso...’

‘Non è che ci volesse molto, bastava una spintarella...’ rispose divertito Seb, ricordando quanto l’amico ai tempi fosse perso per Sarah.

‘Già...senti... cosa pensi di fare... con Pierre? Lo diciamo prima a lui o lo diciamo prima agli altri?’

‘Non lo so... forse sarebbe meglio parlarne prima con gli altri... l’unica cosa di cui sono sicuro è che a lui è meglio dirlo da solo...’

‘Io direi: lo diciamo agli altri, così se Pierre dovesse reagire in maniera inaspettata, per lo meno siamo tutti preparati...’

‘L’ho sempre sostenuto, che sei un piccolo genio...’ commentò lui, sorridendo.

‘Lo so, grazie... e sono un piccolo genio stanco... e che ha una paura folle di qualunque cosa l’aspetti domani pomeriggio...’ rispose lei, mentre Seb la stringeva più forte.

‘Ehy, andrà tutto bene... vuoi che venga con te?’

‘No, ci sarà anche papà e hanno detto che è meglio non esagerare da subito... e poi hai cause di forza maggiore che ti trattengono qui...’

‘Giusto, il capo... parlando del capo, approfittiamo della quiete per dormire un po’? Sono le dieci, è tardi, è stata una giornata intensa e non vedo l’ora di chiudere gli occhi... domani mattina chiamiamo gli altri, poi Pierre e poi... beh, poi parte il bello...’

‘Anche tu hai delle idee niente male, sai Lefebvre?’ rispose lei, dandogli un bacio a fior di labbra.

‘A nanna allora!’ esclamò lui, alzandosi in piedi e prendendola in braccio prima che Dany avesse il tempo di imitarlo, dirigendosi poi con la ragazza verso le scale che portavano al piano di sopra.

 

 

Another day without you with me

Is like a blade that cuts right through me

(Simple Plan, I can wait forever)

 

Pierre spense la luce sul comodino e si infilò sotto le coperte.

In realtà temeva che quella notte non sarebbe riuscito a dormire, era una di quelle notti, una di quelle in cui il pensiero che ormai da un anno e mezzo a quella parte era diventato un’ossessione gli faceva visita.

Sapeva che quando succedeva era inutile anche solo provare ad addormentarsi, ma era testardo e un tentativo lo faceva comunque.

Come al solito, non appena chiuse gli occhi il solito viso gli si parò davanti, come un’immagine proiettata dalla sua mente.

Koral, la sua piccola Kory...

Maledizione al suo cervello.

Sapeva che gli altri avevano ragione, sapeva che doveva superarla, ma non ci riusciva, non finché il suo cervello si fosse rifiutato di collaborare e lo avesse rispedito direttamente nel passato ogni maledetta volta che le luci si spegnevano...

 

Aprile 2000

 

Dave stava iniziando a stare sui nervi a Pierre.

La cosa che faceva innervosire ancora di più Pierre era il perché quello che era uno dei suoi migliori amici stava iniziando a irritarlo così tanto.

Si trattenne – a fatica – dal far roteare gli occhi quando vide Seb, Dany e Kory entrare nel locale, quest’ultima sfoderando un sorriso a trentadue denti non appena individuò Dave.

‘Davey!’ urlò Koral, utilizzando il soprannome che solo lei poteva usare senza che Dave si vendicasse, prima di cominciare a correre e atterrare in braccio al ragazzo, che l’abbracciò, ridendo, e le diede un bacio sulla guancia.

‘Ehy, scimmietta, un giorno o l’altro mi romperai le gambe in questo modo!’ scherzò lui.

‘Stai cercando di dirmi che sono grassa e peso troppo?’ disse lei, guardandolo malissimo.

‘No sorellina, sta solo dicendo che chiunque sarebbe pesante se ti saltasse addosso in quel modo’ commentò Danielle divertita, sedendosi accanto a Seb e appoggiandogli la testa sulla spalla.

Pierre era uno dei più felici di tutti quanti che Seb e Dany avessero finalmente capito di essere fatti l’uno per l’altra, ma era anche invidioso in quel momento.

Stava decisamente degenerando, era invidioso del fatto che i suoi due amici finalmente si fossero decisi a mettersi insieme dopo quattro anni di “siamo solo amici” e altrettanti anni di spinte da parte sua o degli altri, e questo solo perché lui era geloso fino al midollo di Dave e del suo rapporto con Kory.

Ecco, finalmente lo aveva ammesso: il vero motivo per cui Dave gli stava sui nervi ultimamente era perché lui e Koral erano sempre appiccicati.

In realtà Pierre sapeva bene che i due erano solo amici, molto legati, questo era indiscutibile, ma comunque amici, anzi, era sicuro che Dave considerasse Kory come la sua sorellina minore, senza contare che da qualche settimana lui stava uscendo con una ragazza, tale Natalie, che gli aveva presentato proprio Koral stessa, anche se in realtà la storia era un po’ più complicata di così.

Il problema quindi era solo suo, ed era sintetizzabile nel fatto che gli mancava il coraggio per fare lo stupido passo con Koral.

Si dava continuamente dell’idiota per questo, per la miseria, aveva ventun’anni, non era certo la prima ragazza con cui aveva a che fare.

Certo, c’era il dettaglio non propriamente trascurabile che aveva passato gli ultimi quattro anni insieme a lei, era suo amico e c’era la maledetta paura di rovinare tutto quanto.

Accidenti, era proprio fregato.

‘Pierre?’.

Il ragazzo fu riportato alla realtà da Chuck, che lo chiamava sventolando la mano davanti alla sua faccia: nemmeno si era accorto che lui e Sarah fossero arrivati.

Andiamo proprio bene Pierre, ti perdi anche pezzi di realtà ora.

‘Che c’è?’ chiese Pierre, rivolto all’amico.

‘Tutto ok?’ gli chiese l’altro, osservandolo preoccupato.

‘Sì, stavo pensando...’

‘Caspita Pierre, pensi di farlo spesso? Perché ti ci vorrebbe un po’ di esercizio prima...’ scherzò Sarah, facendo ridere tutti, incluso lo stesso Pierre.

‘Sarah, sei simpatica quasi quanto quel simpaticone del tuo ragazzo...’ ribatté Pierre, ignorando l’occhiataccia di Chuck.

‘Lo so, ci sto lavorando, punto a diventare meglio di lui entro poco...’ rispose lei, cercando di assumere un’espressione seria, invano.

Chuck si limitò a scuotere la testa, dando un bacio sulla fronte alla sua ragazza: ormai ci era abituato.

‘Comunque, seriamente, tutto ok Pierre? Sei strano forte ultimamente, sai?’ intervenne Seb, squadrando l’amico pensieroso.

‘Tutto ok, tutto ok... solo perché qualcuno qui sfrutta la materia grigia non significa che ci sia qualcosa che non va!’ scherzò lui, e fortunatamente l’argomento venne abbandonato, grazie anche all’arrivo di Jeff, seguito a ruota dalla cameriera che prese le loro ordinazioni, per poi tornare dopo poco al tavolo con i loro drink.

 

Un paio d’ore più tardi, Pierre stava seriamente valutando l’idea di andarsene.

Non era da lui lasciare prima dell’una, ma si stava annoiando.

Seb e Dany erano spariti da qualche parte, presumibilmente la pista da ballo, Chuck e Sarah erano spariti anche loro e Pierre era abbastanza sicuro di non voler sapere né dove, né perché, Jeff era estremamente preso dalla conversazione con una ragazza rossa al bancone e Dave e Kory... beh, l’ultima volta che li aveva visti erano seduti al tavolo che chiacchieravano, quella sera Dave era da solo, dal momento che Natalie era fuori città.

In teoria Pierre avrebbe potuto restare con loro, dal momento che almeno lì non sarebbe stato il terzo incomodo, ma voleva impedire alla gelosia totalmente irrazionale che lo aveva preso di fargli dire qualcosa di sbagliato a Dave, Kory o ad entrambi.

Decisamente era meglio che tornasse a casa.

Stava giusto per dirigersi al tavolo per avvisare che se ne sarebbe andato, quando sentì una voce familiare provenire dal corridoio dietro di lui, quello dove si trovavano i bagni.

I casi erano due: o era talmente fregato che si immaginava la voce di Koral, oppure era proprio lei quella che sentiva parlare, e a giudicare dal tono di voce non sembrava molto contenta, per cui decise di andare a controllare che stava succedendo.

La scena che gli si presentò davanti gli fece andare il sangue al cervello e dovette raccogliere tutto il suo autocontrollo per non fare veramente male a quell’idiota che stava strattonando Koral, cercando di spingerla dentro il bagno degli uomini, mentre la ragazza cercava di liberarsi, urlandogli contemporaneamente una serie di insulti non indifferente.

‘Amico... hai esattamente tre secondi per sparire dalla mia vista prima che ti sbatta contro quel muro e ti faccia veramente molto male...’ disse Pierre minaccioso, avvicinandosi ai due.

