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Autore: JAYLO    06/02/2012    0 recensioni
Chi era Sheryl Brown? Qual era la sua storia?
Nessuno lo sapeva e in molti se lo chiedevano.
Adesso Sheryl è pronta a raccontarla, è pronta a tornare indietro nel tempo, a quella notte del 16 Aprile 1867, quando il Circo dei Sogni arrivò in città...
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era il 13 Febbraio 1873.
La bimba stava ancora dormendo silenziosamente ed io mi ero svegliata nel bel mezzo della notte per colpa di un incubo abbastanza significante. 
Prima di passare a quella parte della mia vita ci tengo a precisare alcuni punti fondamentali del mio passato.
Tutte le madri single dovrebbero dedicare un po’ di tempo a se stesse, tuttavia la mia voglia di apparire ancora una donna di classe era svanita dall’Aprile del 1867.
Quindi, nelle mie poche ore di libertà, solevo prendere carta e penna e scrivere quella che è la storia della mia vita.
Il giorno più bello della vita di una donna, come molte persone potrebbero definirlo, è la nascita di un figlio o una figlia, ma chiunque conoscesse la mia storia saprebbe che non è così.
Iniziò tutto in una fresca giornata primaverile: era il 16 Aprile del 1867.
Tutta la città era in subbuglio perché girava voce che il circo, inaspettatamente, era arrivato a Londra.
Era un circo diverso dagli altri e l’insegna lo diceva: 
 
