- Dedico questo malsana "composizione" alle mie due amiche che questa mattina
sono partite per Londra. Chiedo anche loro umilmente scusa per aver scritto certe
cose durate il volo. Perdonatemi! xD -
Scusa.
<< Preghiamo i Signori passeggeri di allacciare
le cinture e spegnere i cellulari. L’aereo sta per decollare. >>
- Londra arriviamo!
Eccoci qui,
Ambra e Morgana. Due pazze che hanno sognato per tutta la vita di andare a
Londra e che, finalmente, ci sono riuscite. Grandi amiche da quando avevo
tirato fuori un volume di Death Note aspettando il suono della campanella in
prima superiore. Una molto riservata e silenziosa, l’altra estroversa e con un
po’ di parlantina. Stessi interessi, stessi gusti. Io, personalmente, senza di
lei sarei nulla.
Tornando al
presente, quello non era certamente il mio primo volo aereo, ma di sicuro il
primo in assoluto di Momo. Mi teneva stretta la mano impanicata mentre, per
farla rilassare un po’, ascoltavamo l’intera playlist dei One Direction, i
nostri idoli indiscussi.
- Suvvia, io prendevo l’aereo da sola in terza
elementare e guarda, sono ancora qui!
Rimasi con
le braccia alzate a mezz’aria notando che però la sua espressione rimaneva
impaurita. Aveva le orecchie tese come per percepire ogni singolo rumore
apparentemente a lei anomalo. Me la immaginai come un piccolo coniglietto
mentre muove le orecchie a mo’ di parabola. Un’altra cosa che ci univa, i
conigli. Avevo, come dire, adottato uno dei tre figlioletti della sua coppia di
conigli. Lo amo più di quanto possa fare con un ragazzo.
Ci
addormentammo entrambe, io a causa del sonno perso di notte, lei per il
nervosismo. Non sognai nulla, la mia mente era stranamente vuota.
Uno strattone.
- Mamma, ancora cinque minuti…
Due strattoni.
Provai ad
aprire gli occhi.
Tre strattoni.
Diedi una
testata al bordo del sedile. Imprecai, prima di accorgermi delle urla della
gente presente sull’aereo. Le hostess non sapevano che fare.
<< Signori, vi preghiamo di mantenere la calma.
È solo una turbolenza. Restate sed- >>
L’altoparlante
si interruppe e ci fu un attimo di silenzio.
Sentivo la
testa pulsare e mi guardai intorno. Morgana aveva ancora gli occhi
pericolosamente chiusi.Le afferrai un braccio e iniziai a scuoterla urlando il
suo nome con una potente nota d’isteria nella voce. Lei non si era accorta di
nulla, ma appena notò cosa stava accadendo davanti ai suoi occhi sganciò la
cintura contemporaneamente alla mia per poi fiondarci ad aiutare le persone a
noi vicine.
Si
susseguirono numerosi strattoni in qui minuti interminabili.
Eravamo sul
mare, avevo verificato io stessa. Non era stato possibile fare un atterraggio d’emergenza,
la notizia ci era stata liquidata tra un urlo e l’altro.
- Non
morirai sul tuo primo volo!
Ecco ciò
che ti avevo detto prima di mettere piede sull’aereo. Questo maledetto aereo.
- Scusami.
Sussurrai
quella parola nel tuo orecchio stringendoti forte a me.
Scusami. Non volevo portare sfortuna anche questa volta.