Il ragazzo in questione lo squadrò per un attimo, decidendo che, tutto sommato, non era una buona idea cominciare una rissa proprio con Pierre, per cui lasciò andare Koral e si eclissò nel giro di un attimo.

‘Peccato...’ sussurrò Pierre fra sé e sé, gliel’avrebbe data molto più che volentieri una lezione ‘Ehy, stai bene Kory?’ chiese poi alla ragazza, che ora che tutto era finito gli sembrava particolarmente pallida.

‘Sì... no... credo di aver bisogno di un po’ d’aria... mi accompagni fuori un secondo?’ chiese lei, facendo cenno all’uscita di sicurezza a fianco del bagno delle ragazze.

Pierre annuì, cingendole le spalle col braccio mentre si dirigevano verso l’esterno, Koral stava iniziando a preoccuparlo, temeva che potesse svenire da quanto era pallida.

Una volta fuori, la ragazza si lasciò scivolare contro il muro fino a trovarsi seduta a terra, seguita da Pierre, che si sedette a fianco a lei, fissandola senza però dire nulla.

‘Sto bene...’ disse infine lei, parlando talmente a bassa voce che Pierre la sentì a malapena ‘Devo solo calmarmi, ma sto bene...’

‘Sicura? Vuoi che chiami Dany? O Dave?’ chiese Pierre, cercando di non far capire alla ragazza quanto gli costasse fare quella domanda: non tanto per la parte della sorella, quanto per quella di David.

‘No... no, non voglio far spaventare Dany per nulla... non è successo niente, per fortuna... oddio, grazie al cielo eri lì...’ disse poi lei, appoggiando la testa sulla spalla del ragazzo, che le cinse di nuovo le spalle col braccio quando si accorse che la voce di Koral stava tremando.

‘Ehy, è passata, è tutto ok adesso...’ cercò di tranquillizzarla lui.

‘Lo so... è che... oddio, oddio, non voglio nemmeno pensarci...’.

Per tutta risposta, Pierre l’abbracciò, proprio nel momento in cui le prime lacrime cominciavano a scendere sul viso della ragazza.

‘Kory, tranquilla, è tutto a posto... ehy, non ti fidi di me?’ chiese lui, scherzando per alleggerire la tensione.

La ragazza alzò il viso giusto quel che bastava per guardare in faccia Pierre, lasciandosi scappare un mezzo sorriso.

‘Ci devo pensare...’.

Pierre si finse oltraggiato, riuscendo a far scoppiare a ridere Koral.

‘Scherzavo Bouvier, certo che mi fido...’

‘Ecco, sarà meglio... vuoi tornare dentro?’ chiese poi il ragazzo.

Koral scosse la testa e Pierre non poté fare a meno di esserne felice, qualunque cosa pur di restare da solo con lei, anche se solo per poco.

‘Pierre?’

‘Che c’è?’

‘Che hai ultimamente? Seb ha ragione, sei strano...’ chiese lei, osservandolo curiosa, senza spostarsi dal suo abbraccio.

Pierre rimase in silenzio per qualche istante, conosceva Kory abbastanza bene da sapere che non si sarebbe accontentata di un “niente di importante, davvero”, quindi non sapeva davvero cosa risponderle.

‘Ci sei Pierre?’

‘Sì... non è niente di importante, davvero...’ tentò il ragazzo, e come aveva previsto Koral alzò un sopracciglio e lo fissò scettica.

‘Certo... andiamo, non ti aspetterai davvero che io ci creda? Se non vuoi parlarne basta dirlo...’

‘No, non è questo Kory...’ si affrettò a precisare lui, non voleva certo che pensasse che non si fidava di lei ‘Senti... è complicato, in realtà devo ancora capirci bene qualcosa io...’

‘Bouvier, stai iniziando a preoccuparmi...aspetta... aspetta... ho capito! È una ragazza, vero?’ chiese lei, entusiasta di aver probabilmente indovinato quello che passava per la mente di Pierre... e anche un po’ delusa, ma probabilmente quella parte Pierre se la stava immaginando.

‘Più o meno... sì... cioè, non lo so...’ rispose lui, suonando vagamente esasperato.

Kory si lasciò scappare una risatina, scuotendo la testa.

‘Cosa c’è di così difficile nel fatto che ti piaccia qualcuna?’ chiese lei.

‘Oh, credimi, ci sono molte cose difficili... possiamo lasciar perdere?’ la implorò lui, fra tutte le persone, Kory era quella più sbagliata per affrontare quel particolare discorso... o forse la più giusta, ma dipendeva dai punti di vista, e il suo propendeva decisamente per la prima opzione.

‘Non puoi incuriosirmi così e poi cercare di evitare il discorso!’ protestò Koral, mettendo un broncetto che Pierre trovò incredibilmente adorabile... troppo adorabile, considerato il suo attuale stato emotivo.

‘Ok, molto rapidamente: non sempre le cose sono così semplici, ci sono dei... fattori da considerare...’ cedette lui, decidendo fra sé e sé che quella sarebbe stata la prima e ultima cosa che avrebbe detto riguardo a quell’argomento.

Per tutta risposta, Koral lo fissò perplessa.

‘Eh?’ chiese infine la ragazza.

‘Lasciamo perdere, eh?’ propose di nuovo lui.

‘Come credi... però posso dartelo un piccolo, piccolissimo consiglio dal basso della mia inesperienza?’

‘Spara Shyer’

‘A meno che questi...fattori... non siano veramente qualcosa di insormontabile, non rimuginarci troppo e fai un tentativo... altrimenti poi finisci per pentirtene, fidati...’ disse lei, suonando particolarmente triste, tanto che Pierre si ritrovò a fissarla preoccupato.

‘Ehy, tutto a posto?’ le chiese, mentre lei si fissava ostinatamente le ginocchia.

Kory si limitò ad annuire, senza alzare lo sguardo.

‘Koral Shyer, ora tocca a me chiedertelo: che succede?’

‘E anch’io ti rispondo, lascia perdere... torniamo dentro?’ chiese lei, alzandosi in piedi e aspettando una risposta da Pierre, che aveva la netta sensazione che Kory stesse facendo di tutto per evitare il discorso.

Tuttavia, si limitò ad annuire, se non voleva che lei tornasse sul discorso che riguardava lui doveva lasciar perdere.

La ragazza aveva già la mano sulla maniglia quando Pierre perse il controllo del suo cervello.

‘Kory?’.

Lei si voltò, aspettando che Pierre dicesse qualcosa, mentre il ragazzo si stava chiedendo perché accidenti l’avesse chiamata invece di tenere la bocca chiusa.

‘Pierre?’ chiese lei, vedendo che il ragazzo non proferiva parola, avvicinandosi a lui.

‘Io...scusa, non so che mi è preso, come non detto’ rispose infine lui, dirigendosi verso la porta, questa volta però fu Koral a bloccarlo, prendendolo per un polso.

Prima che Pierre avesse tempo di domandarle qualcosa, Kory si sporse verso di lui, facendo scontrare le sue labbra con quelle del ragazzo.

Lui non si fece troppe domande, l’attirò a sé per approfondire quel bacio che aveva desiderato più di ogni altra cosa, pensando che poi avrebbe anche potuto cascare il mondo, per il momento l’unica cosa che voleva era godersi quell’attimo di paradiso.

 

Complimenti Pierre, proprio la cosa migliore a cui pensare.

Ormai aveva accettato la realtà, ma questo non significava che facesse meno male, anzi, probabilmente il solo fatto di aver finalmente ammesso a se stesso che tutto questo non sarebbe mai più potuto tornare era ancora più distruttivo del fatto stesso.

D’altronde non aveva scelta, Seb e gli altri avevano ragione, era la sua unica opzione, a meno di non  decidere di farla finita, pensiero che in realtà aveva considerato per un po’, fortunatamente però i ragazzi non gli avevano permesso di trasformarlo in nulla di più di una semplice fantasia.

Sospirò, rigirandosi per l’ennesima volta nel letto: come aveva previsto, quella notte non avrebbe dormito affatto.

 

You’ve gone away, I’m left alone,

A part of me is gone and I’m not moving on

(Simple Plan, Meet you there)

 

 

Seb si alzò, cercando di non svegliare Dany, erano le tre di notte e la giornata si prospettava abbastanza pesante per lei, meglio lasciarla riposare il più possibile.

Scese in cucina per bere, decidendo che la prossima volta che avesse avuto la brillante idea di esagerare col peperoncino la sera ci avrebbe pensato un bel po’ di volte, stava letteralmente morendo di sete.

Dopo aver bevuto un paio di bicchieri d’acqua decise di non tornare subito in camera e andò in salotto, lasciandosi cadere sul divano, non potendo fare a meno di pensare a quella situazione tanto assurda quanto inaspettata.