 
Apre al Crepuscolo 
Chiude all’Alba
 
 
La sera stessa si era creata una folla: gente da ogni città vicina era venuta a Londra per il Circo dei Sogni.
Ero una giovane donna in carriera all’ora, ma l’idea di quel misterioso circo affascinava tutti, me compresa.
La folla iniziava ad impazientirsi e il tempo scorreva, ma niente accadde fino al Crepuscolo.
Finalmente aperto al pubblico la folla iniziò a spingere e fu un’impresa riuscire ad entrare, ma il destino volle che io fui tra quelle centinaia di persone che varcarono la soglia del grosso tendone a strisce bianche e nere.
Presi il primo posto libero che trovai: era il numero 11 fila G.
Dopo qualche minuto di attesa lo spettacolo iniziò e nel circo calò il silenzio.
La gente guardava ammaliata gli esibizionisti svolgere il loro numero con estrema precisione e in quel momento non si vedeva la differenza tra bambini e adulti perché erano tutti eccitati allo stesso modo.
Ed ecco che venne annunciata l’esibizione finale.
<< Signori e signore, per chiudere in bellezza questa serata, ecco a voi il magnifico ed unico Prospero l’Incantatore! >>
Tutti iniziarono ad applaudire e anch’io mi lasciai trascinare dall’entusiasmo.
Prospero l’incantatore era un ragazzo giovane, sembrava avere all’incirca una ventina d’anni.
Era alto, aveva una corporatura normale, non troppo muscoloso, ma giusto per la sua età.
I capelli castani spettinati gli davano un’aria selvaggia e i suoi occhi scuri e vivaci trasmettevano tutta la gioia del momento.
<< Adesso chiamerò qualcuno dal pubblico! >>
All’improvviso le mani dei bambini si alzarono in contemporanea e tante vocine che gridavano all’unisono “io, io!” si levarono creando una gran confusione.
<< Lei signorina! >> disse l’incantatore << Lei, con il vestito giallo >>
Tutti si girarono a guardarmi. 
Posai lo sguardo sul giovane e notai che indicava proprio me.
<< Forza venga, non sia timida! >>
Mi alzai lentamente e con passo incerto mi diressi al centro del tendone, sotto gli occhi di tutti gli spettatori.
<< Come si chiama, signorina? >>
<< Sheryl >>
<< Che bel nome! Signori e signore, bambini e bambine, un grande applauso alla nostra Sheryl! >>
A quelle parole tutti iniziarono ad applaudire e sentii le mie guance diventare sempre più bollenti.
<< Adesso, io incanterò la nostra dolce Sheryl! Sempre che lei non mi incanti con quel suo sguardo da cerbiatta! >>
Gli spettatori scoppiarono a ridere, le mia guance andarono in fiamme ed io volevo solo nascondermi.
<< Tranquilla, non rimarrai incantata per sempre, l’effetto svanirà >> mi sussurrò in un orecchio il giovane sorridendo.
Lo stava già facendo per caso? Perché quel suo sorriso mi aveva del tutto catturata.
<< Benissimo signori e signore, per incantare questa bellissima fanciulla userò la mia voce e un semplice medaglione! Cara Sheryl, non devi fare altro che guardarlo intensamente! 
Pronta? >>
Iniziò a far dondolare il medaglione davanti al mio viso e a sussurrare parole che non comprendevo.
Non capivo più niente, le voci attorno a me si stavano spegnendo piano, piano e la mia vista perdeva nitidezza.
Improvvisamente sentii un rumore, un battito di mani davanti al mio viso e tutto si fece più chiaro, le voci si rianimarono, i colori brillavano attorno a me e la figura dell’Incantatore a pochi centimetri da me si fece sempre più nitida.
Tutti gli spettatori si alzarono in piedi e applaudivano forte.
<< Grazie, grazie a tutti! E questo era il nostro ultimo numero! Buona sera a tutti! Vi ringraziamo per essere venuti al Circo dei Sogni! >>
Tutti gli esibizionisti entrarono e iniziarono a fare inchini, a salutare e ringraziare il pubblico.
Ancora confusa da quello che era successo cercai lo sguardo del giovane.
<< Vieni con me Sheryl >> disse qualcuno dietro di me, prendendomi per mano e portandomi via da quella confusione.
Poco dopo mi ritrovai fuori dal tendone a fianco al ragazzo che poco prima mi aveva incantato. La luce dell’Alba illuminava tutt’attorno e vidi dei camion e delle gabbie con degli animali all’interno.
<< Dove sono? >> chiesi.
 << Sei nel dietro le quinte! >>
<< Questi sono tutti gli animali che avete? >>
<< Sì! Ma non si esibiscono tutti. Alcuni li teniamo solo in caso di emergenza >>
<< Capisco. Quindi, mi hai davvero incantata? >>
<< A quanto pare! Confusa? >>
<< Un pochino >>
<< Tra poco passerà. Hector Bowen, comunque, molto piacere >>
<< Sheryl Brown, il piacere è tutto mio >>
Mi prese la mano e l’avvicinò al suo viso, sfiorandola leggermente con le labbra.
<< Da quanto tempo lavori qui, Hector? >>