Per quanto fosse felice, e lo era davvero, aveva paura delle conseguenze che tutta quella storia avrebbe potuto avere su Danielle, in fondo non era certo famosa per la sua capacità di mantenere il controllo davanti ad eventi shockanti.

Seb lo sapeva bene, non solo perché era stato per quattro anni il migliore amico di Dany, ma soprattutto perché era proprio a causa di una situazione di quel tipo che Danielle aveva perso il controllo e aveva dato il via alla serie di eventi che nel giro di poche ore avevano cambiato tutto fra di loro...

 

Febbraio 2000:

 

It was three am when you woke me up

Then we jumped in the car and drove as far as we could go

Just to get away...

(Simple Plan, Everytime) 

 

Seb si trovava al parco, sotto il sole di una giornata incredibilmente calda per i canoni di Montréal.

Si stava chiedendo dove fossero finiti tutti gli altri, ma in realtà non gliene importava nulla, l’atmosfera era talmente rilassante che per quel che lo riguardava potevano ritardare ancora di qualche ora.

Guardandosi intorno, vide una cosa che lo lasciò perplesso: poteva sbagliarsi, ma quella seduta sulla riva del laghetto era Danielle.

Chiedendosi perché la ragazza se ne stesse lì da sola, si alzò e si diresse verso di lei, dandole un colpetto sulla spalla una volta che le fu dietro.

Le chiese come mai fosse lì e lei rispose, ma anziché la voce di Dany, dalla bocca della ragazza uscì un suono strano.

Seb rimase a fissarla perplesso e lei lo fece di nuovo, stavolta un suono più lungo e deciso, ora che ci pensava assomigliava incredibilmente al campanello di casa sua...

 

Seb si mise a sedere sul letto, guardandosi per un attimo intorno e realizzando che era stato tutto un sogno, o meglio, tutto tranne il suono del campanello, che effettivamente stava continuando anche ora che era sveglio.

Guardò la radiosveglia: erano quasi le tre di notte, considerando che i suoi erano a Toronto con le sue sorelle e suo fratello era a dormire da un amico, non aveva la più pallida idea di chi fosse.

Si alzò e corse verso la porta di ingresso, chiedendosi chi fosse così pazzo da essere in giro a quell’ora con un acquazzone in pieno corso.

Guardò dallo spioncino e un secondo dopo spalancò la porta, trascinando dentro una Danielle bagnata fradicia e in lacrime.

‘Dany, per l’amor del cielo, che succede?’ le chiese lui, conducendola verso il divano in salotto e avvolgendola immediatamente in una coperta, stava tremando dal freddo, d’altronde indossava solo un paio di jeans e una maglietta.

‘Se ne è andata...’ disse lei, cercando di asciugarsi le lacrime con la mano, gesto abbastanza inutile, dal momento che anche la mano era bagnata a causa della pioggia.

‘Chi?’ chiese Seb, non capendo a cosa la ragazza si riferisse.

‘Mia madre... se ne è andata... ha lasciato un biglietto e... se ne è andata...’ spiegò Danielle, prima di scoppiare in singhiozzi.

Seb l’abbracciò, lasciando che si sfogasse finché ne avesse avuto bisogno e assorbendo lentamente la notizia: non era uno dei più grandi fan della madre di Kory e Dany, dal momento che la donna era assolutamente convinta che lui e gli altri non fossero una “compagnia appropriata” per le sue figlie dal momento che non erano ricchi sfondati, e nemmeno Dany la sopportava quando faceva quei discorsi, ma restava pur sempre sua madre e non doveva essere stata una bella sensazione scoprire che le aveva sostanzialmente abbandonate.

I suoi pensieri furono interrotti dal cellulare di Danielle, che stava squillando.

La ragazza lo prese dalla tasca dei jeans, guardò il nome del chiamante e poi porse il telefono a Seb, guardandolo supplicante.

Il ragazzo prese il cellulare e vide che era Koral che chiamava.

‘Kory?’

‘Seb, è lì da te, vero?’ chiese la ragazza, preoccupata.

‘Sì, è qui, non preoccuparti...’

‘Grazie al cielo... non avevo idea di dove fosse finita, papà non è riuscito a fermarla, ma non ha preso la macchina, stavo per impazzire a pensarla lì fuori con questo tempaccio...’.

Seb portò lo sguardo su Dany, che nel frattempo si era un po’ calmata e fissava il tavolino, con la testa appoggiata sulla sua spalla.

‘Sei venuta fin qui a piedi?’ le chiese lui, incredulo.

Danielle si limitò ad annuire, avvolgendosi nella coperta.

Il ragazzo scosse la testa, Dany era molto più pazza di quello che credeva, poi tornò a parlare con Kory.

‘Senti, per stanotte la faccio restare qui, ok?’

‘Ok... mi basta sapere che stia bene... e anche a papà, credo...’

‘Ehy, tu stai bene Kory?’ le chiese Seb.

‘Sì... cioè, non lo so... comunque ho chiamato Davey, mi ha detto che arriva... quindi preoccupati della mia sorellina, ok?’

‘Sarà fatto, ve la riporto domani, se avete bisogno di qualcosa ho il telefono acceso’

‘Ok, a domani’ lo salutò Kory.

Seb interruppe la comunicazione e appoggiò il telefono sul tavolino davanti al divano, poi riportò la sua attenzione su Dany.

‘Come sta?’ gli chiese la ragazza, riferendosi alla sorella.

‘Dice che sta bene... comunque Dave sta andando là’ rispose lui, e Danielle si limitò ad annuire.

‘Comunque, tu sei completamente pazza... sono le tre di notte ed è in corso il secondo diluvio universale, ti rendi conto che poteva succederti qualunque cosa da casa tua a qui, da sola?’ chiese lui, più preoccupato per quello che sarebbe potuto succederle che arrabbiato, era impossibile essere arrabbiato con Danielle in quel momento, non finché avesse avuto quello sguardo triste.

‘Scusa...’ rispose lei, guardandolo colpevole ‘Ci ho pensato quando ero già fuori... in realtà non sapevo dove stavo andando... mi sono ritrovata qui vicino e sono venuta qui...’

‘Ok... ti va di parlarne?’ chiese poi, prendendo un’altra coperta dal mobiletto vicino al divano e mettendola addosso alla ragazza.

‘Non c’è molto da dire... ultimamente le cose non andavano bene, mamma e papà litigavano continuamente, ma questo già lo sai...’ spiegò lei e Seb annuì, nelle ultime settimane aveva passato ore a consolare Dany, triste per quella situazione ormai insostenibile in casa sua.

‘Beh... stasera io e Kory siamo uscite a mangiare qualcosa insieme e poi siamo andate in un pub... sai, serata fra sorelle... comunque, quando siamo tornate, mezz’ora fa credo, abbiamo trovato papà sul divano che leggeva questo biglietto... se ne è andata senza nemmeno dire una parola, Seb, non ha nemmeno cercato di spiegarci perché lo ha fatto, l’unica cosa che ha scritto è stato che si farà viva per le carte del divorzio... nemmeno mezza parola a me o a Kory... e non ho capito più niente...’.

Dany si interruppe e Seb capì che non voleva scoppiare di nuovo a piangere, per cui si limitò ad abbracciarla, aveva sentito abbastanza.

‘Ehy... andrà tutto bene... so che adesso non sembra possibile, ma non siete da sole, ci siamo noi e non vi lasciamo da sole, né voi, né vostro padre, ok?’.

Danielle annuì, alzando lo sguardo sul viso del ragazzo per sorridergli.

‘Grazie Seb...’

‘E di che? Piuttosto, che ne dici di cambiarti quella maglietta prima che ti venga un raffreddore? Non posso fare molto per i pantaloni, ma per quella sì...’ propose lui, cercando di alleggerire l’atmosfera.

‘Posso scegliere io la maglietta?’ chiese lei speranzosa.

‘Solo perché non bisogna contraddire una pazza...’ rispose lui, aiutandola ad alzarsi dal divano e dirigendosi con lei verso la sua camera: se conosceva Dany, avrebbe sicuramente scelto la sua maglietta dei Green Day.

Come volevasi dimostrare, cinque minuti dopo Danielle si stava dirigendo verso il bagno per cambiarsi tenendo in mano la maglietta di Warning di Seb e una felpa verde, mentre il ragazzo l’aspettava in camera sua.

Dopo circa venti minuti, Dany uscì dal bagno e si sedette di fianco a Seb sul letto: si era asciugata i capelli e anche i jeans sembravano in condizioni migliori, probabilmente sempre grazie al phon.

‘Qualche preferenza su come passare la nottata?’ chiese Seb.

‘Hai la macchina?’

‘Sì... perché?’ domandò curioso lui, si sarebbe aspettato un “dormire” o al massimo “guardiamo un film”.

‘Ce lo facciamo un giro?’ propose lei.

‘Un giro dove, Dany?’

‘Non lo so... in giro’ spiegò lei, facendo un gesto vago con la mano.

‘Mai contraddire i pazzi, come ho già detto... vada per il giro’ acconsentì lui, dirigendosi al piano di sotto insieme a Danielle.

 

Due ore più tardi, Seb e Dany erano poco fuori Montréal e cantavano a squarciagola sulle note dei Green Day dopo che Danielle aveva trovato il cd nel cruscotto della macchina del ragazzo.

Stavano guidando senza una meta e Seb doveva ammettere che era molto più divertente di quanto avesse pensato all’inizio, soprattutto perché aveva smesso di piovere e finalmente Dany sembrava essersi calmata, anzi, guardandola in quel momento chiunque avrebbe giurato che la ragazza non avesse un problema al mondo.

Quando “Basket Case” terminò, Danielle si voltò verso Seb.

‘Grazie Seb... davvero, grazie’

‘Ehy, a che servono gli amici altrimenti? E poi ti dirò la verità, mi sto divertendo un mondo...’ rispose lui, facendola sorridere.

‘Lo vedi che ho sempre delle idee geniali?’ cominciò a vantarsi lei, ridendo ancora di più quando vide il ragazzo roteare gli occhi, per poi riportare lo sguardo sulla strada.

Improvvisamente entrambi sobbalzarono, o meglio, la macchina sobbalzò e la ragazza si voltò verso Seb, preoccupata.

‘Che succede?’

‘Non ne ho idea...’ rispose lui, rallentando, non perché lo volesse, ma perché la macchina glielo stava imponendo.

‘Maledizione... credo che abbiamo un problema, Dany...’ disse lui, dopo qualche minuto, quando la macchina si fu definitivamente fermata senza alcuna intenzione di rimettersi in moto.

‘E adesso che facciamo?’ chiese lei.

‘Abbiamo due opzioni... opzione numero uno, chiamiamo l’assistenza e aspettiamo che arrivino, il che potrebbe voler dire aspettare ore; opzione numero due: scendiamo e vediamo se c’è un’anima qui in giro... o un taxi, almeno’

‘Sinceramente preferisco aspettare ore piuttosto che partire all’avventura...’ disse lei.

‘Idem... ok, assistenza!’ concluse lui, componendo il numero sul suo cellulare.

Dopo che ebbe riagganciato, si voltò verso Danielle e vide che stava fissando qualcosa fuori dal parabrezza.

‘Ehy, che c’è di tanto interessante?’ chiese lui, incuriosito.

‘Guarda... è l’alba!’ esclamò lei e Seb non poté fare a meno di sorridere, sembrava una bambina. ‘Scendiamo a vederla?’

‘Pensavo che non volessi andare all’avventura...’ la provocò lui, ridacchiando.

‘Oh, dai, andiamo un po’ più avanti, qui ci sono i lampioni che bloccano la vista!’ lo implorò lei.

‘Ok, ok, andiamo!’ acconsentì lui, scendendo dall’auto.

Camminarono per qualche metro finché si trovarono in un campo e Danielle si lasciò cadere a terra, osservando il cielo estasiata.

Seb si sedette accanto a lei, divertito dallo stupore sul volto della ragazza, anche se doveva ammettere che lo spettacolo era veramente eccezionale.

‘Wow... era una vita che non vedevo l’alba...’ commentò lei, abbracciandosi le ginocchia e appoggiandovi la testa.

‘Già... nemmeno io... anzi, in realtà credo di non averla mai vista... non da sobrio, per lo meno’

Danielle si lasciò scappare una risatina, stringendosi ancora di più nella felpa, cominciava ad avere freddo, ma non voleva tornare in auto, voleva godersi quello spettacolo fino all’ultimo istante.

Seb se ne accorse e istintivamente le circondò le spalle col braccio, attirandola verso di sé.

Gli veniva spontaneo cercare di prendersi cura di lei, non solo in quel momento in cui era particolarmente giù di morale, ma in generale qualsiasi volta qualcuno tentasse di darle fastidio o lei da sola si mettesse in qualche pasticcio, lui era sempre pronto a intervenire in sua difesa e nemmeno Dany scherzava, se qualcuno osava dire mezza parola sgarbata nei confronti di Seb diventava una furia.

Questo fatto aveva causato a entrambi negli anni non pochi problemi in campo sentimentale, infatti molti dei ragazzi e ragazze con cui erano usciti li avevano lasciati perché gelosi del loro rapporto, ma nessuno dei due aveva rimpianti, come diceva sempre Dany, se non riescono ad accettare la nostra amicizia, possono andare a quel paese, io al mio Sebby non ci rinuncio, e lui era perfettamente d’accordo, mai avrebbe rinunciato ai suoi amici e soprattutto a Dany.

L’ultimo ragazzo di Danielle probabilmente era stato il peggiore: si chiamava Michel e non aveva mai fatto mistero di odiare Seb e d’altronde l’odio era reciproco, cosa eccezionale dal momento che generalmente Seb era una persona piuttosto buona e conciliante.

Quando Danielle lo aveva mollato, dopo che lui aveva passato una settimana a chiamarla praticamente ad ogni ora del giorno e della notte, lui si era convinto che fosse colpa di Seb ed era andato a cercarlo nel pub dove di solito usciva con gli altri ed era solo merito di Pierre e Dave se non era finita in rissa, specie considerando che Chuck si era schierato con Seb e i due non sembravano avere alcuna intenzione di lasciar correre.

Seb non era una persona violenta, ma quel bellimbusto si era presentato lì dal nulla e aveva cominciato a offendere prima lui e poi Chuck, che era intervenuto per cercare di calmare la situazione: buono sì, fesso no.

‘Lefebvre, dove sei finito?’ chiese Danielle, sventolandogli la mano davanti alla faccia, divertita.

‘Eh?’

‘Un penny per i tuoi pensieri’ disse lei, sorridendo.

‘Pensavo a quanto sarebbe gratificante mostrare questa bella scenetta a Michel...’ rispose lui, con un sorrisetto divertito stampato in volto.

‘Oh, sì, incredibilmente divertente... finché non cominciate a picchiarvi...’ commentò lei: non l’aveva presa molto bene quando aveva saputo della sfiorata rissa, non perché pensava che fosse colpa dei suoi amici, sapeva benissimo con chi avevano avuto a che fare, ma semplicemente perché non tollerava che si facessero del male per colpa sua ‘E comunque, a Michel non sarebbe mai interessato vedere l’alba, quindi meglio tu che lui al momento’

‘Certo... finché non troverai qualcuno che ci sta meglio di me con te a vedere l’alba, allora mi abbandonerai sul ciglio della strada...’ disse lui, esagerando il tono melodrammatico, ma rendendosi conto mentre lo diceva che era vero: prima o poi Dany avrebbe trovato qualcuno che accettasse la loro amicizia e con cui lei sarebbe stata bene, e si rese conto anche del fatto che quell’idea non gli piaceva per nulla.

Danielle non rispose subito, rimase per un attimo a fissare il cielo e Seb non ci diede molto peso, non che si aspettasse una risposta, o forse sperava che non gli rispondesse.

Qualche minuto dopo, tuttavia, si voltò verso il ragazzo, che completamente perso nei suoi pensieri sobbalzò a quel movimento improvviso e si ritrovò a fissare negli occhi la ragazza.

‘Che c’è Dany?’

‘Sai... io non credo che troverò qualcuno che ci stia meglio di te’ disse lei, diretta come al solito, spiazzando completamente Seb: quella situazione stava prendendo una piega strana, decisamente inaspettata... e gli piaceva, eccome se gli piaceva.

Non si accorse nemmeno di aver avvicinato il volto a quello di Dany finché non si ritrovò con le labbra a poca distanza da quelle della ragazza.

‘No, nemmeno io credo lo troverò...’ le sussurrò lui prima di annullare la distanza fra di loro.

 

Sicuramente non aveva nulla da ridere sull’agire un po’ troppo impulsivo di Danielle quella volta, anzi, ringraziava il cielo tutti i giorni per aver fatto andare le cose in quel modo.

Adesso però era tutta un’altra storia, la situazione era molto diversa e non gli piaceva il fatto che Danielle, almeno fino a quel momento, si fosse dimostrata particolarmente calma.

La conosceva bene, era troppo calma.

‘Seb?’.

 Il ragazzo alzò lo sguardo verso la porta del salotto e sorrise vedendo Danielle appoggiata allo stipite, che si stropicciava gli occhi.

‘Ehy, che ci fai sveglia?’ chiese lui, alzandosi in piedi e andando verso di lei.

‘Potrei farti la stessa domanda’ rispose lei, sbadigliando.

‘Giusto...’ convenne Seb, abbracciandola e dandole un bacio sui capelli ‘Niente di importante... solamente, la prossima volta che prendo in mano il peperoncino a cena, fermami prima che io esageri, ok?’.

Danielle rise, promettendo che lo avrebbe fatto.

‘Torniamo a dormire?’ propose poi Seb.

‘Ci sto’ rispose lei, seguendo il ragazzo su per le scale.