<< Da quando sono nato! Mio padre è il proprietario del circo >>
<< Ed è quello che vuoi fare veramente? >>
<< Sì, questa è la mia famiglia. Guarda, ti mostro una cosa >>
Mi prese per mano e mi portò dentro un camper. 
<< Qua è dove dormo io >>
Mi guardai intorno, era pieno di fotografie di quando era piccolo.
Foto insieme ai leoni, sugli elefanti, foto con gli esibizionisti, sembrava quasi un sogno.
<< E’ tutto così fantastico >> sussurrai.
<< Lo so. Però qualche volta mi sento solo. Sono l’unico ragazzo così giovane >>
<< Quanti anni hai? >>
<< Venticinque, tu? >>
<< Ventitre >>
<< Cosa fai nella vita? >>
<< Lavoro. Mia mamma è morta quando avevo quattro anni e mio papà si è ammalato gravemente e ci ha lasciati qualche anno fa >>
<< Mi dispiace >>
<< Non ti preoccupare. Comunque adesso mi tocca aiutare a portare avanti la famiglia >>
<< Hai fratelli? >>
<< Sì, siamo in tre. Io sono la più piccola, ma comunque devo dare una mano. A volte vorrei scappare da tutto e da tutti >>
<< Vieni al circo! >>
<< Ma non posso! I miei fratelli? E poi, noi non ci conosciamo neanche >>
<< Hai ragione… Fammi solo una promessa >>
<< Cosa? >>
<< Dimmi che tornerai… Domani sera! Anzi, tutte le sere! Dimmi che penserai alla mia proposta >>
Non sapevo cosa dire e non so se furono quei suoi grandi occhi vivaci o quel sorriso così pieno di speranza e voglia di vivere, fatto sta che mi ripresentai ogni sera per due mesi consecutivi e quando il circo se ne andò da Londra io lo seguii.
Io e Hector iniziammo una di quelle relazioni che si può definire una “favola”.
Lo seguii ovunque andava: lasciai il mio lavoro, i miei fratelli, lasciai tutto per lui.
Ero completamente incantata da Hector Bowen e ben presto diventai parte della grande famiglia.
Il Signor Bowen mi diede un posto come costumista e la sera dormivo con Hector nel suo camper.
Il 23 Settembre, però, qualcosa cambiò.
Stavamo festeggiando per il grande successo ottenuto ed io e Hector avevamo bevuto qualche bicchierino di troppo, ci distaccammo dal gruppo per andare in camper, noi due da soli.
Quella sera fu magica, ma anche decisiva.
Due mesi dopo annunciai ad Hector di essere incinta e litigammo per parecchi giorni.
Mi incolpò di tutto, dicendo che lo avevo spinto io, che non ero stata attenta abbastanza e qualche giorno dopo me ne andai sotto sua richiesta.
Prima di andarmene lo guardai negli occhi per qualche secondo, sperai che si scusasse, sperai che rimangiasse tutto quello che aveva detto, ma l’unica cosa che uscì dalla sua bocca fu: “non dire niente a nessuno Sheryl”.
Dopo quelle parole capii di aver commesso l’errore più grande della mia vita.
Decisi, con mala voglia, di crescere la bambina da sola e una volta tornata a New York cercai un appartamento che costasse poco e tentai di riprendermi il mio vecchio lavoro da scrittrice editoriale, ma ormai il mio entusiasmo era svanito e mi ritrovai a lavorare come barista in un piccolo locale, abbastanza squallido, fino alla sera tardi.
Quando nacque mia figlia Celia la mia vita si complicò ulteriormente, gli anni passavano e il lavoro era sempre quello.
La passione dello scrivere mi rimase, ma diventò un inutile passatempo per ammazzare le ore buche durante il giorno.
Cinque anni dopo, a febbraio, arrivò la notizia che il Circo dei Sogni avrebbe fatto ritorno a Londra e sarebbe rimasto per due mesi.
In tutti quegli anni non ero ancora riuscita a superare appieno quello che successe nel 1867 e la figura di Hector Bowen ricompariva nella mia mente ogni volta che guardavo Celia negli occhi.
L’idea che il Circo dei Sogni sarebbe tornato in città mi metteva ansia e quando ci pensavo sentivo una stretta allo stomaco.
Una notte mi svegliai improvvisamente: avevo sognato di essere risucchiata in un grosso buco nero.
Cercai di interpretare questo incubo e arrivai alla conclusione che era giunta l’ora per Hector Bowen di conoscere sua figlia e di prendersi le sue responsabilità.
In questo modo io avrei avuto un po’ di tempo per me stessa, un po’ di libertà e magari sarei riuscita a riprendermi la vita di una volta.
Ovviamente non avrei lasciato Celia ad Hector per sempre, avevo pensato anche a questo: avrei “spedito” la bimba a New York dove si trovava adesso Hector e, poi, lui me l’avrebbe riportata qualche mese dopo, quando il Circo avrebbe fatto ritorno a Londra.
Quello stesso giorno mi organizzai, spiegai a Celia che sarebbe tornata presto e che sarebbe andata al Circo per un po’ di tempo e lei, senza fiatare, annuì.
Le attaccai sulla giaccia una lettera indirizzata al Sig. Bowen:
 