 

Dany guardò la radiosveglia da sopra la spalla di Seb: le sette ed era già sveglia.

Dubitava che sarebbe riuscita a riaddormentarsi, si conosceva abbastanza bene da capire quando era ufficialmente sveglia.

E poi era difficile riaddormentarsi col pensiero di quello che l’aspettava quel giorno.

Già la mattina si preannunciava difficile: non sarebbe stato facile parlarne agli altri, non tanto per la notizia in sé, quanto per il fatto che essa avrebbe riportato, o volendo essere più precisi aveva già riportato, alla memoria tutto quello che era successo un anno e mezzo prima, e Danielle non era certa di essere pronta a ricordare, non così nitidamente per lo meno, perché in realtà lei quel giorno non lo aveva mai dimenticato e mai lo avrebbe fatto...

 

Maggio 2002:

 

Seb, Dany, Koral e Pierre si trovavano a casa delle ragazze per festeggiare, con una settimana di ritardo, il compleanno di Danielle.

Il ritardo era dovuto al fatto che i ragazzo si trovavano a Los Angeles, dove stavano registrando il loro primo album, per cui non erano riusciti a liberarsi prima.

‘Sorellina, sei ufficialmente una ventunenne... come ci si sente?’ chiese Koral alla sorella.

‘Beh... in realtà a parte il fatto che ora posso legalmente ubriacarmi, non sento quella grande differenza...’ rispose lei, facendo ridere gli altri.

‘Fidati Dany, la parte dell’ubriacarsi legalmente è un’enorme differenza...’ commentò Pierre.

‘Ecco, adesso fra un po’ anche Seb compie ventun’anni ed io resto da sola a non poter bere in giro... voi vi ubriacherete in allegria ed io sarò sempre quella che deve riportarvi a casa col cucchiaino...’ si lamentò Kory, mettendo il broncio.

Dany e Seb scoppiarono a ridere, mentre Pierre le diede un bacio sulla punta del naso per consolarla.

‘E dai sorellina, vedremo di fare a rotazione e lasciarti un compagno di avventure sobrio a sera...’

‘Fino all’anno prossimo, poi torneremo tutti a casa strisciando sull’asfalto...’ precisò Seb.

‘Mmh... mi sembra un buon compromesso, sì...’ commentò Koral soddisfatta ‘Ehy, qualcuno vuole il dolce qui?’.

Koral scoppiò a ridere vedendo quattro mani scattare in aria, Pierre stava usando entrambe le braccia, allora diede un bacio a fior di labbra al suo ragazzo, poi si alzò per dirigersi in cucina e recuperare la torta gelato che lei e Seb avevano scelto quel pomeriggio: panna e fragole, la preferita di Dany.

‘E vedi di muoverti, che devo fare un annuncio dopo!’ le urlò dietro la sorella, ricevendo in cambio tre occhiate curiose.

‘Sarebbe?’ chiese Kory.

‘Prima torni col dolce, prima lo saprai!’ rispose l’altra, ridendo.

Koral scosse la testa e si diresse in cucina.

Dopo cinque minuti buoni, i tre cominciarono a chiedersi quanto ci volesse a tirare fuori una torta dal freezer, allora Pierre decise di andare a controllare che stesse succedendo.

Il resto successe in un attimo.

Pierre aveva appena aperto la porta quando lei e Seb sentirono un forte rumore, che Danielle identificò poco dopo come uno sparo, e videro Pierre accasciarsi a terra.

Seb prese Dany per il braccio e la spostò dietro il divano, per poi raggiungerla, tenendole la testa bassa con una mano, mentre con l’altra componeva il numero della polizia.

Il cellulare tuttavia cadde di mano al ragazzo per lo spavento quando vide un proiettile conficcarsi nella parete poco sopra di loro, mentre Danielle pensò che stava per svenire.

Subito dopo intravidero due uomini uscire dalla porta principale, uno dei quali trasportava Koral, che sembrava incosciente.

Non appena furono fuori, Seb riprese il controllo di sé e chiamò la polizia, mentre Danielle, una volta certa che quei tizi non avessero intenzione di tornare indietro, corse da Pierre, che non si era mosso di un centimetro dal punto in cui si era accasciato poco prima.

 

La mattina successiva, Danielle si trovava a casa di Seb, in attesa di suo padre, che era partito la notte stessa da New York, dopo che aveva saputo quello che era successo.

Koral era stata rapita, Pierre era stato ferito e ora si trovava in ospedale in condizioni gravi.

A casa sua non ci poteva stare, era la scena del crimine e d’altronde nemmeno voleva starci, l’unica volta in cui aveva rimesso piede nel salotto, per andare a prendere qualche vestito in camera sua, sgradevoli flash di quello che era successo le avevano attraversato la mente.

Aveva passato buona parte della notte in ospedale e fosse stato per lei sarebbe rimasta là, ma intorno alle sei, dopo che il medico gli aveva comunicato la situazione di Pierre, Seb era riuscito a convincerla ad andare da lui, almeno avrebbe potuto prepararsi per l’arrivo di suo padre.

Danielle alla fine aveva accettato, anche perché si era finalmente resa conto di avere i jeans sporchi di sangue, e oltre a non essere un bel modo di ricevere suo padre, che probabilmente era già abbastanza sconvolto, non vedeva l’ora di levarseli di dosso, non era affatto una sensazione piacevole.

Quattro ore più tardi stava seduta sul divano del salotto di Seb, accoccolata fra le braccia del ragazzo senza aver detto una parola nell’ultima ora, ma lui non sembrava avere nessun problema al riguardo, d’altronde era shockato quanto lei da quello che era successo, senza contare che Pierre era amico suo forse anche più di quanto lo fosse di Danielle.

E Kory... beh, anche Kory era sua amica.

Danielle non riusciva a smettere di pensare alla sorella e al tempo stesso tentava disperatamente di non pensarci.

Sobbalzò quando sentì il campanello suonare, non potendo fare a meno di lanciare un’occhiata sospettosa alla porta: sapeva che molto probabilmente era suo padre, ma gli eventi della sera precedente l’avevano lasciata leggermente paranoica.

Seb se ne accorse e prima di alzarsi per andare ad aprire le diede un bacio sulla fronte per cercare di tranquillizzarla.

Pochi istanti dopo suo padre era seduto accanto a lei sul divano e l’abbracciava, mentre Danielle scoppiava a piangere per l’ennesima volta.

L’uomo chiese che cosa fosse successo e lei fu infinitamente grata a Seb quando iniziò a raccontare tutto quanto: non che fosse piacevole sentirlo raccontare, ma se avesse dovuto spiegarlo lei probabilmente avrebbe dovuto bloccarsi a metà racconto, non ci riusciva proprio.

Quando il ragazzo ebbe finito di raccontare quanto era successo la sera prima calò per qualche istante il silenzio, poi finalmente il padre di Dany disse che doveva tornare a casa, la polizia infatti aveva bisogno che fosse presente nel caso fosse arrivata la richiesta di riscatto, infatti erano assolutamente convinti che quello fosse lo scopo del rapimento, considerando la posizione del padre di Kory.

La ragazza annuì, decidendo di andare con lui, mentre Seb disse che l’avrebbe raggiunta dopo essere passato dall’ospedale per avere notizie di Pierre.

 

Quelli che erano seguiti erano stati i giorni peggiori della sua vita, non aveva alcun dubbio al riguardo.

‘Già sveglia?’ chiese Seb, facendola sobbalzare.

‘E già...’ rispose lei, sporgendosi verso il ragazzo per dargli un bacio a fior di labbra.

‘Guarda che mancano ancora almeno un paio d’ore prima che possiamo anche solo pensare di chiamare gli altri...’

‘Lo so, ma non credo che tornerò a dormire... però non ho la minima intenzione di muovermi da questo letto’ disse lei, affondando la testa nel cuscino e tirandosi il piumone fin sopra la testa.

‘Io invece andrò a fare un giro in cucina... ho già accennato al fatto che non toccherò mai più del peperoncino in vita mia?’.

Danielle annuì divertita, accettando di buon grado il bacio che il ragazzo le diede prima di alzarsi dal letto e scendere in cucina.

A volte si chiedeva cosa avesse fatto di tanto buono per meritarsi un ragazzo come lui, specie considerando quello che gli aveva fatto passare ai tempi del rapimento di Kory, Seb non l’aveva mai lasciata da sola e lei l’aveva allontanato proprio nel momento peggiore per tutti quanti...

 

Danielle stava chiusa in camera sua da quattro giorni, non aveva parlato con nessuno per quattro giorni, aveva smesso di pensare da quattro giorni.

Più che di pensare, in realtà aveva smesso di pensare a tutto ciò che non fosse la notizia che aveva ricevuto quattro giorni prima, la notizia che aveva fatto crollare in un istante tutto il suo mondo, tutte le sue certezze e aveva portato a galla tutti i dubbi del mondo.

Avevano aspettato invano un qualsiasi segnale da parte dei rapitori per quasi una settimana, sentendo le speranze affievolirsi di giorno in giorno, finché sei giorni dopo il rapimento la polizia aveva ricevuto una telefonata anonima che diceva dove avrebbero potuto trovare Kory.

Danielle, suo padre e il resto dei ragazzi, tranne Pierre che era ancora in ospedale, avevano aspettato per più di due ore che gli agenti tornassero con qualche notizia, ma quando lo avevano fatto, prima ancora che parlassero Dany aveva capito che non c’era nulla di buono nell’aria e ne aveva avuto la conferma quando l’ispettore incaricato delle indagini aveva chiesto di poter parlare in privato con lei e suo padre.

Quello a cui non era affatto pronta era la storia che il poliziotto le avrebbe raccontato.

Erano arrivati nel luogo dove, secondo la segnalazione, si sarebbe dovuta trovare Koral e avevano fatto irruzione nell’unico edificio presente, un vecchio magazzino abbandonato.

All’interno avevano trovato i resti di un fuoco, con alcune ossa che sembravano essere umane, anche se ufficialmente non potevano dire nulla fino a che non avessero avuto la conferma ufficiale della scientifica.

Accanto ai resti del fuoco avevano anche trovato alcuni oggetti che l’ispettore aveva mostrato a Danielle e a suo padre, per sapere se appartenessero o meno a Kory.

Quando aveva visto il primo oggetto nella busta di plastica, Dany aveva chiaramente sentito il suo cuore spezzarsi in un milione di piccoli pezzi e quasi non si accorse di aver istintivamente portato una mano al collo: si trattava della catenina col ciondolo a forma di stella di Kory.

Danielle ne aveva una identica, la sola differenza era che la stellina di Koral era azzurra, mentre quella di Dany era verde: le avevano comprate quando avevano quattordici e quindici anni, subito prima di trasferirsi a Montréal da Los Angeles ed era certa che Koral non se ne sarebbe mai separata, per nessuna ragione al mondo.

Quando poi l’ispettore estrasse una seconda busta di plastica, Danielle capì che non avrebbe potuto sopportare oltre: non c’era assolutamente nessun motivo per cui Koral avrebbe tolto la fedina che le aveva regalato Pierre qualche mese prima, a meno che non fosse stata costretta.

A meno che non ci fosse più nessuna Koral per portarla.

Si scusò con l’ispettore e suo padre, si alzò e uscì dalla cucina, dove si erano spostati per poter parlare in privato, ritrovandosi in salotto e dirigendosi verso le scale.

Non si era nemmeno accorta degli altri, che ancora si trovavano nella stanza, aspettando qualche notizia.

Le chiesero cosa fosse successo e quando Danielle alzò lo sguardo, la prima cosa che incontrò furono gli occhi di Seb.

La ragazza provò a dire qualcosa, ma non ci riuscì, si limitò a scuotere la testa prima di correre in camera sua.

Quella era stata l’ultima forma di comunicazione che aveva avuto con Seb, e anche con gli altri, se era per quello.

Aveva rivolto a malapena una frase completa anche a suo padre, che d’altronde era talmente sconvolto da non riuscire a parlare molto a sua volta.

La sua sorellina non c’era più, Koral non c’era più, Koral non sarebbe tornata a casa.

Per quanto cercasse di riformulare quell’idea nella sua testa, non riusciva veramente ad accettarla fino in fondo, nonostante la realtà della situazione la stesse quasi schiacciando.

Odiava l’idea di far soffrire Seb, perché sapeva benissimo che col suo comportamento lo stava praticamente torturando, ma era più forte di lei, non riusciva nemmeno a guardarlo in faccia, era la persona di cui aveva più bisogno in quel momento, ma non riusciva nemmeno a stare nella stessa stanza con lui, non con quel peso che si portava dentro da quasi due settimane.

Doveva andare tutto bene, avrebbe dovuto dirglielo la sera del rapimento, aveva le idee chiare, sapeva quello che voleva fare.

Ora non lo sapeva più, tutte le sue certezze le erano crollate addosso e lei non riusciva a riemergere dalle macerie.

Fino a due settimane prima si sentiva la persona più fortunata del mondo e improvvisamente tutto questo era stato spazzato via in maniera così violenta e così assurda.

Si lasciò cadere sul letto, sentendo i ciondoli che rimbalzavano sul suo collo: dopo che l’ispettore glieli aveva mostrati, aveva restituito a lei e a suo padre sia la stellina di Kory, sia la fedina e Danielle aveva chiesto al padre di poterli tenere, la prima l’aveva messa al collo assieme alla sua, la seconda la teneva da parte, indecisa se ridarla o meno a Pierre.

Sapeva che qualcuno glielo aveva detto, presumibilmente Seb e Dave, ma non aveva idea di come l’avesse presa.

In realtà, e sentì un forte senso di colpa al pensiero, non aveva nemmeno idea di come stesse Pierre, era rimasta a quattro giorni prima, quando le sue condizioni erano migliorate ed era stato spostato dalla terapia intensiva in reparto, ma per quel che ne sapeva poteva essere successo di tutto, non poteva nemmeno essere certa che fosse ancora in ospedale.

Improvvisamente si sentì un mostro: certo, aveva tutto il diritto di stare male, ma anche i suoi amici stavano male, Pierre aveva perso la sua ragazza, poteva solo immaginare come stesse Dave e tutti gli altri amavano Kory alla follia.

Stavano male e lei stava solo aggiungendo preoccupazioni col suo atteggiamento e soprattutto stava facendo incredibilmente male alla persona che amava più di qualsiasi altra cosa al mondo solo per i suoi stupidi dubbi, dubbi che probabilmente si sarebbero rivelati meno insormontabili se solo ne avesse parlato con Seb.

Era ora di prendere in mano un po’ di coraggio.

Si alzò in piedi e si diresse verso la porta, poi scese in salotto, non sapeva chi ci avrebbe trovato, ma era certa che qualcuno oltre a suo padre ci sarebbe stato, soprattutto sperava di trovarci Seb.

Quando arrivò alla fine delle scale, vide Sarah, Chuck, Dave e Natalie sul divano, ma apparentemente nessuna traccia di Seb.

‘Ehy’ disse Sarah, accorgendosi di lei.

‘Ehy...’ rispose Danielle, senza muoversi: in fondo, avrebbero avuto tutti i motivi per essere arrabbiati con lei.

‘Va meglio?’ le chiese Sarah, andando a mettersi di fianco a lei e cingendole le spalle col braccio.

‘Sì... cioè... un po’... mi dispiace ragazzi, sono un’idiota... e probabilmente siete arrabbiati con me, e...’.

Danielle non fece quasi in tempo a finire la frase che se li ritrovò tutti attorno.

‘Stai scherzando mi auguro!’ le disse Natalie, oltraggiata.

‘Dany, nessuno qui è arrabbiato con te, ok? Eravamo preoccupati, ma arrabbiati mai, come diavolo ti salta in mente?’ le domandò Dave e ora che ce lo aveva così vicino Danielle notò le occhiaie sul volto del ragazzo, probabilmente non dormiva da giorni, esattamente come lei.

‘Io... non lo so...’

‘Ecco, levati certe idee dalla testa, ok? E soprattutto, vedi di non farci più preoccupare in questo modo, chiaro signorina?’ le disse scherzosamente Sarah, abbracciandola.

‘Promesso... senti...Seb?’ chiese lei, un po’ timorosa.

‘Colpa mia...’ intervenne Chuck ‘Non si è mosso di qui fino a stamattina... però era a pezzi, ho dovuto praticamente implorarlo di andare a casa a riposarsi un po’... vuoi che lo chiami?’

‘No, no... solo, quando torna digli se sale da me...devo parlargli, ok?’.

I quattro annuirono, poi Sarah propose di bere un the e Danielle accettò, ora che si era tolta almeno un piccolo peso di dosso in realtà sentiva tutta la stanchezza accumulata in quei quattro giorni, ma un po’ di tempo con i suoi amici non poteva farle che bene.

 

Verso le sei Danielle si svegliò, aveva dormito poco più di un’ora ma stava decisamente meglio.

Si tirò la coperta fin sopra la testa, probabilmente non si sarebbe riaddormentata, ma voleva almeno provarci.

Tuttavia, i suoi buoni propositi furono interrotti quando sentì la porta aprirsi, si mise a sedere sul letto e vide che si trattava di Seb.

‘Ehy’ disse lei, prudente: anche se gli altri le avevano assicurato che erano sciocchezze, non era del tutto certa che Seb non ce l’avesse con lei.

‘Ehy... volevi parlarmi?’ chiese lui, chiudendo la porta, ma restando in piedi vicino a essa.

Danielle annuì, abbassando istintivamente lo sguardo sulle proprie mani, cercando di ricacciare indietro le lacrime, invano: doveva dirglielo, doveva assolutamente dirglielo.