 
 
Caro Hector,
 
sono passati parecchi anni ormai e spero che la tua vita stia procedendo meglio della mia.
Ti avevo promesso di non dire niente a nessuno e così è stato, ma, una volta aver sentito che il Circo sarebbe tornato in città, mi si sono aperti gli occhi.
Ho voglia di iniziare un nuovo capitolo della mia vita, ho voglia di poter dare più amore a nostra figlia di quello che ha ricevuto in questi ultimi anni e ho voglia di ricominciare a scrivere, ma prima di fare tutto ciò ho bisogno di un po’ di tempo per me stessa e spero che tu sarai disposto ad aiutarmi tenendo con te nostra figlia Celia, avvicinandoti a lei ed imparando a conoscerla.
Me la riporterai quando verrai a Londra e, se vorrai e te la sentirai, potrai vederla anche in seguito.
E’ una bambina molto calma, tranquilla e non crea problemi.
Puoi anche non rispondere a questa lettera, ma, ti prego, non rimandarmi Celia indietro, non subito almeno.
 
Con affetto,
Sheryl
 
 
 
In quei due mesi riuscii a ricostruirmi una vita tutta mia.
Avevo finalmente trovato la forza di andare avanti ed ero riuscita a farmi assumere da una rivista inglese abbastanza gettonata.
Mi sentivo una donna nuova, rinata.
Il fatidico giorno stava per arrivare ed io ero pronta a riaccogliere mia figlia con un nuovo entusiasmo.
31 Marzo 1873.
Arrivò una lettera inaspettata.
Emittente: Hector Bowen.
 
 
Cara Sheryl,
devo ammettere di aver colto questa tua iniziativa con poco entusiasmo, ma riconosco che la bambina ha del talento, ascolta ed apprende in fretta.
Per questo l’ho addestrata in questi due mesi e spero sarai felice di sentire che è pronta ad esibirsi a Londra.
Sarò felice di vedere Celia anche nei giorni a seguire.
Ci vediamo presto,
Hector
 
A questa lettera c’era in allegato un biglietto per il 2 Aprile 1873.
 
 
2 Aprile 1873.
Ecco. Le tende nere e bianche erano apparse nuovamente nella grande città di Londra.
Grandi e piccoli: erano tutti eccitati all’idea che il Circo dei Sogni fosse tornato in città.
Solo pochi avevano avuto l’opportunità di entrarci tanti anni fa e quei pochi fortunati avevano raccontato quell’evento come fosse una leggenda, una favola da raccontare ai propri figli la notte.
Il Circo dei Sogni era rimasto dentro a tutti.
Il Circo dei Sogni sembrava ormai un ricordo lontano.
Il Circo dei Sogni aveva incantato le persone che erano entrate e me ne accorsi quella notte vedendo di nuovo gli occhi di Prospero l’Incantatore.
Era lì, al centro del tendone, che teneva la mano alla mia piccola Celia.
Ed eccolo: il mio primo e vero istinto materno.
Una lacrima di gioia e di tormento mi rigò il viso e diede il via ad un susseguirsi di lacrime.
Il passato che si rifaceva vivo, il presente che scorreva velocemente davanti ai miei occhi ed il futuro che avanzava, pronto a travolgermi in una nuova avventura.
 
Eccomi, finalmente: Sheryl Brown, scrittrice di fama internazionale e sposata da ormai dieci anni con James Johnson, direttore del “The London UpTown Magazine”,  mamma di una magnifica bambina che ha finalmente ritrovato suo padre con il quale mi sono riappacificata all’Alba del 3 Aprile 1873.
Il giorno più bello della mia vita?
La riscoperta di me stessa, del mio passato e di mia figlia Celia.
Avvenne tutto lo stesso giorno, nel Circo dei Sogni.
  
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