E se si fosse sbagliata? Se non avesse reagito come lei aveva pensato? E se fosse stato talmente arrabbiato per come si era comportata da volerla lasciare? Che avrebbe fatto senza Seb?

‘Dany...’ disse Seb, e un istante dopo era seduto di fianco a lei, abbracciandola.

All’inizio lei non capì, ma poi si rese conto che aveva cominciato a piangere senza nemmeno accorgersene.

‘Mi dispiace... sono stata una stupida... io... io...’ provò a spiegare lei, ma non riusciva nemmeno a parlare, non aveva detto nulla, ma lo conosceva e aveva capito da quel suo semplice gesto che non ce l’aveva con lei e tanto le bastava per sentirsi meglio.

‘Shh...va tutto bene, è tutto a posto Dany...’ le sussurrò lui, spostandola in braccio a lui e facendole appoggiare la testa sulla sua spalla.

‘Ho... ho paura Seb... non so cosa fare...’ sussurrò lei.

‘Che succede piccola? Paura di cosa?’ chiese lui, spostando appena il volto della ragazza dalla sua spalla, così da poterla guardare negli occhi.

‘Io... devo dirti una cosa Seb...’

‘Cosa?’ la incoraggiò lui, accarezzandole la guancia.

‘Fino a due settimane fa non avevo alcun dubbio su quello che volevo, ora non lo so più... non lo so...’ cominciò lei, poi prese un bel respiro prima di dire le fatidiche parole ‘Sono incinta’.

Seb rimase chiaramente sorpreso per qualche secondo, sicuramente era l’ultima cosa che si aspettava, tuttavia dopo qualche istante l’espressione shockata si sciolse in uno di quei sorrisi rassicuranti che Danielle adorava, poi l’attirò di nuovo a sé.

‘Andrà tutto bene piccola...’ le sussurrò lui all’orecchio ‘E qualunque cosa tu decida di fare, io sono sempre con te, ok?’.

Dany annuì, pensando che si era preoccupata per nulla e che ora stava molto, molto meglio.

 

‘Ehy, abbiamo ospiti!’.

Danielle si risvegliò dalla trance in cui era caduta e sorrise quando vide Seb dirigersi verso il letto, tenendo in braccio la piccola Ellie.

La ragazza la prese dalle braccia di Seb e la piccola sembrò approvare, aggrappandosi alla giacca del pigiama di Dany.

‘E tu che ci fai sveglia, piccola peste?’ le chiese Danielle, dandole un bacio sulla guancia.

‘A quanto pare la signorina ha pensato che era troppa grazia dormire per una notte intera...’ commentò Seb, facendo appoggiare Dany al suo petto e cingendole la vita con le braccia.

‘Beh, però è stata brava... vero che sei stata brava stanotte?’ disse Danielle rivolta alla piccola, che le sorrise, facendo sciogliere la ragazza.

‘Ecco, è già finita per me, se tutte le volte che la si rimprovera fa un sorriso del genere, come accidenti faccio a mantenere l’autorità?’ scherzò Seb, appoggiando la testa sulla spalla di Danielle e accarezzando la testolina della bimba.

‘Sai, è per quello che siamo state create noi mamme... voi papà vi fate abbindolare e noi riportiamo l’ordine’ rispose lei, ignorando l’occhiataccia di Seb e continuando a giocare con la piccola.

Non riusciva nemmeno a capire perché avesse avuto tanta paura ai tempi, Elektra era indubbiamente la cosa migliore che le fosse mai capitata e ora, dopo soli dieci mesi, a Danielle sembrava inconcepibile una vita senza la sua piccolina.

Quella piccola peste li aveva salvati tutti quanti: aveva dato a lei una ragione per riprendersi, aveva dato a suo padre e ai suoi amici un motivo per riprendersi, e soprattutto aveva dato a Pierre un motivo per riprendersi.

Certo, nel caso del cantante le cose non erano state così facili, ma da quando c’era Ellie le cose avevano iniziato ad andare meglio, ogni volta che era con la piccola Pierre sembrava un’altra persona, adorava Ellie e l’adorazione era reciproca, infatti Pierre era l’unica persona da cui la piccola si lasciava prendere in braccio senza mai protestare, oltre ovviamente a Seb e Dany.

‘Sai che ti dico? Se io sono sveglio, non vedo perché gli altri debbano dormire...quindi chiamo Dave prima, Chuck dopo, poi Jeff’.

Danielle rise, divertita dal tono del ragazzo.

‘E perché proprio in quest’ordine?’

‘Vado da quello che mi insulterà di meno a quello che mi insulterà di più’ spiegò Seb, allungando il braccio per prendere il cordless dal comodino e componendo il numero di Dave, mentre Danielle ridacchiava, illustrando ad una Ellie apparentemente molto divertita tutti i motivi per cui il suo papà a volte aveva gli stessi comportamenti di un bambino di cinque anni.

 

Tre ore più tardi, Danielle girava nervosamente da una stanza all’altra della casa, tenendo in braccio Ellie, che non protestava mai quando si trattava di farsi portare in giro, soprattutto in braccio a qualcuno.

‘Dany, vuoi fermarti?’ le disse Seb, mettendosi davanti alla porta del salotto prima che Danielle potesse uscirne per l’ennesima volta.

‘Sono nervosa...’

‘Lo so... ma fare da autobus per Ellie servirà solo a viziare lei e non risolve il nervosismo... quindi ora metti la bambina nel suo box, dammi la manina e andiamo a sederci sul divano, ok?’ disse lui, divertito.

Danielle gli lanciò un’occhiataccia, tuttavia decise di dargli retta, mise giù Ellie e andò a sedersi di fianco al ragazzo, lasciandosi abbracciare.

‘Come dovrei dirglielo?’ chiese dopo qualche istante di silenzio a Seb.

‘Non credo esista un modo migliore di altri per dirglielo... dillo e basta’ rispose lui.

‘Molto d’aiuto, Lefebvre...’ commentò, lei, sorridendo.

‘Lo so, sono qui per questo...’.

In quel momento suonò il campanello e Danielle sobbalzò.

‘Pronta?’ le chiese Seb, alzandosi per andare ad aprire.

‘Neanche un po’... ma non credo di avere scelta, giusto?’

‘Perspicace...’ rispose Seb ridendo, mentre si dirigeva verso la porta.

Danielle andò a recuperare Ellie dal box, se conosceva i suoi amici prima ancora di salutare lei avrebbero chiesto notizie della bambina.

Come volevasi dimostrare, due secondi dopo Dave fece il suo ingresso in salotto e si diresse a passo spedito verso Dany, prendendo la bambina dalle braccia della ragazza.

‘Ehy, piccolina! È troppo tempo che non ci si vedeva io e te, vero amore dello zio?’

‘Ciao anche a te, Dave...’ commentò ironica Danielle.

‘Ciao Dany!’ la salutò il ragazzo, per poi riportare subito l’attenzione sulla bambina.

‘Ehy, Dany!’ la salutò Sarah, andando ad abbracciarla.

Dopo che anche Natalie, Chuck, Jeff e Maelle, la ragazza di Jeff, ebbero salutato Dany e Seb, il gruppo si accomodò in salotto, con Dave che teneva ancora in braccio Ellie, dopo averla rubata a Chuck, che a sua volta aveva cercato di rubarla al bassista.

‘Allora, il motivo di questa riunione di gruppo?’ chiese Chuck, incuriosito.

‘E soprattutto... perché niente Pierre?’ chiese Dave, che nonostante stesse giocando con Ellie non aveva potuto evitare di notare quel dettaglio.

‘Ok... ragazzi, quello che devo dirvi è... complicato, per semplificare, e anche incredibilmente assurdo...’ cominciò Dany, mentre Seb le appoggiava una mano sulla spalla, incoraggiandola a continuare.

‘Ehy, è tutto a posto Dany?’ chiese preoccupata Sarah, vedendo che l’amica era terribilmente seria.

‘Sì e no... sentite ragazzi, io non so come metterla giù delicatamente, per cui scusatemi, ma sarò molto diretta... ieri pomeriggio mi ha chiamato l’ispettore Jerome’.

La ragazza vide chiaramente tutti i presenti irrigidirsi, persino Dave rimise Ellie nel box: l’ispettore Jerome lo conoscevano tutti bene, era lui che si era occupato del caso di Koral un anno e mezzo prima.

‘Perché?’ chiese infine Dave, rompendo il silenzio.

‘Perché... perché c’è stato uno sviluppo inaspettato’.

Di nuovo nessuno disse una parola, finché Chuck non disse quello che probabilmente stavano pensando tutti quanti.

‘Non capisco... che sviluppi possono esserci in... in un caso come quello di Kory?’ disse il ragazzo, non potendo trattenere un’espressione sofferente mentre pronunciava il nome dell’amica, quella era una ferita ancora aperta per tutti quanti.

‘Normalmente nessuno, però... ok, ragazzi, tenetevi forte: Koral è viva’.

I sei ragazzi fissarono Danielle come se fosse un’aliena, per l’ennesima volta incapaci di proferire parola.

‘C-cosa?’ chiese Dave, riuscendo a malapena a balbettare la parola.

‘Il fuoco che avevano trovato in quel magazzino... era tutto un depistaggio... un modo per far credere alla polizia che non ci fosse più nessuno da cercare... la catenina, la fedina... ci sono cascati in pieno, nessuno aveva motivo di dubitare che le cose fossero effettivamente andate come credevamo, era un sequestro anomalo... però negli ultimi giorni sono successe delle cose... cose che non c’entrano nulla col rapimento di Koral... ma che hanno comunque portato a scoprire l’inimmaginabile’

‘Spiegati meglio’ chiese Jeff, il secondo ad uscire dalla trance dopo Dave.

‘Non so i dettagli, ma non è comunque una bella storia... a quanto pare i rapitori di Koral l’hanno...’ Danielle si interruppe, e Seb le prese la mano, cercando di rassicurarla ‘L’hanno venduta ad una donna, una specie di guru di una di quelle comunità che in realtà sono delle vere e proprie sette... oggi ho appuntamento con l’ispettore e mi spiegherà nei dettagli tutto quanto, quello che so è che è stata trattata come una serva per tutto questo tempo... a quanto pare non si è rivelata buona abbastanza per far parte del... di quella sottospecie di gruppo...’.

Danielle si fermò, quello che era necessario dire l’aveva detto, non aveva la forza di proseguire.

Vide Seb che le sorrideva, ce l’aveva fatta, non credeva che fosse possibile, ma lo aveva detto, aveva raccontato tutto.

Spostò lo sguardo sui ragazzi, ancora evidentemente sconvolti.

‘Pierre lo sa già?’ chiese Dave.

‘No... pensavamo di dirglielo dopo averlo raccontato a voi... abbiamo pensato che fosse la soluzione migliore’ rispose per la ragazza Seb, era abbastanza chiaro che Danielle era sufficientemente provata per il momento.

Dave si limitò ad annuire, perfettamente d’accordo con l’amico, anche se nessuna soluzione gli sembra migliore di un’altra per comunicare una notizia del genere al cantante.

In quel momento suonò il campanello e Dany ne approfittò per uscire dal salotto, aveva bisogno di restare da sola, anche se solo per pochi secondi.

Quando aprì la porta, tuttavia, pensò che il peggio doveva ancora venire.

‘Ehy, Pierre... come mai da queste parti?’ chiese la ragazza, cercando di nascondere l’agitazione.

‘Passavo da queste parti e ho pensato di fare un giro... ma state facendo una riunione? Ho visto le macchine degli altri...’

‘In realtà... stavo per chiamarti... che ne dici di venire un attimo in salotto?’.

Il ragazzo annuì, osservando confuso Danielle: poteva sbagliarsi, ma la ragazza gli sembrava strana.

‘Dany...tutto a posto?’ chiese Pierre preoccupato, vedendo che la ragazza si era bloccata davanti all’entrata del salotto, fissando il divano come se dovesse cominciare a muoversi da un momento all’altro.

‘’I-io... sì...tutto ok, sì...’ rispose lei, osservando incredula il salotto, completamente vuoto fatta eccezione per Seb ed Ellie, che stava tranquilla nel suo box.

‘Sarà...’ commentò Pierre, andando direttamente dalla bambina, mentre Dany andò a sedersi vicino a Seb, lanciandogli un’occhiata perplessa.

‘Li ho fatti uscire dal retro’ le sussurrò lui, trattenendo una risatina.

‘Sei un genio, te l’ho mai detto?’ rispose lei.

‘Lo so, grazie...’.

‘Ehy, ma non c’erano gli altri?’ chiese Pierre, ricordandosi delle macchine che aveva visto quando era arrivato.

‘Sono scappati...’ rispose Seb, ricevendo un’occhiataccia da Pierre.

‘In realtà c’è una cosa di cui dovremmo parlare, Pierre’ disse Danielle, attirando l’attenzione del ragazzo che questa volta non aveva dubbi: Dany era davvero strana quel giorno.

‘Cioè?’ chiese il ragazzo, sorridendo contemporaneamente ad Ellie, che stava cercando di staccargli un dito, o qualcosa del genere comunque.

‘Pierre... si tratta di Koral’ disse Seb, ricevendo un’occhiata di ringraziamento da Danielle: dirlo agli altri era stato già abbastanza difficile, non credeva ce l’avrebbe fatta a spiegarlo anche a Pierre, anzi, soprattutto a Pierre.

Il cantante spostò immediatamente la sua attenzione sui due amici, dopo aver rimesso la bambina nel box.

‘Cosa...come?’ chiese, tenendo lo sguardo basso: si conosceva bene, bastava molto meno del solo nome di Koral per farlo crollare emotivamente da quando era successo tutto quanto.

‘La cosa è un po’... assurda, direi...’ iniziò a spiegare Seb ‘Ok, senti, non ci girerò intorno, quindi tieniti forte... Koral è viva’.

Pierre alzò lo sguardo su Seb e Danielle, chiedendosi se gli stessero giocando un pessimo scherzo, ma primo, li conosceva abbastanza bene da sapere che non avrebbero mai fatto una cosa del genere, secondo, Danielle non avrebbe mai e poi mai scherzato proprio su quell’argomento.

‘Come... come è possibile?’ chiese infine, dopo qualche istante di silenzio.

Seb iniziò a spiegargli nuovamente la storia che poco prima Danielle aveva raccontato agli altri, mentre il cantante ascoltava in silenzio, annuendo di tanto in tanto.

Nel frattempo, la ragazza osservava Pierre preoccupata: non le piaceva la faccia dell’amico, eccome se non le piaceva.

‘Tutto questo è assurdo... non ha senso’ commentò Pierre, a voce talmente bassa che Seb e Dany fecero fatica a sentirlo.

‘Lo so... ma a quanto pare è così...’ commentò Danielle, che non avrebbe potuto essere più d’accordo con l’amico.

‘E ora che succede?’

‘Io e mio padre dobbiamo andare al commissariato oggi... hanno detto che devono spiegarci alcune cose... e poi... beh, poi suppongo che tornerà a casa...’ rispose Danielle, realizzando per la prima volta che la sua adorata sorellina sarebbe davvero tornata a casa.

Pierre si limitò ad annuire, era decisamente una notizia difficile da metabolizzare.

‘Tutto bene?’ gli chiese preoccupato Seb.

‘A dire la verità non ne ho idea...’  rispose sinceramente Pierre, certo, era una bella notizia, ma non era ancora così sicuro di come si sentisse al riguardo, in fondo era passato un anno e mezzo, dubitava fortemente che le cose potessero magicamente tornare come prima, come se nulla fosse successo.

‘Credo di aver bisogno di tornare a casa...’ disse dopo un po’ Pierre ‘E no, non mi schianterò con la macchina prima di arrivarci’ aggiunse poi, vedendo la faccia contrariata di Seb e Danielle.

‘Sicuro?’ chiese Seb, osservandolo preoccupato: la stava prendendo troppo bene.

‘Sì...ci sentiamo più tardi, ok?’ rispose il cantante.

‘Certo’ disse Danielle, sempre più perplessa.

Pierre salutò la bambina, che fu ben felice di farsi coccolare ancora per un po’ dallo zio Pierre, dopo di che salutò di nuovo i due amici e se ne andò.

Danielle e Seb si fissarono sconcertati per qualche minuto, finché il chitarrista non ruppe il silenzio.

‘Dimmi che a te non piace quanto a me’

‘Te lo dico eccome... l’ha presa troppo bene...’

‘Magari eravamo troppo pessimisti?’ chiese Seb, scettico.

‘Forse... ma ci credo meno di te...’ commentò lei.

‘Dico a Jay di dargli un’occhiata?’ propose Seb.

‘Credo sia il caso... e nel frattempo sganciamo la bomba anche sul resto di casa Bouvier’.

Seb annuì e si diresse nel suo studio per telefonare al fratello di Pierre mentre Dany tornava in salotto da Ellie.

 

Salve!

Allora... forse qualcuno mi conosce già, ma probabilmente nessuno si ricorda di me, quindi mi presento: Lady Numb, umile autrice di fiction a tempo perso... adoro i Simple Plan e sto scrivendo questa fic più o meno da secoli (credo che, nonostante il titolo e le citazioni, la stesura sia iniziata prima dell'album "Simple Plan"...), ma non ho mai preso la decisione di postarla perchè nonostante nella mia testolina sia più che finita, non l'ho mai scritta tutta... ora però voglio farlo, quindi eccovela! So che questo capitolo è lunghissimo, ma non sono proprio riuscita a spezzarlo... i prossimi non dovrebbero essere a questi livelli, o almeno credo...

Che dire, io spero vi piaccia, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate...ovvero, le recensioni sono sempre le benvenute ;)

xoxo!

 

Lady Numb

   
 
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